GALLO, Agostino
Nacque a Palermo il 7 febbr. 1790 da Salvatore, negoziante (ma anche collezionista di oggetti d'arte, che acquistava da nobili famiglie in difficoltà), e da Gesualda Pisanti; stando a quanto il G. stesso afferma (Sugli scrittori moderni di storia di Sicilia, p. 37), sembra che la famiglia fosse di recente origine genovese. Dopo gli studi elementari entrò nel collegio del Buon Pastore di Palermo e, sotto la guida di N. Villarà, vi coltivò la retorica. Nel 1803, lasciato il collegio, prese a studiare eloquenza e poetica con l'erudito pisano padre M.A. Conti, che tanto lo stimò da legargli in eredità le sue carte affinché il G. potesse curare la pubblicazione di quanto giudicasse meritevole; ebbe però diversi altri precettori, da D. Scinà per la fisica a G. Piazzi e N. Cacciatore per l'astronomia, dal canonico S. Di Chiara per il diritto a V. Tineo per la storia naturale, dal canonico G.B. Cancilla per algebra e geometria a G. Leone per la lingua greca e G. Truslues per la tedesca, fino a P. Balsamo per l'agronomia. Molto importanti per la sua formazione di critico d'arte e per il suo futuro di collezionista furono poi A. Sozzi, suo maestro di disegno figurativo presso l'Università, G. Velasquez, che lo iniziò allo studio del nudo, e sopratutto il pittore G. Patania, col quale il G. instaurò un lungo rapporto di familiarità.
Studi tanto multiformi lo resero incerto sulle sue scelte di vita, finché, in data non nota - probabilmente nei primi anni della Restaurazione (Mira, p. 388) - spinto dallo Scinà, decise di recarsi a Napoli per partecipare a un concorso per un posto di referendario presso il Supremo Consiglio di Cancelleria "addetto alla riforma delle leggi", ma si presentò in ritardo, dopo un viaggio durato cinque giorni. Rivoltosi allora al suo antico maestro G. Piazzi, fu da questo raccomandato al marchese D. Tommasi, che ottenne dal re la riapertura del concorso per altri quattro posti, onde egli poté entrare in carriera. Dopo tre anni di servizio e dopo aver rifiutato l'incarico di giudice a Messina fu dal Tommasi nominato "ufficiale di carico ordinario" per l'istruzione pubblica, le belle arti, la pubblica salute e la beneficenza, con 50 ducati di soldo e 10 di soprassoldo, e l'ammissione a tutte le feste della corte di Napoli e della luogotenenza di Sicilia.
Prese servizio a Palermo nel 1839 con la qualifica di capo compartimento della segreteria di Stato e introdusse in Sicilia le scuole elementari comunali secondo il nuovo metodo lancasteriano già sperimentato a Napoli da A. Scoppa.
La prima pubblicazione conosciuta del G. è una modesta raccolta di versi, Poesie liriche (I-II, Palermo 1816), cui fecero seguito, con analoghi risultati, il Canto funebre in morte di G. Piazzi (ibid. 1817), il Canto lirico… per le nozze di M. Felice Statella (ibid. 1818), e molte altre composizioni minori.
Di nuovo a Palermo, tornò a interessarsi con impegno crescente alla storia, alla cultura e all'arte siciliana. Frattanto però gli interessi del G. erano venuti a concentrarsi su ciò che fece di lui un rappresentante significativo della cultura erudita del tempo in Sicilia: la raccolta e l'illustrazione di documenti, notizie e monumenti dell'isola, dei cui valori spirituali e artistici divenne propugnatore attivissimo, con particolare riguardo allo studio dei rapporti di essi con la cultura italiana. I decenni successivi sono fitti di pubblicazioni monografiche (solo in piccola parte raccolte in un volume di Prose, ibid. 1824) che svolgono temi relativi principalmente alle arti figurative, con particolare riguardo alla pittura, ma anche alla letteratura, alla musica, alle arti minori o all'agricoltura, talvolta con lavori di carattere teorico, come ad esempio il Regolamento per la compilazione del nuovo dizionario siciliano sotto la direzione di Domenico Scinà (ibid. 1837). Il G. aveva programmato un'opera monumentale, Le belle arti in Sicilia, che non vide mai la luce, ma che si realizzò in buona parte attraverso innumerevoli opuscoli, taluni dedicati alla critica d'arte, altri alla letteratura in versi e in prosa, altri ancora stesi in forma di biografia o di necrologio, per finire poi con alcuni contributi sulla vita musicale e sull'agricoltura isolane (un elenco esauriente in Mira, I, pp. 388-394, e in Narbone, ad indicem).
