MAINO, Agnese del
Figlia di Ambrogio, sorella di Lancillotto e di Andreotto, a sua volta padre del giurista Giasone, nacque verosimilmente nei primi anni del XV secolo.
Di nobile famiglia lombarda, bella di aspetto, e di qualche cultura, la M. divenne, secondo Biglia con la violenza, amante del duca di Milano Filippo Maria Visconti. Non è chiaro quando questi si sia invaghito di lei ma, sempre secondo Biglia, la convivenza dei due sarebbe iniziata dopo la tragica morte della duchessa Beatrice (1418) di cui, secondo alcuni, la M. era stata damigella.
Di lì a qualche anno, a breve intervallo - per il Bossi tra il 17 marzo 1424 e il 31 marzo dell'anno successivo, ma altre versioni sono discordanti - la M. dette al Visconti due figlie, Bianca Maria e Lucia - ricordata anche con il nome di Caterina Maria -, che non sopravvisse. Tra il 1426 e il 1430 Bianca Maria, su richiesta di Filippo Maria, fu legittimata dal re dei Romani Sigismondo di Lussemburgo e la M. ottenne il privilegio ducale di portare il nome dei Visconti.
Anche il luogo della residenza della M. è incerto: si ha notizia sicura di un soggiorno a Cusago (13 luglio 1425), conclusosi poco dopo con l'insediamento ad Abbiategrasso, prima nel castello, poi, all'arrivo del duca, "in burgeto" (18 settembre). Negli anni seguenti la M. condusse vita molto ritirata, educando la figlia lontano da Milano.
Non è possibile stabilire se e quanta influenza la M. abbia esercitato sul duca in favore dei parenti - caduti in disgrazia dopo l'assassinio di Giovanni Maria Visconti -, anche se un Ambrogio del Maino, forse il padre della M., figura nel 1428 tra i Maestri delle entrate. Risulta invece difficile credere a Rubieri, che attribuisce all'intervento della M. la prima conciliazione di Francesco Sforza con il duca (1430).
Il 24 ott. 1441, a Cremona, la M. si separò da Bianca Maria, andata sposa a Francesco Sforza dopo un fidanzamento di quasi dieci anni. Subito dopo la morte di Filippo Maria (13 ag. 1447), la M. fu a Pavia, impegnata attivamente in trattative con il castellano di questa città, Matteo Mercagatti detto il Bolognino, per la consegna del castello al proprio genero.
Il 30 agosto la M. informò Niccolò Guarna, servitore dello Sforza, che il castello di Pavia era a disposizione di quest'ultimo, a patto che egli si affrettasse a prenderne possesso. Il Bolognino, infatti, secondo quanto Andrea Birago, consigliere di Filippo Maria Visconti, scrisse al Guarna (lo stesso avviso a questo l'aveva fatto anche la M. con un'altra lettera) era contemporaneamente in trattative per ottenere Pavia, "unde quella città e lo castello de facile e in breve poriano pervenire in tali mani, che sebene Dio ve facesse Signore di Milano, non potresti più avere speranza di Pavia" (1 sett. 1447; Magenta, II, pp. 203 s.).
Il 9 ottobre la M. assistette all'entrata solenne del piccolo Galeazzo Maria Sforza in Pavia; il giorno successivo Benedetto Riguardati e Antonio Guidoboni scrivevano allo Sforza che la M. aveva fatto a Ludovico Doria, Locadello e Niccolò da Foligno, suoi protetti, promesse che urtavano i privilegi di notabili pavesi quali gli Eustachi, i Cristiani e i Beccaria (Arch. di Stato di Milano, Sforzesco, Carteggio interno, cart. 33).
Figura defilata al tempo di Filippo Maria, la M. acquistò un ruolo politico e una sua clientela nel periodo immediatamente successivo alla morte dell'ultimo Visconti tanto che, il 4 nov. 1448, la Repubblica ambrosiana decretava che qualunque cittadino al servizio dello Sforza, di Bianca Maria o della M. al di là del Ticino e dell'Adda dovesse rimpatriare e lasciare il servizio entro tre giorni, per non essere dichiarato ribelle e sottoposto a confisca dei beni.
Dopo l'assunzione del ducato da parte dello Sforza (1450), la M. si dedicò principalmente all'educazione dei nipoti, soggiornando con loro ora a Milano, nel palazzo dell'Arengo, ora a Pavia, ora ad Abbiategrasso, spesso raggiunta dalla figlia.
