AGOSTINO d'Ancona (Agostino Trionfo)
Non si conosce la data precisa della nascita. Nell'epigrafe aggiunta ai cenni biografici nell'edizione della Summa de ecclesiastica potestate del 1582 si legge per la prima volta che A. apparteneva alla famiglia Trionfo, che era beato, che mori a Napoli nel 1328, a 85anni di età: sarebbe nato, quindi, nel 1243. Ma questa data non è accettabile. Prescindendo dal fatto che la lapide sepolcrale fu distrutta attorno al 1581 e quindi rifatta, se l'ordine del vicario generale degli agostiniani, Agostino da Fivizzano, fu eseguito (cfr. Analecta augustiniana, X, pp. 259 ss.), il monumento sepolcrale di A. era stato visto una ventina d'anni prima e descritto da P. De Stefano nella sua Descrizione dei luoghi sacri della città di Napoli, 1560, fol. 146r: vi si legge anche l'epigrafe, ma quei particolari mancano. Oggi quel sepolcro non esiste più. Ispiratore delle interpolazioni fu certo G.B. Trionfo d'Ancona, nobile della corte pontificia, il quale, sostenendo, non sappiamo con quali argomenti, che A. era appartenuto alla sua famiglia, intorno al 1580 si diede a cercarne le opere, alcune delle quali, curate da studiosi agostiniani, furono stampate a sue spese sotto il nome di "Augustinus Triumphus". La prima fu l'edizione della Summa del 1582 (Arch. Vaticano, Varia politicorum, n. 32, ff.429r ss., 435rss.). È certo, però, che A. non è mai indicato con tale cognome in alcun documento contemporaneo né in alcuno dei numerosissimi manoscritti delle sue opere anteriori a quella data; che non è stato mai considerato beato nel senso proprio né fatto segno di culto; che non poté nascere nel 1243.
Si hanno di lui notizie con una certa continuità a partire dal 1300, quando fu scelto dal capitolo generale dell'Ordine agostiniano per la lettura delle Sentenze all'università di Parigi: era dunque ancora semplice lettore. E poiché questo grado accademico di solito si otteneva, presso gli agostiniani, attorno ai 25 anni di età, si potrà collocare la sua nascita attorno al 1275: si sarebbe costretti altrimenti ad ammettere che cominciasse il suo corso di studi per il magistero in teologia a 60 anni circa, cosa del tutto improbabile. Non poté essere allora, come si è affermato dal 1582 in poi, compagno di studi dell'altro agostiniano Egidio Romano, che arrivò al magistero nel 1285; non udì le lezioni di s. Tommaso d'Aquino e tanto meno di s. Bonaventura; non partecipò al concilio di Lione del 1274 al posto di s. Tommaso, morto durante il viaggio: cadono insomma tutte quelle notizie e quei particolari della sua vita che furono fin qui proposti.
La vita di A. fu soprattutto dedita all'insegnamento. Lo si deduce da diversi accenni delle sue opere e soprattutto dallo stato dell'Ordine agostiniano di allora, che, uscito appena dalla grande unione del 1256, era tutto impegnato nella organizzazione dei suoi studi generali e nella formazione di maestri per dar vigore a quella scuola agostiniana di cui Egidio Romano era il maestro. Nel 1298 A. era infatti a Padova come lettore, ma doveva essere abbastanza noto se il podestà di quella città, Biagio de Tolomeis, si rivolse a lui per avere consigli sul modo di raccomandare qualche suo protetto: A. gli rispose con l'opuscolo De laudibus perfecti et ecclesiastici viri. In questo suo primo periodo padovano deve collocarsi la pubblicazione del commento agli Analitici Priori di Aristotele, che dedicò all'agostiniano Corrado da Montefeltro, futuro vescovo di Urbino; il commento alla Metafisica e gli altri opuscoli filosofici sono invece certamente della maturità. Passò il biennio 1302-1304 a Parigi come baccelliere sentenziario. Frutto di questo insegnamento fu la Lectura super primum sententiarurn, il cui explicit porta la data del 1303. Comincia forse con quest'opera la sua produzione teologica. Ottenuto il baccellierato, entro il 1305 tornò in Italia, quasi sicuramente a Padova, per