Per la politica il G. non dimostrò particolare interesse, restando estraneo ai vivaci dibattiti del tempo, ai quali partecipò con discrezione solo negli anni giovanili, durante le crisi del 1812 e del 1820; tuttavia dedicò tempo, energie e impegno economico per ottenere l'aiuto delle istituzioni nella realizzazione di una iniziativa di largo respiro: la fondazione e l'organizzazione a Palermo di un Pantheon d'illustri siciliani nella chiesa di S. Domenico, opera che ebbe inizio nel 1843 con l'erezione del monumento al pittore P. Novelli, seguito da quelli che accolsero le spoglie di G. Meli (del quale il G. cercava in ogni modo di diffondere la fama), del poeta M.A. Monti, di D. Scinà, dell'ellenista M. Crispi, di G. Turrisi Colonna, di G. Salemi, della poetessa Nina siciliana, dei Maraviglia padre e figlio, dell'astronomo G. Piazzi, e di molti altri, per ognuno dei quali il G. procurò un ritratto o un busto, traendoli per lo più dalle proprie collezioni. Egli fu infatti appassionato collezionista di opere d'arte, soprattutto di pitture (una descrizione con inventario delle sei sale in cui erano conservate le sue raccolte in Raymondo Granata, pp. 49-101). Di tale collezione, alla sua morte, in esecuzione del suo testamento (rog. P. Leonardi, 28 marzo 1874), gli eredi Lucrezia Marines e Carlo Maggio affidarono in perpetuo deposito alla Biblioteca comunale 152 ritratti di siciliani illustri per lo più moderni, mentre per rogito Scribani (9 apr. 1874) il direttore del R. Museo di Palermo ricevette 105 dipinti antichi da lui stesso scelti. Importanti le relazioni che il G. intrattenne con illustri letterati italiani, come G.B. Niccolini, G. Borghi, G. Rosini, C. Lucchesini e molti altri. Fu a Firenze e a Roma, ove nelle biblioteche Laurenziana e Vaticana trasse inediti dei primi poeti volgari; intervenne inoltre come antiromantico nella celebre disputa sui classici, sulla scia del Niccolini, del quale curò a Palermo nel 1843 un'edizione delle opere, cui premise una biografia dell'autore.
Instancabile operatore culturale, nel 1863 aveva promosso, con sede in casa sua, un'assemblea di storia patria, che l'anno successivo curò a Palermo la pubblicazione di un volume di Atti e documenti inediti o rari; tale assemblea si sciolse nel 1865, per ricostituirsi subito dopo come Nuova società per la storia di Sicilia, della quale fu presidente Michele Amari e il G. presidente onorario. Socio di innumerevoli accademie e associazioni culturali italiane e straniere, diede inoltre vita, a volte insieme con altri, ad alcune pubblicazioni periodiche, come L'Ape. Gazzetta letteraria di Sicilia (iniziata nel 1822), il Giornale di scienze, lettere ed arti per la Sicilia (iniziato nel 1829 e continuato da G. Bertini fino al 1842), le Effemeridi scientifiche e letterarie per la Sicilia (1832-40), e L'Indagatore siciliano. Fra le sue pubblicazioni la più significativa resta probabilmente Sugli scrittori moderni di storia di Sicilia… (Palermo 1867).
Comunque il valore del G. va ricercato nell'enorme quantità di dati, documenti e notizie da lui raccolti nel corso di una vita laboriosissima che si concluse a Palermo il 16 maggio 1872.
Quanto resta di inedito del G. è in parte conservato presso la Biblioteca comunale di Palermo (Qq.F.17), insieme con i suoi carteggi con molti letterati. La Storia delle arti in Sicilia dall'epoca greca al secolo XIX fu pubblicata postuma in due volumi, a Palermo, nel 1875.
Fonti e Bibl.: Forlì, Biblioteca comunale, Mss. Missirini, f. I, lettera 24 sett. 1847 (n. 52); f. II, lettera s.d. (n. 103); Bologna, Biblioteca Gozzadini, Mss. 440-441; L'Ape. Gazzetta letteraria di Sicilia, 1822, t. II, p. 65; Effemeridi scientifiche e letterarie per la Sicilia, I (1832), 2, p. 90; III (1834), 8, p. 85; V (1836), 13, pp. 62 ss.; IX (1840), 27, p. 323; R. Accademia palermitana di scienze e lettere (già Accademia del Buon Gusto nelle scienze, nelle belle lettere e nelle lingue), Atti 1832, 1836; L'Indagatore siciliano, II, Palermo 1835, p. 137; A. Narbone, Biblioteca sicola sistematica, I-IV, Palermo 1850-55, ad indicem vol. IV; G. Raymondo Granata, Duecentosessanta giorni in Palermo nel 1861, ovvero Biografia e gabinetto scientifico-artistico dell'archeologo signor A. G.…, Messina 1863; P. Sansone, Biografia di A. G., Palermo 1872; G.M. Mira, Bibliografia siciliana, I, Palermo 1875, pp. 387-394; G. Di Pietro, Illustrazione dei più conosciuti scrittori contemporanei sicil. dal 1830 a quasi tutto il 1876…, Palermo 1878, p. 326; Carteggio di Michele Amari, a cura di A. D'Ancona, Torino 1896, I, p. 17; Carteggio ined. di Tullio Massarani scelto da R. Barbiera (1851-1905), Firenze 1909, I, p. 42; G. Casati, Diz. degli scrittori d'Italia, III, Milano 1926, p. 127; E. Di Carlo, F. Bisazza e A. G., in Sicilia del Popolo, 13 genn. 1950; La Sicilia e l'unità d'Italia, in Atti del Congresso internaz. di studi storici sul Risorgimento, Palermo… 1961, Milano 1962, p. 512 n. 1.