GALEAZZI, Agostino
Figlio di Maffeo, nacque a Brescia nel 1523, come si desume dalle polizze d'estimo del 1563 e del 1568 nelle quali dichiarò di avere, rispettivamente, quaranta e quarantacinque anni (Bagni Redona, 1986). Secondo il Fenaroli (1877), fu avviato all'arte della pittura dal padre, che gli fece frequentare, ancora giovane, la bottega di A. Bonvicino, detto il Moretto.
Il suo apprendistato coincise con l'ultimo periodo di attività del maestro che negli ultimi anni (morì nel 1554) si avvalse in misura sempre maggiore degli allievi (Passamani, 1986). Poiché il G. fu senza dubbio tra i più fedeli continuatori dei modi del Moretto, la critica tende ad attribuirgli l'esecuzione di alcune tele talvolta date al Bonvicino: l'Assunta della parrocchiale di Maguzzano, le Nozze di Cana provenienti dalla chiesa dei Ss. Fermo e Rustico a Lonigo, la Madonna con il Bambino, conservata a Vaduz, nel Liechtenstein (Bagni Redona, 1986 e 1988).
La prima opera attribuita concordemente al G. è datata 1552. Si tratta della Madonna in trono con il Bambino, le ss. Cecilia e Caterina d'Alessandriae i donatori: Ludovico Luzzago, appartenente a una delle più ricche e antiche famiglie della città, e la moglie Caterina Marzioli. La grande pala bresciana (oggi nella cappella del palazzo vescovile) era destinata a ornare il primo altare a sinistra della chiesa di S. Pietro in Oliveto dei canonici regolari di S. Giorgio in Alga, e con ogni probabilità fu affidata al G. grazie alla mediazione del Moretto che per quella chiesa, pochi anni prima, aveva eseguito alcuni lavori (due pale e le ante d'organo), forse aiutato dal Mombello e dallo stesso G. (Guazzoni, 1981). La realizzazione di una pala secondo i riconoscibili e apprezzati stilemi del Moretto, costituì per il G. una referenza molto importante all'interno dello stesso Ordine.
Ancora per S. Pietro eseguì un'Adorazione dei magi; e in provincia i canonici regolari di S. Giorgio, qualche anno più tardi, si servirono probabilmente di nuovo della sua arte: al G. sono infatti attribuite (Boselli, 1947) le Nozze di Cana nel refettorio del convento dei Ss. Fermo e Rustico di Lonigo (Vicenza); lo stato di conservazione della grande tela non permette di confermarne la paternità né di restituirla con certezza all'ultimo Moretto, ma rimane comunque importante il legame di committenza istituito tra la bottega del Bonvicino e l'Ordine.
L'Adorazione dei magi della chiesa bresciana di S. Pietro in Oliveto, oggi conservata in quella di S. Angelo, viene ricordata dal Paglia (1668-1712, p. 624) per "l'immensa fattura de drappi… che convincono il credibile": la perizia nel dipingere le vesti e una accentuata vena decorativa caratterizzarono la pittura del G. e furono alla base della sua fortuna, specialmente in provincia. Difatti, l'8 dic. 1554 "fu accordato a M. Agostino Pittore in Brescia di far l'ancona della Cappella del Corpo di Cristo in ducati 52" (Baroncelli, 1946-47, p. 143), come si legge negli annali dell'Arciconfraternita del Ss. Sacramento presso la congregazione di Carità di Martinengo, che aveva il proprio altare nella chiesa parrocchiale di S. Agata, per la quale il G. eseguì in poco più di un anno un'Adorazione dei magi, firmata e datata 1556 (Pinetti, 1931).
Lo stesso tema fu ripetuto anche per la parrocchiale di Pompiano, nei pressi di Orzinuovi, e nel 1559 per la chiesa vicentina di S. Rocco dei canonici di S. Giorgio in Alga. La grande tela di S. Rocco aveva il suo pendant nel Martirio di s. Caterina, plausibilmente realizzato dalla bottega del Moretto, forse dallo stesso G. (Baroncelli, 1946-47, p. 147). L'Adorazione dei magi di Vicenza è senza dubbio il capolavoro del pittore, condotto secondo i modi ereditati dal maestro, caratterizzato da un gusto per il rovinismo e da un'attenzione descrittiva. Ciò distingue nettamente il G. dagli altri allievi del Moretto e lo colloca all'interno di quel "manierismo internazionale" (Guazzoni, 1989, p. 104) che si sarebbe perpetuato nelle generazioni successive. Una pittura, definita dal Guazzoni a metà tra "involuzione neofeudale" e "Wunderkammer nordica" (p. 105), che se da un lato sa rispondere alle esigenze dogmatiche e cultuali dei committenti, dall'altro mostra un'intensa passione per la resa del particolare, degli ornamenti, e per i cangiantismi cromatici.
