BELLOMO, Agapito
Nacque a Roma non più tardi del secondo decennio del sec. XVI. Non abbiamo notizie della sua giovinezza né dei suoi primi passi nella vita ecclesiastica. Solo verso la metà del secolo, il suo nome comincia a comparire nelle fonti; sappiamo che egli aveva fatto par te della segreteria di Giulio III: "secretarius et familiaris noster" è detto nel motu-proprio di papa Ciocchi Del Monte (Arch. segreto Vat., Arm. XXX, Div. Cam. 163, f- 43). Ad una deliberazione camerale del 25 sett. 1551 (ibid., Arm. XXX, Div. Cam. 165, f. 172 V) troviamo apposta la sua firma: ciò fa pensare che già a quella data egli esercitasse l'ufficio di chierico della Camera apostolica, carica per la quale troviamo trascritta la sua nomina nel registro ufficiale sotto la data del 4 nov. 1551. A questo ufficio egli era succeduto al resignatario G. B. Galletti: della sua attività camerale conosciamo almeno quaranta documenti da lui firmati tra il 25 dic. 1551 e l'8 nov. 1553. Intorno a questa ultima data dovette essere sostituito dal futuro cardinale Vitellozzo Vitelli.
L'essere stato chierico della Camera costituì un fatto fondamentale per il B., sia per i grandissimi privilegi che la carica comportava e che egli conservò anche in seguito (ibid., Arm. XXX, Div. Cam. 167, f. 70 v; 212, f. 100; 214, f. 61), sia per la mentalità rigidamente curiale che vi acquisì, dandone in seguito prova come vescovo e come padre conciliare.
Certamente in questi anni il B. fu vicino ai Famese: connessa a questa relazione è la sua nomina a vescovo di Caserta dei 5 dic. 1554.
Sulle vicende della diocesi casertana la fonte più importante è l'Autobiografia dei cardinale Giulio Antonio Santoro, che fu allora suo uomo di fiducia e suo vicario generale dal 1560, l'anno in cui il B. visitò per la prima volta la diocesi.
Ma nulla possiamo dire dell'attività pastorale del B. in questo periodo perché a reggere le fila della diocesi casertana fu il Santoro, il quale in sua assenza celebrò anche un sinodo (dovette cadere nel 1563-64), utilizzandovi un proprio trattato, Laudum et sententia suber controversis capitulis ecclesiae casertanae, apprezzato e richiesto da S. Carlo Borromeo.
A questo periodo risale la partecipazione del B. al concilio tridentino. Giunse a Trento il 3 genn. 1562. Di un qualche interesse è la sua carrispondenza con il cardinale Ippolito d'Este: due lettere di quest'ultimo, datate al 2 e al 29 gennaio, da Saint-Germain-en-Laye, ove il cardinale si trovava in qualità di legato pontificio presso la corte francese, rimangono documenti importanti per la storia delle guerre di religione: vennero pubblicate nella raccalta delle Lettere di Principi (cfr. Chacon-Oldoinus, Vitae et res gestae Pontificum Romanorum..., Romae 1667, col. 650) e ancara nella Miscellanea di Etienne Baluze. A questo periodo risale anche una lettera del cardinale Alessandro Famese al B., che lascia presupporre un più ampio carteggio.
La condotta del B. al concilio fu tesa alla stretta esecuzione della direttive della Curia. Quando la maggioranza romana nelle discussioni sull'Indice e sul salvacondotto ai protestanti del gennaio-marzo 1562 e nei dibattiti sulla comunione ai laici sotto le due specie del settembre 1562 simostrò moderata, egli fu moderato; quando invece sulla residenza, sui poteri dei vescovi, sul matrimonio, sulla riforma (13 dicembre 1562-novembre 1563) essa fu rigida, il B. la seguì. Perciò il cardinal Borromeo ancora dieci mesi dopo la chiusura del concilio gli scrisse: "Le fatiche meritevoli di V. S. R. et l'honorate sue qualità sono conosciute e stimate dalla Santità di Nostro Signore, il quale si mostra prontissimo in ogni sollecita occorrenza che le se presenterà in beneficio di V. S." (Roma, 25 sett. 1564).
