PIAGGIO, Agostino
PIAGGIO, Agostino. – Non si conosce la data di nascita di questo pittore e doratore, originario del borgo di Zoagli, in Liguria nella Riviera di Levante, figlio del pittore Teramo Piaggio. «Augustinus Plasius» è documentato per la prima volta a Genova nel 1557, quando risulta console dell’«Ars Pictoriae et Scutariae» unitamente al collega Ottavio Semino (Parma, 1999, p. 24). Iscritto al centoquattresimo posto della locale matricola dell’arte della pittura (Rosso Del Brenna, 1976; Lagomarsino, 1999; Sanguineti, 2013, p. 439), fu nuovamente eletto console nel 1560, con Giovanni Battista Perolli, e nel 1565, insieme a Lazzaro Calvi (Parma, 1999).
Risale al 20 giugno 1569 il contratto di matrimonio con Giulia, figlia di Bartolomeo da Pesaro, che venne firmato nel chiostro della chiesa di S. Domenico a Genova (López Torrijos, 1997-99; Lagomarsino, 1999), mentre il 1° novembre dello stesso anno Piaggio confermava di aver ricevuto dai cognati seicento lire genovesi, parte della dote della consorte (López Torrijos, 1997-99).
Il 13 novembre 1570 «Augustinus Plazius quondam Therami» compare in qualità di testimone in un atto redatto a Genova, relativo alla commissione da parte di Luca Cambiaso all’intagliatore Battista Garibaldo di una carpenteria lignea decorata «cum suis ornamenti et fulcimentis necessariis cum suis columnis et capitellis etiam bene constructis» (Alizeri, 1880, pp. 49 s.), adibita ad accogliere la tela, opera dello stesso Cambiaso, raffigurante l’Adorazione dei Magi, destinata alla cappella appartenente alla famiglia Zoagli nella chiesa della Ss. Annunziata di Portoria a Genova (Sanguineti, 2013, p. 124). L’insieme doveva essere realizzato secondo un modello grafico fornito dallo stesso Cambiaso per un compenso pari a cinquantasei lire di Genova (Alizeri, 1880, pp. 49 s.; Lagomarsino, 1999; Alvaro et. al., 2007). Due anni dopo (7 maggio 1572) Piaggio compare nuovamente come testimone in un documento con il quale lo scultore lucchese Gaspare Forlani si impegnava a scolpire per Ambrogio de Gatti, massaio della chiesa di S. Maria di Noceto (Vobbia), un’immagine lignea mariana «de medio relevo» per la somma di quattordici scudi d’oro sulla base del parere che sarebbe stato formulato da «Gotardum de Mersariis de Crema et Augustinum de Zoalio pictorem» (Alizeri, 1880, p. 100; Sanguineti, 2013, pp. 128, 459, doc. 6). Nello stesso anno, il 21 gennaio, Piaggio ricevette un pagamento di centoquattro lire per l’esecuzione di un «altare» destinato alla cappella di proprietà di un certo Gerolamo Piaggio ubicata nella chiesa di S. Martino di Zoagli (Alizeri, 1874, pp 437 s.; Id., 1876). L’opera è stata in un primo tempo identificata, anche sulla base di quanto ipotizzato da Federigo Alizeri, nella tavola raffigurante la Madonna con il Bambino tra i ss. Erasmo e Leonardo ancora collocata nel medesimo edificio (Algeri, 1993); in seguito tale proposta non è stata accolta e nel dipinto si è ravvisata invece la maniera di Cambiaso, con una datazione intorno al 1560, ritenendo plausibile un intervento di Piaggio quale esecutore (o doratore) della carpenteria lignea (Magnani, 2007).
Sempre nel 1572, il 28 gennaio, Piaggio concesse in locazione a Tommasino Pinasco, anche a nome della madre Andreola, una casa a Zoagli, con riserva di poterla utilizzare in caso di epidemia (Alizeri, 1874, pp. 435 s.).
L’11 giugno 1574 il nipote Giacomo Solari entrò per sette anni nella bottega di Piaggio come apprendista (p. 439), mentre il 19 novembre gli fu affidata dalla Compagnia di S. Antonio alla Marina in piazza Sarzano a Genova – rappresentata dal priore Bernardo Cherosio, dal sindaco Stefano Micone e dai confratelli Bartolomeo Lavaggio e Francesco Tassorello – l’esecuzione della policromia e della doratura di una «cassa» processionale realizzata da Gaspare Forlani raffigurante S. Antonio e angeli. Per tale commissione fu stabilito un acconto pari a nove scudi e un compenso finale non superiore a ottanta scudi d’oro, che sarebbe stato confermato, in fase di collaudo, dai pittori Cambiaso e Agostino Bernizza (Alizeri, 1880, pp. 105 s.; Sanguineti, 2013, pp. 90, 108, 126 s., 459, doc. 9). L’incarico fu pagato a seguito della dichiarazione rilasciata il 30 luglio 1575 dai due maestri che giudicarono positivamente l’intervento di Piaggio, al quale fu riconosciuta la cifra massima indicata nel precedente contratto di affidamento (Alizeri, 1880, pp. 106 s.; Suida Manning - Suida, 1958; Alvaro et. al., 2007; Sanguineti, 2013, p. 460, doc. 10).
