MANNI, Agostino
Nacque nel 1547 a Cantiano, allora Ducato d'Urbino, da Camillo e Caterina Conciola. Compiuti gli studi giuridici a Perugia, per intraprendere la carriera di avvocato si trasferì a Roma, ove conobbe Filippo Neri, che divenne suo confessore. Attratto dalla figura di questo carismatico sacerdote, nell'ottobre 1577 entrò nella Congregazione dell'Oratorio, anche se l'accettazione formale avvenne probabilmente nell'autunno dell'anno seguente; il 14 marzo 1579 ricevette gli ordini minori e il 19 marzo 1580 fu ordinato sacerdote. Alla vita di F. Neri e alla storia dell'ambiente oratoriano dedicò alcune opere manoscritte: De collationibus patrum nostrorum coram b. Philippo fundatori habitis (incompleto; Firenze, Arch. della Congregazione dell'Oratorio); De vita, virtutibus et gestis b. Philippi Nerii et instituto Congregationis Oratorii libri VIII… (opera attribuita, Roma, Biblioteca Vallicelliana, O.7; altra copia a Napoli, Arch. della Congregazione dell'Oratorio, XXI-XXII); nonché i Pia instituta et spirituales exercitationes quas s. Philippus Nerius sanxit in Congregatione Oratorii (Roma, Arch. della Congregazione dell'Oratorio, C.II.28).
Il M. divenne presto uno dei più rinomati predicatori, scrittori e poeti della Congregazione oratoriana, facendosi apprezzare non soltanto negli ambienti della corte papale ma anche al di fuori di Roma. Nel 1584, il cardinale Carlo Borromeo, con il quale era in corrispondenza, gli concesse un permesso ufficiale di predicare nella diocesi ambrosiana, dove effettivamente il M. si recò nella primavera di quell'anno.
Nel giugno 1587, in seno alla sua Congregazione, il M. fu eletto prefetto dell'Oratorio - e anche della "congregationis Assumptae et orationis serotinae" (Morelli, p. 110) - ricoprendo questa carica fino al 1593 e di nuovo dal 1596 al 1602 (Gasbarri, 1963, p. 325). Come prefetto dell'Oratorio egli era responsabile di quelle particolari riunioni dei giorni festivi da cui la Congregazione aveva tratto il nome e che, com'è noto, prevedevano la recita di un sermone e l'esecuzione di musiche; al sodalizio dell'Assunta era affidato, invece, il compito dell'apostolato fra i giovani. Il M., negli anni immediatamente successivi alla morte di F. Neri - nel cui processo di beatificazione depose il 1° sett. 1595, l'11 maggio 1606 e il 28 marzo 1611 - lavorò con il confratello T. Bozio (Bozzi) alla stesura delle costituzioni della Congregazione dell'Oratorio ed ebbe un ruolo importante anche nell'elaborazione della successiva e definitiva versione del 1612.
Fu apprezzato confessore ed ebbe tra i suoi penitenti il confratello, poi cardinale, Cesare Baronio e il cardinale Federico Borromeo, succedendo in questo caso a Filippo Neri. Papa Paolo V lo incaricò di esaminare il francescano Bartolomeo Cambi da Salutio, famoso non meno per le opere mistiche che per la singolarità delle rigorose penitenze. Dopo un attento esame il M. diede parere positivo circa l'ortodossia del francescano e i due strinsero amicizia, tanto che nel 1614 il M. scrisse la prefazione alla Vita dell'anima, un'opera mistica di Bartolomeo Cambi che godette di una certa fortuna.
Il M., costretto a letto fin dall'aprile 1617, morì a Roma il 25 nov. 1618 (Gasbarri, 1963, p. 152; Roma, Arch. della Congregazione dell'Oratorio, B.IV.19, c. 378v: lettera del preposito e dei deputati, 1° dic. 1618).
