LANZILLO, Agostino
Nacque a Reggio Calabria il 31 ott. 1886 da Salvatore e Giuseppina Cosile; dopo gli studi superiori si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza presso l'Università di Roma, città nella quale si trasferì molto giovane, legandosi fin dagli inizi agli ambienti del locale sindacalismo rivoluzionario, in auge nei primi anni del Novecento. In veste di seguace dell'azione diretta, il L. fu principalmente redattore del quindicinale Il Divenire sociale, rivista teorica diretta da E. Leone e P. Mantica.
All'interno dei gruppi sindacalisti il L. fu quello che, tra i militanti e gli intellettuali, può essere considerato il più "soreliano", il più influenzato cioè dalle teorie di G. Sorel (al quale era legato anche da sincera amicizia) e dei teorici sindacalisti francesi, come É. Berth e H. Lagardelle. Non a caso, pertanto, nell'ambito di un sindacalismo italiano nient'affatto sovrapponibile al sorelismo e assai più ispirato da un'autonoma impostazione teorica, il L. fu sempre poco allineato alla maggioranza.
Egli venne quindi svolgendo la sua opera di sindacalista in modo autonomo, permettendosi in più di un'occasione di dissentire dalla linea politica dominante (celebri il suo agnosticismo dinanzi alla condanna a morte di F. Ferrer o, ancor più, le sue velenose critiche a G. Hervé, personalità queste entrambe care ai sindacalisti italiani). Tale indipendenza era del resto dovuta alla fedeltà del L. al pensiero di Sorel, del quale egli fu un puntuale continuatore.
Del teorico francese, il L. accettava infatti tutti i postulati (revisione rivoluzionaria del marxismo; elogio di H. Bergson; negazione totale della democrazia, del parlamentarismo e conseguente esaltazione della violenza proletaria, ecc.), ma in particolare la "questione etica" posta da Sorel: "La sintesi aforistica del socialismo moderno - scriveva il L. nel 1910 - è dunque che esso è un problema etico e psicologico, oltre che materiale ed economico. La decadenza morale che la democrazia determina deve adunque essere fronteggiata dallo sviluppo di una peculiare ideologia proletaria, che crea quei fattori morali necessari allo sviluppo della lotta di classe. L'enunciazione di questa nuova ideologia che comprende tutto un problema di filosofia della vita ci è stata data dalla teoria della violenza. Questa teoria risolve quindi la crisi del marxismo" (Giorgio Sorel. Con una lettera autobiografica…, Roma 1910, p. 36).
Su queste basi già negli anni Dieci il L. si distaccò progressivamente dalle realtà organizzate del sindacalismo rivoluzionario, sostenendo che "il n'est en réalité, qu'un mouvement d'Intellectuels, venus du Parti au syndicalisme, mais en y apportant tous les défauts des politiciens" (Le mouvement ouvrier en Italie, Paris 1911, p. 59). Collaboratore della Voce, dell'Unità di Salvemini, poi dell'Avanti! mussoliniano e di Utopia, il L. in realtà fu tra i primi a sostenere la necessità di una sintesi tra sindacalismo e nazionalismo, quindi di una loro concreta convergenza. Allo scoppio del conflitto mondiale, nel 1914, egli fu tra i più accesi interventisti: a Roma, insieme con molti ex sindacalisti, fondò il Fascio rivoluzionario d'azione, collaborò stabilmente a Il Popolo d'Italia, a Il Fronte interno e nel 1919 si trasferì a Milano, dove fece parte del locale fascio di combattimento.
La guerra accelerò il processo aggregativo da cui trasse origine il fascismo, e il L. in questa fase fu tra coloro che teorizzavano esplicitamente la nascita di una forza politica e sociale in grado di differenziarsi dal socialismo e dal comunismo d'ispirazione marxista, ma anche dalla tradizione liberaldemocratica.