Il 14 luglio 1578 Piaggio accettò di dipingere per Gaspare Cataciolo di Gerolamo, originario di Bonifacio, in Corsica, una pala d’altare raffigurante S. Bartolomeo e altri santi per un compenso di cento lire genovesi, la metà riconosciuta come anticipo, il restante liquidato al maestro il 23 settembre dello stesso anno dopo la consegna dell’opera con piena soddisfazione da parte del committente (López Torrijos, 1997-99; Lagomarsino, 1999).
Datato 19 agosto 1581 è il testamento della madre, in cui Piaggio compare come erede unitamente ai nipoti (Alizeri, 1874, pp. 439 s.). Dal documento si apprende inoltre che era già morto il fratello, Cattaneo, elencato al centocinquantaquattresimo posto della matricola dell’arte della pittura genovese (Lagomarsino 1999).
In data 16 marzo 1588 Agostino è nuovamente citato in un documento nel quale Pietro Chiesa, sindaco dell’oratorio di S. Maria di Genova riconosceva a Gaspare Forlani la somma di ventidue lire come quietanza per l’esecuzione di un gruppo processionale nel quale Piaggio potrebbe essere intervenuto per la stesura della policromia (Alizeri, 1880, p. 110; Sanguineti, 2013, p. 461, doc. 16).
Tra il dicembre 1590 e l’agosto 1592 Piaggio ricevette alcuni pagamenti per la realizzazione della dorature di alcune «ancone» lignee commissionate da Giovanni Andrea Doria e destinate alla chiesa di S. Agostino a Loano e al piccolo convento di Nostra Signora delle Grazie presso Genova Pegli (Boggero, 1999). Il 16 febbraio 1595 «Augustinus Plazius quondam Therami pictor et inarato» accolse, attraverso Giovanni Battista Doria, l’incarico proveniente dalla Confraternita genovese di S. Bartolomeo Apostolo delle Fucine di dipingere e dorare un gruppo processionale raffigurante il Martirio di s. Bartolomeo realizzato dallo scultore Filippo Santacroce.
Come specificato nell’atto, Piaggio si impegnava a consegnare i lavori entro la Quaresima, offrendo la garanzia di un anno per eventuali difetti della policromia (Sanguineti, 2013, pp. 130, 461, doc. 19).
L’ultima notizia riguardante Agostino Piaggio risale al 18 giugno 1602, giorno in cui cedette per un anno a Battista Merello, rappresentante del fratello Gerolamo, l’utilizzo di un podere ubicato presso la frazione di San Pietro di Rovereto di Zoagli (Alizeri, 1874, pp. 436 s.).
È stato ipoteticamente accostato al nome di Piaggio il dipinto raffigurante i Ss. Sebastiano, Cristoforo, Martino e Rocco conservato nella chiesa di S. Rocco a Lerici (Donati, 2001).
Ignoti sono il luogo e la data di morte dell’artista.
Fonti e Bibl.: F. Alizeri, Notizie dei professori del disegno in Liguria dalle origini al secolo XVI, III, Genova 1874, pp. 397-407, 435-441; VI, 1880, pp. 49 s., 99-102, 104-107, 110, 185; Id., Notizie di Antonio da Semino e Teramo di Piaggio e della loro epoca, in Giornale ligustico di archeologia, storia e belle arti, III (1876), p. 171; B. Suida Manning - W. Suida, Luca Cambiaso la vita e le opere, Milano 1958, p. 221, doc. XI; F. Franchini Guelfi, Le Casacce. Arte e tradizione, Genova 1973, p. 31; G. Rosso Del Brenna, Arte della pittura nella città di Genova, in La Berio, 1976, n. 1, p. 28; G. Algeri, in Testimonianze d’arte nella diocesi di Chiavari. Opere restaurate 1982-1992 (catal., Chiavari), Genova 1993, pp. 99-101, cat. 19; L. Magnani, Luca Cambiaso da Genova all’Escorial, Genova 1995, pp. 128, 144; R. López Torrijos, Nuevos documentos sobre pintores genoveses (Piaggio, Cambiaso y Semino), in Studi di storia delle arti, 1997-99, n. 9, p. 307; F. Boggero, Il cantiere di S. Agostino e l’équipe di Giovanni Andrea Doria, in Giovanni Andrea Doria e Loano: la chiesa di S. Agostino, Genova 1999, pp. 66, 71-73; L. Lagomarsino, in La pittura in Liguria. Il Cinquecento, a cura di E. Parma, Genova 1999, p. 405; E. Parma, L’‘Ars pictoriae’ a Genova nella prima metà del Cinquecento, ibid., p. 24; P. Donati, Sul patrimonio artistico del Golfo di Spezia una premessa ed alcune considerazioni, in Restauri nel Golfo dei poeti, a cura di P. Donati, Genova 2001, pp. 32 s.; M.G. Alvaro et al., Regesto dei documenti, in Luca Cambiaso un maestro del Cinquecento europeo (catal., Genova), a cura di P. Boccardo et al., Cinisello Balsamo 2007, docc. p. 456; L. Magnani, ibid., p. 238, cat. 17; D. Sanguineti, La scultura genovese in legno policromo dal secondo Cinquecento al Settecento, Torino 2013, pp. 79, 90, 108, 124, 126-128, 130, 439, 459-461, docc. 6, 9-10, 16, 19.