AFFUSTO e sottaffusto (fr. affût, sous-affût; châssis, grand châssis; sp. afuste, cureña; ted. Laffete o Lafette, Laffeten-rahmen; ingl. carriage, gun-carriage)
Sostegno a forma di cavalletto, cassa, zoccolo o carro a due o quattro ruote o rotelle, sul quale si fissano o appoggiano le bocche da fuoco (artiglierie) per poterle sparare, puntare, manovrare e trasportare. La parte inferiore dell'affusto prende talora il nome di sottaffusto. Del sottaffusto si tratta insieme coll'affusto, specificando quello, quando la particolare struttura dell'ordegno lo richieda; in caso contrario, varrà la generica denominazione di affusto.
Nella sua evoluzione sei volte secolare l'affusto segue da presso le trasformazioni e i progressi delle bocche da fuoco, delle quali è il naturale e indispensabile complemento. Dai tipi più rozzi e rudimentali, tutti di legno, che si accoppiano alle prime artiglierie, si viene, attraverso costruzioni ingegnose, ma spesso anche bizzarre e non sempre razionali, ai più moderni affusti, che, utilizzando ogni risorsa della tecnica di oggi, sono, specialmente per i calibri maggiori, complicati e perfetti meccanismi tutti di metallo. In questa evoluzione degli affusti il progresso più importante si ebbe dopo l'introduzione delle bocche da fuoco rigate con forte gittata (e quindi forte rinculo) e notevole precisione di tiro. Per utilizzare tali vantaggiose caratteristiche, le bocche da fuoco richiedevano un sostegno (affusto) non solo molto resistente al contraccolpo dello sparo (rinculo), ma che consentisse di riportare l'artiglieria, dopo ciascun colpo, nella identica posizione di prima, ovvero di dare rapidamente a tale posizione (direzione del pezzo) precise e anche piccolissime variazioni (v. puntamento).
I. - Fino all'introduzione della rigatura delle canne. - Le prime armi da fuoco dei secoli XIV e XV ebbero affusti informi o affatto rudimentali; alcune volte non ne ebbero del tutto. Quando le armi erano piccole e leggiere, le portavano due uomini: uno dei quali serviva da affusto, reggendo il pezzo sulle spalle e mantenendolo per mezzo di una correggia; l'altro poggiava la parte posteriore del pezzo su una forcella di ferro, puntava e dava fuoco alla carica. Quando le bocche da fuoco erano pesanti, si sparavano posate a terra, sostenute da blocchi, puntelli e cavalletti di legno (figg. 1 e 2; la fig. 2 rappresenta una bombarda inglese usata nella battaglia di Crécy, del 1346). Ma ordinariamente i più antichi affusti consistevano in grossi tronchi d'albero, scavati a modo di truogoli, oppure in vere casse o ceppi che abbracciavano la bocca da fuoco di fuori, di sotto, ai fianchi e di dietro, e la tenevano connessa a robuste armature con disposizioni o congegni per renderne possibile o facile il trasporto, la carica e anche il puntamento.
Talora negli affusti primitivi si ebbero ruote o rotelle per permettere piccoli spostamenti come già ne avevano le catapulte e le baliste, che con quelle primissime bocche da fuoco dividevano il campo dell'offesa e della difesa.
Lo sviluppo delle varie forme degli antichi affusti, più che in aridi cenni storici, può seguirsi con l'esame di alcune figure che rappresentano schematicamente alcuni tipi più caratteristici di affusti dal sec. XV fino alla metà. del sec. XIX,
Affusto a culla (per bombarda; fig. 3), della metà del sec. XV. - La bombarda è di ferro battuto, con cerchiature, ed è formata da una tromba (o cannone) e da un mascolo. L'affusto è costituito da una grossa e pesante culla composta di tavoloni, rinforzati da squadre, sbarre e caviglie di ferro. La coda dell'affusto è ripiegata in alto, a squadra, per dar contrasto e ritegno al mascolo. Dopo la carica, dietro al mascolo s'introduce a forza il cuneo, assicurando così la chiusura della bocca da fuoco. La bombarda è fissata alla culla per mezzo di grosse corde o di catene, che si attaccano a robusti anelli infissi nelle sponde della culla stessa.
