agitazione psicomotoria
Stato di tensione interiore che si manifesta con eccessiva attività motoria, solitamente non produttiva e ripetitiva, come camminare avanti e indietro, non riuscire a stare fermi da seduti, essere irrequieti, torcersi le mani, manipolare incessantemente vestiti o altri oggetti, effettuare movimenti concitati che non hanno in vista alcuno scopo. In alcune situazioni l’a. p. può presentarsi con crisi di auto- ed eteroaggressività. Le cause scatenanti possono essere molteplici: neuropsichiatriche, cardiovascolari, respiratorie, metaboliche, tossiche. I quadri clinici di intossicazione da sostanze d’abuso, indotta spesso dall’assunzione di alcolici, si esprimono talora con uno stato di a. p. e stato confusionale, associati a comportamenti particolarmente violenti e aggressivi nei confronti di cose e di persone. L’a. p. può essere il primo segnale di una riduzione di ossigeno nel sangue e quindi nel sistema nervoso centrale: ciò può avvenire sia per ipossia respiratoria (patologie respiratorie, ictus cerebrale, intossicazione da fumo), sia per riduzione della perfusione ematica del cervello (malattie cardiovascolari), sia per un’anemizzazione grave. In caso di infarto, il paziente molto spesso presenta a. p. associata a sudorazione algida, angoscia e sensazione di morte imminente. In caso di trauma cranico è possibile avere a. p., perdita di conoscenza e difficoltà di comprensione. Tale sintomatologia si verifica sia a causa del danno cerebrale da ridotto apporto di ossigeno, sia per la ridotta perfusione cerebrale che l’emorragia comporta, in conseguenza del trauma.
Uno stato d’a. p., associato a grave distorsione del giudizio di realtà, turbe della memoria e scoppi improvvisi di rabbia, può essere espressione di demenza senile (morbo di Alzheimer). Inoltre, l’a. p. è, in età evolutiva, un segno molto comune nelle patologie psichiatriche. I disturbi dell’umore spesso si manifestano nei bambini con problemi comportamentali, quali aggressività, a. p., disturbi della condotta. Mentre la depressione si presenta negli adulti con umore depresso, mancanza di energia e perdita di interesse o di piacere per quasi tutte le attività, nei bambini possiamo ritrovare espressione triste del viso, insonnia o ipersonnia, sentimenti di scarsa autostima e agitazione psicomotoria. Anche per quanto riguarda i quadri maniacali esistono differenze di presentazione tra adulti e bambini. In accordo con il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM, IV ed.), l’episodio maniacale dell’adulto è caratterizzato da umore persistentemente elevato, espansivo o irritabile, della durata di almeno una settimana. Durante tale periodo devono inoltre essere presenti almeno tre dei seguenti sintomi: grandiosità, fuga delle idee, logorrea, diminuito bisogno di sonno, aumentata distraibilità ed eccessivo coinvolgimento in situazioni pericolose. Nei bambini, invece, l’umore è più spesso irritabile con a. p., labilità emotiva, impulsività. L’a. p. del bambino maniacale, a differenza di quella del bambino depresso, è molto severa, fino ad arrivare all’iperattività; più spesso può accompagnarsi a scoppi d’ira immotivati, nei quali sono frequenti le minacce sia verbali sia fisiche. L’episodio maniacale può precedere o seguire un episodio depressivo. L’a. p. è uno dei tre sintomi che caratterizzano la sindrome da deficit di attenzione con iperattività (ADHD). Il bambino iperattivo manifesta continua a. p., sembra come ‘motorizzato’, ed è sempre in movimento sia a scuola, sia a casa, sia durante i compiti e il gioco. Pazienti con insufficienza mentale di vario grado possono manifestare a. p., spesso come sintomo di un disturbo psichiatrico in comorbidità. Il ritardo mentale è una sindrome complessa nella quale convergono disturbi cognitivi, motori, linguistici, affettivi e relazionali. Le medesime lesioni cerebrali che hanno determinato il deficit cognitivo possono coinvolgere anche aree implicate nel controllo degli affetti, degli impulsi o delle condotte. Il soggetto con ritardo mentale sperimenta spesso difficoltà di comunicazione con gli altri, frustrazioni e limitazioni che vanno ad aumentare la vulnerabilità psichiatrica. Possono così manifestarsi: sintomi depressivi con frequenti crisi di a. p., sintomi psicotici, disturbi della condotta o della personalità con a. p. ed esplosioni di rabbia con aggressività diretta verso sé stessi e verso gli altri. I bambini con disturbo generalizzato dello sviluppo o altre sindromi psicotiche presentano, all’interno del complesso quadro clinico, a. p. con comportamenti motori ripetitivi, come ‘sfarfallare’ le mani, saltare o dondolarsi, senza alcuna apparente finalizzazione. In questo caso si parla più propriamente di stereotipie motorie. Spesso, ma non necessariamente, l’a. p. si può riscontrare in soggetti con tratti di personalità prevalentemente antisociali e borderline.
Le strategie potenzialmente attuabili in casi di a. p., oltre alla terapia specifica, se possibile, della patologia di base, prevedono: allontanamento del presunto evento scatenante o distrazione del paziente stesso con attività occupazionali; strutturazione di un ambiente confortevole con luci soffuse, eliminazione di rumori di sottofondo e di oggetti potenzialmente dannosi; prevenzione di situazioni a rischio per l’insorgenza dei comportamenti problematici. Esistono tuttavia situazioni in cui il contenimento e l’assistenza necessari per il soggetto sono possibili solo in ambiente ospedaliero.