CHIGI, Agostino
Del ramo di Mariano della grande famiglia senese, già una prima volta presente in Roma con Agostino detto il Magnifico, nacque in Siena il 16 maggio 1634 da Augusto e da Olimpia della Ciaia, che era sua prima moglie. Il padre morì ancor giovane nel 1651, lasciando nove figli, della cui educazione si interessarono soprattutto i fratelli Mario, anch'egli residente in Siena, e Fabio, allora cardinale.
Con l'elezione di quest'ultimo al pontificato nel 1656 le fortune della famiglia ebbero una svolta decisiva. Nonostante infatti il nuovo pontefice si fosse sempre mostrato contrario all'ormai condannata pratica del nepotismo e deciso ad evitare gli abusi e gli scandali che avevano caratterizzato i pontificati dei suoi predecessori, una volta eletto sottopose la decisione di chiamare o meno a Roma la propria famiglia alla volontà dei cardinali. Questi ovviamente, nel concistoro del 24 apr. 1656, diedero un parere del tutto favorevole. Sicché il 10 maggio dello stesso anno il C., con lo zio Mario e altri membri della famiglia, partì da Siena, raggiungendo pochi giorni dopo la corte del pontefice a Castel Gandolfo. Il 27 maggio il C. veniva quindi nominato capitano di Castel Sant'Angelo, di ambedue le guardie del corpo pontificie, nonché governatore di Benevento e Civitavecchia e castellano di Perugia, Ancona e Ascoli: tutte cariche che egli esercitò effettivamente come testimoniano il restauro del maschio di Castel Sant'Angelo, da lui voluto, le iscrizioni tuttora esistenti nello stesso castello, e la corrispondenza avuta con le autorità provinciali a lui sottoposte. Su di lui si appuntarono in breve le speranze di Alessandro VII e del cardinale Flavio, figlio di un altro fratello del padre, volte a creare un forte ramo della famiglia, che ne perpetuasse il nome anche a Roma. Così quando si trattò di scegliere un matrimonio conveniente al nipote, il pontefice indugiò a lungo, pur ricevendo numerose e assai favorevoli proposte. Rifiutò quelle del duca di Modena, del cardinale Mazzarino e del re di Spagna, per evitare il sorgere di pericolose influenze straniere. In ultimo restò incerto fra la scelta di una figlia del principe Marc'Antonio Colonna e una figlia del principe Borghese, preferendo infine quest'ultima, sia per una sua certa ostilità verso i Colonna, sia perché riteneva la famiglia Borghese, come origini e come posizione, assai più vicina ai Chigi.
Egli stesso celebrò il matrimonio, il 18 luglio 1658, con gran semplicità nella sua cappella privata, alla sola presenza dei cardinali Chigi e Orsini, in rappresentanza delle due famiglie. Tuttavia, nonostante la mancanza di qualsiasi pompa e dei soliti festeggiamenti, che pure colpì molto i contemporanei, il matrimonio costò assai caro alla famiglia. Per dotare convenientemente il C. infatti venne acquistato il feudo di Farnese, eretto dal pontefice in principato, per la somma di 275.000 scudi. L'anno seguente fu la volta del principato di Campagnano, pagato 345.000 scudi, e, nel 1662, da Giulio Savelli, principe di Albano, fu acquistato il ducato di Ariccia per 324.000 scudi. In totale quindi la dotazione del nipote costò ad Alessandro VII, o meglio, allo Stato della Chiesa, ben 620.000 scudi (il ducato di Ariccia fu pagato con la ricca dote Borghese).
