RUSTICI, Agapito
RUSTICI (de' Rustici), Agapito. – Nacque da nobile famiglia romana, forse a Roma intorno al 1415, dal noto umanista Cencio di Paolo di Cencio e da una Agnese. Suo fratello Marcello fu segretario e scrittore apostolico, nonché cancelliere della città di Roma, e la sorella Brigida, sposata con Lelio Della Valle, fu madre del letterato Niccolò (per i rapporti di quest'ultimo con Rustici, cfr. Bianca, 1997, pp. 148 nota 36, 162).
Ancora molto giovane rivolse a papa Martino V un’orazione (edita da Lehnerdt, 1901, pp. 165-167, nel titolo è definito come satis adolescentulus), quando aveva già deciso di allontanarsi da Roma per raggiungere Padova, dove tra il 1430 e il 1440 studiò diritto civile e canonico e conseguì il titolo di utriusque iuris doctor. Si ritiene probabile che questa orazione, in cui Rustici ringrazia il pontefice per i benefici conferiti al padre Cencio e per quanto papa Colonna aveva fatto per la città di Roma quale restaurator Urbis, sia stata composta dallo stesso Cencio, o almeno con il suo aiuto.
Rustici fu molto apprezzato come poeta e scrisse sin dagli anni giovanili pregevoli carmi latini. Indirizzò un carme di 24 esametri a papa Eugenio IV, la Conquestio Romae de suorum aedificiorum ruinis auxilium Eugenii et camerarii implorantis (edita da Lehnerdt, 1901, p. 171), in cui si immagina una Roma personificata che si lamenta per le sofferenze del suo corpo straziato. Intorno agli anni 1438-41 compose un carme di 138 esametri (edito ibid., pp. 167-170; inc. Te quibus emeritum nunc, Carole, laudibus ornem) per celebrare la gloria militare di Carlo Gonzaga (secondo figlio maschio di Gianfrancesco I Gonzaga, signore di Mantova), che fu condottiero e prese parte alle guerre tra Milano e Venezia.
Tornato a Roma dopo gli studi a Padova, entrò in sacerdozio, fu nominato uditore di Rota per volere di Niccolò V (12 gennaio 1449). Risulta avere rivestito questa carica anche negli anni 1451-52 e nel 1462, cfr. Lehnerdt, 1901, p. 313 nota 4) e in un documento del 9 ottobre 1450 compare come canonico della basilica di S. Pietro e cappellano del papa (ibid., p. 313).
Entrò nella familia di Enea Silvio Piccolomini (futuro Pio II) quando questi era ancora cardinale (1456 - agosto 1458). Durante il pontificato di Piccolomini, Rustici fu sempre presente nella ristretta cerchia del papa, godendo di particolare considerazione: Pio II lo investì di importanti cariche, lo tenne in grande stima come giurista, poeta e oratore e ne apprezzò molto anche la compagnia. Lo nominò referendario e gli affidò la stesura dei nuovi statuti del Capitolo senese (divenuto Capitolo metropolitano dopo che il papa ebbe elevato il vescovado di Siena ad arcidiocesi e sede metropolitana).
Nel 1458 Rustici e Berardo Eroli (futuro cardinale) furono incaricati da Pio II di comporre le controversie tra la Santa Sede e il re di Napoli Ferdinando I d'Aragona. Le questioni da risolvere riguardavano la restituzione al pontefice di Benevento, Terracina, Assisi, Nocera, Gualdo e altre terre ancora, l’investitura del Regno di Napoli, l’incoronazione del sovrano e il versamento del censo annuo che il papa chiedeva al re. Alla stesura dei capitoli del trattato con cui Ferdinando accoglieva le richieste del papa in cambio dell’investitura del Regno e dell’incoronazione, parteciparono coi due legati papali, per conto del re, Matteo Giovanni e Antonio Alessandri. Il 17 ottobre 1458, Rustici ed Eroli stipularono nel palazzo pontificio l’accordo approvato da Ferdinando e il successivo 10 novembre il papa concesse al re la bolla dell’investitura.