Nei testi di questi anni - cfr. La disfatta del socialismo… (Catanzaro-Firenze 1918), considerata da molti studiosi un autentico fondamento dottrinale del fascismo - il L. diede vita a un "sistema" che prende le mosse dalla crisi, sorelianamente giudicata irreversibile, della cultura politica e del pensiero economico sia marxista sia liberal-borghese. Convinto della fatale decomposizione dei tradizionali riferimenti culturali del proletariato e della borghesia produttiva, ceti questi corrotti dal riformismo e dalla democrazia, il L. innestava sul fondo soreliano della rinascita etica e della violenza rigeneratrice elementi originali. Sotto l'influsso di V. Pareto, Ch. Maurras e di un P.-J. Proudhon mediato dall'onnipresente Sorel, egli era convinto che solo un fascismo inteso quale compiuta sintesi tra nazionalismo e sindacalismo potesse operare una rottura "rivoluzionaria" del vecchio ordine politico ed economico, mentre i combattenti, che erano il prodotto del profondo rinnovamento morale dovuto alla guerra, diventavano per il L. la principale forza d'urto, violenta e non legalitaria, di cui B. Mussolini doveva servirsi per la conquista del potere.
Il L., tuttavia, non si arrestò a considerazioni di carattere esclusivamente politico e culturale; egli, infatti, contribuì a dare un senso e una ragion d'essere al sindacalismo fascista prima, alla dottrina corporativa poi, tentando quindi di edificare il regime su solide fondamenta economiche e sociali. In questa veste il L. ebbe costantemente cura di legare l'azione del partito fascista al movimento sindacale.
Cercò pertanto di impedire che il fascismo diventasse un mero strumento di reazione borghese e antioperaia, tanto che in un articolo nel Popolo d'Italia del 1920 arrivò a scrivere, commentando l'occupazione delle fabbriche da parte dei lavoratori: "V'è l'estetica e la forza del gesto. Su un'Italia smidollata e trista […] la vigoria di un gesto ha sempre la più alta importanza morale. Contro una borghesia infrollita, inetta, corrotta e corruttrice, si oppone una classe audace e ribelle" (cit. in I. Silone, Il fascismo. Origini e sviluppo, a cura di M. Franzinelli, Milano 2003, p. 85).
Ricucendo in più di un'occasione i rapporti con la Confederazione generale del lavoro (CGL), il L., insieme con altri esponenti della cosiddetta sinistra fascista, tra cui S. Panunzio e A.O. Olivetti, provò a distaccarla dall'esclusiva alleanza con il Partito socialista italiano (PSI), caldeggiando per il sindacato di R. Rigola e L. D'Aragona una prospettiva corporativa e autonomista. Il L. avrebbe concorso, tuttavia, non in misura minore a teorizzare un sindacalismo fascista alternativo a quello confederale, incentrato sulla figura postmarxista del "produttore", e attento non solo ai bisogni della classe operaia, ma anche a quelli di un ceto medio pensato in termini nuovi, e definito in un suo articolo "la classe più numerosa, più intelligente e più complessa della società, [che deve] far valere il proprio peso […] in confronto delle altre" (in F. Cordova, Le origini dei sindacati fascisti. 1918-1926, Roma-Bari 1974, p. 30).
Dopo l'avvento del fascismo il L., che già aveva ottenuto nel 1920 l'insegnamento di economia monetaria all'Università Bocconi di Milano e nel 1921 la libera docenza in economia politica presso l'Università di Roma, divenne ordinario di quest'ultima materia a Cagliari nel 1923.
"Figura atipica nell'ambito del regime" (G. Parlato, La sinistra fascista. Storia di un progetto mancato, Bologna 2000, p. 16), così come della stessa sinistra fascista, pure il L., fino alla fine degli anni Venti, si impegnò a fondo nella vita politica. Venne eletto deputato nel collegio di Reggio Calabria nel 1924, entrando di lì a poco a far parte, nell'ambito dell'effettiva elaborazione giuridica dell'ossatura dello Stato fascista, della Commissione dei 15 (diventata poi dei 18).
In quest'assise tentò frequentemente, ma invano, di riequilibrare a favore del sindacato corporativo il rapporto di forza con lo Stato e con il Partito nazionale fascista (PNF). In nome di una prospettiva politico-economica che continuò a teorizzare durante tutti gli anni Trenta, il L. pensava infatti fosse giusto conferire alle corporazioni e non allo Stato, sebbene fascista, la direzione della produzione economica e della distribuzione della ricchezza.