Queste peculiarità del G. si rivelano anche nell'ultima opera certa, il S. Pietro tra i ss. Giovanni e Paolo, eseguita per la parrocchiale dei Ss. Pietro e Paolo di Preseglie, sempre nel Bresciano. In questa pala, firmata e datata 1562, ritornano la minuta decorazione delle vesti e lo scorcio sicuro dei colonnati, motivi che collocano il pittore tra i migliori allievi del Moretto, fedele continuatore della sua maniera.
Si attribuiscono al G. anche altre opere: il Corteo della regina di Saba della Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, facente parte di un gruppo di otto quadretti realizzati da vari pittori per il parlatorio a sud del presbiterio della chiesa di S. Giulia nel monastero bresciano del Salvatore (Damiani, 1978); il S. Pietro Martire per la parrocchiale dei Ss. Pietro e Paolo a Leno, nei pressi di Brescia (Boschi, 1985); il Ritratto di Francesco Franchini, conservato a Como, un tempo parte della collezione di Paolo Giovio (De Vecchi, 1981); una Sacra Famiglia (Morassi, 1939, p. 466); una Madonna tra i ss. Martino e Clemente per la chiesa di S. Clemente a Vezza d'Oglio (Ferrari, 1960). Al G. è stata attribuita anche l'Adorazione dei magi della pieve di Coccaglio; ma lo studio documentario condotto dal Guerrini (1986) ne affida la paternità al Mombello, incaricato nel 1549 di eseguire il dipinto entro due anni.
Sull'ultimo periodo di attività del G. si hanno pochissime notizie: il 2 luglio 1560 stipulò un contratto nel quale si determinavano le condizioni di apprendistato di Andrea, figlio di un tal "Augustinus de fiamenis dictus de paganinus", che, in cambio, avrebbe impartito lezioni di canto e di musica ai figli del pittore. All'atto era presente, tra gli altri, l'architetto Giulio Todeschini (Boselli, 1977, p. 61).
La data di morte del G. può essere collocata tra il 1576, quando il figlio Giovan Battista è documentato come "filius Augustini", e il 1579, quando lo stesso è detto "quondam Augustini" (Bagni Redona, 1986).
Il G. fu affiancato nell'attività di bottega dal figlio, Giovan Battista, che nacque a Brescia da Bartolomea de Confortis nel 1550 o nel 1552. La prima data si ricava dalle polizze d'estimo presentate dal padre nel 1563 e nel 1568 (dove risulta essere, rispettivamente, di tredici e di diciotto anni); mentre la seconda si desume dalla sua polizza del 1588, in cui si dice di trentasei anni. Il Fenaroli (1877, p. 140), oltre a testimoniarne l'alunnato presso il padre, accenna anche a "lezioni ed ammaestramenti" impartiti dal pittore bresciano Grazio Cossali, cresciuto alla scuola del Mombello, suo diretto maestro. In realtà il rapporto tra Giovan Battista e il Cossali è basato sulla stretta contiguità dei modi dei due pittori determinata da un comune ambito di formazione. Ne risulta un'influenza reciproca che risponde alla costante esigenza di preservare l'identità morettesca della scuola bresciana. Le opere note di Giovanni Battista furono realizzate quasi tutte in provincia. La prima firmata, un Redentore e santi, è datata 1583 e fu eseguita per l'altare di S. Antonio della parrocchiale di S. Martino di Vezza d'Oglio in Valcamonica (Canevali, 1912). A detta del Ferrari (1960), nella stessa chiesa realizzò anche la pala dell'altare di S. Lucia con i Misteri del Rosario, la Madonna tra santi e due religiosi. Sua è una Madonna del Rosario per Sabbio Chiese (firmata e datata 1585) e il Martirio di s. Pietro Martire (1589) per la parrocchiale di Gardone di Val Trompia, ora alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano, nel quale è evidente la matrice morettiana mediata dai modi del padre e del Cossali (Panazza - Boselli, 1946). Ancora in provincia, realizzò il Compianto di Cristo di Monticelli Brusati (1602) e la Conversione di s. Paolo (1607) per la parrocchiale di Collebeato, nelle vicinanze di Brescia (Guazzoni, 1989), mentre per il coro della chiesa di S. Paolo in città, ora soppressa, ma appartenente al monastero delle monache di S. Agostino, dipinse il Cristo Crocefisso tra la Vergine e s. Agostino. Di questa pala, che alcune fonti attribuiscono al Mombello (Faino, sec. XVII, p. 115), si ignora l'attuale ubicazione e si sa soltanto che, in occasione delle soppressioni e spoliazioni napoleoniche dei monasteri, fu inviata a Milano il 23 ag. 1805. Il seicentesco catalogo del Faino riporta altre opere, delle quali si ignora l'attuale collocazione, che le antiche guide bresciane attribuirono al G.: una Madonna e santi per la chiesa del monastero di S. Caterina e un S. Paolo per l'altar maggiore di S. Pietro in Oliveto (pp. 47, 157). La data di morte è collocabile tra il 1606, quando firmò e datò la Madonna e santi per la parrocchiale di Villa d'Allegno, presso Brescia, e il 1610, anno in cui la figlia Agostina stipulava un contratto in proprio, come risulta dalla sua polizza d'estimo presentata nel 1617 (Panazza - Boselli, 1946).
