PATRIZI PICCOLOMINI, Agostino
– Nacque a Siena intorno al 1435 dal notaio ser Aloisius Patrizi, come si ricava da una nota di possesso apposta da Agostino in un codice di Giovenale (Biblioteca apostolica Vaticana, Chigi, H.VII.234) e da lui acquistato nel 1456. La nota costituisce anche il primo avvenimento databile della vita di Patrizi, a quella data già ben avviato agli studia humanitatis. Con molta probabilità compì i suoi studi a Siena e si formò alla scuola del canonista Fabiano Benci, con il quale strinse un duraturo sodalizio. Negli anni Cinquanta del Quattrocento si colloca anche la nascita di un assai più decisivo sodalizio per la vita e la carriera di Patrizi: quello con Enea Silvio Piccolomini, che dal settembre del 1450 aveva assunto il governo della Chiesa senese e lo aveva preso sotto la sua protezione. Nel 1460 Piccolomini, asceso al soglio papale come Pio II, lo nominò suo amanuense privato e suo lettore. A quella data Patrizi era già avviato alla carriera ecclesiastica: citato come presbiter in un documento del maggio 1461, fu nominato da Pio II suo cappellano e, il 1° aprile 1464, abbreviatore papale. In quegli anni instaurò inoltre un’intima amicizia con Francesco Todeschini Piccolomini; fu proprio lui a inviargli un tetravangelo, dopo che questi gli aveva espresso il desiderio di dedicarsi all’apprendimento del greco. Come suo segretario e cappellano gli fu a fianco, fino agli ultimi giorni, ad Ancona, dove la morte colse il pontefice. In quella circostanza Patrizi ricevette da Pio II la parrocchia di S. Angelo nella diocesi di Fermo e il cognome dei Piccolomini. Dopo la morte di Pio II, lasciò il servizio alla Curia papale per collaborare con il cardinale Todeschini.
Il nuovo papa, Paolo II, aveva infatti sciolto, sin dall’ottobre del 1464, il collegio degli abbreviatori e dimostrato un atteggiamento ostile contro i parenti e i senesi vicini al suo predecessore. Nei mesi successivi, tuttavia, l’amico Alessandro Monelli, influente familiare di Paolo II, si adoperò per reintrodurlo tra i familiares del papa. Grazie alla sua intercessione Patrizi divenne canonico della cattedrale di Pienza e, come appare da un atto dell’ottobre del 1466, ottenne anche la prepositura di Grosseto con una aspettativa a Volterra. L’atto informa anche dell’incarico curiale assunto per il nuovo papa. Sin dall’inizio del 1466, infatti, era stato nominato da Paolo II maestro delle cerimonie della cappella papale. Nell’autunno del 1467 ottenne in beneficio la chiesa di S. Maurizio a Siena: la sua nomina di rettore, arrivò, tuttavia, piuttosto tardivamente, e soprattutto dopo che era stato designato con il consenso dell’arcivescovo un altro chierico a capo di quella parrocchia. Patrizi si oppose aspramente, intentò una causa e la vinse, ma alla fine decise di rinunciare alla carica. Nel 1468 ricevette dal papa l’incarico di redigere una relazione della visita a Roma dell’imperatore Federico III (De adventu Friderici III imperatoris, Roma, Biblioteca Vallicelliana, Mss., F.73, cc. 1-24v; Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. Lat. 8090, cc. 46-79v).
Qualche anno più tardi si dedicò alla compilazione di un’altra relazione, questa volta di una sua personale legazione, quella che compì nel 1471 in Germania (Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. Lat. 3842: De legatione germanica, cc. 22-85), a fianco del cardinale Todeschini.
