ARGENTI (Arienti), Agostino
Nacque a Ferrara, da Giovanni Battista, nei primi decenni del sec. XVI. Dotato di uno spirito vivo e di un ingegno brillante, l'A., "a guisa d'ariento vivo stava in continuo moto co' Letterati e Dotti" (A. Libanori, Ferrara d'Oro, III, Ferrara 1674, p. 7), distinguendosi assai presto come poeta volgare e acquistando la stima della corte estense. Sebbene il parere dei biografi non sia unanime, si attribuiscono comunemente all'A. (secondo la testimonianza dei Mazzuchelli) Il Monte di Feronia, nel quale si contengono le cose d'arme fatte in Ferrara nel carnevale del MDLXI, Venetia 1561, rappresentazione allegorica recitata in Ferrara in occasione della creazione cardinalizia di Luigi d'Este, e il Tempio d'Amore, fastosa allegoria eseguita da cento gentiluomini nel giardino della corte estense l'11 dic. 1565, in occasione delle nozze di Alfonso II con Barbara d'Austria. Queste opere furono pubblicate nelle Cavalerie della città di Ferrara. Che contengono il Castello di Gorgoferusa, il Monte di Feronia et il Tempio d'Amore, s. l.1566.
Ma l'opera più nota dell'A. rimane Lo Sfortunato, Venezia 1568, commedia pastorale rappresentata a Ferrara nel maggio 1567 e destinata ad apportare un ulteriore contributo a quel programma di conciliazione (inaugurato dal Giraldi e dal Beccari) fra il tema d'argomento bucolico e le esigenze della commedia regolare, tra lo sfarzo delle rappresentazioni di corte e i dettami della precettistica aristotelica.
Nei cinque atti che la compongono si assiste per lo più a un monotono intreccio di vicende amorose mal corrisposte, alla consueta esibizione di nobili e raffinati sentimenti messi in risalto dai non meno tradizionali intermezzi di sapore villereccio. Influssi ariosteschi s'avvertono nelle argomentazioni in materia d'arte amatoria. La psicologia umbratile e sostenuta di qualche personaggio (di Silvio, per esempio) dovette non dispiacere al giovane Torquato Tasso. La commedia, donata al cardinale Luigi d'Este con dedica del 10 ag. 1567, sembra essere stata favorevolmente accolta dal potente mecenate che ricambiò l'offerta in maniera tangibile.
Nominato cavaliere dal duca Alfonso II, l'A. morì a Ferrara il 20 ag. 1576.
Fonti e Bibl.: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, I, 2, Brescia 1753, p. 1040 ; G. Fontanini Biblioteca dell'eloquenza italiana con le annotazioni del Signor Apostolo Zeno, I, Parma 1803, pp. 447 s.; A. Solerti, Il teatro ferrarese nella seconda metà del sec. XVI, in Giorn. stor. d. letter. ital., XVIII(1891), pp. 156 s.;Id., Ferrara e la corte estense nella seconda metà del sec. XVI, Città di Castello 1900, p. 39 nota 1; G. Carducci, Su l'Aminta di Torquato Tasso, in Opere, Ed. Naz., vol. XIV, pp. 227 s.; F. Flamini, Il Cinquecento, Milano 1902, pp. 488 s., 491; E. Carrara, La Poesia Pastorale, Milano s. d., pp. 330, 436.