Affusto a cassa (per bombarda grossa; fig. 4) del sec. XV. - L'affusto è simile al precedente, ma più largo, più forte e più profondo. Ha una specie di sottaffusto, che ne allarga la base d'appoggio sul terreno, assicurandone meglio la stabilità allo sparo. Nella figura è visibile un bombardiere che con l'accendifuoco si accinge ad incendiare la carica.
Affusto a letto (per bombardelle; fig. 5) del sec. XVI. - In questo affusto si vede uno dei primi tentativi del congegno d'inclinazione del pezzo.
Affusto a culla e sottaffusto a scaletta (detto all'italiana) del sec. XV. - Quest'affusto (fig. 6) è stato riprodotto in più esemplari a Castel S. Angelo in Roma nel 1911, in occasione dell'esposizione retrospettiva di arte militare, insieme con altre artiglierie dei secoli XV e XVI. La bombarda è lunga metri 2,42. L'affusto è del tipo a culla formato da tre tavoloni, uno di fondo e due posti di traverso all'estremità posteriore; il tutto riunito e rafforzato da staffoni e da grossi chiodi. La bocca da fuoco (bombardella) ha inferiormente quattro alette sporgenti e forate, ricavate dalla fusione, per mezzo delle quali, e di chiavarde, e assicurata alla culla. L'affusto così fatto poggia su due sbarre di ferro orizzontali, sorrette dal sottaffusto. La culla ha sul davanti un grosso e robusto gancio, che afferra la sbarra anteriore, per trattenere il pezzo nella reazione dello sparo, e trasmettere il tormento del rinculo a tutta la massa del sottaffusto. Questo rudimentale sistema d'incavalcamento delle ' artiglierie permetteva un cambiamento abbastanza facile d'inclinazione del pezzo e quindi un puntamento in elevazione. Non si poteva, invece, fare un vero puntamento in direzione, ma solo si poteva in tal senso dare piccole correzioni al tiro con leggieri spostamenti laterali dell'affusto sulle sbarre orizzontali di appoggio. Da ciò veniva che le artiglierie incavalcate all'italiana (e in genere tutte le artiglierie del sec. XV) avevano opportuno e logico impiego soltanto nella difesa e nell'assedio delle piazze e non nelle operazioni campali. Nella difesa, perché si tenevano puntate verso un passaggio obbligato, uno sbocco di strada, una stretta, un ponte e simili; oppure si puntavano, con lente manovre di forza, verso un'opera d'approccio, o verso una batteria dell'avversario, sempre lente anche queste; e le artiglierie si sparavano, poco cambiando da tiro a tiro nella direzione, e solo si correggeva la gittata (col modificare la elevazione) in relazione coi proiettili e con le polveri (di composizione varia e irregolare). Nell'assedio, perché si puntavano verso punti ben definiti e vitali della piazza e su quelli si concentravano i tiri.
Affusto a sospensione e sottaffusto a rotelle per bombardella-mortaio (sec. XV; fig. 7). - È uno di quelli riprodotti a Castel S. Angelo, ed è fra i congegni più caratteristici e più strani del sec. XV. Trovasi rappresentato nel manoscritto di un anonimo senese dei primi anni di esso secolo, ed è riportato dall'Angelucci alla fig. 3 tav. III della sua opera: Documenti inediti ecc. Il mortaio o bombardella-mortaio è di ferro colato, ad avancarica, incamerato, del tipo di quelli descritii dal Taccola (1449). La lunghezza della tromba è m. 0.42; quella del cannone m. 0.285; in totale m. 0.705; l'affusto è costituito da un grosso e pesante tavolone, imperniato nella sua parte posteriore a due alette di legno portate dal sottoaffusto. L'artiglieria è fissata all'affusto per mezzo di fasce di ferro; e il movimento, anche minimo, di rinculo è impedito da un grosso gattello inchiodato al tavolone di affusto. Il sottaffusto consta di due tavoloni disposti a squadra, di due robuste alette con imperniatura per l'affusto e di quattro rotelle che reggono il tutto. Un dispositivo, piuttosto complicato, permette il cambiamento di elevazione del pezzo.