Anche negli anni successivi esercitò direttamente la propria influenza in favore di parenti e fedeli: il 5 luglio 1453 chiese alla figlia che l'orazione per il nuovo rettore dell'Università di Pavia fosse letta da Simone Trovamala, figlio di una sua sorella; nel 1455 ottenne un posto in Cancelleria per un altro nipote, Cristoforo del Conte (ibid., cart. 667); nel 1460 impose al capitano del Parco di Pavia, i cui redditi le erano stati donati dal genero, di non molestare Domenico della Cella e la sua famiglia (27 ag. 1460; Magenta, II, p. 248).
La M. morì il 13 dic. 1465 e fu sepolta nella chiesa milanese di S. Orsola.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Milano, Sforzesco, Carteggio interno, cartt. 5, 33, 667, 758; Sforzesco, Potenze estere, cart. 394; Registri ducali, 51, c. 58; Registri delle missive, 82, c. 114; A. Biglia, Rerum Mediolanensium historia, in L.A. Muratori, Rer. Ital. Script., XIX, Mediolani 1731, coll. 51, 141; G. Simonetta, Rerum gestarum Francisci Sfortie Mediolanensis ducis commentarii, ibid., XXI, ibid. 1732, coll. 404 s.; P.C. Decembrio, Vita Philippi Mariae tertii Ligurum ducis, a cura di F. Fossati, in Rer. Ital. Script., 2a ed., XX, 1, pp. 179, 219-222 n.; D. Bossi, Chronica Bossiana, Mediolani 1492, ad annum; G.P. Bognetti, Per la storia dello Stato visconteo. Un registro di decreti della Cancelleria di Filippo Maria Visconti e un trattato segreto con Alfonso d'Aragona, in Arch. stor. lombardo, LIV (1927), 2, p. 270; I registri dell'Ufficio di provvisione e dell'Ufficio dei sindaci sotto la dominazione viscontea, a cura di C. Santoro, Milano 1932, p. 348 n. 87; B. Corio, Storia di Milano, a cura di A. Morisi Guerra, Milano 1978, p. 1202; Acta libertatis Mediolani. I Registri n. 5 e n. 6 dell'Archivio dell'Ufficio degli statuti di Milano, a cura di A.R. Natale, Milano 1987, pp. 79, 107, 453, 468; D. Muoni, Binasco ed altri Comuni dell'agro milanese, Milano 1864, p. 62; E. Rubieri, Francesco I Sforza. Narrazione storica, Firenze 1879, pp. 148, 364; C. Magenta, I Visconti e gli Sforza nel castello di Pavia e loro attinenze con la certosa e la storia cittadina, Milano 1883, I, pp. 322, 436 s., 448 s., 459, 481; II, pp. 202-204, 230, 243 s., 248; A. Dina, Ludovico il Moro prima della sua venuta al governo, in Arch. stor. lombardo, XIII (1886), 4, p. 743; A. Cappelli, Guiniforte Barzizza maestro di Galeazzo Maria Sforza, ibid., XXI (1894), 2, pp. 427 s.; Z. Volta, Un giuramento di fedeltà a Beatrice di Tenda, duchessa di Milano e signora di Pontecurone ed altri atti del segretario ducale Catelano Cristiani (1415-1418), ibid., XXII (1895), 3, pp. 286, 288 n., 290; C. Sacchi, Il Comune e il contado di Pavia nell'acquisto del Ducato di Milano, in Memorie e documenti per la storia di Pavia e suo Principato, II, (1898), 4-5, p. 107; P. Parodi, La data di morte di A. Del M., in Arch. stor. lombardo, XLVII (1920), 3, pp. 379 s.; Id., Notizie storiche del borgo di Abbiategrasso, Abbiategrasso [1924], pp. 76 s.; F. Cognasso, Il Ducato visconteo da Gian Galeazzo a Filippo Maria, in Storia di Milano, VI, Milano 1955, pp. 199, 251, 389; G.L. Fantoni, Del M., A., in Diz. biogr. delle donne lombarde, Milano 1995, pp. 387 s.; G. Soldi Rondinini, Filippo Maria Visconti, in Diz. biogr. degli Italiani, XLVII, Roma 1997, p. 775.