AGOSTINIANI
. Con questo nome si indicano tanto i canonici regolari di S. Agostino, che nella loro organizzazione attuale risalgono a subito dopo il concilio lateranense del 1059, come gli eremitani di S. Agostino, che si organizzarono ad ordine nel 1256 quando Alessandro IV riunì in un sol corpo varie congregazioni di eremiti professanti la regola agostiniana.
Nessun dubbio che S. Agostino, tornato in Africa dopo il battesimo (388), suscitò una forma di monachismo in Tagaste. Fatto vescovo (396) e costretto a lasciare il monastero che aveva fondato presso la chiesa d'Ippona, ridusse a monastero la stessa casa episcopale, facendo vita comune col suo clero (S. Agostino, Serm. 49, 1). Il suo esempio fu seguito da altri vescovi già discepoli di lui. Sorsero così comunità religiose di chierici, aventi come fondamento la vita comune e si diffusero grandemente in molte parti dell'Africa ed anche oltre mare (S. Agost. Ep. ad Hilar. e Possid., Vita S. Aug.).
Gli Agostiniani eremitani. - L'invasione dei Vandali (sec. V) e le loro persecuzioni soffocarono nel sangue la giovane ed operosa famiglia. Non molti poterono salvarsi con l'esilio forzato o volontario. A questo punto si perdono le tracce della successione o sopravvivenza degli agostiniani: si desiderano ancora studî a fondo in proposito. Il silenzio è spiegabile, in parte almeno, col fatto del loro genere di vita nascosta, e più colla diffusione della regola benedettina specialmente nell'epoca carolingia; troviamo però qualche indizio di sopravvivenza degli agostiniani. Verso la fine del sec. XII varî romiti abbracciarono la regola agostiniana o questa fu loro imposta dalla Santa Sede. Si formarono a poco a poco intorno a loro delle comunità e delle congregazioni (dei giamboniti nell'Alta Italia, dei brittini nelle Marche, di varie famiglie di eremiti in Toscana e altrove). Nel 1243 Innocenzo IV tentò una prima parziale riunione delle sparse membra agostiniane e si ebbe l'unione degli eremiti toscani (bolla Incumbit nobis del 16 dicembre 1243). Alessandro IV nell'aprile del 1256 compì l'opera. Dal capitolo celebrato in Roma in tale anno, ed al quale presero parte i rappresentanti delle principali congregazioni di eremiti agostiniani, si ebbe l'unione generale, sotto il titolo di ordine degli eremitiani di S. Agostino.
Circa la paternità della regola professata da questo ordine sono state fatte molte e lunghe discussioni. Per lungo tempo circolarono tre regole monastiche attribuite a S. Agostino: 1. quella detta regula consensoria che incomincia: Communi definitione decrevimus; 2. la regola ante omnia fratres carissimi, o regula seconda; 3. quella che nei più antichi manoscritti incomincia: haec sunt o regula ad servos Dei. Le prime due sono spurie, la genuina è la terza, per quanto lo Zöckler abbia attaccato la genuinità anche di questa. Per la storia della sua tradizione manoscritta, senza contare varî accenni che potrebbero indicarsi in parecchi scritti di S. Agostino, soprattutto nell'epistola 211 si nota: 1. che la regola di S. Benedetto in circa dodici punti fa eco alla regola agostiniana; 2. che le due regole di S. Cesario d'Arles ne riproducono alla lettera varie sentenze; 3. che la regola Tarnatense ne trascrive per intero il testo; 4. che parimente la riporta integralmente il codice di Corbie, della fine del sec. VII o dei primi dell'VIII. È dunque più probabile che la dipendenza sia da parte di S. Benedetto e di S. Cesario d'Arles, che non l'ipotesi contraria, nel qual caso il codice di Corbie fornirebbe soltanto il terminus ad quem. Non è ancora dimostrato con certezza, se il testo di questa regola fu scritto tal quale si presenta da S. Agostino o se si debba riconoscere in questo un adattamento dell'epistola 211.
