AGNELLO, o Andrea, detto Ravennate
Nacque a Ravenna verso l'801, da ricca e illustre famiglia, dalla quale era uscito anche il grammatico Gioannicio, suo trisavolo. Nutrito fin dalla fanciullezza nel grembo dell'Ursiana, la cattedrale di Ravenna, ebbe l'investitura delle chiese di Santa Maria delle Blacherne e di San Bartolomeo. Nell'anno 837 circa, segui a Pavia l'arcivescovo Giorgio, del quale fu poi fiero avversario, e partecipò con lui al battesimo di una figlia di Lotario I. Morì poco dopo la metà del secolo. Piccolo di statura, pronto di lingua e di mente, come ce lo descrive un contemporaneo; coltissimo fra i preti del clero ravennate, e "ingegnosissimo in ogni arte", come egli stesso dice di sé, A. compose il Liber pontificalis della chiesa ravennate, che e, sull'esempio e in contrapposizione del Liber pontificalis romano, la serie delle biografie dei vescovi e arcivescovi ravennati, da Sant'Apollinare, considerato come contemporaneo degli Apostoli, fino a Giorgio, cioè fino all'846 circa. A quest'opera, A. lavorò lentamente, a cominciare da circa l'830, via via leggendo le singole parti (sermones o lectiones) ai sacerdoti suoi confratelli. Non esistevano prima di lui se non le scarne notizie cronologiche di un catalogo dei vescovi e i dittici della chiesa ravennate. Perciò A. dové ricorrere a svariatissime fonti, documentarie (atti di concilî, lettere di papi e arcivescovi, diplomi d'imperatori, ecc.), letterarie (Bibbia, cronache, sermoni, scritti agiografici, ecc.) e monumentali. Molto poi attinse dalla tradizione orale dei seniores.
In sostanza, il Liber pontificalis contiene, per quasi otto secoli, la cronotassi e, in parte, la storia della chiesa ravennate, cospicua tra le sedi vescovili d'Italia. Il suo valore storico è piuttosto scarso. Nulla ci dice, p. es., sulle origini e sulla primitiva organizzazione della chiesa ravennate; poco circa la formazione dei diritti metropolitici e i rapportì con gl'imperatori, coi re barbari, con gli esarchi bizantini, coi re longobardi e franchi. Poi, errori grossolani, confusione di tempi e di luoghi, di cose e di persone, divagazioni, che spesso dissimulano la mancanza d'informazione. Più che altro, il Pontificale ravennate è una serie aneddotica. Ma appunto certe narrazioni vive, drammatiche, efficacissime, e, trasfusa in ogni pagina, la personalità dell'autore, che descrive, discute, sermoneggia, impreca, fanno dell'opera agnelliana uno dei libri più interessanti e curiosi del Medioevo. D'altra parte, per l'uso dei monumenti come fonte diretta, A. può dirsi un novatore. Il suo libro è prezioso per lo studio della topografia antica e dei monumenti di Ravenna, della vita civile ed ecclesiastica, delle istituzioni e dei costumi, e, convenientemente adoperato, offre notizie utili anche per la storia generale d'Italia dei secoli VII-IX. Vi è di più: il Liber pontificalis, pieno di aspri giudizî e d'invettive contro papi e arcivescovi, e tutto fremente degli spiriti onde nel sec. VII era uscita la pretesa alla "autocefalia" della chiesa ravennate, è l'esaltazione di questa contro il "iugum Romanae servitutis, un episodio e un'eco di quella lotta antigerarchica contro il papato accentratore e di quell'aspirazione all'autonomia politica dell'Esarcato che si protrasse, aperta o latente, fino allo scisma dell'arcivescovo Guiberto (sec. XI).
La lingua di Agnello è il latino letterario del sec. IX, fortemente influenzato dal nascente volgare; ricca di termini, ispida e forte, e inoltre distinta di belle forme greche (riflesso della cultura bizantina prolungatasi in Ravenna anche dopo la fine dell'Esarcato). Piace allo scrittore l'esornazione e un certo colorito poetico, che mutua frequentemente da Virgilio, accogliendone emistichî e versi, come fa anche con la Sacra Scrittura.
