GORI, Agostino
Nacque a Firenze il 18 nov. 1867 da Augusto e Maria Anna Colombini.
Il G. apparteneva a una famiglia di solide tradizioni patriottiche: il nonno, di principî liberali, si era adoperato per raccogliere volontari per la prima guerra d'indipendenza; il padre aveva combattuto a Curtatone con il battaglione universitario, mentre i quattro zii avevano partecipato come volontari alle guerre successive e uno di essi aveva seguito G. Garibaldi in tutte le sue imprese.
Frequentò il liceo a Trani, dove il padre si era recato per costituire una sezione della R. Avvocatura erariale, e dove, nel 1886, pubblicò la sua prima opera, una raccolta poetica (Versi). A essa seguì, nel 1887, una serie di ritratti di patrioti e altre illustri figure di italiani ospitata dalla rivista Le Campane d'Italia, che veniva pubblicata a Parma.
Trasferitosi a Genova, vi conseguì la laurea in giurisprudenza e cominciò a esercitare la professione forense. Ben presto però si dedicò con particolare impegno agli studi storici e sociali e nel 1897, a Firenze, pubblicò la Storia della rivoluzione italiana durante il periodo delle riforme (1846 - 14 marzo 1848).
È questa una ponderosa ricerca in cui il G. tratteggiò l'evoluzione del pensiero politico italiano nell'età della Restaurazione e le vicende della stagione riformistica che prese inizio con il pontificato di Pio IX.
Quale ideale proseguimento di questo studio, nel 1901 dette alle stampe il volume Milano fra il cadere del luglio e l'entrare dell'agosto 1848, edito a Roma; ma, soprattutto, in questi anni si dedicò alla stesura di un'ampia opera di sintesi sulla più recente storia italiana, pubblicata nel 1905, a Milano con il titolo Il Risorgimento italiano (1849-1860) - Il Regno d'Italia (1860-1900).
Monarchico convinto e liberale di orientamento conservatore, nei primi anni del secolo tenne alcune conferenze e commemorazioni nelle quali si scagliò contro i "partiti sovversivi" che attentavano alla sicurezza della patria e non risparmiò neppure la democrazia cristiana, il cui progetto politico fu da lui duramente criticato.
Avendo ereditato alcuni vasti possedimenti terrieri in Toscana, fra il Mugello e la Val di Sieve, si occupò dei problemi dell'agricoltura e levò più volte la propria voce per difendere l'istituto della mezzadria. Fu socio ordinario dell'Accademia dei Georgofili e, nel 1906, tra i fondatori della Rivista economico-agraria toscana, della quale fu assiduo collaboratore per qualche anno. In questo periodo seguì con grande interesse anche la questione forestale.
Si batté perché lo Stato promuovesse il rimboschimento e la sistemazione dei bacini montani. Promosse la costituzione di una Federazione tosco-romagnola per la riforma forestale e la riunione di congressi nazionali forestali (Firenze 1907 e Bologna 1908) e di economia montana (Firenze 1910). Egli stesso provvide al rimboschimento di circa 60 ettari di terreno di sua proprietà e ottenne la medaglia d'oro al merito agrario del ministero dell'Agricoltura (1911). Fu inoltre presidente del comizio agrario di Firenze.
Assorbito dall'interesse per i problemi agricolo-forestali e dalla gestione dei suoi possedimenti fondiari, il G. fu distolto dagli studi storici, che per qualche tempo si limitarono a brevi interventi a carattere commemorativo. Nel 1909, tuttavia, pubblicò un nuovo importante studio (Gli albori del socialismo, 1755-1848, Firenze), nel quale descrisse in modo approfondito le origini e l'evoluzione del pensiero socialista nei vari paesi europei, compresa l'Italia, fino alle rivoluzioni del 1848. Si dedicò poi alla preparazione di un'opera assai impegnativa, una storia d'Italia in molti volumi dal 1815 al 1870, che però non riuscì a realizzare. Negli ultimi anni della sua vita fu assorbito infine da un nuovo importante lavoro, una Storia civile dal 1870 ai nostri giorni, che gli venne commissionata dall'editore milanese Vallardi e apparve postuma, in due volumi, nel 1928.