Dall'unione generale del 1256 incomincia per gli eremitani di S. Agostino la vera e propria storia. Il nuovo indirizzo li portò a lasciare i romitorî e la vita puramente contemplativa per quella mista, fatta di contemplazione e di apostolato. Sorsero così in breve ed in gran numero case di agostiniani e chiese meravigliose in Italia e in tutta Europa. Fino dalla sua riunione l'ordine fu organizzato in provincie sotto la giurisdizione di un priore provinciale: a capo di ogni convento era un priore conventuale; al vertice di tutti, un priore generale. Tutti i superiori erano temporanei; e tutti, oltre che ubbidire alla regola, erano sotto la disciplina di un corpo di leggi, variabili secondo le opportunità. La perfetta organizzazione, la molteplicità dei conventi e dei religiosi, la fiorente prosperità dell'ordine trovano conferma nei dati che seguono.
Nel 1295 si hanno sedici o diciassette provincie con circa 12.000 religiosi. Alla metà del sec. XV il numero delle provincie era salito a 40 ed i religiosi a circa 30.000. Ai primi del sec. XVI si hanno 46 provincie, numero che sale ancora a 58 ai primi del sec. XVII. È il massimo. Le rivoluzioni e le soppressioni degli ultimi due secoli travolsero quasi tutto. Negli ultimi 50 anni molto è stato fatto per riparare a tante rovine. Oggidì l'ordine conta 25 provincie, sei vice-provincie, due congregazioni, un'abbazia e tre conventi generali, con circa 2500 religiosi.
Ma importanza grande, oltre che nel campo dell'apostolato ordinario ed in quello delle missioni tra gl'infedeli, ha l'ordine agostiniano nella storia del pensiero e della cultura.
Poco dopo il 1256 filosofi e teologi agostiniani occupano posti eminenti nella chiesa e nelle università. La scuola teologica agostiniana, distinta in scuola antica (Egidio Romano, Tommaso da Strasburgo, Alberto da Padova, Giacomo da Viterbo, Alessandro da S. Elpidio) e in scuola moderna (Noris, Berti, Belelli), peripatetico-tomista, ha principî proprî specialmente nelle questioni della grazia. Gregorio da Rimini (1358), staccandosi dall'indirizzo scientifico dell'ordine, cercò di incanalarlo verso le concezioni filosofico-teologiche dell'Occam, creando così una doppia corrente scientifica nell'ordine, ma non ebbe molto seguito. Oltre i nominati occupano un posto distinto, sempre nel campo teologico, Agostino Trionfo, Gerardo da Siena, il Canisio, il Seripando, Luis de Léon, Cristiano Lupo, il Ciasca. Per la storia, la letteratura e le scienze, il Marsili, Dionisio da S. Sepolcro, il Panvinio, il Ghirardacci, il Calepino, il Torelli, il Cotta, il Mendel, il Muinos, Santiago Vela. Buon contributo ha pure portato l'ordine agostiniano all'oratoria cristiana (v. Lanteri, Postrema saecula sex religionis augustin., Tolentino 1858). Nel lungo catalogo dei santi e beati che l'ordine presenta, si distinguono per molta popolarità S. Nicola da Tolentino, S. Rita da Cascia, e S. Tommaso da Villanova. Fra gli scrittori di mistica, il B. Simone da Cascia, Tommaso di Gesù, Luis de Léon, l'Emmerich. A.V. Müller volle vedere nel beato Simone da Cascia, come in Gregorio da Rimini e in qualche altro, cioè in tutta una scuola agostiniana medievale, dei precursori di Lutero; ma di questa, che l'ordine considera accusa, han dato efficaci confutazioni il Paulus, e i più recenti biografi di Lutero. Vera attività missionaria si riscontra nell'ordine solo dopo la scoperta del nuovo mondo. L'evangelizzazione delle Isole Filippine è, in modo speciale, frutto dell'apostolato degli agostiniani, che circa il 1600 entrarono nel Giappone dove ebbero numerosi martiri. Attualmente hanno missioni in Cina, in Australia, nelle Filippine, nell'America del Sud e del Nord.