riprendere l'insegnamento. Di qui continuò a seguire attentamente gli avvenimenti di Parigi e della sua università, sicché, quando Filippo il Bello e la sua corte, raccolte le accuse contro il papa Bonifacio VIII, chiesero al suo successore Clemente V, col consenso dell'università, di condannarne la memoria, A. intervenne con energia, ritorcendo le accuse contro gli accusatori nel Tractatus contra articulos inventos ad diffamandum Bonifacium VIII (1307-1308). Contro la corte francese scrisse pure il Tractatus brevis super facto Templariorum (1308), in cui rivendicò alla Chiesa il diritto di giudicare "de crimine haeresis", di cui il re accusava i Templari. Verso il 1310, per soddisfare il desiderio di Clemente V, che chiedeva notizie sul valore del movimento degli spirituali o fraticelli, A. compose e dedicò allo stesso pontefice il Tractatus contra divinatores et somniatores, che suonò piena condanna. Attorno al 1315 fu di nuovo a Parigi per ottenere il magistero. Doveva infatti essere reggente dello Studium generale agostiniano quando disputò il quodlibet: De potestate collegii mortuo papa, argomento di attualità dato che la sede apostolica era vacante per la morte di Clemente V e non s'era proceduto ancora all'elezione di Giovanni XXII (2 apr. 1314-7 ag. 1316); allora scrisse anche il Tractatus brevis de potestate praelatorum, che è pure questione quodlibetica. In questo lavoro A. preannunciava quelle che nella Summa sarebbero state le sue opinioni sul potere ecclesiastico e le sue relazioni col potere temporale. Tornato in Italia, dimorò tra Padova e Venezia: in questa città infatti completò la Lectura in Evangelium S. Matthaei l'anno 1321, come si legge nella fine del cod. 383 della Biblioteca Angelica di Roma. Il 30 ott. 1322 fu eletto consigliere e cappellano di Roberto, re di Napoli, e di suo figlio Carlo. A Napoli A. rimase sino alla morte, avvenuta il 2 apr. 1328. Al principio di quest'anno, forse sentendosi venir meno, aveva espresso il desiderio di tornare nella sua terra: il 14 marzo infatti chiedeva ed otteneva dal re Roberto un salvacondotto per fra' Lombardo d'Ancona, incaricato di portare nella Marca Anconitana i suoi libri e le sue cose; ma questo suo desiderio doveva rimanere insoddisfatto. Fu seppellito nella chiesa di S. Agostino davanti l'altare maggiore.
L'ultimo periodo della sua vita era stato certamente il più fecondo. Tra i migliori esegeti della S. Scrittura del periodo scolastico, commentò quasi tutto il Nuovo Testamento e qualche libro del Vecchio. Di alcuni libri poi, oltre il suo, pubblicò un commento con testi dei SS. Padri, la così detta catena Patrum; in tutti poi, dopo la spiegazione del brano esaminato, si propose e risolse delle quaestiones o dubitationes, in cui toccò i più svariati argomenti teologici, morali o filosofici: nella sola lettura del Vangelo di S. Matteo se ne contano circa settecentotrenta. Per questi lavori sulla S. Scrittura, dietro interessamento di Bartolomeo da Capua, il papa Giovanni XXII gli aveva concesso il 18 genn. 1326 abbondanti aiuti finanziari. Durante la sua permanenza a Napoli A. dovette completare la pubblicazione di parte delle questioni, degli opuscoli e dei trattati, sia filosofici sia teologici, frutto anch'essi del suo insegnamento nello studio agostiniano di quella città. Dalla loro lettura, come in generale da tutte le sue opere, si rileva che A. è un fedele discepolo di Egidio Romano, ma così come questi lo è di s. Tommaso: lascia cioè l'impronta della sua personalità anche là dove concorda con il suo maestro. Ma, purtroppo, la maggior parte della sua produzione è ancora manoscritta. Si erano anzi perdute quasi le sue tracce fino a quando, al principio del presente secolo, non si cominciarono a studiare i sistemi politici medievali; riacquistò allora rilievo l'A. politico, polemista, ma l'A. filosofo, teologo e scritturista è rimasto in gran parte sconosciuto.
