Termine che designa l’eccedenza del corso del cambio sulla parità monetaria legale ( a. sul cambio), quando una moneta ha sul mercato in termini di un’altra moneta estera un prezzo superiore a quello che risulterebbe dal rapporto teorico tra le due parità. In tal senso, equivale a cambio sopra la pari. Nei sistemi monetari su base aurea, a. indica l’eccedenza del corso del cambio sul mercato rispetto al rapporto di scambio tra due monete determinato idealmente dalla parità aurea. A. indica il maggior valore di mercato che può acquistare una moneta d’oro rispetto alla moneta-carta dello stesso paese emessa alla pari, o anche, in casi rari, la moneta-carta in confronto all’oro. Il termine fu largamente usato per indicare la differenza tra valore intrinseco ed estrinseco di una moneta metallica, che si paga o si riceve nello scambiarla con altra moneta metallica o con moneta di carta.
A. di banco era detta la differenza tra il prezzo pagato per una moneta dal banco, in base alla quantità di fino in essa contenuto, e il prezzo corrente, mentre a. di pareggio era detta la differenza, che serviva a pareggiare il valore delle monete di banco con il valore delle monete fuori banco, che fosse stato elevato d’autorità o che non corrispondesse più al valore intrinseco della moneta logorata dall’uso. A. di dignità era l’eventuale, modesto accrescimento di valore di una moneta, oltre il limite del suo valore intrinseco, derivato dalla fiducia nella sua stabilità; a. di perdita era la differenza in meno, che derivava dall’essere il valore corrente sotto la pari.
In finanza, a. è la percentuale sulle somme riscosse per conto dello Stato, dei comuni e delle province che gli esattori comunali e i ricevitori provinciali delle imposte sono autorizzati a trattenere a compenso del loro servizio.