RAMELLI, Agostino
- Nacque nel 1531 a Masanzana (oggi Mesenzana) o a Ponte della Tresia (oggi Ponte Tresa). Non sono noti i nomi dei genitori.
Si tratta di due luoghi posti alla distanza di pochi chilometri l’uno dall’altro, situati il primo in provincia di Varese e il secondo al confine fra la Svizzera e l’Italia, nel Canton Ticino.
Una parte delle notizie sulla vita di Ramelli sono tratte dalla lettera dedicatoria a Enrico III di Valois e dalla prefazione del suo volume Le diverse et artificiose machine del capitano Agostino Ramelli dal Ponte della Tresia ingegniero del Christianissimo Re di Francia et di Polonia. [...] Composte in lingua italiana et francese, pubblicato a Parigi 'in casa del'autore' nel 1588. In quest'ultimo anno, come si legge nel cartiglio apposto al ritratto, Ramelli aveva 57 anni.
Aveva iniziato gli studi di matematica e di architettura militare verso il 1551, quando si arruolò nell’esercito di Giovanni Giacomo Medici (detto il Medeghino), con cui avrebbe combattuto la guerra di Parma (1551-1552), l’assedio di Metz (febbr. 1553), l’assedio di Siena iniziato nell’agosto del 1554, la presa di Porto Ercole (1555).
Il Medeghino ebbe quale ultimo comando quello dell’esercito imperiale a Ponte Stura in Piemonte, la sua morte nel novembre del 1555 lasciò il Ramelli senza protettore. Probabilmente egli entrò allora in contatto con Emanuele Filiberto o con qualcuno dei suoi aiutanti in Piemonte: risulta stipendiato da Emanuele Filiberto dal 1559 al 1565 (Mamino 1998, pp. 395-396). Forse ritornò ancora una volta a Torino nel 1577 quando il suo aiutante, Ambroise Bachot, venne a visitare la Cittadella.
La figlia di Ramelli, Susanna, che aveva sposato il maggiordomo ducale Giovanni Andrea Mignata, nel 1607 vendette a Carlo Emanuele I per 4000 scudi, «libri, ingegni et instromenti di architettura di fortezze, et altri diversi» molto probabilmente da identificare con la biblioteca e gli strumenti del padre (ibid., p. 396). Il Ramelli ebbe anche un figlio, di cui si ignora il nome, anch'egli capitano ingegnere e autore di un disegno per le fortificazioni ad Angoulême nel 1588 (Goulart, 1758).
Dopo il 1565 il Ramelli si trasferì dal ducato di Savoia in Francia al servizio di Enrico III; nel 1572 all’assedio della città de La Rochelle fu ferito gravemente e preso prigioniero dagli ugonotti. In questa penosa congiuntura Enrico III prese cura e protezione del figlio, che risiedeva a Parigi. Ramelli, liberato dalla prigionia, rimase al servizio del Valois, ricevendo anche incarichi dalla regina madre Caterina de’ Medici, che il 16 settembre 1587 scriveva al signor de La Salle di far fortificare con barricate e trincee Parigi impiegando il capitano Agostino Ramelli (Lettres de Catherine de Médicis..., IX, Parigi 1905, p. 514). Dopo la morte di Enrico III (2 ag. 1589) Ramelli fu incaricato di approntare delle fortificazioni per la difesa della città di Parigi dall’attacco che stava per portarle Enrico di Navarra (Registre des deliberations des bureau de la Ville de Paris, IX, Parigi 1902, pp. 525, 545).
Negli stessi anni Ramelli realizzò alcune sue intuizioni in idraulica con la progettazione dei giochi d’acqua della Villa Visconti Borromeo Arese Litta oggi situata nel comune milanese di Lainate, secondo un originario progetto di Leonardo Da Vinci che avrebbe lasciato i disegni a La Rochelle. La data di costruzione di questi meccanismi risalirebbe al 1586 (Scaglia, 1995).
Secondo le notizie riportare da Martha Tesch Gnudi nel profilo biografico premesso alla traduzione inglese de Le Diverse et artificiose macchine (New York 1976) le ultime notizie sulla vita di Ramelli - «ingegnere già al servizio del re» - risalgono al 1 agosto 1608.
