AGROPOLI
Cittadina in provincia di Salerno, situata sul versante meridionale del Golfo di Posidonia su un promontorio a picco sul mare (m 72 s.l.m.). P. Zancani Montuoro partendo dal verso 722 dell’Alexandra di Licofrone, respinge l’identificazione tradizionale del promontorio Enipeo con Punta Licosa (situata a S di A. e comunque sempre indicata con il nome della Sirena) e propone di identificare A. come sede del Santuario di Posidone che a Posidonia, come ci informa lo scoliaste di Licofrone, aveva l’epiclesi di Enipeus di derivazione milesia. È ovvio ipotizzare la mediazione di Sibari, da cui provenivano і coloni di Posidonia, per quanto attiene l’origine milesia del culto di Posidone. Nella narrazione delle origini di Posidonia, Strabone (v, 4, 13) fa riferimento a una prima installazione di un τείχος έπί θαλάττη alla quale sarebbe seguito il trasferimento dei coloni ανωτέρω, nel luogo in cui si trova Posidonia. Si è anche supposto, pertanto, che A. sia da identificarsi come sede del Poseidonion eretto nel luogo del primo stanziamento, quello che le fonti chiamano τεĩχος.
Ricognizioni topografiche condotte innanzitutto dalla Zancani Montuoro avevano comunque dimostrato, contro l’opinione diffusa che assegnava al sito origini medioevali, che la collina, specialmente nella parte alta, dove si trova il castello aragonese, era abitata nell’antichità.
È addirittura probabile che il nome A. (evidente corruzione di acròpolis) sia antico. La prima attestazione del toponimo si trova in una lettera del 592 d.C. indirizzata da Gregorio Magno a Felice vescovo di Acropolis, benché la Zancani pensi che il toponimo sia nato solo in questo momento, si può ritenere che l’attestazione letteraria sia il terminus ante quem e dunque supporne l’antichità, considerato che il sito ospitava, extra moenia, il santuario della divinità eponima della città.
Un saggio recente sulla parte alta del promontorio, presso il castello (Fiammenghi, 1985), ha restituito un’interessantissima stratigrafia: dopo una fase di frequentazione databile al Bronzo Finale, il sito è occupato dalla fine del VII sec. a.C (va rilevata l’assoluta contemporaneità dei materiali più antichi di A. con quelli di Posidonia, situata a c.a 6 km a N). Notevole è la varietà delle classi ceramiche arcaiche (corinzio, anfora à la brosse, coppe ioniche, anfore di tipo marsigliese, coppe a filetti, bucchero nero di tipo campano), ma soprattutto si segnalano і frammenti di terrecotte architettoniche arcaiche di un tipo identico, anche se di più ridotte dimensioni, a quello che riveste il tetto del I Tempio di Hera a Paestum (c.d. Basilica). La frequentazione del luogo è attestata fino alla fine del IV sec. a.C., epoca alla quale appartengono alcuni esemplari di terrecotte raffiguranti Atena elmata.
Con la deduzione della colonia latina di Paestum nel 273 a.c., il promontorio fu abbandonato, a quanto pare, fino al Medioevo, fenomeno che mostra analogie in nu- merosi siti del territorio posidoniate.
Bibl.: P. Zancani Montuoro, Il Poseidonion di Poseidonia, in ArchStorCalabria, XXIII, 1954, p. 165 ss.; E. Greco, Il teichos dei Sibariti e le origini di Poseidonia, in DArch, VIII, 1974-75, p. 104 ss.; id., Qualche riflessione ancora sulle origini di Poseidonia, ibid., n. s., I, 1979, 2, p. 51 ss.; с. Α. Fiammenghi, Agropoli: primi saggi di scavo nell’area del Castello, con appendice: I materiali protostorici (F. Arcuri), in AnnOrNap, VII, 1985, p. 53 ss.; AA.VV., Città e territorio nelle colonie greche d’Occidente, I, Taranto 1987, p. 47; E. Greco, La città e il territorio, in Poseidonia-Paestum. Atti del XXVII Convegno Internazionale di Studi sulla Magna Grecia, Taranto 1987, in corso di stampa.