Libro di battaglia che si è potuto salvare a stento, il Pontificale ravennate era già mutilo fin dal sec. XIII. Noi non ne abbiamo che un apografo del sec. XV, che fa parte del Codex pontificalis pontificune ecclesiae Ravenatis, nella Biblioteca Estense di Modena, e un frammento del sec. XVI nella Vaticana. Singole vite ed estratti passarono in lezionarî e altri testi. Un manoscritto, che trovavasi a Ravenna, nella biblioteca dell'Arcivescovado, e che deve identificarsi con quello ricordato in un inventario del 1369 pertinente all'arcivescovo Petrocino, fu sottratto con molti altri e scomparve nella seconda metà del secolo XVI. Il manoscritto estense è certamente quello che figura in un inventario di libri posseduto da Niccolò III marchese di Ferrara. Quando il padre Benedetto Bacchini, all'inizio del sec. XVIII, ebbe preparata la sua edizione di Agnello, dovette vincere molte opposizioni e censure. Per tutto quel secolo, il libro di Agnello fu variamente discusso, taluni sostenendone la perfetta ortodossia, altri, e, per necessità più chc per convinzione, primo lo stesso Bacchini, considerandolo addirittura come scismatico. Notevoli le difese del padre Pietro Canneti, in certe sue lettere inedite, e dell'abate Giuseppe Luigi Amedesi.
Numerose le edizioni, da quelle del Bacchini (Modena 1708), del Muratori (Rerum Italicarum Scriptores, (Milano 1723, II), su cui la ristampa del Migne (in Patrologia latina, CVl), a quelle dello Holder-Egger (in Monum. Germana Historica, Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum saec. VI-IX, Hannover 1878) e del Testi-Rasponi, nella nuova edizione del Muratori, Bologna 1924.
Bibl.: Holder-Egger, Die Ravennaten Annalen, in Neues Archiv, I, II (1876); Balzani, Le cronache italiane nel Medioevo, Milano 1909; L. A. Ferrai, Agnello ravennate e il pontificale ambrosiano, in Archivio storico lombardo, XXII, I, (1895); D. Giani, Alcune osservazioni su la cronologia di Agnello, in Studi storici di A. Crivellucci, Pisa 1898, VII, fasc. III-IV; gli studî di G. Zattoni sulla Passio S. Apollinaris, sulla metropoli ecclesiastica di Ravenna, sulla fondazione dell'episcopato a Ravenna e in Romagna, in Atti Accad. Scienze Torino, XXXIX, Cl. scienze morali, 1904; in Riv. scienze stor., I, 1904; Riv. stor.-critica delle scienze teologiche, Roma 1905-1906, I-II; L. Duchesne, Agnellus de Ravenna auteur du Liber pontificalis, ecc. in Miscellanea di Storia e cultura ecclesiastica, III (1904), n. 2; G. B. Lugari, Il culto di S. Pietro sul Gianicolo e il Libro pontificale ravennate, Roma 1907; F. Lanzoni, Il "Liber Pontificalis" ravennate, in Rivista di scienze storiche, VI (1909), fasc. IV-V-VI, Saronno 1909; id., Leggende orientali in Agnello ravennate, in Felix Ravenna, VIII (1912), XVII e XVIII (1915), nonché altri studî suoi su la stessa rivista, XX e XXVIII, 1915 e 1917; A. Testi Rasponi, Note marginali al "Liber Pontificalis" ecc., in Atti e Mem. R. Deputaz. Storia Patria per la Romagna, serie 3ª, XXVII e serie 4ª, I, 1909-10, e 1911; nonché Note agnelliane, in Felix Ravenna, XII (1913), XIII (1914), XXIII (1916); M. Manitius, Geschichte der lateinischen Literatur des Mittelalter, I, Monaco 1911, p. 714 segg.