Agostino di Canterbury, Santo
Primo vescovo d'Inghilterra, morto nel 604. Al nome di A. è tradizionalmente connessa la seconda colonizzazione cristiana dell'Inghilterra, promossa da Gregorio Magno nel 596. Della vita giovanile del santo non si conosce molto. Coetaneo e amico di Gregorio, del quale almeno una fonte medievale gli fa condividere la formazione (Leone III, Ep., 16), A. era già priore del monastero romano di S. Andrea in Monte Coelio - fondato dallo stesso pontefice presso l'abitazione della propria famiglia - quando questi gli affidò la guida di una missione destinata a evangelizzare l'Inghilterra. L'isola, che aveva conosciuto una precedente cristianizzazione, era rimasta esposta, a partire dal sec. 5°, a una nuova penetrazione barbarica che aveva rapidamente soppiantato le popolazioni convertite.Partita da Roma nel 596 (Beda, Hist. Eccl., 1, 23), la piccola comunità avrebbe svernato sul continente, toccando nel corso del viaggio numerose sedi episcopali francesi; l'itinerario fu stabilito probabilmente a Roma dallo stesso Gregorio, che privilegiò le diocesi più vicine al papato. Ulteriormente ritardata da un fugace rientro di A. a Roma, la missione sarebbe approdata in Inghilterra solo l'anno seguente, trovando asilo presso Etelberto, re del Kent, che avrebbe consentito ai monaci di stabilirsi a Canterbury (Beda, Hist. Eccl., 1, 25). Favorita dal sostegno della moglie cristiana del sovrano, la predicazione dei missionari avrebbe conseguito un rapido successo, ottenendo la conversione dell'intera popolazione del Kent, sancita dal battesimo dello stesso Etelberto avvenuto, secondo la tradizione, entro il 597. Informato dell'evento (Gregorio Magno, Ep., 8, 29), nel 601 il papa avrebbe organizzato una seconda missione, inviando a Canterbury il pallio arcivescovile per A. e un provvisorio ordinamento della nuova comunità cristiana, insieme a una ricca provvista di reliquie, codici e suppellettile liturgica, destinati a sopperire alle necessità cultuali delle istituende diocesi (Gregorio Magno, Ep., 11, 39; Beda, Hist. Eccl., 1, 29).
Ordinato arcivescovo e primate d'Inghilterra ad Arles (Beda, Hist. Eccl., 1, 27), o più facilmente ad Autun (Brechter, 1941; Markus, 1963), nella strutturazione della regione ecclesiastica A. si sarebbe mosso con una certa autonomia, stabilendo soltanto la prima delle due sedi metropolitane previste, impiantata a Canterbury, capitale del regno del Kent (non a Londra, come Gregorio stesso aveva suggerito), e nominando due soli suffraganei - Gregorio gli aveva dato facoltà di eleggerne addirittura dodici - a Londra e a Rochester (Beda, Hist. Eccl., 2, 3).
Rimasto a Canterbury sino alla morte, intervenuta secondo la tradizione tre anni più tardi, A. avrebbe creato nella capitale numerose fondazioni, delle quali il tracciato prenormanno della città ha conservato l'impronta.
Le tracce più consistenti di questa presenza - recentemente comprovate da una sistematica indagine archeologica intorno ai siti cristiani - sono state riconosciute nell'area della chiesa di St Martin presso la quale, secondo la cronaca di Beda, la missione si sarebbe stabilita all'arrivo, sotto la protezione della regina Berta. Una seconda rilevante campagna di scavo ha riportato alla luce le strutture altomedievali del monastero extra moenia dedicato ai ss. Pietro e Paolo (più tardi S. Agostino), al cui interno avrebbero trovato sepoltura, insieme allo stesso A., i sovrani e i primi arcivescovi della città (Beda, Hist. Eccl., 1, 33).
Circa i resti architettonici di queste fondazioni, quasi interamente cancellate dalle ricostruzioni normanne, non si può dire molto; dell'ispirazione romana, tuttavia, esse conservano un ricordo evidente nella scelta delle intitolazioni: il Salvatore (sul modello del Laterano) per la cattedrale; S. Pietro per un'altra fondazione cittadina; ancora, S. Pancrazio per una cappella inserita entro la cinta del complesso suburbano; allo stesso Gregorio sarebbe stato dedicato il portico della basilica del monastero dei Ss. Pietro e Paolo, destinato ad accogliere il sepolcreto degli arcivescovi. Una compagine squisitamente romana, alla quale - è stato giustamente osservato (Brooks, 1977) - non dovette essere estraneo l'invio di reliquie ricordato da Beda nel 601.