A questa intensa opera di studioso e all'attenzione dedicata ai problemi economici e sociali del tempo corrispose un impegno altrettanto significativo nella vita politica e nei pubblici uffici. Il G. fu consigliere dei Comuni (tutti in provincia di Firenze) di Dicomano, Londa e Galluzzo, sindaco di Londa dal 1892 al 1902, consigliere comunale di Firenze dal 1907 al 1910 e, in questi anni, autorevole esponente dell'opposizione liberale all'amministrazione bloccarda. Fu poi consigliere provinciale per il mandamento di Dicomano (1909-20), deputato provinciale effettivo di Firenze per lo stesso periodo, di nuovo consigliere comunale di Firenze dal 1923 al 1926 e insieme assessore alla Beneficenza, Assistenza e Lavoro nella giunta guidata dal sindaco A. Garbasso. Membro dell'associazione Patria, re, libertà e progresso, nel 1910 fu tra i fondatori dell'Unione liberale. Dopo la prima guerra mondiale militò nelle file del Partito liberale italiano e ricoprì la carica di presidente della federazione provinciale di Firenze; promosse poi la costituzione del Partito liberale nazionale, di cui fu presidente federale. Nel 1924 ne condivise la decisione di confluire nel Partito nazionale fascista.
Il G. fu membro di numerose accademie e istituzioni scientifiche e culturali, fra le quali la Società Colombaria, la Deputazione di storia patria per le province toscane, il comitato regionale toscano della Società per la storia del Risorgimento italiano, la Società mugellana di studi storici e la Società storica della Val d'Elsa. Fu inoltre direttore del Museo del Risorgimento di Firenze.
Il G. morì a Firenze il 27 giugno 1926.
Oltre a quanto già citato nel testo, fra le opere principali del G. si ricordano ancora: La democrazia cristiana in Italia, Firenze 1902; Il presente momento della mezzeria in Toscana, in Atti della R. Accademia dei Georgofili, s. 5, III (1906), pp. 339-354; Intorno alla sistemazione dei bacini montani, ibid., IV (1907), pp. 157-172; Nel centenario del duce. Dal carteggio di un garibaldino, Firenze 1907; Il senatore marchese L. Ridolfi. Commemorazione letta il 17 dic. 1909 al comizio agrario di Firenze, Firenze 1909; L. Galeotti, A. Mari, G. Montanelli. Commemorazione, ibid. 1913.
Fonti e Bibl.: Necr. in La Nazione, 29 giugno 1926; Il Nuovo Giornale, 29 giugno 1926; La Tribuna, 30 giugno 1926; Il Giornale d'Italia, 30 giugno 1926; Il Marzocco, 4 luglio 1926. Un dettagliato elenco delle opere del G. si trova in A. G.: ricordo, con una nota bibliografica, Firenze 1927. Si vedano inoltre: E. Michel, A. G., in Rass. stor. del Risorgimento, XIII (1926), 3, pp. 740 ss.; B. Righini, I periodici fiorentini (1597-1950). Catalogo ragionato, Firenze 1955, II, pp. 51 s.; W. Maturi, Interpretazioni del Risorgimento. Lezioni di storia della storiografia, Torino 1962, p. 414; M. Palla, Firenze nel regime fascista (1929-1934), Firenze 1978, p. 94; G. Quazza, Storia della storiografia, storia del potere, storia sociale, in L'Italia unita. Problemi ed interpretazioni storiografiche, a cura di R. Rainero, Milano 1981, p. 168; L. Piccioli, Il ceto politico amministrativo fiorentino dal 1910 al 1926, in Rass. stor. toscana, XXXI (1985), 1, pp. 118 s.; G. Mori, Dall'Unità alla guerra: aggregazione e disgregazione di un'area regionale, in Storia d'Italia (Einaudi), Le regioni dall'Unità a oggi, La Toscana, a cura di G. Mori, Torino 1986, p. 313; L. Piccioli, I "popolari" a palazzo Vecchio. Amministrazione, politica e lotte sociali a Firenze dal 1907 al 1910, Firenze 1989, pp. 33, 36, 110, 122, 217, 266; N. Capitini Maccabruni, Liberali, socialisti e Camera del lavoro a Firenze nell'età giolittiana (1900-1914), Firenze 1990, pp. 163, 165, 253; T. Calogero, Il comizio agrario di Firenze: classe dirigente e giornalismo agrario, in Rass. stor. toscana, XLI (1995), 2, pp. 290 s., 300; La provincia di Firenze e i suoi amministratori dal 1860 ad oggi, a cura di S. Merendoni - G. Mugnaini, Firenze 1996, pp. 46, 80 s.