Fu sepolto sotto l'altare maggiore di S. Maria in Vallicella nella tomba dei padri oratoriani (Arch. di Stato di Roma, Stato civile, Appendice, 3, c. 137r) e lasciò erede dei suoi pochi beni la Congregazione dell'Oratorio. Nel necrologio trascritto da P.L. Galletti si legge tra l'altro: "vir apprime studiosus et divinis eloquiis egregie instructus compositis voluminibus refertis piis eruditionibus et laudibus spiritualibus ac piorum patrum sententiis ad alliciendos et informandos animos moribus commodis atque facilibus pro Christo" (Biblioteca apost. Vaticana, Vat. lat., 7875, c. 214).
Tra le opere manoscritte del M. vanno ricordate i Primordia, mores et pia quaedam exercitia Congregationis Oratorii (Roma, Arch. della Congregazione dell'Oratorio, C.II.28), il cui latino chiaro ed elegante dà misura dei suoi buoni studia humanitatis; i Collectanea rerum spiritualium (Ibid., Biblioteca Vallicelliana, O.69), una raccolta di "motivi per amare Dio", consigli, commenti interlineari al Padre Nostro e all'Ave Maria, e simili, che comprendono testi quali un "alfabeto spirituale", massime, commenti a sentenze bibliche, regole per la lectio divina, l'interpretazione della Scrittura e il discernimento delle visioni; gli Ascetica varia (Ibid., O.70, O.71) e gli Ascetica varia cum carmine in fine (Ibid., O.81).
Fra le più note opere a stampa del M. vanno menzionate le Selectae historiae rerum memorabilium in Ecclesia Dei gestarum (Roma 1612), una compilazione teologico-erudita di carattere enciclopedico, con esempi tratti dalla storia antica ed ecclesiastica, e dalla letteratura agiografica, il cui secondo volume, pronto intorno al 1618, rimase inedito per decreto della Congregazione; gli Essercitii spirituali in due parti: nella prima "si mostra un modo facile per fare fruttuosamente oratione a Dio et di pensare cose che principalmente appartengono alla salute, di acquistare il vero dolore de' peccati e di fare una felice morte"; nella seconda "si mostra come si possa con i pensieri ordinati far presto & sicuro profitto nella scienza della salute, & inalzare l'animo alla consideratione della grandezza di Dio & all'affetto del sommo bene". Questo vero e proprio manuale di spiritualità filippina in due volumetti - pubblicato per la prima volta probabilmente nel 1606 e ristampato l'anno successivo a Roma - godette di successo per un secolo ed ebbe svariate ristampe e riedizioni, come quella di B. Fontana (Brescia 1609), o più tarda di Cuneo (1707), nonché una traduzione francese (Parigi 1613-15) realizzata dai padri foglianti J. de Saint-François Goulu e C. de Saint-Bernard su ordine di Maria de' Medici. E, ancora, la Valle di gigli e rose per ricreare l'anima che sta afflitta tra le spine del mondo. Dove con scambievole varietà, hora d'honesti versi, hora di divote prose, si conforta il cuore nella contemplatione della divina grandezza…, un florilegio "dalli scritti" del M. dato in stampa postumo a cura di F. Maggioli a Roma nel 1619, ma il cui imprimatur, risalente all'agosto 1618, mostra che il progetto era stato avviato vivente l'autore. Va annoverata, infine, una Raccolta di due essercitii: uno sopra l'eternità della felicità del cielo e l'altro sopra l'eternità delle pene dell'inferno, di cui ci è pervenuta soltanto "la decima impressione" (Roma 1637).
Gli Essercitii - come del resto la Valle di gigli - costituiscono una straordinaria raccolta di "didactic devotional literature" (Kirkendale, p. 291), con testi eterogenei per dimensioni, struttura, argomenti, funzione e valore letterario: esercizi veri e propri, articolati e strutturati assai dettagliatamente; prose, comprendenti trattatelli, raccolte di memorabilia, "comparazioni morali", un ampio compendio di Ethica Christiana, una raccolta di Ammaestramenti del b. Filippo Neri; e poesie di diversa natura come laudi, volgarizzamenti di preci latine, epitaffi paradossali, lunghi carmi ispirati al Cantico dei Cantici, poesie figurali, e via enumerando. Tra le principali fonti, oltre, ovviamente, alla Bibbia, alla patristica, al corpus dei testi liturgici, vanno citati almeno Bonaventura, Ignazio di Loyola e Luis de Granada.
