agricoltura
s. f. – Le grandi trasformazioni che hanno caratterizzato l'a. mondiale alla fine del 20° secolo hanno portato alla ribalta nuovi Paesi esportatori in Asia e in America Latina, mentre nelle economie industrializzate si è affrontato seriamente, anche su sollecitazione della World trade organisation (WTO), il tema della rimozione delle barriere doganali. In Europa e negli Stati Uniti sono state messe in discussione le politiche di sostegno al settore agricolo, che limitano il commercio internazionale e hanno tenuto ai margini degli scambi importanti Paesi produttori. Inoltre, l’economia in generale è interessata da una profonda ridefinizione della divisione internazionale del lavoro, che ha riguardato anche il settore agricolo, dove si tende a trasferire le produzioni a basso valore aggiunto e di modesto contenuto tecnologico (grano, soia ecc.) dai paesi industrializzati verso quelli emergenti (per es., i paesi dell'Europa orientale, del bacino mediterraneo e del Sudest asiatico), vantaggiosi per la disponibilità di risorse umane, di terra e di manodopera meno costosa. I paesi africani, invece, in generale restano fuori dal sistema di scambi internazionali di prodotti agricoli e, fatta eccezione per quelli del Corno d'Africa, peggiora il livello di autosufficienza alimentare (v. fame nel mondo). A ciò si aggiunga il rapido incremento demografico nei paesi in via di sviluppo (PVS), specialmente in Asia e Africa, che ha compromesso i risultati positivi raggiunti nella condizione alimentare verso la fine del 20° secolo. Invece, in America Latina, in Medio Oriente e nell’Africa settentrionale il miglioramento ottenuto sembra più duraturo.
Produzione di beni agricoli per l'alimentazione. La lenta crescita della produzione agricola all'inizio del 21° sec. è il risultato di miglioramenti produttivi modesti sia nei paesi industrializzati, a causa di una contrazione dei consumi, sia nei PVS dove, tuttavia, sembra vi siano timidi segnali di ripresa. Infatti, numerose economie in transizione verso decisi tassi di crescita economica hanno iniziato a migliorare la propria produttività, con sensibili incrementi del prodotto interno lordo (PIL). In questi paesi la produzione agricola segna un incremento del 3,1% in termini assoluti, anche se solo dell'1,5% pro capite, con i risultati migliori in America Latina e nell'area caraibica. Il tasso di crescita dell'a. asiatica, ancora relativamente basso (solo l'1,5% pro capite), ha risentito in particolare del rallentamento della produzione nell'economia cinese e del forte incremento demografico degli anni Novanta del 20° secolo. Alla fine del secolo scorso, nell'Africa subsahariana si è ridotta la disponibilità di prodotti agricoli per ciascun abitante, mentre nell’Africa settentrionale e nel Medio Oriente le avverse condizioni climatiche non hanno consentito l’attesa ripresa della produzione. Casi particolarmente drammatici sono l'Afghanistan, l'Iraq e la striscia di Gaza, dove i conflitti in corso hanno ridotto sensibilmente i raccolti e determinato la necessità di ingenti aiuti alimentari. Da sottolineare che circa il 70% dei poveri dei PVS vive nelle aree rurali e che il loro reddito dipende direttamente o indirettamente dall’a.; quindi, specie nei Paesi più poveri, la crescita agricola, con l’aumento di occupazione e di reddito che genera, è la forza guida dell’economia rurale. La Food and agriculture organisation (FAO) ritiene che un fondamentale contributo alla risoluzione del problema della fame nel mondo può arrivare da crescita economica, ricerche e investimenti in campo agricolo, stabilità politica e potenziamento delle infrastrutture rurali, e ha quindi intrapreso una strategia che mira principalmente all'aumento degli incentivi nel settore agricolo, tra cui gli investimenti in sistemi di irrigazione su piccola scala, le infrastrutture (strade, accesso all'acqua), la promozione della pesca e del settore agroforestale, in modo da poter rafforzare la produttività e i redditi.
Sottoproduzione agricola ed emergenze alimentari. L'inadeguata produzione agricola rispetto alla domanda interna di diversi paesi rende tuttora necessaria un'assistenza alimentare per milioni di individui, soprattutto nei PVS. Tale è la situazione, per es., di numerosi Stati dell'Africa orientale e occidentale, dove la sottoproduzione è il frutto di stagioni particolarmente siccitose e/o di gravi conflitti etnici.
