VARDA, Agnès
Regista cinematografica francese, nata a Ixelles (Belgio) il 30 maggio 1928. Frequentò per quattro anni l'Ecole du Louvre, interessandosi anche alla fotografia. Assunta nel 1951 come fotografa ufficiale del Théâtre National Populaire di J. Vilar, tre anni dopo scrisse e diresse il suo primo film, La pointe-courte (1954), storia di una crisi di coppia sullo sfondo di uno sciopero che accresce la tensione tra i coniugi. Al film è attribuito il merito di aver anticipato la nouvelle vague per lo stile caratterizzato dall'oggettività del punto di vista: stile presente anche nei medio e cortometraggi immediatamente successivi (Ô saison, ô chateau, 1956; L'opéra-Mouffe, 1958; Du coté de la côte, 1958), applicato poi con i migliori risultati nel lungometraggio Cléo de cinq à sept (Cléo dalle cinque alle sette, 1962), due ore (per l'esattezza 100 minuti) della giornata di una donna in attesa del referto che dovrà dirle se è o no affetta da cancro.
Utilizzato per Le bonheur (Il verde prato dell'amore, 1965), lo stesso metodo della fredda ma attenta osservazione si è rivelato meno adatto alla vicenda non più centrata su un solo personaggio ma ampliata a un triangolo. Ne è conseguito un esito malsicuro, dovuto soprattutto al prevalere di suggestioni formali, che sono diventate addirittura sovrastanti nel seguente Les créatures (Le creature, 1966), dove la V. ha inteso mettere in discussione, oltre alle difficoltà dei rapporti coniugali e comunque sentimentali, la stessa condizione femminile. Nel 1967 V. ha diretto uno degli episodi del film politico sul Vietnam, Loin du Vietnam (Lontano dal Vietnam), coordinato da C. Marker; e nel 1969 un film negli Stati Uniti (Lions Love). Tornata in Francia, ha ripreso gli argomenti a lei più consoni in L'une chante, l'autre pas (1977), che segue le vicende di due amiche tanto desiderose di comunicare quanto impedite di farlo. Accolto con contrastanti valutazioni anche e proprio in quanto femminile e femminista, esso sembrò esaurire, e forse non nel modo migliore, la vena tematica legata soprattutto al rapporto di coppia visto dalla parte della donna. Una serie di cortometraggi − tra i quali Mur murs (1980), Documenteurs (1981) e Ulysse (1982) − ha preceduto la realizzazione di Sans toit ni loi (Senza tetto né legge, 1985), Leone d'oro alla mostra di Venezia. Dedicato al fenomeno del vagabondaggio giovanile ma privo di qualsiasi connotazione protestataria, il film non è esente da incertezze narrative anche se il suo tratto figurativo è molto autorevole. Successivamente la V., dirigendo fra l'altro i documentari Les demoiselles ont eu 25 ans (1993) e L'Univers de Jacques Demy (1995), ha tenuto desta la memoria del marito con il quale aveva scritto Jacquot de Nantes (1991) e ha reso omaggio al centenario del cinema con Les cent et une nuits (1995).
Bibl.: A. Reynaud, Le regard di Agnès Varda, in Artsept, 1 (gennaio-marzo 1963); B. Pingaud, Agnès Varda et la realité, ibid.; G. Curi, Il cinema francese della Nouvelle Vague, Roma 1977; J. Mellen, Donne e sessualità nel cinema d'oggi, Milano 1978; Nouvelle vague, Festival Cinema Giovani, a cura di R. Turigliatto, Torino 1985; G. Grazzini, Cinema '86, Roma-Bari 1987; A. Varda, in Revue Belge du Cinéma, 20 (1987); M. Martin, J. Nacache, Agnès Varda, in La revue du cinéma, 436 (marzo 1988); Agnès Varda, a cura di S. Cortellazzo e M. Marangi, Torino 1990.