Nel gennaio 1459 Rustici accompagnò Pio II alla Dieta di Mantova. Da un’epistola del cardinale Iacopo Ammannati Piccolomini di qualche anno più tardi (settembre-ottobre 1464, al cardinale Francesco Todeschini Piccolomini, futuro Pio III; edita in Ammannati Piccolomini, 1997, II, pp. 543-549), sappiamo che durante il soggiorno mantovano Pio II volle fare una gita al vicino convento di S. Maria degli Angeli sul Mincio e per l’occasione scelse come compagni proprio Cencio, Lorenzo Roverella, vescovo di Ferrara, il segretario pontificio Goro Lolli e lo stesso Ammannati, «quos adhibere ad solacia sua semper solitus esset» (ibid., p. 545).
Il papa nominò Rustici vescovo di Ancona il 16 aprile 1460, poi di Camerino il 22 agosto 1463. In quello stesso giorno ricevette in commenda da Pio II il monastero di S. Angelo infra ostia di Santa Anatolia, vi rinunciò poco dopo (Marini, 1784, p. 157). Compare come vescovo di Ancona o di Camerino nei titoli di alcune sue opere in versi che fanno parte degli Epaenetica, una raccolta di poesie e poemetti latini voluta probabilmente da Pio II. Si tratta di componimenti encomiastici di molti autori diversi, che vollero celebrare il pontificato di papa Piccolomini e il suo progetto di crociata contro i Turchi.
Queste le opere del Rustici nella raccolta (si cita il codice di dedica, Chig. J.VII.260 della Biblioteca apostolica Vaticana): un poemetto di 430 esametri (cc. 80v-89r, inc. Maxime pontificum, celo cui summus ab alto), in cui si elogia Pio II come soccorritore della Chiesa e si esortano i principi e gli Stati europei convocati alla Dieta di Mantova affinché prendano parte alla crociata contro i Turchi; un carme di 35 distici elegiaci (cc. 152r-153v, inc. Maxime pontificum, quem vere dicere fas est), in cui si esaltano l’eloquenza mostrata dal papa a Mantova e i suoi sacrifici per raggiungere la città; un distico elegiaco su Pienza, città natale di Pio II (c. 154r, inc. Salve, cara Pio, generosa Pientia, salve); un distico elegiaco sul duomo che a Pienza il papa dedicò alla Vergine (c. 154r, inc. Hec tibi, Virgo parens, Pius extulit ardua templa); due distici sullo stemma dei Piccolomini (c. 154r, inc. Quinque crucem lune distingunt cornibus aureis); un carme di 21 esametri in lode del papa (c. 154r-v, inc. Maxime pontificum, nostri pater unice secli); un’iscrizione in versi per la rocca di Tivoli (c. 154v, inc. Hanc Pius extruxit, depulsis hostibus, arcem); un carme di 48 esametri (cc. 156v-157v, inc. Maxime pontificum, nostri spes unica secli), che racconta la buffa situazione in cui si trovò Alessio Cesari, arcivescovo di Benevento, colto di sorpresa dalla visita del nipote del papa, il cardinale Francesco Todeschini Piccolomini.
Nel 1462, per volere del papa, Rustici compose un’ode saffica per la translatio della testa dell’apostolo s. Andrea da Ancona a Roma. Quando la reliquia giunse alle porte dell’Urbe, a ponte Milvio, il pontefice la mostrò al popolo in una solenne processione e i cantori dopo il Te Deum intonarono l’inno scritto da Rustici. Il componimento, che prende come modello il Carmen saeculare di Orazio, venne riportato per intero dal pontefice nei suoi Commentarii (1984, II, pp. 474 s.). Inoltre, da una lettera di Ammannati al cardinale Todeschini Piccolomini (edita in Ammannati Piccolomini, 1997, pp. 501-526, databile a pochi mesi dopo i fatti), sappiamo che nel giugno 1464 Pio II, in partenza da Roma verso Ancona, dove aveva intenzione di imbarcarsi per la crociata contro i Turchi, una volta giunto a ponte Milvio scelse come compagni di navigazione sul Tevere fino a Castel Giubileo ancora Rustici (allora vescovo di Camerino), il vescovo di Torcello Domenico Dominici e Giovanni Gianderoni, vescovo di Città di Castello.
Rustici, dopo una breve malattia in cui ricevette anche la visita del nuovo papa Paolo II, si spense poco prima dell’8 ottobre 1464 e fu sepolto nella chiesa romana di S. Maria sopra Minerva. Qui il suo monumento funebre (attribuito alla scuola di Andrea Bregno) fu realizzato nel 1482 su commissione dei figli del fratello Paolo e accolse i resti mortali anche dello stesso Paolo.
