FALERNO, AGRO
. Porzione del territorio della Campania settentrionale celebrata nell'antichità per i suoi prodotti, soprattutto per il vino che gli antichi scrittori, specialmente Orazio, Virgilio, Properzio, Silio Italico e Plinio, decantano come uno dei più prelibati. Appartenne prima alla città di Capua e dopo la battaglia del 340 a. C. ai piedi del Vesuvio fu annessa al territorio di Roma, che vi istituì la tribù Falerna (318). La colonia di Sinuessa vi fu fondata solo nel 295, ma rimase sempre separata dall'ager Falernus che il fiume Volturno divideva dall'ager Campanus.
È famosa la devastazione dell'agro Falerno compiuta nel 217 da Annibale, il quale riuscì poi a sottrarsi con un famoso stratagemma all'accerchiamento tentato da Fabio Massimo.
Il vino Falerno. - Le caratteristiche dell'antico vino di Falerno (che i Romani consideravano di primissimo merito, subito dopo il Cecubo) non sono ben sicure. Sembra che fosse un vino denso, concentrato (si vuole che lo si riconoscesse versandolo a terra e accendendolo); spesso si consumava vecchissimo, fino di due secoli, per quanto Cicerone affermasse che i buongustai lo preferivano mediamente invecchiato. Ateneo scrisse che v'erano due sorta di vino di Falerno: di cui uno dolce e delicato, l'altro aspro e grossolano; quest'ultimo lo si mescolava a tavola col vino dolce di Chio.
Il Falerno attuale invece viene prodotto in una zona della Campania più a sud, fra Pozzuoli e Cuma, di natura eminentemente vulcanica (Campi Flegrei). È un vino rosso rubino intenso, molto robusto, piuttosto aspro da giovane, abbastanza alcoolico (circa 12°), che opportunamente invecchiato può divenire un vino superiore da pasto. V'è anche un Falerno bianco, che ha però limitata importanza.