In epoche diverse sorsero nell'ordine varî riformatori che diedero origine a particolari congregazioni, tanto in Italia che all'estero (di Lecceto, di Lombardia, di Sassonia, degli Scalzi di Spagna e d'Italia).
Il secondo ordine è costituito da religiose viventi in comunità con clausura (sec. XIII), il terzo ordine da religiosi o religiose viventi in comunità senza clausura, e da secolari viventi nel secolo.
Gli agostiniani portano la tonaca di lana nera stretta ai fianchi con cintura di cuoio e cappuccio a forma di mantelletta allungata a triangolo. Fino all'ultimo quarto del sec. XV sotto la tonaca nera portavano un abito bianco ed il cappuccio molto corto. La tonaca esteriore nera era considerata come una cappa ed al collo affiorava l'abito bianco sottostante. Le maniche erano ampie. Ma, specialmente dopo Lutero, si allunga il cappuccio e sparisce l'abito bianco sotto il nero. È rimasto però il privilegio di portarlo come abito a sé: lo si usa ora specialmente nelle case di noviziato.
I canonici regolari di S. Agostino. - Se le origini lontane di quest'ordine si possono trovare nella comunione di vita con il suo clero, praticata già da S. Agostino ad Ippona, solo dopo il concilio lateranense del 1059, prescrivente la comunione dei beni fra il clero, la vita regolare dei canonici si stabilisce in quello stato primiero a cui in modo speciale lo aveva elevato S. Agostino. Si ritornò alla regola del santo con la professione dei tre voti solenni. Meravigliosa fu la fioritura di tali comunità, dette dei canonici regolari di S. Agostino. Sono stati contati oltre 4500 monasteri dei quali 700 nella sola Italia. Grande fu per secoli la loro influenza materiale e morale. Impossibile riportare il catalogo dei personaggi eminenti per santità, per scienza, per prelature, che in ogni tempo fiorirono in tali comunità. Non pochi di essi furono eletti sommi pontefici, moltissimi gli assunti al cardinalato ed all'episcopato. Imponente il numero dei santi. In un primo tempo ogni comunità faceva da sé; successivamente alcune si unirono ad altre, formando delle congregazioni, il numero delle quali superò la ventina.
La più celebre di tutte fu, ed è rimasta, la Congregazione lateranense. Ebbe inizio poco dopo il concilio del Laterano del 1059. Prese tal nome perché fu proprio il clero di quell'insigne basilica, che, in ottemperanza dei decreti conciliari, si organizzò a vita comune sotto la regola agostiniana ed emise i voti. Divenne in breve come il tipo di un numero grande di comunità che ne seguirono l'esempio e ne fecero proprî gli statuti. Sisto IV (1466) l'allontanò dal Laterano sostituendovi dei canonici secolari. Sussiste ancora ed ha sede in S. Pietro in Vincoli di Roma.
Le principali congregazioni, sorte in varî tempi, sono le seguenti: di S. Vittore di Parigi (fondata nel 1112): che ebbe importanza grande, specialmente per la scuola teologico-mistica e per l'indirizzo che le diede il fondatore Guglielmo di Champeaux, maestro e poi avversario di Abelardo che ne racconta la fondazione (Patrol. lat., CLXXVIII, col. 115 segg.): Ugo, Riccardo e Adamo di S. Vittore furono di questa congregazione come pure Tommaso da Vercelli; di S. Maria in Porto: fondata da Pietro degli Onesti (1114), assorbita dalla Lateranense nel 1420; di S. Croce di Mortara: fondata nel 1080 e unita alla Lateranense nel 1449; di S. Rufo: stabilita dapprima in Avignone, vanta tra i suoi uomini illustri varî pontefici; della S. Croce di Coimbra (1132; S. Antonio di Padova, prima di rendersi frate minore appartenne a questa congregazione); di S. Gilberto (Inghilterra; 1146?: ogni abbazia di canonici