Il vagheggiato "autogoverno delle categorie", che di fatto il regime mussoliniano non realizzò mai, rimase pertanto un progetto, là dove il L., sempre più deluso dalla piega presa dal fascismo, si allontanava dalla ribalta politica, approfondendo lo studio delle dottrine economiche e dell'economia corporativa, cui dedicò importanti volumi.
Trasferitosi nel 1934 all'Istituto superiore di economia e commercio di Venezia (del quale fu anche rettore e che non abbandonò più), collaboratore di Critica fascista, organo dei frondisti del regime, raccolti intorno a G. Bottai, allo scoppio della seconda guerra mondiale il L. era ormai nettamente ostile a Mussolini e alla svolta protezionista imposta dal fascismo all'economia italiana. Non nutrendo più illusioni sulla natura del corporativismo istituito dal regime, sottoposto a un controllo totale da parte dello Stato e dell'esecutivo fascista e davvero lontano da quello da lui concepito, il L. nel 1944 fu costretto addirittura a fuggire in Svizzera, come un qualsiasi oppositore.
Dal 1945, rientrato in Italia, riprese i suoi studi economici, l'attività di professore universitario e, parzialmente, quella di pubblicista, perlopiù collaborando con il settimanale Tempo di Milano e con il Corriere della sera.
Il L. morì a Milano il 3 marzo 1952.
Sua ultima fatica fu un voluminoso saggio, Problemi economici e sociali dei secoli XIX e XX, che, seppur non portato a termine, venne pubblicato da E. Rota nelle Questioni di storia contemporanea, I-II, Milano 1950-52 (II, pp. 1415-1582). Delle opere del L., oltre a quelle citate, ricordiamo ancora: Prefazione a G. Sorel, Le illusioni del progresso, Milano-Palermo-Napoli s.d. [ma 1910]; Sistemazione di torrenti, in G. Fortunato et al., La questione meridionale, Firenze 1912, pp. 27-30; Il soldato e l'eroe. Saggio di psicologia di guerra, s.l. 1917; La dittatura del proletariato, Milano 1919; Lo Stato e la crisi monetaria e sociale postbellica, ibid. 1920; Le rivoluzioni del dopoguerra. Critiche e diagnosi, Città di Castello 1922; Bibliografia ragionata delle teorie politiche e sociologiche, Milano 1923; Lineamenti d'economia politica, ibid. 1930; Studi d'economia applicata, Padova 1933; Economia dinamica e Stato, in Studi in onore di U. Gobbi, Città di Castello 1934, pp. 687-692; La misurabilità del bisogno in economia, Firenze 1936; Lo Stato nel processo economico, Padova 1936 e 1942; Lezioni d'economia politica corporativa, ibid. 1936; Origine e contenuto dell'economia corporativa, ibid. 1937; "Caso" e vitalismo, in L. Amoroso et al., Cournot nella economia e nella filosofia, Padova 1939, pp. 59-84; La proprietà privata e la corporazione, in La concezione fascista della proprietà privata, a cura della Confederazione fascista dei lavoratori dell'agricoltura, Roma 1939, pp. 209-344; Lezioni distoria delle dottrine economiche, Padova 1940; Lezioni d'economia politica, ibid. 1941; Lezioni sulla economia di guerra, ibid. 1943; Politica della libertà. Libertà economica e politica, individualismo e invadenza statale, dinamismo sociale, Milano 1947; Elementi di economia politica, ibid. 1948; L'equilibrio sociale e il classismo, in Vilfredo Pareto: l'economista e il sociologo. Scritti nell'anniversario della nascita, Milano 1949, pp. 349-367; Il dinamismo sindacale, in Studi in onore di G. Luzzatto, IV, ibid. 1950, pp. 91-109; La pianificazione e la vita, ibid. 1950.