Nel febbraio del 1468 ottenne la plebania di S. Vito in Versuri nella diocesi di Arezzo, e la nomina di clericus caerimoniarum, in luogo di Pietro Burgensis. Citato in un documento di papa Sisto IV come canonico di Siena, nel 1479 ricevette l’arcipretura di Montalcino. Nel marzo del 1478 aveva ottenuto dal papa il permesso di ritirarsi per due anni e mezzo a Siena per dedicarsi alla preghiera e all’attività letteraria. Nello stesso anno fu nominato abbreviatore papale, incarico che si sommò a quelli di cerimoniere e commensale. Non vi sono notizie della sua presenza a Roma prima del 1483, quando tornò a esercitare anche l’attività di notaio, al servizio del cardinale Todeschini Piccolomini. In quello stesso anno rinunciò all’ufficio di abbreviatore di prima visione in favore di Agostino Piccolomini, nipote del cardinale.
Nel gennaio del 1484 fu nominato vescovo di Pienza e Montalcino. Salito sulla cattedra episcopale pientina, Patrizi rinunciò all’incarico di cerimoniere e di abbreviatore, ma non ai suoi benefici: la rendita della chiesa di S. Ermolao de Calce, le parrocchie di S. Pietro in Castelvecchio nella diocesi di Siena e di S. Costanza in Torrita nella diocesi di Pienza. Ricoprì in Curia l’incarico di presidente dell’ufficio delle cerimonie fino al maggio del 1488, quando fu sostituito da Aldello Piccolomini. Da quel momento Patrizi si dedicò al governo della diocesi di Pienza, dove morì nel 1495.
Intensa fu la sua attività letteraria, come altrettanto ben documentati sono i suoi interessi culturali, rivolti verso lo studio dei classici e delle antichità, temi che emergono chiaramente dalla lettura del suo epistolario e dalla ricostruzione, almeno parziale, della fisionomia della sua biblioteca oggi in parte confluita nel Fondo chigiano della Biblioteca apostolica Vaticana. Al Summarium concilii Basiliensis (Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. Lat. 4193), commissionatogli dal Todeschini, attese durante i due anni e mezzo di vacanza dai doveri curiali concessi da papa Sisto IV e trascorsi a Siena. Legata nuovamente a una commissione del cardinale è la composizione dell’Epitoma casinensis Historiae (Vat. Lat. 2961); dell’Historiarum senensium libri, e del De antiquitate civitatis Senarum. Nel 1482 compose una biografia del suo maestro e amico Fabiano Benci, Vita optimi ac integerrimi viri Fabiani Benci (Firenze, Biblioteca nazionale, Conventi soppressi, D.9.691, cc. 102v-109v); l’anno seguente il breve trattatello De legato a latere (Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. Lat. 12548, cc. 195-200v). Due le opere perdute: gli Epigrammata di Diodoro Siculo e il De viris doctis et rerum inventoribus.
Le due principali opere gli furono commissionate da papa Innocenzo VIII nel 1484: il pontificale a uso dei vescovi e il cerimoniale (Vat. Lat. 4971). La prima, licenziata dopo un paio d’anni di lavoro, redatta «magna diligentia» da Patrizi e da Giovanni Burchard fu data alle stampe a Roma nel dicembre 1485. Anche il cerimoniale fu realizzato con la collaborazione del Burchard. La prefazione al testo reca la data del 1° marzo 1488; dovettero tuttavia trascorrere vent’anni perché il testo fosse dato alle stampe (a Venezia, da Cristoforo Marcello), con dedica a Leone X e senza il nome dell’autore. Nonostante le proteste del cerimoniere, Paride Grassi, quella stampa, di fatto un plagio di Cristoforo Marcello, continuò a circolare e conobbe numerose riedizioni.
