AGNONIDE (‛Αγνωνίδης, Hagnonides)
Ateniese del demo di Pergase. Appare in una proposta del 325-4 per l'occupazione di una regione sull'Adriatico, e precisamente in Dalmazia, da servire come base contro le piraterie degli Etruschi. Fu poi implicato (324) nel processo per il losco affare di Arpalo, che era fuggito da Babilonia, portando i tesori che gli erano stati affidati da Alessandro, e fu accusato dall'oratore Dinarco, ihe accusò anche Demostene. Dopo la guerra lamiaca fuggì da Atene, e per intercessione di Focione gli fu concesso di rimanere nel Peloponneso. Dopo la morte di Antipatro e la caduta dell'oligarchia in Atene, egli accusò Focione (318), e fu tra gli uomini dirigenti della democrazia restaurata. Più tardi, quando fu instaurata la seconda oligarchia sotto Demetrio Falereo (317), venne anch'egli condannato a morte.
Fonti: Inscriptiones Graecae, II, 809 a, l. 14; II, 5, 231 b (2ª edizione, II, 448); Iperide, I, 40, 4; Dionigi d'Alicarnasso, Din., 10, p. 654, 2; Plutarco, Phoc., 33, 38; Diogene Laerzio, V, 37.
Bibl.: Kirchner, Prosop. Att., 176; A. Schäfer, Demosthenes, 2ª ed., Lipsia 1887; III, 300, 375, 3, 392; F. Blass, Attische Beredsamkeit, 2ª ed., III, 2, pp. 299, 26; W. Ferguson, Hellenistic Athens, Londra 1911, p. 35; J. Beloch, Gr. Gesch., 2ª ed., IV, i, p. 105.