In tal modo tuttavia lo scopo del pontefice venne raggiunto. Il 24 ott. 1658 il C. venne creato dall'imperatore Leopoldo I principe del Sacro Romano Impero. Nel 1659 acquistò dalla suocera Olimpia Aldobrandini, per 41.314 scudi, il palazzo di piazza Colonna, poi palazzo Chigi, nel quale risiedette abitualmente con la sua famiglia e il fratello Sigismondo, poi cardinale (1667). Anche se alla morte dello zio, nel 1667, dovette lasciare le cariche fino allora ricoperte, il C. aveva raggiunto ormai a Roma una posizione solidissima. Le uniche difficoltà da lui incontrate sotto i pontificati seguiti alla morte dello zio furono puramente formali. Come quelle avute con Innocenzo XII nel 1692 per il divieto del pontefice di fare alcun atto di soggezione all'imperatore per il castello di Farnese, essendo stato tale feudo eretto in principato non dall'imperatore ma da Alessandro VII. Divieto del resto che il C. accolse volentieri, dato che lo esentava dal pagamento delle tasse per il mantenimento delle truppe cesaree in Italia, esenzione da lui stesso più volte richiesta tramite il cugino cardinale Flavio.
Dal matrimonio con Maria Virginia Borghese, figlia del principe Paolo, il C. ebbe ben diciassette figli, tra i quali Augusto, che con la primogenitura ebbe il titolo e il patrimonio paterni, divenendo così il capostipite del ramo dei Chigi di Roma, in seguito Chigi Albani. Morì a Roma il 12 ott. 1705 e venne sepolto nella cappella di famiglia in S. Maria del Popolo.
Fonti e Bibl.: Pur non avendo ricoperto cariche o uffici di particolare importanza e forse solo per la sua stretta parentela con il pontefice Alessandro VII, del C. si conservano numerosi docc. e molte lettere sia nell'Arch. Segr. Vatic. sia in quello di famiglia, presso la Bibl. Vaticana. Si v. quindi in Arch. Segr. Vat., Archivio dei Brevi,Alessandro VII,Diversorum, I, ff. 134, 136, 138, 142, 144, 146, 148 e Archivio di Castel S. Angelo,Capitani, 1656-1667. Inoltre nella Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 14.137, ff. 253r-260v sono conservate alcune lettere del cardinale Flavio al C. del 1692, per l'esenzione del feudo di Farnese; nel Vat. lat. 10.409 le lettere del cardinale Scipione d'Elci, legato d'Urbino, al C. e alla moglie Maria Virginia del 1659 (ff. 40-49, 141, 229). Infine nel Barb. lat. 9897, f. 39 e nel Vat. lat. 14.137, ff. 268 ss., altre lettere al C. e alla moglie inviate da personaggi influenti, fra cuiil cardinale Francesco Barberini. Sempre nella Bibl. Apost. Vat., Mss. Chigiani, n. 3250: alcune lettere del cardinale Fabio, poi Alessandro VII, da Roma al nipote a Siena (1648-1654); ibid., n. 3292 (M. V. II), cc. 71-72: il testimoniale dell'"apertura del cadavere del principe don Agostino Chigi" (1705). G. Pallavicino Sforza, Della vita di Alessandro VII, Prato 1839-1840, II, pp. 226-233; U.Frittelli, Albero geneal. della nobil famiglia Chigi patrizia senese, Siena 1922, pp. 133-135; P. Pagliuchi, I castellani di Castel S. Angelo di Roma..., Roma 1928, II, pp. 83-88; G. Silvestrelli, Città,castelli e terre della regione romana, Roma 1940, p. 85; L. von Pastor, Storia dei papi..., XIV, Roma 1961, pp. 327-328; R. Lefevre, La vendita di palazzo Aldobrandini in piazza Colonna nel 1659 ai Chigi, in Rass. degli Archivi di Stato, XXI (1961), 3, pp. 289-299; Id., Appunti per una storia di palazzo Chigi, in Studi romani, XI (1963), pp. 645-667. Inesatte in parte le notizie fornite in A. Valori, Condottieri e generali del Seicento, Roma 1943, p. 86, confondendo l'autore dati che si riferiscono al padre e al figlio.