La parte posteriore del sottaffusto porta due ritti di legno e un traversino di ferro, al quale poi è imperniata una lunga stanga, che ha due funi pendenti alle estremità. La fune anteriore sostiene, per l'intermezzo di una specie di bilancino, la parte anteriore del tavolone-affusto; rallentando o tendendo più o meno la fune posteriore, si può abbassare o alzare più o meno il tavolone-affusto, e perciò il pezzo; ottenuto il puntamento, si fissa la detta fune ad un apposito gancione. Ma vi ha di più: perché l'affusto non sussulti sotto l'effetto del tiro e non strappi le corde di sospensione, viene assicurato al sottaffusto per mezzo di due altre corde, che si avvolgono ad un arganetto anteriore, e che così rendono immobile il pezzo e il suo sostegno. Bizzarria di costruzione, che però non deve sorprendere, perché fra le artiglierie antiche si avevano impianti anche più strani e complicati di quello descritto, come può rilevarsi dal Taccola, dal Valturio, da Leonardo da Vinci e da altri loro contemporanei.
Affusto per bombarda (sec. XVI; fig. 8) che permette puntamento in direzione e in elevazione. - Sono rappresentati, nella coda, due spuntoni, che, piantandosi nel terreno all'atto dello sparo, servono a limitare il rinculo dell'affusto, con disposizione che già somiglia a quella dei vomeri degli affusti campali moderni.
Affusto a carretto per mortaio (artiglieria italiana del sec. XVI; fig. 9). - La bocca da fuoco è ad avancarica. Queste artiglierie ad avancarica rappresentano una transizione tra le artiglierie fissate sulle culle immobili del sec. XV (figg. 4 e 5) e le artiglierie con orecchioni e affusti mobili a ruote, che si diffusero nel sec. XVI. Per la mobilità di questi affusti, i pezzi si sono potuti fare ad avancarica (costruzione più semplice ed arma di maggior rendimento per quei tempi). Riusciva così agevole portarli fuori di batteria per la carica; ché anzi il pezzo, per effetto del rinculo, dopo lo sparo si portava indietro automaticamente. Il pezzo, però, è ancora assicurato al suo letto da fasciature di ferro e dal robusto risalto posteriore che si vede nella figura. L'affusto ha ruote basse e poggia a terra con una coda analoga a quella in uso negli affusti moderni.
Negli esempî sopraccennati, e in quegli altri che si potrebbero portare di affusti del sec. XV e dei primi anni del sec. XVI, la bocca da fuoco è strettamente connessa con la cassa dell'affusto, fa corpo con essa, ad essa trasmette tutto il forte tormento della reazione nello sparo. Per ciò la connessione era sempre accurata e rigida, e la cassa dell'affusto era veramente il letto dell'artiglieria, il che ci spiega come alcuni scrittori del '500 e anche del '600, chiamassero gli affusti "letti a ruote" per i cannoni. Quando le artiglierie dovevano servire per armare fortificazioni o navi, erano permanentemente chiuse nelle loro casse o letti; se dovevano invece portarsi in campagna o ad un assedio, le artiglierie più grandi e pesanti si caricavano su apposito carro-matto e si adattavano poi sull'affusto nel luogo stesso dell'impiego, fissandovele con robuste corde o con fasciature di ferro.
Col perfezionarsi delle bocche da fuoco, verso il principio del sec. XVI e durante la prima metà di esso, agli affusti delle artiglierie campali si apposero vere ruote da strada, mentre, parallelamente, si andavano perfezionando i metodi di puntamento (v.), come può rilevarsi dal gruppo delle figure seguenti.