Gli insediamenti gregoriani nel Kent avrebbero segnato in profondità la cultura dell'Inghilterra altomedievale, ponendo le basi di un legame che nel secolo successivo avrebbe spinto verso Roma molte grandi figure del clero britannico; i viaggi di Benedetto Biscop e Vilfrido di York ne furono la più immediata conseguenza. Sul filo di questo rapporto con Roma, nelle scuole della regione sarebbero stati importati costumi liturgici, modelli e usi grafici di provenienza romana, tali da far divenire l'Inghilterra, nel corso dei decenni successivi, una vera e propria römische Schriftprovinz (Bischoff, 1964).
Non a caso, al nome di A. e ai plurimi codices inviati da Gregorio Magno a Canterbury è tradizionalmente connessa la vicenda del frammento dei Vangeli detti 'di s. Agostino', conservato a Cambridge (C.C.C., 286). Il manoscritto, per il quale un'ipotesi recente ha nuovamente invocato su basi grafiche indizi di una sicura provenienza romana (Petrucci, 1971), si trovava in Inghilterra già alla fine del sec. 7°, come attesta la presenza di annotazioni di una mano insulare riferibile a questo momento (Lowe, 1958). La decorazione originale, che doveva comprendere insieme ai frontespizi dei quattro evangeli diverse altre illustrazioni a piena pagina, si riduce oggi a due sole miniature, rispettivamente alle cc. 125r e 129v. Vi compaiono una tabula con dodici scene tratte dalla vita di Cristo e il ritratto di s. Luca in trono entro un'edicola chiusa da una doppia cornice illustrata con soggetti tratti dal libro dell'evangelista.
Esemplato probabilmente su un codice bizantino (Weitzmann, 1977), a quest'ultimo l'Evangeliario 'di s. Agostino' doveva il modello di un programma iconografico in origine certamente molto più esteso del lacerto che ne rimane. Le due miniature superstiti, riferite senza incertezze a un artista di formazione occidentale, sono state felicemente accostate a testimonianze figurative romane dei secc. 6° e 7°: tra le altre, l'affresco di Turtura nella catacomba di Commodilla. Rimasta integra forse sino al 1100, l'opera sembra avere largamente influenzato la produzione insulare di età precarolingia (Wormald, 1954).
La data di canonizzazione di A. è ignota; esistono tuttavia elementi sufficienti per ritenere che il culto del santo abbia conosciuto in Inghilterra una tradizione molto antica, in ogni caso anteriore al sec. 11°, quando una fonte normanna ricorda la traslazione delle spoglie del santo nella cattedrale di Canterbury, allora in ricostruzione.
La venerazione per l'arcivescovo A. è però meno precoce del più antico ritratto che se ne conosca, contenuto in una iniziale del manoscritto di Beda di Leningrado (Leningrado, Saltykov-Ščedrin, Lat. Q.v.I. 18, c. 26v), databile con una certa sicurezza tra il 731 e il 735 (Lowe, 1958; Shapiro, 1958). Privo di nimbo e identificato da un semplice Augustinus, il presule vi compare nelle vesti di un monaco tonsurato che stringe nelle mani il libro e la croce. Più tardi, insieme al nimbo, la figura avrebbe assunto nell'iconografia tradizionale il pallio e le insegne del costume vescovile, conservando del ritratto più antico il volto sbarbato, il libro e la croce. In quest'ultima forma il santo sembra avere conosciuto nel sec. 12° una certa fortuna figurativa nelle illustrazioni di numerosi manoscritti inglesi e in alcuni esemplari di scuola cistercense (Heiligenkreuz). A questo stesso modello è ispirata una rappresentazione tardomedievale (1470 ca.) presente in una vetrata della cattedrale di Canterbury.
Bibliografia
Fonti:
Gregorio I Papa, Registrum Epistolarum, Libri I-VII; VIII-XIV, a cura di D. Norberg, in Corpus Christianorum Lat., CXL-CXLA, 1982, VIII, 29, pp. 550-553, XI, 35-39, pp. 923-935.
Beda il Venerabile, Historia Ecclesiastica gentis Anglorum, Historia abbatum, Epistola ad Ecbertum, una cum Historia abbatum auctore anonimo, a cura di C. Plummer, Oxford 1896, I, 23, 25, 27, 29, 33, pp. 42-43, 44-45, 46, 63-64, 70; II, 3, pp. 85-86.
Leone III Papa, Epistolae, XVI, in PL, CII, col. 1032.
AA.SS. Majus VI, Paris 1866, pp. 370-440.
A. e le implicazioni storiche della missione:
S. Brechter, Die Quellen zur Angelsachsenmission Gregors des Grossen (Beiträge zur Geschichte des Alten Moenchtums und des Benediktinerordens, 22), Münster 1941.
B. Pesci, s.v. Agostino, vescovo di Canterbury, santo, in EC, I, 1948, coll. 513-514.
R. Manselli, s.v. Agostino di Cantorbery, santo, in DBI, I, 1960, pp. 478-480.
J. M. WallaceHadrill, Rome and the early English Church: some questions of transmission, in Le chiese nei regni dell'Europa occidentale e i loro rapporti con Roma sino all'800, "VII Settimana di studio del CISAM, Spoleto 1959", Spoleto 1960, II, pp. 519-548.