L'opera per cui A. è soprattutto noto è la Summa de ecclesiastica potestate. Nella lotta ingaggiata tra Giovanni XXII e Ludovico il Bavaro erano intervenuti i teologi. A favore di Ludovico e contro l'assolutismo papale si schierò Marsilio da Padova con il suo Defensor pacis (1324); rispose A. con la sua Summa, che dedicò allo stesso pontefice, il quale, il 20 dic. 1326, si congratulava con lui per il suo lavoro. Questo, come attestano i numerosi manoscritti tuttora esistenti e le numerose edizioni che se ne fecero sin dai primi tempi della stampa, ebbe subito una grande divulgazione, che rese famoso il suo autore, almeno finché fu di attualità la concezione della potestà diretta, secondo la quale anche il potere temporale era concesso dal pontefice, vicario di Cristo, in ministerium ai sovrani, rimanendone arbitro; sicché quella di Costantino non fu una donazione, ma la restituzione di una indebita appropriazione.
E nello sviluppare le sue tesi teocratiche in cui egli sostiene che il potere del papa, in spiritualibus e in temporalibus, deriva direttamente da Dio mentre quello degli imperatori e dei re è dato loro dal papa in ministerium per la parte temporale, A., oltre che teologo, si dimostrò anche buon canonista e pungente polemista, nella difesa dei diritti del papa dalle usurpazioni secolari.
Il numero delle opere di A., che nella lapide sepolcrale erano indicate in "XXXVI volumina", si è accresciuto via via per aggiunte successive sino a toccare il numero di cinquantadue nella Bibliographia Augustiniana (IV, 1937, pp. 20-28) del Perini. Molti titoli però sono arbitrari, altri sono duplicati, altri sono dovuti ad una lettura affrettata dei manoscritti. Quelle della cui autenticità si è certi sono le seguenti: Filosofiche: 1) Tractatus de cognitione animae et potentiarum eius, edito a cura di Agostino da Piacenza, "per Ioannem de Benedictis", Bononiae anno 1503; 2) Tractatus de praedicatione generis et speciei, Bononiae, per Iustinianum de Ruberia, opere fratris Augustini de Fulgineo, 1522; 3) Quaestio de differentia generis et materae, manoscritta: unico codice conosciuto è quello di Oxford, Bodleian Library cod. Can. misc. 221, ff.119v-221V; 4) Destructio arboris Porphyrii, Bononiae, per Ioannem de Benedictis, 1503; 5) Scriptum seu expositio Analyticorum Priorum Aristotelis, dedicato a Corrado da Montefeltro, agostiniano, vescovo di Urbino, manoscritto; 6) Super Metaphisica, manoscritto: unico codice conosciuto ad Innsbruck, Universitatsbibliothek, cod. 192, in fol., ff. 172.
