AGAPIO di Manbiǵ (in arabo Aghābiyūs [oppure Maḥbūb, che è la traduzione araba del greco Αγαπιος "amato"] al-Mánbigī)
È il più antico scrittore arabo cristiano di storia. Della sua vita si sa soltanto ch'era d'origine greco-bizantina (rūmī), figlio d'un Costantino, e che divenne vescovo di Manbiǵ (Hierapolis o Bambyke degli scrittori classici, Mabbōg dei Siri) nella Siria settentrionale; apparteneva alla chiesa melchita, fedele al concilio di Calcedonia. Visse alla fine del sec. IX e nella prima metà del X. Compose in arabo una storia universale intitolata Kitāb al-‛Unwān (Libro del titolo), divisa in due parti: la prima dall'inizio del mondo alla venuta di Cristo (inclusa la sua vita), la seconda da Giulio Cesare sino all'epoca dell'autore, che scriveva nel 330 dell'ègira (942 d. C.); ma a noi l'opera è giunta incompleta, cioè fino al corso del secondo anno di regno del califfo al-Mahdī (777 d. C.); del rimanente ci sono note soltanto citazioni ricorrenti in Giorgio Elmacino (al-Makīn od Ibn al-‛Amīd). L'autore si valse anche di fonti bizantine. Il testo arabo fu pubblicato nel 1912 dal p. L. Cheikho (Agapius episcopus Mahbugensis, Historia universalis) nel Corpus scriptorum christianorum orientaliunt, Script. Arab. textus, ser. 3ª, t. V; pure il testo arabo, ma unito a traduzione francese, fu edito da Al. Vasiliev (Kitab al-‛Unvan, Histoire universelle écrite par Agapius (Mahboub) de Menbidj éditée et traduite en français) nella Patrologia Orientalis, V (1910) e XI (1915) per la prima parte, VII (1911) e VIII (1912) per la seconda. È consigliabile l'uso di entrambe le edizioni.