Affusto a ruote e a coda per serpentina, dell'artiglieria di Carlo il Temerario duca di Borgogna (dal 1467 al 1477; fig. 10). L'artiglieria non è ancora munita di orecchioni.
Affusto a ruote di Leonardo da Vinci (fig. 11). - Il disegno riportato è un facsimile della tavola 23 del Codice Atlantico ambrosiano di Leonardo da Vinci. L'apparecchio a denti di sega, applicato alla parte posteriore del tavolone che regge la bocca da fuoco, avrebbe permesso di dare a questa un grossolano puntamento in elevazione, mentre con lo spostamento di tutto il pezzo (spostando cioè la coda dell'affusto) si sarebbe dato quello in direzione.
Affusto a ruote del Ghilberti (fig. 12). - Questo tipo di affusto è munito di vite di mira a snodo (intorno all'anno 1800).
Gradualmente si vennero quindi adottando gli orecchioni nelle artiglierie, modificandosi in conseguenza gli affusti. Tali furono quasi tutte le artiglierie di Carlo VIII, che presentavano disposizioni veramente ingegnose.
Il sec. XVI fu per le antiche artiglierie, e quindi anche per gli affusti, quello delle maggiori variazioni e dei maggiori progressi; e in quel tempo cominciò pure la netta suddivisione fra le artiglierie da campagna e le artiglierie d'assedio. Ma chi per primo ideò e usò vere artiglierie da campo con affusti leggieri e tanto mobili da potersi manovrare insieme con le truppe, dando quindi un carattere nuovo di speditezza alla potente azione del fuoco in guerra, fu Gustavo Adolfo che, com'è noto, guerreggiò in Germania sul principio del sec. XVII. La fig. 13 rappresenta appunto un cannone su un affusto disposto per il traino, e un obice (il più piccolo) disposto per il tiro, entrambi del sec. XVII.
Constatato così un primo vantaggio che la mobilità dava alle artiglierie da impiegare in campo con le truppe mobili, si accentua rapidamente la tendenza verso ogni possibile alleggerimento degli affusti, nei limiti di quanto era consentito dalla necessaria resistenza che pur dovevano avere quegli ordegni, e dalle limitate risorse della tecnica di quei tempi. Si ricordano i progressi in tal senso conseguiti dal La Vallière in Francia (sotto Luigi XIV) e dal Holzmann in Germania (sotto Federico II) sul principio del sec. XVIII; ma più ancora dal generale francese Gribeauval (1715-1789), che, dopo la guerra dei Sette anni, portò un radicale perfezionamento nel materiale d'artiglieria francese, e che fu poi imitato da quasi tutte le nazioni. Le figg. 14 e 15 sono due esempî di affusti del Gribeauval, il primo d'assedio e il secondo da costa. In entrambi si distingue l'affusto dal sottaffusto, e quello scorre su questo, in modo da dare sfogo ad una parte del rinculo, ma nel tempo stesso infrenarlo e guidarlo in misura conveniente per una rapida ripresa del puntamento.
Sempre nel sec. XVIII s'introdussero le artiglierie da montagna, che richiedevano affusti speciali. L'artiglieria piemontese ha il vanto di essere stata la prima a studiare e ad adottare un materiale adatto alle guerre in terreni alpestri, come quelle che il ducato di Savoia ebbe spesso a sostenere con la Francia. La fig. 16 mostra un affusto da montagna, piemontese, dell'anno 1750 circa. Si venne così, con un continuo ma lento progredire, agli ultimi tipi di affusti di legno, immediatamente precedenti le artiglierie rigate. Ricordiamo (fig. 17) l'affusto a lisce (a striscio, per assorbire il rinculo meglio di quanto non si verificasse quando l'affusto, anziché strisciare, rotolava sul sottaffusto) dell'artiglieria piemontese, adottato nel 1848 per l'obice da cm. 27 e più tardi per il cannone da 16; e (fig. 18) l'affusto da campagna mod. 1844, sistema Cavalli. Verso questo tempo comincia a imporsi, anche per gli affusti, la costruzione quasi interamente di metallo, che rapidamente si afferma col prossimo sbalzo nel progresso delle artiglierie (introduzione della rigatura della bocca da fuoco).