Di particolare rilievo nella produzione poetica del M. è la Rappresentatione di Anima et di Corpo, uno dei primissimi drammi "posti in musica per recitar cantando", che fu musicata da Emilio de' Cavalieri e andò in scena più volte nel febbraio 1600 presso l'oratorio di S. Maria in Vallicella. La Rappresentatione, incentrata sui temi della vanitas e dei Novissimi, capostipite sui generis del genere operistico, costituisce un esperimento poetico-musicale di straordinaria importanza e segna uno fra i vertici dell'intraprendenza culturale oratoriana. L'attribuzione del testo, o perlomeno di buona parte di esso, al M., che non è menzionato nelle stampe della partitura e del libretto, è desumibile da altre fonti; in una lettera dell'oratoriano Pompeo Pateri al confratello Antonio Talpa del 18 febbr. 1600 si parla della Rappresentatione fatta alla Vallicella "o, per meglio dire, […] il dialogo che fa l'Anima al Corpo, come sta nel libro delle laudi spirituali Anima mia, che pensi?, con agionta che gli ha fatto il padre Agostino" (Cistellini, III, p. 1345; Kirkendale, p. 246). Lo stesso Kirkendale suppone che il nucleo di base intorno a cui il M. costruì la Rappresentatione, la lauda Anima mia che pensi? (Atto I, nn. 4-13), già apparsa in due raccolte filippine del 1577 e del 1583, si possa attribuire a s. Carlo Borromeo. Tale attribuzione, però, condotta sulla base dell'inclusione del medesimo testo in una piccola raccolta di scritti di s. Carlo Borromeo, Proteste da farsi in vita, per assicurare l'anima dalle tentationi diaboliche nell'hora della morte, Roma 1604 (Kirkendale, p. 247), appare difficile da accogliere, considerato che le Proteste, in cui del resto non tutti i brani antologizzati sono esplicitamente attribuiti al Borromeo, sono non solo largamente postume, ma pure posteriori alla Rappresentatione stessa. Infine mette conto ricordare che sia P. Aringhi (Roma, Biblioteca Vallicelliana, O.58, c. 347v; O.60, c. 294v), sia G.V. Rossi (Erythraeus) nella Pinacotheca tertia, (Roma 1646, pp. 144 s.) attribuiscono l'opera al M. facendo notare che questi aveva promosso altre attività di teatro musicale nell'Oratorio, scrivendo i testi di alcuni dialoghi spirituali per musica "in stile recitativo": ne sono esempio una Rappresentazione del figliol prodigo fatta in musica (Roma, Biblioteca Vallicelliana, O.68; ed. moderna, in Alaleona, pp. 235-243), e un Dialogo tra gli angeli e gli uomini pubblicato poi nella Valle di gigli. Recenti studi hanno comunque posto in evidenza come diversi passi degli Essercitii spirituali e dell'Ethica Christiana del M., pur attingendo a un comune repertorio iconografico e letterario, "si specchino testualmente" nei versi della Rappresentatione e "utilizzino le stesse metafore e similitudini" (Casolari, p. 11). Va infine rilevato che la Rappresentatione apparve in stampa fra altri scritti del M. nella decima edizione della sua Raccolta di due essercitii (Roma 1637, pp. 73-152), con l'aggiunta di una scena alla fine dell'atto II e di un lungo soliloquio tratto dalla Valle di gigli (pp. 394-396), di un nuovo interlocutore, l'Eternità, non presente nella prima versione (Kirkendale, p. 250).
