PISA, Agostino
PISA, Agostino. – Teorico musicale italiano, attivo ai primi del secolo XVII.
Le scarse informazioni circa la sua vita derivano unicamente da due opere stampate a Roma presso Bartolomeo Zanetti nel 1611: il trattatello Breve dichiaratione della battuta musicale, la cui dedica è datata 15 gennaio (ed. 1996); e la sua versione ampliata, Battuta della musica, licenziata il 20 aprile (ed. anast. a cura di W. Dürr, Bologna 1969, con titolo errato). Sul frontespizio della Breve dichiaratione l’autore indica il proprio stato ecclesiastico («reverendo don Agostino Pisa»), il che fissa il termine ultimo per la nascita intorno al 1585-1586, e il titolo di «dottore di legge»; nella Battuta si definisce «dottore di legge canonica e civile e musico speculativo e pratico». Del pari sconosciuta è la provenienza; Zacconi, nella seconda parte della Prattica di musica del 1622 (p. 12), lo chiama «reverendo don Agostino Pisa musico romano», ma è difficile dire se si tratti di testimonianza diretta e consapevole oppure di una mera illazione basata sul luogo d’edizione delle due opere e sulla sottoscrizione delle dediche, che esplicitamente collocano l’autore in Roma. Entrambe le opere sono collegate a importanti personalità ivi residenti ma originarie di Bologna. La Breve dichiaratione è dedicata al teologo, filosofo e giurista Bonifacio Cannobio, che lo aveva accolto in casa propria e lo aveva mantenuto agli studi («per avermi ella arricchito di grosse entrate e per avere io pigliato il grado di dottorato in legge, con molto mio onore, in casa sua, nella quale anco al presente vivo trattato nobilissimamente»). La seconda edizione è rivolta a Tommaso Pallavicino, teologo domenicano che aveva firmato l’imprimatur della Breve dichiaratione. Si potrebbe pertanto congetturare un’origine bolognese di don Pisa, ma l’assenza di qualsiasi documentazione rende fantasiosa qualsiasi ipotesi al riguardo. Forse nel 1643 Pisa era ancora vivo: a quell’anno risale il Trattato della battuta musicale di Pier Francesco Valentini, che lo critica aspramente senza mai nominarlo e celandolo sotto il facile pseudonimo «Asip» (Gargiulo, 1996, p. XV).
La Breve dichiaratione della battuta musicale è un agile compendio di carattere speculativo, che in 16 pagine intende ribadire la concezione tradizionale della battuta così come fu insegnata dai maggiori teorici del passato e del presente, fino a Stefano Vanneo (1533), Gioseffo Zarlino (1554, 1573) e Orazio Tigrini (1588). A detta dell’autore, le polemiche sorte nell’ambiente romano circa la corretta maniera di battere il tempo lo avrebbero convinto a rivedere quell’operina: la Battuta della musica specifica in termini ancor più chiari e decisi la ferma necessità di mantenere una battuta regolare e costante nel corso dell’intera composizione; e lo fa in tono acrimonioso, a tratti ironico, più spesso sarcastico, fino a sintetizzare in un elenco conclusivo ben cinquantadue errori «reprobati in questa dichiaratione» (1611, pp. 132-135). Le dimensioni del nuovo trattato (144 pagine), e il breve lasso di tempo intercorso tra i due libri, fanno pensare piuttosto a due stesure parallele, con la Breve dichiaratione a mo’ di anticipazione del trattato vero e proprio.
Le due opere non spiccano per originalità, ma ben si inseriscono nel momento di passaggio tra la regolarità richiesta dalla polifonia (che non vuol certo dire rigidità, come sottolinea lo stesso Pisa) e le nuove istanze della monodia, ben rappresentate da Caccini e, appena qualche anno dopo, dalla celebre prefazione del primo libro delle Toccate di Frescobaldi («non dee questo modo di sonare stare soggetto a battuta»; 1615). L’elasticità e il frequente cambio di tempo richiesti dall’esecuzione ‘espressiva’ del nuovo stile seicentesco sono ferocemente condannate perché creano confusione; ma è evidente che il bersaglio polemico di Pisa non è tanto il nuovo stile in sé, quanto la sua applicazione nell’esecuzione della polifonia e l’abbandono della tradizione tardo-rinascimentale, secondo un concetto di ‘scuola’ non esplicitamente nominato ma egualmente avvertibile.
L’opera di Pisa è citata da diversi teorici del secolo XVII, per lo più bolognesi o modenesi, come Adriano Banchieri (1612), Lorenzo Penna (1672), Giovanni Maria Bononcini (1673) e Andrea da Modena (1690); ne fanno breve menzione anche autori settecenteschi, come Sébastien de Brossard (1703), Zaccaria Tevo (1706), Johann Mattheson (1721).
Fonti e Bibl.: F.-J. Fétis, Biographie universelle des musiciens, VII, 18672, p. 61; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, VII, 1902, p. 456; R. Schwartz, Zur Geschichte des Taktschlagens, in Jahrbuch Peters, XIV (1907), pp. 59-62; G. Schünemann, Geschichte des Dirigierens, Leipzig 1913, pp. 94-96, 115, 121; W. Dürr, Auftakt und Taktschlag in der Musik um 1600, in Festschrift Walter Gerstenberg zum 60. Geburtstag, a cura di G. von Dadelsen - A. Holschneider, Wolfenbüttel 1964, p. 26; Music theory from Boethius to Zarlino. A bibliography and guide, a cura di D. Damschroeder - D.R. Williams, Stuyvesant 1990, p. 234; P. Gargiulo, introduzione a Breve dichiaratione della battuta musicale (1611) con alcuni estratti della Battuta della musica (1611), a cura di P. Gargiulo, Lucca 1996, pp. I-XXVIII; A.M. Vacchelli Monterosso, “Resolutiones” palestriniane nei teorici del XVI e XVII secolo, in La recezione di Palestrina in Europa fino all’Ottocento, a cura di R. Tibaldi, Lucca 1999, p. 47; P. Gargiulo, Da Banchieri a Berardi: la ricezione di Palestrina nei trattati di scuola bolognese, ibid., p. 56; The New Grove Dict. of music and musicians (ed. 2001), XIX, p. 783; Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XIII (2005), coll. 626 s.