II. - Affusti delle artiglierie moderne. - Gli affusti delle artiglierie moderne costituiscono parte essenziale di questo materiale da guerra, e si sono grandemente perfezionati e specializzati parallelamente alle corrispondenti bocche da fuoco. Caratteristiche principali degli affusti attuali sono le seguenti: grande adattamento alle condizioni d'impiego della bocca da fuoco secondo le varie specialità dell'artiglieria; concorso di mezzi necessarî per ottenere celerità, giustezza e precisione di tiro; concorso alla protezione da offrire ai serventi del pezzo; facilitazione massima agli spostamenti dell'artiglieria.
Si distinguono, oggi, essenzialmente, tre tipi di affusti: a ruote, a cassa, a piedistallo. In quelli a ruote, il corpo dell'affusto è formato da una trave metallica, composta di due parti laterali (cosce) rigidamente connesse tra loro, e che con l'estremità posteriore (coda) appoggia sul terreno e vi si fissa, mentre con l'estremità anteriore (testata) appoggia sopra una sala con ruote. Gli affusti a ruote sono caratteristicamente mobili, non richiedono nessuna speciale trasformazione per passare rapidamente dalla loro funzione di sostegno alla bocca da fuoco per il tiro, a quella di sostegno alla bocca da fuoco durante il movimento. E siccome tali due funzioni hanno esigenze diverse e per alcuni riguardi opposte, il problema del moderno affusto a ruote è stato uno dei più difficili.
Gli affusti a ruote servono specialmente per le artiglierie campali e per una parte di quelle di medio e di grande calibro. I progressi della metallurgia e della trazione meccanica hanno consentito una più larga applicazione di affusti a ruote alle artiglierie, creando anche dei tipi intermedî tra affusti a ruote e affusti a cassa, e anche intermedî tra affusti a ruote e affusti a piedistallo.
Negli affusti a cassa il corpo dell'affusto è formato da due fianchi metallici in forma di trapezio, collegati rigidamente con orecchioniere nella parte superiore; questa cassa appoggia su uno speciale sostegno che serve anche da guida. Gli affusti a cassa possono essere sistemati: 1° in istallazioni amovibili, quando sono costruiti in modo da essere trainati e quindi rimessi in batteria con relativa facilità, come in alcune artiglierie campali di maggior calibro specialmente a tiro curvo; 2° in istallazioni semoventi e istallazioni ferroviarie; 3° in impianti fissi (nelle opere dei forti o sulle navi).
Gli affusti a piedistallo sostengono la bocca da fuoco in modo che possa girare rapidamente su sé stessa, tanto in senso orizzontale quanto in senso verticale, e si adattano specialmente alle piccole artiglierie a istallazione fissa e alle artiglierie contro aerei.