L'opera di Ramelli reca all'inizio il ritratto dell’ingegnere, a mezzo busto, di tre quarti a destra, seduto a un tavolo, vestito di un ricco abito, con un elmo nella mano sinistra e con un compasso nella destra con cui misura una fortezza con quattro bastioni. Questo volume in foglio con incisioni all’acquaforte contiene 195 tavole che illustrano: 110 macchine di raccolta di acqua, 21 mulini da grano, 4 mulini di tipo diverso dai precedenti, 10 gru, 7 meccanismi per trasportare oggetti di grandi dimensioni, 2 'macchine' per sollevare la terra, 2 cassoni, 4 fontane, 15 ponti militari, 14 martinetti a vite e altri meccanismi per rompere mura, un dispositivo per i cannonieri ecc. Ramelli propose pure una grande ruota con 19 leggii, una macchina da lui definita «molto utile et commoda a ciascuna persona, che si diletta de lo studio, massimamente a quelli, che sono indisposti et travigliati di gotte» (Le diverse et artificiose machine..., 1588, pp. 316 s.). Tutto ciò era realizzato mediante un complesso sistema di ruote dentate, di cui Ramelli presenta diversi particolari ingranditi. Il libro fu elaborato in più anni, durante i quali Ramelli si valse dell’aiuto di Ambroise Bachot, a sua volta ingegnere militare. Probabilmente, come è attestato, esso venne stampato nella tipografia impiantata nella casa stessa dell'autore a Parigi.
L’unica altra opera conosciuta di Ramelli, questa mai stampata, si trova presso la Biblioteca del duca di Devonshire a Chatsworth, in Inghilterra ed è un manoscritto dal titolo La fabrica et l’uso del triangolo, del capitan' Agostino Ramelli dove si trattano varie & molto belle operationi appartene[n]ti ad ogni persona vertuosa & massime a ciascuno che faccia professione dell’arte militare, come si vedrà nella seguente pagina. Si tratta di un manuale sia per la misura del territorio che per la fortificazione.
La pagina iniziale può essere visionata in Barker 2003, p. 309. Una fotocopia del manoscritto è conservata presso l’Università di Leicester e una copia microfilmata presso il Museo Galileo di Firenze. Non risulta siano stati effettuati studi specifici riguardanti questo volume.
I progetti di Ramelli furono oggetto fra Ottocento e Novecento di esame da parte di diversi tecnici: nel 1847 sul Journal du genie civil, XV, p. 470), l’ingegner André Koechlin citò il caso delle ruote idrauliche; nel 1918, il giornale Le Rappel (28 giugno, p. 1) menzionava il veicolo progettato da Ramelli e trasformato nella prima guerra mondiale in automobile blindata; L’Humanité, nell’articolo L’Histoire des roulement à billes et à rouleaux (11 agosto 1936, p. 4), indicava come Ramelli avesse previsto l’impiego di meccanismi simili ai cuscinetti a sfere e a rotolamento; questo concetto fu ribadito da Henry Seguin 'ingenieur des arts et manufactures' in un articolo, Les roulements abilles, comparso sul quotidiano L’Ouest-Eclair dell’11 dicembre 1937, p. 6, che ne citava il largo impiego di cuscinetti antifrizione.
Fonti e Bibl.: S. Goulart, Memoires de la Ligue [...], II, Amsterdam 1758, p. 514; S. Gherardi, La tromba ad aqua di Dietz rivendicata al R. e al Cavalieri con varie notizie e notizie storiche sulla tromba Napoleone, Bologna 1843; C. Promis, Biografie di ingegneri militari italiani dal secolo XIV alla metà del secolo XVIII, in Miscellanea di storia italiana edita per cura della R. Deputazione di storia patria, XIV, Torino 1874, pp. 566-570; G. Albenga, A. R., in Enciclopedia Italiana. Appendice II, Roma 1935, ad vocem; B. Gille, Leonardo e gli ingegneri del Rinascimento, Milano 1980, pp. 237-238; P. Rossi, I meccanici, gli ingegneri, l’idea di progresso, in P. Rossi (diretta da), Storia della scienza moderna e contemporanea, a cura di P. Rossi, I, Torino 1988, p. 99; S. Lanza, L’opera del R. alle origini della tecnologia moderna (le diverse et artificiose machine del capitano A. R. dal Ponte della Tresia), tesi di laurea, Università degli Studi di Genova, facoltà di lettere e filosofia, 1982; G. Scaglia, Leonardo da Vinci’s Drawing in the Pierpont Morgan Library: Its travels from Milan to La Rochelle (1515-1572), in Arte Lombarda, n.s., 1995, vol. 113, pp. 2-4, vol. 115, pp. 27-36; S. Mamino, L’iconologia della Città, in V. Comoli Mandracci - S. Mamino - A. Scotti Tosini, Lo sviluppo urbanistico e l’assetto della città, in Storia di Torino, III, Dalla dominazione francese alla ricomposizione dello Stato (1536-1630), a cura di G. Ricuperati, Torino 1998, pp. 387-414: 395-396; N. Barker, The Devonshire inheritance: five centuries of collecting at Chatsworth, Alexandria VA (USA) 2003, p. 309; V. Marchis, Le diverse et artificiose machine..., scheda, in Il Teatro di tutte le scienze e le arti, Torino 2011, pp. 92-93.