MONTI, Agostino Maria
MONTI (De’ Monti), Agostino Maria. – Nacque a Savona il 6 marzo 1656 da Gabriele e Maria Caterina (il cognome non è specificato nel registro dei battesimi) in una famiglia di modestissime condizioni.
La sua formazione si svolse interamente a Savona, dove frequentò il seminario e approfondì la conoscenza del latino. Il 19 dicembre 1676 gli furono impartiti gli ordini minori e il 25 febbraio 1679 venne ordinato sacerdote. Poco dopo, espressamente incaricato da tal padre Garassino che andava promuovendo la devozione ai dolori di Maria e la fondazione di una omonima confraternita, fu chiamato a tenere le prediche quaresimali sul tema della mater dolorosa nella chiesa dei Servi di Savona, centro di irradiazione di tale culto, incarico che svolse con il massimo zelo. Assai devoto di Maria, Monti aveva allora già posto la sua esistenza sotto la protezione della Vergine, che credeva fosse miracolosamente intervenuta a salvarlo in diversi momenti della sua vita. Attribuì, per esempio, a intervento divino la sua incolumità quando, essendo fanciullo, non subì alcuna offesa a seguito dello scoppio di proiettili esplosi tra la fortezza della sua città e la spiaggia sottostante, dove si trovava.
Entrato in contatto con il vescovo di Noli, Stefano Martini, fu da lui incaricato di raccogliere materiale intorno a s. Eugenio e di scrivere una vita del santo, patrono di Noli, le cui reliquie si conservano nella concattedrale cittadina di S. Pietro. Nel corso di un viaggio da Savona a Noli per riferire al vescovo sullo stato delle ricerche, Monti non disdegnò di portare le armi affidategli da un compagno di viaggio e una pallottola partita accidentalmente lo ferì al piede, senza provocare danni più gravi. L’evento, da lui narrato nella prima parte della sua opera Latium restitutum (Roma 1720), lo convinse per la seconda volta della miracolosa protezione della Madonna, che avrebbe a suo dire sperimentato nuovamente in altre occasioni successive. Nel 1683 fece uscire alle stampe a Genova il volumetto Apparitione di Nostra Signora ad Antonio Botta, una sacra rappresentazione che narrava con intenti edificanti le vicende del 1536, quando a un contadino savonese sarebbe apparsa la Madonna poi denominata della Misericordia. Il culto e la devozione di Monti nei confronti di Maria erano radicatissimi e profondi, tali da rasentare una vera e propria mariolatria: nel 1726 alla Madonna savonese dedicò un corposo volume di oltre 282 pagine, apparso a Roma con il titolo Diva Virgo Savonensis beneficia eius et miracula.
Nei tre libri in cui si divide l’opera Monti spiega che apparizione e messaggio della Madonna della Misericordia non si rivolgevano alla sola città di Savona, ma all’intero «orbe catholico», così come a placare l’ira divina attraverso digiuni e penitenze erano chiamati tutti i cattolici e i cristiani indistintamente. L’apparizione doveva essere considerata come un monito nei confronti della perversità, dei comportamenti licenziosi e del male che si erano diffusi nel mondo cattolico: mosso da pervicace polemica contro l’«eresia» protestante, Monti ammonisce contro la caligine oscurissima di errori che si erano diffusi in Europa. Il I libro ospita una descrizione di Savona e la storia delle apparizioni mariane, con la storiografia precedente sull’argomento; il secondo ricorda i pretesi benefici e i miracoli che ne erano derivati (la città liberata da carestie e fame, risparmiata da epidemie di peste, liberata dal pericolo turco); il terzo illustra i pregi artistici e architettonici del santuario savonese della Misericordia e ne elenca i protettori.
In data incerta , forse grazie ai legami instaurati con i membri ecclesiastici di alcune famiglie aristocratiche genovesi, con le quali aveva instaurato solidi rapporti, come i Durazzo, i Pallavicino, gli Spinola, Monti si trasferì a Roma dove si fermò per circa quarant’anni, svolgendo per circa trenta la funzione di docente di lettere latine presso il Seminario romano e di insegnante privato di grammatica e umanità. Si legò così ad alcune delle più importanti famiglie dell’aristocrazia, come i Borghese, che lo chiamarono quale istitutore dei rampolli del casato: dopo il 1710-11 il principe Marcantonio Borghese gli affidò il compito di istruire nelle lettere latine i due figli Francesco, poi divenuto cardinale, e Giacomo. Tale incarico era forse dovuto, oltre che alla acquisita fama di latinista, anche ai legami che Monti aveva mantenuto con l’aristocrazia genovese: infatti Marcantonio Borghese aveva sposato a Genova una esponente degli Spinola, Livia.
Nel 1697 Monti stampò a Roma il volume Compendio di memorie historiche della città di Savona, e delle memorie d’huomini illustri savonesi.