La produzione letteraria del M. comprende anche poesie spirituali disseminate nei suoi manuali di devozione, e probabilmente diverse laudi che entrarono nelle raccolte del repertorio filippino del tardo Cinquecento, sebbene, com'è noto, all'interno di tale corpus programmaticamente anonimo e collettivo sia difficile compiere le attribuzioni dei testi. Una scelta di componimenti poetici del M. è stata pubblicata, a cura di D. Luchetti, nel volume Laudi, Prieghi, Hinni ecc. (Gubbio 1947).
Conformemente all'estetica filippina, il M. si mantenne sempre fedele a uno stile "familiare e piano, e senza esquisita eleganza e rigida osservanza delle regole, dovendo servire per il popolo e disporlo pian piano, con utile e dilettevole inganno, a ricevere nel cuore la dolcezza e soavità dello Spirito" (F. Maggioli, prefaz. alla Valle di gigli). Nondimeno nelle sue opere, concepite per offrire stimoli e strumenti di meditazione e preghiera, favorendo la conoscenza di Dio unita all'allegrezza spirituale, l'uso della forma poetica è sempre assai consapevole: le "composizioni fatte con metro", avverte il M., hanno l'"energia grandissima" (ibid.) di conferire attrattiva all'argomento di cui si fanno veicolo, favorendo così l'elevazione spirituale.
Alcuni caratteri stilistici della poesia del M. - per esempio, la preferenza per unità metriche come il distico a rima baciata, particolarmente consentanee agli sviluppi coevi della fraseologia melodica - la rendono assai adatta a essere messa in musica, come vediamo, in particolare, nella Selva armonica (Roma 1617) di Giovanni Francesco Anerio, in cui figurano dieci brani su testi tratti dagli Essercitii, singolare caso di osmosi tra pratiche devozionali e fruizione estetica. Anche Felice Anerio, fratello di Giovanni Francesco, mise in musica alcuni componimenti spirituali del M. (si veda il ms. Z.122-130 della Biblioteca Vallicelliana).
Fonti e Bibl.: Roma, Biblioteca Vallicelliana, O.58: P. Aringhi, Le vite e detti de' padri e fratelli della Congregazione dell'Oratorio di Roma, cc. 245, 249 (vita del M.); G. Marciano, Memorie historiche della Congregazione dell'Oratorio, Napoli 1698, I, pp. 520-530; C. Villarosa, Memorie degli scrittori filippini, Napoli 1837, p. 162; D. Luchetti, Piccola biografia del p. A. M., Gubbio 1938; D. Alaleona, Storia dell'oratorio musicale in Italia, Torino 1945, pp. 37-39, 104-108, 235-243; Il primo processo per s. Filippo Neri, a cura di G. Incisa della Rocchetta - N. Vian - C. Gasbarri, I-IV, Città del Vaticano 1957-63, ad ind.; C. Gasbarri, L'Oratorio romano dal Cinquecento al Novecento, Roma 1963 [ma 1962], pp. 151 s., 325; C. Gasbarri, M., Augustin, in Dictionnaire de spiritualité…, X, Paris 1980, coll. 220 s.; A. Cistellini, S. Filippo Neri, l'Oratorio e la Congregazione oratoriana. Storia e spiritualità, I-III, Brescia 1989, ad ind.; A. Morelli, Il tempio armonico. Musica nell'oratorio dei filippini in Roma (1575-1705), Laaber 1991, ad ind.; G. Guglielmi, La vita e le opere di padre A. M. dell'Oratorio di S. Filippo Neri, nel 450° anno della sua nascita (1547-1997), Bologna 1997; S. Casolari, Allegorie nella "Rappresentazione di Anima et di Corpo" (1600): testo e immagine, in Riv. italiana di musicologia, XXXIII (1998), pp. 7-40; W. Kirkendale, Emilio de' Cavalieri "gentiluomo romano", Firenze 2001, ad ind.; D.V. Filippi, Selva armonica. Giovanni Francesco Anerio e la musica spirituale a Roma tra Cinque e Seicento, I-II, dissertazione, Univ. degli studi di Pavia, 2004; Id., Spiritualità, poesia, musica. Per ricomprendere le esperienze oratoriane del Cinque-Seicento, in Annales Oratorii, III (2004), pp. 91-137.