Fonti e Bibl.: F. Paglia, Il giardino della pittura (1668-1712), a cura di C. Boselli, II, Brescia 1967, pp. 623-626; B. Faino, Catalogo delle chiese di Brescia (sec. XVII), a cura di C. Boselli, Brescia 1961, ad indicem; S. Fenaroli, Dizionario degli artisti bresciani, Brescia 1877, pp. 139 s.; F. Canevali, Elenco degli edifici monumentali, opere d'arte e ricordi storici esistenti nella Val Camonica, Milano 1912, p. 437; Inventario degli oggetti d'arte d'Italia, I, Provincia di Bergamo, a cura di A. Pinetti, Roma 1931, p. 321; Catalogo delle cose d'arte e di antichità d'Italia. Brescia, a cura di A. Morassi, Roma 1939, ad indicem; Pitture in Brescia dal Duecento all'Ottocento (catal.), a cura di G. Panazza - C. Boselli, Brescia 1946, pp. 95-98, 113 s.; U. Baroncelli, Due tele cinquecentesche bresciane in S. Rocco di Vicenza, in Commentari dell'Ateneo di Brescia, 1946-47, pp. 141-148; C. Boselli, Il Moretto da Brescia del Gambosi, in Arte veneta, I (1947), p. 301; A. Ferrari, Paesaggio camuno. Vezza d'Oglio e le sue antiche terre, Breno 1960, p. 27; R. Bossaglia, La pittura del Cinquecento: i maggiori e i loro scolari, in Storia di Brescia, II, Brescia 1963, pp. 1084 s.; P.V. Bagni Redona, La pittura manieristica, ibid., III, Brescia 1964, p. 560; C. Boselli, Regesto artistico dei notai roganti in Brescia dall'anno 1500 all'anno 1560, Brescia 1977, ad indicem; A. Damiani, in S. Salvatore di Brescia… (catal.), Brescia 1978, p. 197; V. Guazzoni, Moretto. Il tema sacro, Brescia 1981, p. 48; P.L. De Vecchi, in Collezioni civiche di Como: proposte, scoperte, restauri (catal.), a cura di T. Binaghi Olivari, Milano 1981, p. 47; R. Boschi, La chiesa parrocchiale dei Ss. Pietro e Paolo in Leno, Brescia 1985, p. 38; B. Passamani, Il manierismo bresciano, in La pittura del Cinquecento a Brescia, Brescia 1986, p. 205; P.V. Bagni Redona, ibid., pp. 240 s.; S. Guerrini, Note e documenti per la storia dell'arte bresciana dal XVI al XVIII secolo, I, in Brixia sacra, XXI (1986), pp. 11-13; L. Anelli, Venetismo di un gruppo di dipinti bresciani del Cinquecento: Mombello, Galeazzi, Gandino, Cossali, in Arte veneta, XLII (1988), pp. 77-86; P.V. Bagni Redona, Alessandro Bonvicino. Il Moretto da Brescia, Brescia 1988, ad indicem (con bibl.); V. Guazzoni, in La Pittura in Italia. Il Seicento, Milano 1989, pp. 104 s., 750 s.; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIII, p. 90.