Con questa fatica storiografica Monti si proponeva di far uscire dall’«oblivione» la narrazione delle vicende storiche savonesi, che rivendicò di avere dato per primo alle stampe, seppure sotto forma di annali cronologici. Infatti, i maggiori scrittori di cose liguri che lo avevano preceduto non avevano rese pubbliche le loro opere su Savona e i suoi uomini illustri: già Francesco Bernardo Sopranis aveva lamentato che Pietro Gara, «primo scrittore dell’antichità di Savona», non avesse edito le notizie da lui raccolte e lo stesso poteva dirsi del maggior annalista savonese, Giovanni Vincenzo Verzellino. E comunque – chiarisce Monti – se quest’ultimo si era ristretto a trattare «il particolare», egli aveva voluto descrivere «le cose pubbliche» avvenute a Savona lasciandone memoria. Era stata «fatica de più anni», durante i quali aveva provveduto a disseppellire molte informazioni immerse nell’oscurità. La sua concezione faceva della storia una narrazione eroica di quanto aveva fatto grande la città ligure e degno di essere ricordato: «la grandezza e nobiltà della città non consiste nella moltitudine del popolo, nell’ampiezza de i muri; ma nell’antichità dell’origine, nella gloria e grandezza de’ cittadini illustri e per fatti egregi e per dignità o ecclesiastiche o mondane» (Compendio, premessa, pp. n.n.). Nella sua narrazione Monti rigetta ogni forma di risentimento e recriminazione nei confronti di Genova, anzi certifica che Savona fu la prima città della Liguria a sottomettersi di propria volontà al governo genovese, dando «sì bell’esempio » ad Albenga, Noli e ad altre cittadine che riconobbero la supremazia genovese. Al malgoverno e ai comportamenti di taluni cittadini savonesi di «genio inquieto e facinoroso » addebita la severità alla quale i genovesi avevano in più occasioni fatto ricorso nel loro governo; contro la convinzione di molti concittadini, riconosceva che Genova guardava a Savona come «primogenita e riverentissima figlia del suo serenissimo Stato»: una posizione filogenovese che non mancò di guadagnargli l’ostilità di altri storici ed eruditi locali. Tacciato di creduloneria poiché accetta la cronologia biblica e indica in Giafet, figlio di Noè, il fondatore della città, quando giunge ai tempi storici, soprattutto dopo il Mille, egli dimostra tuttavia precisione, tanto che l’opera è tuttora utilizzata dagli storici. La seconda parte del Compendio contiene le Memorie d’huomini illustri savonesi, tra i quali Monti annovera se stesso, dando indicazione sui propri scritti editi e sulle opere cui stava lavorando (pp. 388 s.): una grammatica latina, orazioni panegiriche sull’apparizione della Madonna della Misericordia, Il Settizonio inalzato a’ Sette Dolori di Nostra Signora e altre cose.
In effetti, nel 1698 apparve a Roma l’Emanuele dilucidato o sia spiegationi sopra l’Emanuele Aluaro dal primo ordine degl’attivi sino alla costruttione figurata, frutto evidente dell’attività di insegnante e dell’esperienza accumulata giorno dopo giorno nelle aule scolastiche. Esso era stato concepito con l’intenzione di esporre un metodo per fare apprendere in breve tempo la grammatica latina, illustrando con maggiore chiarezza e semplicità il diffusissimo testo del gesuita portoghese Manuel Álvares (De institutione grammatica libri tres, I ed. 1572), adottato nei collegi della Compagnia e destinato a essere utilizzato nelle scuole di tutta Europa sino a Ottocento inoltrato. Al magistero scolastico si ricollegano anche il corposo Latium restitutum seu Latina lingua in veterem restituta splendorem opera et industria... (Roma 1720) e l’opuscolo polemico Gasparis Scioppii Minerva Sanctiana impugnata ac refutata, che conobbe un’edizione a Lipsia nel 1723 per la cura dell’erudito e storico Johann Erhard Kapp, contro l’opera del grammatico e filologo Kaspar Schoppe Minerva Sanctiana hoc est Francisci Sanctii Brocensis de causis linguae Latinae Commentarius (Padova 1663). Al 1725 risale il volume D. Philippi Nerii Benedicto decimotertio pontifici maximo collata beneficia multiplici anagrammate exponuntur, composto con l’intenzione di trovare qualche appoggio o entratura nell’entourage del papa regnante, Pier Francesco Orsini, devotissimo di S. Filippo Neri.
Nel 1728 Monti era ancora in vita e manteneva intensi rapporti con la sua città natale, in particolare con i Protettori dell’Opera della Misericordia, i quali avevano garantito ospitalità a due sue nipoti orfane, ospitate nel conservatorio femminile del santuario della Misericordia. Morì a Roma in data non precisata.
Fonti e Bibl.: Savona, Arch. della Pia Opera di N.S. della Misericordia: Lettere di M.; Ibid., Arch. storico diocesano Savona-Noli, Sala 2, scaf. 28: Registro delle ordinazioni 1665-1706; Sala 3, scaf. 44: Registri parrocchiali, Parrocchia S. Pietro, passim; G.B. Spotorno, Storia letteraria della Liguria, V, Genova 1858, pp. 15 s.; G. Rossi, Savona e i suoi scrittori di storia, in Archivio storico italiano, s. 4, II (1878), p. 422; F. Noberasco, N. S. di Misericordia e lo storico savonese A.M. de’ M., in Mater misericordiae, V (1914), 11, pp. 168- 170; Id., Gli scrittori della città di Savona. P.te I (secc. XIV-XVII), Savona 1925, pp. 78 s.; T. da Ottone, Il latino di prete M., in Mater misericordiae, XLIV (1953), 11-12, pp. 11-13; F. Noberasco - I. Scovazzi, Storia di Savona. Vicende di una vita bimillenaria, II, Savona 1976, p. 31; E. Baldassarre - R. Bruno, Schedario degli uomini illustri in Savona, Savona 1981, pp. 103 s.; G. Farris, La storiografia dell’Apparizione, in La Madonna di Savona, Savona 1985, pp. 129 s.; G. Assereto, La città fedelissima. Savona e il governo genovese fra XVI e XVIII secolo, Savona 2007, ad indicem.