aveva unita una comunità di religiose, rigorosamente separate: arrivò a contare 22 duplici conventi), estinta al tempo di Enrico VIII; di Arusia (Francia, 1100; arrivò a possedere circa 30 conventi), estinta alla fine del sec. XV; di S. Maurizio (nel Vallese): che sembra risalga al sec. IX, ma divenne regolare nel sec. XII sotto la regola agostiniana; di S. Genoveffa (Parigi, antichissima): fu riformata nel 1634; nel sec. XVIII possedeva 80 abbazie e 31 priorati: dell'attività scientifica fa testimonianza il celebre convento e la ricchissima biblioteca con oltre 8000 manoscritti, ora di proprietà dello stato; di S. Marco di Mantova (1194): decaduta dalla primiera osservanza, a poco a poco venne meno: nel 1584 il chiostro principale di S. Marco fu dato ai camaldolesi; di S. Bernardo: f0ndata nel Vallese da S. Bernardo di Menthon nel 1081, professò la regola agostiniana al tempo di Innocenzo III e fiorisce ancora nei due celebri ospizî del Piccolo e Grande S. Bernardo; dei Crociferi, suddivisi in Crociferi d'Italia, Belgio, Boemia, Polonia (sussistono al presente solo quelli di Boemia, con la speciale missione di assistere gli infermi, e del Belgio, ai quali Leone X [1516] concesse il privilegio di arricchire di grandi indulgenze le corone da loro benedette); di S. Antonio: che in origine (sec. XI) fu un'associazione di laici col fine di assistere i colpiti dal cosiddetto "fuoco di S. Antonio"; Bonifacio VIII la convertì in congregazione di canonici regolari sotto la regola agostiniana: ebbe grande diffusione in quasi tutta l'Europa: ma nel 1777 si unì all'Ordine di Malta; del Santo Sepolcro (Gerusalemme, 1114): poi passata in Europa ed estintasi alla fine del sec. XVIII; dei Fratelli ospitalieri dello Spirito Santo (Montpellier, sec. XII): che sotto Onorio III si divise: la casa di Montpellier rimase alla testa di quelle di Francia; quella di S. Spirito in Sassia a Roma, fu dichiarata madre di quelle d'Italia, e venne poi soppressa da Pio IX; di Windesheim (sec. XIV): che ebbe grande diffusione in tutta la Germania e in Olanda, si distinse per grande austerità; ne rimangono ora appena le vestigia in Olanda: T. da Kempis appartenne ad essa; del SS. Salvatore: sorta in Bologna nel 1408 per opera dell'agostiniano P. Cioni: dopo pochi anni si unì con gli ambrosiani e nel 1823 ai lateranensi; dello Spirito Santo, approvata da Martino V, ma soppressa nel 1656 da Alessandro VII; di S. Giorgio d'Alga (in Venezia), alla quale appartenne S. Lorenzo Giustiniani: fu soppressa da Clemente IX nel 1668; del Redentore, fondata da S. Pietro Fourier nel 1623 nella Lorena: le canonichesse sussistono ancora sotto il titolo di nostra Signora.
Bibl.: Bullarium ord. E. S. Augustini, Roma 1628; Pamphilius, Chron. Ord. Fr. Er. S. Augustini, Roma 1581; P. L. Torelli, Secoli Agostiniani, Bologna 1659; P. I. Lanteri, Postrema saec. sex Relig. Aug., Tolentino 1858; Héliot, Histoire des Ordres monastiques, II; Pennotto, Historia Canonicorum Regul., Roma 1624; P. V. Maturana, Historia General de los Eremitanos da S. Augustin, Santiago del Cile 1912; Ossinger, Bibliotheca Augustiniana, Ingolstadt 1768; Christianus Lupus, De origine Er. S. Aug., Venezia 1729; Bounard-Faurier, Histoire de l'Abbaye royale et de l'Ordre des Chamoines Réguliers de S. Victor de Paris, voll. 2; A. Casamassa, Il più antico codice della regola monastica di S. Agostino, Roma 1923; Holsten, Codex regularum, V, i; Butler, Sancti Benedicti regula monastica, Friburgo in Br. 1912; Analecta Augustiniana, Roma 1906-1928; Bollettino Stor. Agostiniano, 1924-1928; Theologisch-praktische Quartalschrift, Linz 1926-1927.