Teologiche: 7) Tractatus de resurrectione mortuorum, dedicato al cardinale Leonardo de Quercino, vescovo di Albano, manoscritto; 8) Tractatus de Spiritu Sancto (Tract. de amore Sp. S.; De Sp. S. contra Graecos), pubblicato insieme al precedente e dedicato allo stesso cardinale, manoscritto; 9) Lectura super I Sententiarum, manoscritto, si conosce la sola copia di Troyes, Bibliothèque publique, cod. 296, ff. 1-214. Errata è la descrizione del cod. 125 della Bibliothèque de la Ville di Carpentras fatta nel Catalogue général des mss. de France, XXXIV, p. 65, dove si attribuisce ad A. una Lectura in IV libros Sententiarum. Questa sembra quella di Pietro Aboves; 10) Quodlibet liber I; si conoscono tre questioni: a) De potestate praelatorum, edita da R. Scholz, in Die Publizistik zur Zeit des Philipps des Schönen und Bonifaz' VIII, Stuttgart 1903, pp. 486-501; b) De potestate collegii mortuo papa, di cui una parte è stata pubblicata dallo Scholz, op. cit., pp. 501-508;il resto da W. Mulder, in Studia Catholica, V (1928), pp. 40-60; c) De cognitione intuitiva et abstractiva, conosciuta solo per un richiamo dell'autore nella lettura della II ad Corinthios (cod. Vat. Lat. 935, f. 128v); 11) Expositio cuiusdam decretalis, dedicata a "Ioannes de Hungaria, rector ecclesiae Varadiensis", vescovo cioè di Nagy-várad (nel 1318). Quest'opuscolo, sotto il titolo Tractatus de arca Noe, è stato attribuito ad Egidio Romano dal Bruni, Le opere di Egidio Romano, Firenze 1936, p. 117 (ma l'appartenenza ad A. dopo le prove fornite da B. Ministeri, De Vita et operibus A.d.A., Romae 1953, pp. 81-84, sembra indubitabile); edita per fratrem Augustinum de Placentia, Bononiae, per Ioannem Antonium de Benedictis, 1503; sotto il titolo Tractatus de arca Noe, attribuito ad Egidio Romano, fu stampato a Bologna nel 1525,a Roma nel 1555; 12) Tractatus de corpore Christi, manoscritto nel cod. II, 195, ff. 202v-216r della Biblioteca Ambrosiana di Milano. Sono ancora annoverati tra le opere di A. i trattati De libero arbitrio, De thesauro ecclesiae, De consolatione animarum beatarum, De praescientia et praedestinatione, ma c'è motivo di dubitare della loro autenticità, sia perché le fonti sono dubbie, sia perché non si conoscono le copie manoscritte, citate dalle stesse fonti, per verificare l'attribuzione.
Scritturali: 13) Lectura in Evangelium S. Matthaei, manoscritto. Estratti da questa, non opere differenti, come credono alcuni, sono: a) Tractatus in orationem dominicam, ediz. Romae 1587; b) Resolutio quaestionis: an innocens fuit Pilatus de morte Christi, manoscritta; c) Expositio passionis Christi; 14) Glossa ex glossis Sanctorum in Actus Apostolorum, manoscritta, unico cod. nella Biblioteca Ambrosiana di Milano, M. 36. sup., non intero; 15) Glossa ex glossis SS. in Epistolas canonicas, manoscritta; 16) Glossa ex glossis SS. in Apocalypsim, manoscritta; 17) Lectura in Ep. can., manoscritta; 18) Lectura in epistolas Pauli, manoscritta; 19) Tractatus de angelica annuntiatione (Super Missus est, Super Ave Maria): ediz. Lugduni 1485,per magistrum Sixtum Glogkengieser de Noerlingen Retie; Romae 1590; Madrid 1648, a cura di Pedro de Alva in Bibliotheca virginalis, sive Mariae mare magnum, III, pp. 308-379; 20) Tractatus super "Magnificat" (De cantico spirituali sive de decem chordis), ediz. Romae 1590, a cura di Angelo Rocca; Madrid 1648, a cura di Pedro de Alva, op. cit., pp. 268-308. Segue questo commento una Oratio ad laudem Virginis Mariae, attribuita ad A. dal cod. Vat. Lat. 938, ff. 198r-198v; 21) In Ezechielem prophetam. L'attribuzione del Pamfilo, Chronica O.E.S.A., Romae 1581, f. 46,sembra degna di fede; non si conoscono manoscritti. Dubbie sono le opere Postilla in Evangelium Ioannis, Expositio in Psalmos, Expositio super Cantica Canticorum. Politiche: 22) Summa de ecclesiastica potestate, ediz. Augsburg 1473; Coloniae Agrippinae 1475, per Arnoldum Ther Hurnerm; Romae 1479, in domo Francisci de Cinquinis, cum prologo epistolari fratris Pauli Lulmei de Bergamo; anno 1484?, sine anno, cum prologo; Venetiis 1487, arte Ioannis Leoviler de Stallis, impensis Octaviani Scoti Modoetiensis, col prologo; Romae, apud Vinc. Accultum 1582,1583, 1584, 1585; 23) Tractatus contra articulos..., edito a cura di H. Finke, Aus den Tagen Bonifaz' VIII, II, Münster in W. 1902, Quellen, LXIX-XCIX; 24) Tractatus super facto Templariorum, edito a cura di Scholz, Die Publizistik..., cit., pp. 508-516; 25) Tractatus contra divinatores et somniatores, edito a cura di Scholz, in Unbekannte kirchenpolitische Streitschriften aus der Zeit Ludwigs des Bayern, II, Rom 1914, pp. 480-490. Varie: 26) Milleloquium veritatis, lasciato incompleto da A. e terminato da Bartolomeo da Urbino, ediz. Parisiis 1645; Brixiae 1734; 27) Sermones dominicales et de Sanctis ad clerum, manoscritti; unico cod. n. 158 della Biblioteca Angelica di Roma, che ne contiene centosessantatrè.