Agricoltura nell'Unione Europea. L'Unione europea a 27, secondo dati relativi al 2010 (FAO), è il secondo produttore mondiale di derrate alimentari (espresse come valore lordo), preceduta dalla Cina e seguita dagli Stati Uniti. Inoltre, in questo settore, nel 2007 rappresenta il primo esportatore e importatore nel mondo (FAO). Nei primi anni del 21° sec., pur mantenendo inalterata la propria forza, l'a. europea ha avuto tuttavia prestazioni altalenanti, a causa della maggiore competitività sui costi di produzione dei Paesi esportatori emergenti (Asia, America Latina, Europa orientale) e del minor sostegno previsto dalla nuova Politica agricola comune (PAC), nonché di situazioni climatiche poco favorevoli (soprattutto nell'Europa centrale). Conservano un ruolo importante le produzioni tipiche mediterranee (vino, olio ecc.) e i prodotti trasformati ad alto valore aggiunto (formaggi, carni conservate, prodotti da forno ecc.). Infatti, la ridefinizione della divisione internazionale del lavoro ha indirizzato lo sviluppo verso nuove strategie di produzione basate sugli aspetti qualitativi, su ferree regole sanitarie e di certificazione e sull'innovazione di processo e di prodotto. La stessa PAC sostiene questo processo tramite le nuove regole per la certificazione, la normalizzazione degli standard dei prodotti, l'accentuazione dei controlli sanitari, l'identificazione di produzioni con caratteristiche di origine, processo e prodotto particolari, il vigoroso supporto alle produzioni biologiche e agli interventi agroambientali e di sviluppo rurale e la creazione di un sistema di sicurezza alimentare europeo (v.EFSA).
Agricoltura negli Stati Uniti. Gli Stati Uniti nel 2009 sono stati il terzo produttore agricolo al mondo, come valore lordo delle derrate alimentari, e inoltre nel 2007 hanno rappresentato il secondo esportatore e importatore mondiale (FAO). Va ricordato, poi, che alcune importanti questioni, quali l'utilizzo di ormoni promotori della crescita negli allevamenti bovini, il ricorso alle biotecnologie in a. e la protezione delle indicazioni geografiche, sono all'origine di seri contrasti tra Stati Uniti e Unione europea e al centro di discussioni presso gli organismi arbitrali della WTO, poiché influenzano gli scambi agroalimentari e il processo di liberalizzazione del commercio mondiale.
Agricoltura italiana. Le grandi trasformazioni dell'a. mondiale hanno riguardato anche il sistema produttivo italiano, sempre più volto a produzioni di qualità, certificate e innovative. Tuttavia, permane una tendenza storica del settore primario che vede diminuire progressivamente il suo contributo alla crescita del PIL nei Paesi di vecchia industrializzazione. Dall’inizio del 21° sec., comunque, tutti i settori produttivi e dei servizi stanno attraversando un momento sfavorevole, a causa di una accentuata competitività internazionale e di una sostanziale stagnazione della domanda, dovuta anche a un incremento dei prezzi al consumo (superiore rispetto a quello dei prezzi alla produzione) probabilmente favorito sia dai mancati controlli sul sistema distributivo sia da speculazioni nella transizione dalla lira all'euro. Da qui un'ulteriore flessione nel numero degli occupati in agricoltura. Ciò nonostante, l'a. continua a svolgere un ruolo centrale nel sistema economico nazionale, anche se caratterizzato da un profondo dualismo strutturale: da una parte poche grandi imprese (concentrate al Nord) di vasta estensione territoriale e rilevanti performances economico-gestionali, inserite nelle principali filiere di produzione sulla base di accordi fra produttori agricoli, industria di trasformazione e sistema distributivo; dall’altra parte, piccole e piccolissime imprese (soprattutto nel Meridione) a gestione familiare (azienda-famiglia) e con il maggior tasso di senilizzazione dei conduttori agricoli. La quota più rilevante di prodotto agricolo proviene dalle prime, mentre alle aziende-famiglia spetta il ruolo di produzione di beni per l'autoconsumo, di governo del territorio e dell'ambiente, di residenzialità rurale e di 'regolazione' delle crisi occupazionali. La progressiva riduzione della superficie agricola a favore di altri usi (infrastrutture, urbanizzazione ecc.) ha contribuito a ridimensionare la produzione nazionale, nonostante un lieve aumento della produttività. I recenti provvedimenti di riforma della PAC spingono l'a. italiana verso la ricerca di nuove forme di valorizzazione degli spazi rurali. In particolare, si sta affermando un approccio 'multifunzionale' (v. agricoltura multifunzionale), per fornire beni pubblici (per es. ambiente, salvaguardia del territorio, coesione sociale) insieme ai tradizionali prodotti agro-alimentari. Persistono comunque un progressivo invecchiamento della popolazione rurale, una tendenza all'abbandono delle aziende marginali, e quindi del territorio, e una rilevante flessione nei redditi agricoli che impone costose politiche di sostegno all'agricoltura.