Fonti e Bibl.: Pontificalis Liber magna diligentia Reverentia in Christo Patris, D. Augustini Patricii de Piccolominibus, Episcopi Pientini et Ilcinensis ac Venerabilis Viri Domini Johannis Burckardi, Praepositi & Canonici ecclesiae Sancti Fiorentii Haselancensis, Argentinensis Dioecesis correctus et emendatus, Romae, Stephan Planck, 1485; I. Ammannati Piccolomini, Epistolae et commentarii, Mediolani 1506; Rituum ecclesiasticorum siue sacrarum cerimoniarum S.S. Romanae Ecclesiae. Libri tres non ante impressi. … Est & in fronte operis reuerendissimi, & doctissimi Corcyrensis archiepiscopi Christophori Marcelli ad Sanctissimum. D.N. Leonem. X. epistola cum indice, Venezia, Gregorio de Gregori, 1516; M. Freher, Germanicarum rerum Scriptores aliquot insignes, II, Francufurti 1637, pp. 143-146; J. Mabillon, Descriptio adventus Friderici III imperatoris ad Paulum papam II, in Id., Museum Italicum, I, Paris 1687, pp. 256-272; Id., Vita optimi ac integerrimi viri Fabiani Benci Politianensis sacrorum canonum professoris clarissimi, in Ibid., pp. 251-255; L.A. Muratori, Rerum Italicarum Scriptores, XXIII, Mediolani 1733, coll. 205-216; B. Pez, Scriptores rerum Austriacarum, II, Viennae 1743, coll. 604-623; I.P. Dengel, Eine Beschreibung Tirols aus dem Jahre 1471, in Veröffentlichungen del Museums Ferdinandeum in Innsbruck, XII (1932), pp. 207-232; H. Kramer, Agostino Patrizis Beschreibung der Reise des Kardinallegaten Francesco Piccolomini zum Christentag in Regensburg 1471, in Festschrift zur Feier des zweihundertjährigen Bestandes des Haus-, Hof- und Staatsarchivs, I, 2, a cura di L. Santifaller, Wien 1949, pp. 549-565; F. Wasner, Fiftennth-Century texts on the Ceremonial of the 'Papal legatus a latere', in Traditio, XIV (1958), pp. 329-335; M. Dykmans, L’oeuvre de Patrizi Piccolomini ou le cérémonial papal de la première Renaissance, I-II, Città del Vaticano 1980.
R. Avesani, Per la biblioteca di A. P. P. vescovo di Pienza, in Melanges Eugène Tisserant, VI, Città del Vaticano 1964, pp. 1-87; C. Ugurgieri della Berardenga, Pio II Piccolomini: con notizie su Pio III e altri membri della famiglia, Firenze 1973, p. 393; M. Dykmans, Le pontifical Romain révisé au XV siècle, Città del Vaticano 1985; P. Garbini, Pio II e A. Patrizi due epitomatori di storici medievali, in Umanesimo a Siena. Letteratura, arti figurative, musica, a cura di E. Cioni - D. Fausti, Siena 1994, pp. 171-183; G. Chironi, L’archivio diocesano di Pienza. Inventario della sezione storica, Siena 2000, pp. 20, 28, 31, 511, 557; M. Pellegrini, 'Sancta pastoralis dignitas'. Poteri, funzioni e prestigio dei vescovi a Siena nell’alto Medioevo, in Vescovi e città nell’alto medioevo: quadri generali e realtà toscane. Atti del convegno, 16-18 maggio 1998, a cura di G. Francesconi, Pistoia 2001, pp. 260 s.; Il Pontificalis liber di A. P. P. e Giovanni Burcardo (1485), edizione anastatica, a cura di M. Sodi, Città del Vaticano 2006; G. Chironi, La libreria dell’Opera del duomo di Pienza e la biblioteca di A. Patrizi vescovo di Pienza, in Enea Silvio Piccolomini. Pius Secundus Poeta Laureatus Pontifex Maximus, Atti del Convegno Internazionale, 29 settembre - 1° ottobre 2005, a cura di M. Sodi - A. Antoniutti, Roma 2007, pp. 399-416; M. Sodi, Il contributo di A. P. P. e Giovanni Burcardo alla compilazione del Pontificale Romanum, ibid., pp. 373-397; E. Mecacci, La formazione giuridica di A. P. P.: un aspetto trascurato della sua biografia, in Bullettino senese di storia patria, CXV (2008), pp. 382-393.