Qualche dubbio lascia l'attribuzione di un Quadragesimale. Altre opere gli assegna il Pamfilo: 28) De introitu in terram promissionis e 29) Tabula seu index super moralia S. Gregorii, ma non se ne conoscono copie (per le restanti opere attribuite ad A. e le discussioni relative, cfr. l'opera citata del Ministeri).
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. gener. agostiniano, cod. Cc. 19: Capitula gen. antiqua, in Analecta Augustiniana, II-IV; Cc. 21, ff. 167-170: Excerpta e regesto Aug. Fivizanii, in Analecta Augustiniana, X, pp. 257-261; Arch. Vaticano: Reg. vat. 113, f.293v; 114, ff.16r, 19r, 145v; Varia politicorum 32, ff. 429-433; Regesti Angioini: n. 244, f. 11v; n. 271, f. 17r, 60v; Iordani de Saxonia, Liber qui dicitur Vitasfratrum, a cura di R. Arbesmann e W. Humpfer, New York 1943, p. 239. Le notizie su A. riferite dai biografi agostiniani e dagli scrittori che da essi attingono, sono raccolte dal Perini, Bibliographia Augustiniana, IV, pp. 20-28; le sottopone a critica B. Ministeri, De vita et operibus A. d. A., Romae 1953. Hanno scritto inoltre sull'opera di A.: M. Grabmann, Der Metaphysikkommentar des A. Triumphus von A., in Scholastik, XVI (1941), pp. 11-23; M. Schmaus, Die Gotteslehre des A. Triumphus nach seinem Sentenzenkommentar, Münster in W. 1935, pp. 896-953; J. Santeler, Die Prädestination in den Römerbriefkommentar des 13. Jahrhunderts, in Zeitschrift für katholische Theologie, LII (1928), pp. 1-39, 183-201; J. Kurzinger, Zur Deutung der Johannestaufe in der mittelalterliche Theologie, in Beiträge zur Geschichte der Philosophie des Mittelalters, suppll. III, 2, Münster 1935, pp. 954-973; H. Denifle, Die abendländische Schriftausleger bis Luther, Mainz 1905, I, 2, pp. 161-172; U. Mariani, Chiesa e Stato nei teologi agostiniani del sec. XIV, Roma 1957, pp. 89-97, 174-198. Si veda inoltre G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, II, Milano 1833, pp. 66 ss.: è il primo che disamina attentamente molte notizie biografiche su A.; H.Finke, Aus den Tagen Bonifaz' VIII, Münster in W. 1902, pp. 250 ss.; J. Rivière, in Dict. de Théol. Cath., XV, coll. 1855-1860, sub voce Trionfo A.; Id., in Dict. de droit canonique, I, col. 1416-1422; sub voce A. d'Ancona; Id., Une première "Somme" du pouvoir pontifical: le Pape chez A. d'A., in Rev. des sciences religieuses, XVIII (1938), pp. 149-183; Id., Le problème de l'Eglise et de l'Etat au temps de Philippe le Bel, Louvain 1926, pp. 352-357, 375-376; W. Mulder, De potestate collegii mortuo papa des A. T., in Studia Catholica, V (1928), pp. 40-60; E. v. Moé, Les ermites de S. A. au début du XIVe siècle: A. T. et ses théories politiques, Paris 1928, pp. 101-114; R. v. Gerven, De vereldijke macht van den Paus volgens Augustinus Triumphus, Anvers-Nimègue 1947.