Affusti a ruote. - A questi affusti si chiede l'appoggio della bocca da fuoco durante il tiro e durante la marcia (traino). Per il traino essi sono trasformati in un carro a quattro ruote con l'accoppiamento di un avantreno. L'affusto è unito all'avantreno mediante un occhione all'estremità della coda che si attacca ad un gancio portato dalla sala dell'avantreno, o mediante un foro della coda che s'investe su di un maschio dell'avantreno stesso. Gli affusti a ruote nei primi anni di questo secolo erano rigidi, cioè avevano le loro varie parti rigidamente connesse, così che all'atto dello sparo la forza viva di rinculo, dopo aver tormentato le varie parti dell'affusto, lanciava indietro l'affusto, e talora lo sollevava (impennamento), facendolo ricadere pesantemente a terra, con danno del materiale, e, in ogni caso, costringendo i serventi a riportare il pezzo nella posizione primitiva, e quindi ad orientarlo di nuovo al voluto puntamento. E ciò richiedeva tempo considerevole e grande sforzo del personale, che, per di più, non poteva restare riunito e protetto dietro al pezzo, anche se l'affusto fosse stato provvisto di scudi. Il tiro perciò risultava lento e il servizio della batteria presentava numerosi inconvenienti. Ad ogni modo, anche negli affusti rigidi si cercava di limitare al minimo possibile il rinculo, e perciò si ricorreva a diversi sistemi: o vincolando le ruote all'affusto per mezzo di freni a suole d'attrito o a corde (che entravano in funzione solo dopo un breve tratto di rinculo, immobilizzando quindi le ruote); o disponendo grossi cunei sotto le ruote così da costringere l'affusto a sollevarsi durante il rinculo e poi ritornare automaticamente avanti; o con freni idraulici, o anche con vomeri elastici di coda o di sala.
Ma le naturali esigenze di una grande celerità di tiro imposero gradualmente gli affusti a ruote a deformazione, con il criterio di trasformare la forza viva di rinculo in una deformazione prestabilita e opportunamente regolata di alcune parti dell'affusto, in modo che dopo lo sparo le parti deformate riprendessero automaticamente la primitiva posizione e la bocca da fuoco risultasse nelle stesse condizioni del precedente puntamento. Si trattava in sostanza di eliminare l'impennamento e il rinculo. L'impennamento fu soppresso essenzialmente con l'allungare di molto la coda (che non è più soggetta al gran tormento che aveva negli affusti rigidi), col lungo rinculo del pezzo sull'affusto, e col considerevole peso della massa rinculante. Il rinculo dell'affusto fu eliminato con l'applicare alla coda un robusto vomero rigido con grande presa nel terreno, e col far rinculare soltanto la bocca da fuoco (con alcune parti ad essa connesse) su guide portate dall'affusto, mentre dei freni idraulici o altri dispositivi deformabili, di ritenuta e di ricupero, limitano il rinculo del pezzo e riportano questo nella primitiva posizione. Gli affusti a deformazione a ruote sono generalmente del tipo detto a culla, dalla parte (culla) che è connessa all'affusto (rispetto al quale può assumere diverse inclinazioni e anche in un limitato settore orizzontale diverse direzioni per il puntamento del pezzo), e sulla quale, come in una lunga culla, può scorrere la bocca da fuoco per il rinculo, frenata in tal movimento da opposti freni, e riportata a posto da recuperatori. Schematicamente dunque la culla ha sull'affusto la connessione che aveva la bocca da fuoco negli affusti rigidi; la bocca da fuoco ha sulla culla una perfetta connessione in parallelo, ma può scorrere su di essa al momento del rinculo; l'affusto è rigidamente fissato al terreno. Il complesso sistema è pertanto a deformazione (nel rapporto tra culla e bocca da fuoco), e la bocca da fuoco ritorna sempre nella stessa posizione dopo lo sparo. La fig. 19 mostra schematicamente in vista di fianco e in posizione orizzontale un affusto di questo tipo (per cannone da 75 mod. 1906) con un confronto sommario con un affusto rigido per un cannone di egual potenza. L'affusto, che resta fermo, può così portare degli scudi per la protezione del personale, e, inoltre, uno o due serventi possono sedere sull'affusto stesso, contribuendo