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AGATARCO

di Giulio Emanuele Rizzo - Enciclopedia Italiana (1929)
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AGATARCO (Αγάϑαρχος, Agatharchus)

Giulio Emanuele Rizzo

Pittore, figlio di Eudemo di Samo, la cui lunga attività si svolse ad Atene, fra il 465 e il 420 a. C. Con notevoli varianti è raccontata dagli antichi scrittori una sua avventura con Alcibiade, il quale lo avrebbe sequestrato nella sua casa, per averlo trovato nelle braccia della sua amante. Ma sembra, invece, che il prepotente uomo politico ateniese lo abbia tenuto prigioniero quattro mesi, per costringerlo a decorargli di pitture la casa, subito, com'egli voleva, nonostante i precedenti impegni allegati, a sua scusa, dal pittore (Demostene, Mid., 147, e il suo scoliaste; Ps. Andoc., Contra Alcib., 17; Plutarco, Alcib., XVI). A. si vantava della rapidità e della facilità nel compiere i suoi lavori; e sentendosi il pittore Zeusi da lui rimproverato della sua lentezza: "È vero, - rispose - io dipingo in lungo tempo, ma per tempo lungo" (Plutarco, Pericl., XIII; De amic. multitud., V). Questi aneddoti servono, oltre che a fissare la cronologia di Agatarco, a darci una qualche idea del carattere della sua arte, che doveva esser facile e, in prevalenza, decorativa. Soggetti di sue pitture non sono ricordati nelle fonti; ma sembra non contraddica al carattere dell'arte di A. la importantissima notizia tramandataci da Vitruvio (De Archit., VII, Praef., 11) che egli per il primo "aveva fatto la scena per la tragedia di Eschilo, e ne aveva scritto un trattato". Aggiunge l'architetto romano che, sull'esempio di A., Anassagora e Democrito avevano scritto trattati sulle leggi della prospettiva. Dal contesto di Vitruvio si desume ch'egli credeva ad una decorazione pittorica della scena, eseguita da A. (il che avrebbe dovuto esser fatto intorno all'anno 46 a. C.); ma non sappiamo se Vitruvio conoscesse direttamente il trattato di A.; e la data del 465 è sembrata troppo antica, per una decorazione prospettica della scena, sia pure con leggi imperfette. Si è, dunque, pensato che l'opera di A. fosse stata, piuttosto, quella di un architetto, nel costruire la prima scena di legno, per la tragedia di Eschilo. Le obiezioni sono certo gravi per chi conosca la storia del teatro greco, ma grave è anche la testimonianza di Vitruvio; e forse l'irrequieta critica moderna ha esagerato in questa discussione, alla quale qui può essere appena accennato.

Bibl.: W. Klein, Gesch. d. griech. Kunst, I, Lipsia 1904, p. 155, e, principalmente, A. Frickenhaus, Die altgriechische Bühne, Strasburgo 1917, p. 72 segg. e 81 segg. In senso opposto, a favore della tradizione vitruviana F. Noack, Σκηνὴ τραγικὴ, Tubinga 1915. Cfr. E. Pfuhl, Malerei u. Zeichnung d. Griechen, II, Monaco 1923, p. 665 segg.

Vedi anche
Policlèto Architetto greco (sec. 4º a. C.), a cui Pausania attribuisce la creazione della thòlos e del teatro di Epidauro; della prima sussistono le fondazioni circolari e frammenti architettonici di accurata fattura di ordine dorico e corinzio; del secondo, celebrato per la sua armonica bellezza, l'ampia cavea ... Plutarco Scrittore greco (Cheronea, Beozia, 50 d. C. - ivi dopo il 120). Studiò ad Atene presso il platonico Ammonio, e dopo alcuni viaggi tornò nella sua città, donde però si allontanò ripetutamente per incarichi politici. Fu più volte a Roma, dove ebbe amici illustri tra cui Gaio Minucio Fundano e Aruleno Rustico. ... Èschilo Tragico ateniese (Eleusi 525 circa - Gela 456-455 a. C.), della cui vita poco sappiamo di sicuro. Combatté a Maratona (490), dove cadde suo fratello Cinegiro. Partecipò per la prima volta a un concorso tragico tra il 499 e il 496, ma ebbe il primo premio solo nel 484. Fu (470 circa) a Siracusa, invitato ...
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