AGOSTINO da Tarano (detto Agostino Novello)
Nato a Tarano in Sabina (ma eruditi siciliani, dando per certa la nascita nell'isola, contesero sulla città), si addottorò in utroque iure a Bologna. Chiamato a far parte della Curia di re Manfredi, con funzioni, sembra, giudiziarie, raggiunse le più alte cariche del Regno.
Nella crisi succeduta alla sconfitta di Manfredi ed all'instaurazione della monarchia angioina, A. cercò rifugio in Sicilia, ove, colpito da grave malattia, promise di entrare in religione, se fosse guarito. Entrò così in un romitorio agostiniano in Sicilia, donde, per desiderio di maggiore solitudine, si trasferì nel Senese, trovando asilo a S. Barbara, non lontano da S. Fiora. Notato da un frate del luogo, Buono, che, divenuto priore, lo volle con sé, si trasferì a Rosia, presso Siena, ove fu riconosciuto da un suo antico compagno di studi a Bologna, Jacopo Pagliaresi, il quale, impressionato da una dotta memoria di A. in difesa degli agostiniani, aveva voluto conoscere l'autore.
Messo in luce da questo episodio, venne chiamato in Curia, a Roma, come penitenziere, da Niccolò IV, restandovi circa dodici anni. In questo stesso periodo fu chiamato dal priore Clemente da Osimo come collaboratore nella redazione delle costituzioni dell'Ordine, che, terminate prima del 1274, dopo esami e discussioni, ebbero riconosciuta piena validità giuridica nel capitolo generale di Ratisbona del 1290. Alcuni anni dopo, nel capitolo generale di Milano del maggio 1298, venne eletto priore generale, sebbene assente, e fu costretto ad accettare la dignità dal papa Bonifazio VIII; ma, riunito un altro capitolo generale a Napoli, il 1300, sebbene rieletto, A. preferì ritornare nell'eremo, malgrado le insistenze dei confratelli presenti e del re Carlo II d'Angiò. Ritiratosi a S. Leonardo, non lontano dal convento di Lecceto, nel Senese, vi rimase dieci anni: sarebbe stato allora invitato a compilare gli Statuti dello Spedale e la regola dei frati dello Spedale, in Siena; ma non è certo che egli ne sia stato effettivamente l'autore.
Morì a S. Leonardo in fama di santità il 19 maggio 1309 (o, secondo altri, 1310). Sepolto in S. Agostino a Siena, fu subito oggetto di culto; venne riconosciuto beato da Clemente XIII l'11 luglio 1759.
Fonti e Bibl.: Acta Sanctorum, Maii, IV, Antverpiae 1685, pp. 614-626; Statuti senesi scritti in volgare nei sece. XIII e XIV, a cura di L. Bianchi, III, Statuto dello Spedale di Siena, Bologna 1877, pp. XXIX s., 169 s. (che confonde tra il beato A. e s. Aurelio Agostino); Antiquiores quae extant definitiones capitulorum generalium Ordinis, in Analecta Augustiniana, II (1907-08) pp. 436-438, 439; Iordani de Saxonia, Liber qui dicitur Vitasfratrum, a cura di R. Arbesmann e W. Humpfer, New York 1943, pp. XVIII, LXXIII, 96, 114-118, 152-154, 162, 206, 307 5., 442, 458, 463, 466 s.; A.A. Georgi, De constitutionibus fratrum Eremitanorum S. Augustini a duobus beatis viris Clemente Auximate et Augustino Novello emendatis in Analecta Augustiniana, I (1905-06), pp. 109-117; N. Concetti, In Proprium officiorum Ordinis animadversiones, In A. N. confessoris lectiones historicas, in Analecta Augustiniana, VI (1915-16), pp. 120-133; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., V, col. 486; Encicl. Catt. I, coll. 517-518.