a tenerlo ancorato al terreno. Il vomero profondamente fissato a terra ostacolerebbe il puntamento in direzione, richiedendo molto tempo e grande sforzo nei serventi per cambiarlo di posizione; e perciò tutti gli affusti moderni, specialmente in vista della manovra di fuoco che deve poter portare rapidamente il tiro da un punto all'altro del campo di battaglia, sono costruiti in modo da permettere un certo settore orizzontale di tiro indipendentemente dallo spostamento della coda, così che lo stesso puntatore possa dirigere facilmente il piano di mira al bersaglio senza bisogno dell'azione dei serventi alla coda del pezzo. Questa è anzi una importantissima esigenza degli affusti moderni, che ha portato a varie soluzioni del problema, dando particolari caratteristiche al materiale. I principali sistemi applicati a tale scopo sono o a perno sulla sala, o a scorrimento sulla sala, o a settore di tiro illimitato. Queste tre diverse soluzioni del problema sono schematicamente rappresentate nella fig. z0. Con la prima soluzione (che è quella stessa di cui alla fig. 19) la culla o portaculla è imperniata verticalmente sulla sala, e consente al sistema culla-bocca da fuoco una certa rotazione orizzontale (fig. 20, A). La seconda (fig. 20, B) consente all'affusto di spostarsi lateralmente sulla sala, rotando intorno al vomero, mentre le ruote hanno una corrispondente piccola rotazione presso a poco intorno al punto d'appoggio primitivo (il che limita lo sforzo necessario al movimento). Col terzo sistema (fig. 20, C), meno usato degli altri e ora quasi abbandonato, le ruote dell'affusto (che hanno i fusi snodati rispetto alla sala), quando il pezzo è in batteria, si fanno rotare con i loro piani in fuori finché i loro assi di rotazione passino per il punto d'appoggio della coda; tutto il pezzo può allora facilmente rotare anche di un intero giro intorno alla coda (assumendo qualsiasi direzione, mentre resta ben fermo al momento dello sparo). I due primi sistemi, che per ragioni di resistenza e di servizio s'impongono sul terzo, hanno però l'inconveniente di non consentire un ampio settore di tiro orizzontale. Ad eliminare tale inconveniente, ha provveduto per primo il generale francese Deport con l'affusto a cosce divaricabili (v. schema nella fig. 21), in cui le cosce sono imperniate alla sala o alla testata dell'affusto, e durante il traino si riuniscono a coda, mentre per il tiro si aprono tanto da comprendere agevolmente un ampio angolo di rotazione orizzontale della culla.
Le artiglierie moderne, comprese quelle campali, che usano affusti a ruote, e che sono e saranno sempre le più numerose nella costituzione dell'armamento degli eserciti, richiedono la possibilità di tirare anche con forti angoli d'inclinazione, mentre la poca altezza degli affusti da terra e il rinculo relativamente lungo che si ha con gli affusti a deformazione, sarebbero un impedimento a quel tiro. Si ovvia a questo inconveniente in varî modi: generalmente si arretrano alquanto gli orecchioni per tenere alta la culatta anche con grandi angoli di tiro, e si dispone per una riduzione automatica del rinculo, a mano a mano che il pezzo tira con angoli più grandi: tale riduzione comporta un maggior tormento dell'affusto, ma questo non sarà smosso dalla sua posizione, poiché la direzione del rinculo è maggiormente diretta verso terra. La fig. 22 mostra schematicamente in pianta e in vista di fianco una delle più moderne artiglierie da campagna francesi (il cannone da 75 G. C. T. - grand champ de tir - S. Chamond, mod. 1923). Esso ha le cosce permanentemente divaricate, e (ciò per evitare la manovra di aprirle) con due vomeri alle loro estremità e una traversa posteriore alla quale si unisce una stanga per il tiro. Il cannone può tirare fino alla fortissima inclinazione di 68°. L'affusto è munito di un equilibratore per contrastare all'eccessivo preponderante del pezzo-culla, data la posizione degli orecchioni molto arretrati, ed ha un dispositivo che aumenta la resistenza dei freni, e quindi diminuisce la lunghezza del rinculo (come indica nella figura la punteggiata segnata rinculo variabile) quando il pezzo è più inclinato.
