AGIDE II
. Re della dinastia spartana degli Euripontidi, che ereditò il trono da suo padre Archidamo nel 427 o 426. Nella primavera del 426, seguendo l'esempio del padre, invase l'Attica e ripeté l'invasione nel 425, e fu questa l'ultima in tutto il primo periodo della guerra peloponnesiaca, cioè fino alla pace di Nicia nel 421. Dopo la pace di Nicia, che egli sottoscrisse insieme col collega Agiade Plistoanatte, A. intervenne nel 419 e 418 nel conflitto fra Argo ed Epidauro suscitato da Alcibiade. Onde la lega di Atene, Argo, Mantinea ed Elide, i cui eserciti si concentrarono a Metidrio nell'Arcadia. A. si ritirò a Fliunte, e di qui poté con gli alleati tagliar fuori Argo. Un armistizio di quattro mesi, concluso per ragioni politiche, per poco non gli fu causa di una condanna da parte dei suoi concittadini. Ma, siccome gli Argivi ruppero essi stessi l'armistizio, invadendo Orcomeno di Arcadia e marciando contro Tegea, A. ebbe il modo di riabilitarsi, e, riprese le ostilità, vinse a Mantinea l'esercito alleato nel 418 a. C. Fu così istituito ad Argo un governo oligarchico, che ebbe vita effimera; ma la lega intanto era sciolta. Ristabilita la democrazia in Argo e tentando gli Argivi di prolungare le mura fino al mare, A. nell'inverno del 417-16 lo impedì. Ritroviamo A. nel 413, dopo la disastrosa spedizione degli Ateniesi in Sicilia, accampato a Decelea nell'Attica, da cui cercava di tagliare le vettovaglie agli Ateniesi e favoriva la fuga degli schiavi. Nel 411 i quattrocento cercarono da Atene di entrare in trattative con A., ma questi non accettò, e tentò un'azione militare che fallì; ripeté inutilmente l'assalto ad Atene nel 410 e nel 409; ma, avvenuta la catastrofe d'Egospotami, A. cinse d'assedio Atene insieme col suo collega Agiade Pausania di Plistoanatte, con cui procedette sempre d'accordo. Discordia tra i due re non la troviamo neanche dopo la marcia di Trasibulo da File e il suo insediamento nel Pireo. Pausania riuscì ad avere una maggioranza sul collegio degli efori, e pacificò, come si sa, i democratici del Pireo e gli oligarchici fautori della politica di Teramene nella città. Era la fine dell'oligarchia. Trattandosi di una reazione velata alle aspirazioni rivoluzionarie di Lisandro, che sembra volesse abbattere il potere regio tradizionale, A. dové almeno tacitamente cooperare alla politica del suo collega. L'ultima sua azione militare fu quella contro l'Elide nel 401; in seguito alla quale morì. Il suo regno fu di circa venticinque anni, essendo egli succeduto ad Archidamo tra il 427 e il 426. Alcibiade, nella sua fuga dopo l'annunzio del processo del 415, dové trovare in A. un appoggio potente; poi nacque tra loro due un dissidio, e A. non vide malvolentieri che Alcibiade si allontanasse da Sparta e si dirigesse nella Ionia. La tradizione posteriore, che non doveva essere ignorata da Senofonte, ci rappresenta la moglie di A. Timea, adultera di Alcibiade, da cui avrebbe avuto il figlio Leotichida; e non c'è ragione di revocarla in dubbio.
Fonti: Plutarco, Agesilao, 1, per la sua origine. Pel resto soprttutto Tucidide, Senofonte, Hell., I, II e III, Diodoro, XIII, come pure passi di Plutarco nelle vite di Alcibiade, di Lisandro, di Agesilao.
Bibl.: E. Meyer, Geschichte des Altertums, IV, passim; J. Beloch, Griechische Gesch, 2ª ed., III, i, pp. 15, 17, 26; A. Ferrabino, L'impero ateniese, Torino 1927, passim.