Sappiamo che ebbe figli e figlie (Lehnerdt, 1901, p. 318). Sono noti anche altri carmi latini: una poesia di 11 esametri (editi da Lehnerdt, 1901, pp. 170 s.) su una statua di Ercole che lotta contro il leone nemeo, collocata nella chiesa romana di S. Maria sopra Minerva (inc. Nemea amplexum stringit sup rupe leonem); un carme di 27 esametri intitolato Descriptio canis areciarii (edita ibid., pp. 171 s.; inc. Proximus autumno sol ferventissimus ampla). Egli compariva inoltre, con Ermolao Barbaro il Vecchio, vescovo di Verona, come interlocutore in un’opera perduta di Lodrisio Crivelli, come si ricava da una lettera di Ammannati Piccolomini (edita in Ammannati Piccolomini, 1997, I, pp. 372-374, databile tra il 18 dicembre 1461 e l’inizio del 1462 e diretta allo stesso Crivelli). Lo scritto perduto, un’Apologia (o Apologeticus) in forma di dialogo, rivolta probabilmente a Francesco Filelfo e mostrata a Pio II dal citato Ammannati Piccolomini, è definito nella lettera come una commenticia disputatio tra Rustici, vescovo di Ancona, e il vescovo di Verona.
Rustici si configura come il tipico vescovo umanista curiale: anche se la vocazione pastorale non è preminente, la sua carriera al servizio dei pontefici è segnata dal conseguimento di uffici importanti e alte cariche ecclesiastiche, che consentivano una vita agiata, in cui poteva anche coltivare gli studi umanistici e scrivere carmi, soprattutto d'encomio.
Fonti e Bibl.: G. Marini, Degli archiatri pontifici, II, Roma 1784, pp. 152-156; M. Lehnerdt, Cencio und Agapito de’ Rustici, in Zeitschrift für vergleichende Litteraturgeschichte und Renaissance Litteratur, XIV (1901), pp. 149, 165-172, 289, 312-318; Le vite di Paolo II di Gaspare da Verona e Michele Canensi, a cura di G. Zippel, in Rerum Italicarum scriptores, III, 16, Città di Castello 1904, pp. 83 s.; K. Eubel, Hierarchia catholica Medii aevi, II, Monasterii 1914, p. 98; R. Avesani, Epaeneticorum ad Pium II pontificem maximum libri V, in Enea Silvio Piccolomini, papa Pio II. Atti del Convegno per il quinto centenario della morte e altri scritti, a cura di D. Maffei, Siena 1968, pp. 45-47, 70, 73 s.; A.A. Strnad, ‘Studia Piccolomineana’. Vorarbeiten zu einer Geschichte der Bibliothek der Päpste Pius II. und Pius III., ibid., pp. 297 s.; F. Di Bernardo, Un vescovo umanista alla corte pontificia. Giannantonio Campano (1429-1477), Roma 1975, pp. 101, 142, 157; L. Bertalot, Studien zum italienischen und deutschen Humanismus, a cura di P.O. Kristeller, II, Roma 1975, pp. 179 s. (col testo di un carme latino dedicato ad Agapito vescovo di Camerino); Pii II Commentarii rerum memorabilium que temporibus suis contigerunt, a cura di A. Van Heck, Città del Vaticano 1984, ad ind.; D.S. Chambers, A Renaissance Cardinal and his worldly goods. The will and inventory of Francesco Gonzaga (1444-1483), London 1992, p. 179 n. 837; G. Lombardi, La città, libro di pietra. Immagini umanistiche di Roma prima e dopo Costanza, in Alle origini della nuova Roma. Martino V (1417-1431). Atti del Convegno (Roma, 2-5 marzo 1992), a cura di M. Chiabò et all., Roma 1992, pp. 42-44; Inventario dell’archivio della Sacra romana Rota, secc. XIV-XIX, redatto da H. Hoberg, a cura di J. Metzler, Città del Vaticano 1994, p. 20; C. Bianca, "Graeci", "Graeculi", "Quirites". A proposito di una contesa nella Roma di Pio II, in Filologia umanistica. Per Gianvito Resta, I, a cura di V. Fera - G. Ferraù, Padova 1997, pp. 148 nota 36, 162; I. Ammannati Piccolomini, Lettere (1444-1479), a cura di P. Cherubini, Roma 1997, ad indicem.