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centr. dello Stato, Casellario politico centrale, ad nomen; Direzione gen. di Pubblica Sicurezza, Divisione Affari generali e riservati, 1919, b. 55, f. Milano; ibid., 1921, b. 81, f. Milano, Fascio combattimento; Segr. particolare del duce, Carteggio riservato, 1922-43, f. W/R, Lanzillo, Agostino; Camera dei deputati, XXVII leg., sessione 1924-28, Discussioni dal 16 marzo all'8 dic. 1928, pp. 9651 s.; A. Aquarone, L'organizzazione dello Stato totalitario, Torino 1965, ad ind.; R. De Felice, Mussolini il rivoluzionario (1883-1920), Torino 1965; Id., Mussolini il fascista, I, La conquista del potere (1921-1925), ibid. 1966; II, L'organizzazione dello Stato fascista (1925-1929), ibid. 1968, ad indices; G.B. Furiozzi, Sorel e l'Italia, Messina-Firenze 1975, ad ind.; A. Riosa, Il sindacalismo rivoluzionario in Italia e la lotta politica nel partito socialista in età giolittiana, Bari 1976, ad ind.; G.B. Furiozzi, Il sindacalismo rivoluzionario italiano, Milano 1977, ad ind.; A. Riosa, Il sindacalismo rivoluzionario in Italia dal 1907 alla "Settimana Rossa", in Movimento operaio e socialista, n.s., II (1979), pp. 51-86; F. Leoni, Il dissenso nel fascismo dal 1924 al 1939, Napoli 1983, ad ind.; F. Perfetti, Il sindacalismo fascista. Dalle origini alla vigilia dello Stato corporativo (1919-1930), Roma 1988, ad ind.; E. Gentile, Storia del partito fascista (1919-1922): movimento e milizia, Roma-Bari 1989, ad ind.; S. Nistri De Angelis, S. Panunzio. Quarant'anni di sindacalismo, Firenze 1990, ad ind.; M. Canali, C. Rossi: da rivoluzionario a eminenza grigia del fascismo, Bologna 1991, ad ind.; F. Germinario, Una lettera del 1910 di E. Berth ad A. L., in Storia e problemi contemporanei, V (1992), 10, pp. 125-134; Id., Le démon de la rénovation intellectuelle, Il saggio di Sorel e una lettera inedita ad A. L., in Quaderni di storia contemporanea, n.s., 1993, n. 14, pp. 15-32; "Cher camarade"… G. Sorel ad A. L. (1909-1921), a cura di F. Germinario, in Annali della Fondazione L. Micheletti, 1993-94, n. 7, pp. V-LX, 1-299; A. Staderini, Combattenti senza divisa: Roma nella Grande Guerra, Bologna 1995, ad ind.; P. Favilli, Storia del marxismo italiano: dalle origini alla Grande Guerra, Milano 1996, ad ind.; E. Gentile, Le origini dell'ideologia fascista (1918-1925), Bologna 1996, ad ind.; W. Gianinazzi, Intellettuali in bilico. "Pagine libere" e i sindacalisti rivoluzionari prima del fascismo, Milano 1996, ad ind.; M. Gervasoni, G. Sorel: una biografia intellettuale…, Milano 1997, ad ind.; G.B. Furiozzi, Dal socialismo al fascismo: studi sul sindacalismo rivoluzionario italiano, Napoli 1998, ad ind.; F. Cordova, Il fascismo nel Mezzogiorno: le Calabrie, Soveria Mannelli 2003, ad ind.; Bibliografia del socialismo e del movimento operaio italiano, I, Periodici, Roma-Torino 1956, ad ind.; II, Libri, opuscoli, articoli…, ibid. 1962, ad ind.; O. Majolo Molinari, La stampa periodica romana dal 1900 al 1926…, Roma 1977, ad ind.; Bibliografia dei periodici del periodo fascista (1922-1945), a cura di D. Gulli Pecenko - L. Nasi Zitelli e con introduzione di R. De Felice, Roma 1983, ad ind.; Bibliografia orientativa del fascismo, diretta da R. De Felice, Roma 1991, ad ind.; F. Andreucci - T. Detti, Il movimento operaio italiano. Diz. biografico (1853-1976), Roma 1977, sub voce.