Dal 1563 troviamo il B. a Caserta impegnato, per il resto della sua vita, in un'intensa attività pastorale, a cui le iniziative del Santoro avevano aperta la strada. Tra l'11 luglio 1567 e il 2 sett. 1573 aprì il seminario (cfr. S. Tromp. De primis secretariis S. Congregationis Concilii, in Gregorianum, XL [1959], pp. 523-25; lettera di G. Pogiani al B. del 2 sett. 1573, Arch. segreto Vat., Arch. d. Congreg. del Concilio, Liber II Litterarum, f. 19 v). Partecipò al concilio provinciale di Capua del 4 nov. 1577 e ne sottoscrisse gli atti in coerenza col suo voto tridentino (Concilium, Tridentinum, IX, p. 280), nonostante le suo, riserve sugli abusi di poteri dei metropolitani, espresse in un duro memoriale rilasciato alla predenza dello stesso concilio (U. Durand-E. Martène, Veterum scriptorum... amplissima collectio, VIII, Parisiis 1733, coll. 1440 s.).
Fu tuttavia sulla china di questo precedente che nel 1585 la Curia dovette intervenire a limitarne l'azione (Vat. lat., 10425, ff. 28-29), nominandogli un coadiutore. L'intervento a suo favore del Santoro fece sì che la scelta di quest'ultimo cadesse sul nipote del B., Mario Bellomo, che ebbe in seguito a segnalarsi per l'impulso dato all'attività pastorale della diocesi.
Il B. morì, probabilmente nel luglio-agosto del 1593 a Caserta.
Fonti e Bibl.: Arch. Segreto Vaticano, Arm. XXX, Div. Cam. 163, 164, 165, 166, 167, 212, 214 (sull'esercizio camerale e sui benefici ecclesiastici); Ibid., Pio 158, f. 135 (lettera del card. A. Farnese al B., Parma, 15 maggio 1558); Ibid., Miscell., Arm. XII 144, f. 364 (Santoro propone Mario B., per coadiutore allo zio); Ibid., Acta Miscell.14, ff. 19 v-20 (Mario B. coadiutore del B.) e 51, f. 316 (è una pagina autografa dei Santoro del 31 genn. 1594 ove è detto che B. era morto da molti mesi); Ibid., Arch. della Sacra Congregazione del Concilio, Liber III Litterarum, f. 1 (lettera di S. Carlo Borromeo al B., Roma, 25 sett. 1564; copia in Vat. lat.11713, f. 99); Ibid., Relationes ad sacra Limina, Caserta, 20 marzo 1590 - 7 aprile 1592; Bibl. Apost. Vat., Vat. lat.10425, ff. 28v-29; Arch. dioc. di Caserta, fondo Pergamene (interessi amministr. Arch. di Stato di Roma, Camerale I, Collettorie 1956, ff. 6, 81v-83, 90v, 96-98; fasc. 3, f. 3; fasc. 4, ff. VIIv-VIII, XV, XVIv-XVII(G. A. Santoro vicario generale del B.); Delle lettere di principi, III, Venezia 1581, cc. 231-232v, 233 (lettere del card. Ippolito d'Este al B., St. Germain-en-Laye, 2 e 29 genn. 1562; ripubbl. in St. Baluze-I. D. Mansi, Miscellanea, IV, Lucae 1764, pp. 438 s.); G. A. Santoro, Autobiografia, a cura di G. Cugnoni, in Arch. d. R. Soc. romana di storia patria, XII(1889), pp. 334-337; Concilium Tridentinum, ed. soc. Goerresiana, III, Friburgi Br. 1931, p. 20; VIII, ibid. 1919; IX, ibid. 1924, ad Indices; J. Šusta, Die römische Curie und das Conzil von Trient unter Pius IV, III, Wien 1911, p. 295; Ch. J. Hefele-H. Leclercq, Histoire des Conciles, IX, 2, Paris 1931, p. 1033; J. D. Mansi, Sacrorum Conciliorum nova et amplissima collectio, XXV, Parisiis 1902, coll. 899, 904; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, VI, Venetiis 1720, col. 513; c. Esperti, Memorie eccles. della città di Caserta (Villa Reale), Napoli 1775, pp. 275, 301; T. Laudando-V. Rossetti, Catal. dei vescovi casertani, con cenni biografici, Caserta 1953, pp. 32-36 (vi si utilizzano le ricerche di T. Laudando sul B. apparse nel Bollettino ufficiale della Diocesi di Caserta, 1930, pp. 84-86, 114 s., 128, 131, 151, 153; 1931, pp. 5, 31 s.