A. Amore, s.v. Agostino, vescovo di Canterbury, in Bibl. SS., I, 1961, coll. 426-427.
D. Knoles, The Monastic Order in England, London 1963, pp. 750-752.
R. A. Markus, The Chronology of the Gregorian Mission to England. Bede's Narrative and Gregory's correspondence, Journal of Ecclesiastical History 14, 1963, pp. 16-30.
B. Bischoff, Scriptoria e manoscritti mediatori di civiltà dal sesto secolo alla Riforma di Carlo Magno, in Centri e vie di irradiazione della civiltà nell'Alto Medioevo, "XI Settimana di studio del CISAM, Spoleto 1963", Spoleto 1964, pp. 479-504: 497.
S. Brechter, Zur Bekehrungsgeschichte der Angelsachsen, in La conversione al cristianesimo nell'Europa dell'Alto Medioevo, "XIV Settimana di studio del CISAM, Spoleto 1966", Spoleto 1967, I, pp. 191-215: 198-207.
P. H. Blair, The World of Bede, London 1970, pp. 41, 79.
H. Mayr-Harting, The Coming of Christianity to Anglo-Saxon England, London 1972, pp. 51-77, 160-165.
D. H. Farmer, s.v. Augustine of Canterbury, in The Oxford Dictionary of Saints, Oxford 1978, pp. 2425.
P. Riché, Les écoles et l'enseignement dans l'Occident chrétien de la fin du Ve siècle au milieu du XIe siècle, Paris 1979 (trad. it. Le scuole e l'insegnamento nell'occidente cristiano dalla fine del V secolo alla metà dell'XI, Roma 1984, pp. 47, 336).
H. Gneuss, Anglo-Saxon Libraries from the Conversion to the Benedictine Reform, in Angli e Sassoni al di qua e al di là del mare, "XXXII Settimana di studio del CISAM, Spoleto 1984", Spoleto 1986, pp. 643-688: 651-655.
G. Jenal, Gregor d. Grosse und die Anfänge der Angelsachsenmission, ivi, pp. 793-850: 795-812.
Vangeli di s. Agostino:
F. Wormald, The Miniatures in the Gospels of St. Augustine, Cambridge 1954 (rist. con una nota bibliografica in Collected Writings, I, Studies in Medieval Art from the Sixth to the Twelfth Century, a cura di J. J. G. Alexander, T. J. Brown, J. Gibbs, Oxford 1984, pp. 13-35).
C. Bertelli, Stato degli studi sulla miniatura fra il VII ed il IX secolo in Italia, SM, s. III, 9, 1968, pp. 379-420.
A. Petrucci, L'Onciale Romana. Origini, sviluppo e diffusione di una stilizzazione grafica altomedievale, ivi, 12, 1971, pp. 75-132: 110 ss.
K. Weitzmann, Spätantike und frühchristliche Buchmalerei, München 1977, pp. 22, 112-115, tavv. 41-42.
Insediamenti agostiniani a Canterbury:
H. M. Taylor, The Anglo-Saxon Cathedral Church at Canterbury, AJ 126, 1969, pp. 101-130.
R.D.H. Gem, The Anglo-Saxon Cathedral Church at Canterbury: a Further Contribution, ivi, 127, 1970, pp. 196-201.
E. C. Gilbert, The Date of the Late Saxon Cathedral at Canterbury, ivi, pp. 202-210.
N. P. Brooks, The Ecclesiastical Topography of Early Medieval Canterbury, in European Towns. Their Archaeological and Early History, London-New York-San Francisco 1977, pp. 487-498.
P. V. Addyman, York and Canterbury as Ecclesiastical Centres, ivi, pp. 499-508.
A. D. Saunders, Excavations in the Church of St. Augustine's Abbey. Canterbury 1955-58, MArch 22, 1978, pp. 25-63.
Iconografia del santo e il 'Beda' di Leningrado:
B. Rackham, The ancient Glass of Canterbury Cathedral, London 1949, fig. 69a.
O. Arngart, The Leningrad Bede. An Eighth Century Manuscript of the Venerable Bede's Historia Ecclesiastica Gentis Anglorum in the Public Library, Leningrad (Early English Manuscripts, 2), Kobenhavn 1952, c. 26v.
E. A. Lowe, A Key to Bede's Scriptorium. Some Observations on the Leningrad Manuscript of the Historia Ecclesiastica Gentis Anglorum, Scriptorium 12, 1958, pp. 182-190.
M. Shapiro, The Decoration of the Leningrad Ms of Bede, ivi, pp. 191-207.
G. Kaster, s.v. Augustin von Canterbury, in LCI, V, 1973, coll. 276-277.
J. J. Alexander, Insular manuscripts from the 6th to the 9th Century (Survey of Manuscripts illuminated in the British Isles, 1), London 1978, pp. 47-48 (con bibl.).