ALBERTI, Agnolo
Figlio di Neri di lacopo, fu guelfo fervente e si trovò il 23 sett. 1325 con molti degli Alberti alla battaglia di Altopascio, combattuta dai Fiorentini contro Castruccio Castracani signore di Lucca. Fu capitano del popolo di S. Gimignano (dove gli Ardinghelli erano stati posti al bando) nel 1323 e di nuovo nel 1335 e nel 1343, nel quale anno fu anche podestà; capitano nel 1324 a S. Miniato e nel 1336 a Pistoia. Nel 1335, sottomessasi Prato a Roberto d'Angiò, l'A. vi tenne la luogotenenza. Ebbe parte nelle pratiche tenute dalla Repubblica nel 1337 con Giovanni di Carinzia e Carlo di Moravia, figli del re di Boemia, ai danni di Mastino della Scala. Nel 1342 e nel 1344 si recò presso quel principe per il debito contratto da Firenze per l'acquisto di Lucca del 1341. Prese parte alla cacciata del duca d'Atene nelle giornate dal 26 luglio al 3 ag. 1343. Trattò alleanze con Siena nel 1345, con Perugia e con Arezzo nel 1346 e fu di nuovo ambasciatore a Verona nel 1347. Dal io settembre alla fine di ottobre 1346 fu gonfaloniere di giustizia nel priorato che, vietando l'esercizio dei pubblici uffici a coloro il cui padre e nonno non fossero nati a Firenze o nel contado, fece il primo passo verso 1 istituto dell'"ammonizione". Morì di peste il 17 luglio 1348. Aveva disposto per testamento che con il suo patrimonio si contribuisse per un quinto alla costruzione della Tribuna in S. Croce.
Fonti e Bibl.: L. B. Alberti, I primi tre libri della Famiglia, a cura di F. C. Pellegrini e R. Spongano, Firenze 1946, p. XXXIII; I libri degli Alberti del Giudice, a cura di A. Sapori, Milano 1952, p. LXXXVII; D. M. Manni, Osservazioni storiche sopra i sigilli antichi dei secoli bassi, XIII, Firenze 1743, p. 90; L. Passerini, Gli Alberti di Firenze. Genealogia, storia e documenti, I, Firenze 1869, pp. 72-74; Y. Renouard, Les rélations des Papes d'Avignon et des Compagnies commerciales et bancaires de 1316 à 1378, Paris 1941, p. 48.