Per diminuire le notevoli lunghezze di rinculo negli affusti a deformazione, sono stati ideati e costruiti speciali affusti detti a lanciata (o a rinculo differenziale). In essi la bocca da fuoco dopo il rinculo è trattenuta indietro; al momento dello sparo è lanciata avanti sulla propria culla da un sistema di molle recuperatrici, per cui il rinculo risulta diminuito della forza viva che il pezzo ha col suo movimento in avanti al momento dello sparo. Con questo sistema l'affusto può risultare molto più leggero, ma esso è alquanto complicato e richiede operazioni speciali in caso di colpo mancato. Ha finora trovato poche applicazioni. Però di affusto a lanciata è provvisto il cannone da montagna francese da 65 mm., nel quale il rinculo è stato in tal modo ridotto a soli 40-50 cm. (contro i 95 del corrispondente cannone italiano).
Particolare di speciale importanza degli affusti moderni, soprattutto degli affusti a ruote, sono i freni a stantuffo (detti anche idraulici, perché generalmente pieni di liquido), i quali, apparsi nell'uso di alcune artiglierie fin dalla seconda metà del sec. XIX, hanno avuto larghissima applicazione e varî perfezionamenti soltanto con il diffondersi degli affusti a ruote a deformazione. Oltre a questi freni, negli affusti moderni, si usano anche dispositivi per frenare il ritorno in batteria, e dispositivi (recuperatori) per far ritornare il pezzo nella posizione originaria dopo il rinculo. Trattasi di un complesso di apparecchi generalmente consistenti in cilindri con stantuffi o pistoni, azionanti su liquidi costretti a passare da una camera a un'altra, frenando così a volontà, il movimento; oppure destinati a comprimere molle a spirale (recuperatori a molla) o aria (recuperatori ad aria). Le figure 23 e 24 dànno qualche esempio schematico di tali apparecchi. La fig. 23 mostra uno dei più semplici tipi di freno idraulico di rinculo col freno di ritorno a spina.
L'estremità A dell'asta sia fissata, p. es., alla culla dell'affusto, e l'estremità B del cilindro alla parte rinculante (p. es., alla culatta del pezzo); il cilindro sia pieno di liquido L (miscuglio di glicerina e acqua, ovvero olio minerale). La parte interna del cilindro ha quattro solchi di profondità decrescente, i quali creano in corrispondenza dell'embolo, tra l'una e l'altra camera del liquido, quattro aperture di luce variabile in modo che il rinculo del pezzo ne risulta gradualmente frenato. La spina in fondo al cilindro e il corrispondente foro dell'embolo (foro anch'esso pieno di liquido) servono da freno alla fine del movimento inverso, per evitare l'urto troppo violento quando il pezzo è portato al suo posto dal recuperatore. In realtà la struttura di questi freni è molto più complessa, per farli rispondere a numerose esigenze particolari. La fig. 24 mostra un recuperatore a molla destinato a rimandare avanti (a destra rispetto alla figura) la bocca da fuoco che si suppone fissata all'estremità A, mentre il complesso del recuperatore è fissato all'affusto. Il disegno rappresenta il recuperatore durante il rinculo, quando il liquido, funzionante da trasmissione idraulica, passa da sinistra a destra e per mezzo di un embolo comprime una serie di molle a coppa. Queste, a rinculo ultimato, si distendono, e spingono in senso inverso il liquido, che, agendo sull'embolo E, per mezzo dell'asta richiama il punto A e quindi la bocca da fuoco in batteria (cioè in posizione di sparo). Anche i recuperatori hanno in realtà forme assai più complesse, e in essi il gioco del richiamo delle parti deformate dell'affusto può aver luogo anche per l'azione di aria compressa o di aria rarefatta. Queste varie parti dell'affusto e talora anche i congegni riduttori del rinculo (per le posizioni molto inclinate della bocca da fuoco) costituiscono un insieme di meccanismi sufficientemente resistenti, ma che rendono molto complessa e costosa la fabbricazione degli affusti per le artiglierie moderne anche di piccolo calibro, e che, in talune circostanze, possono creare anche qualche seria complicazione nel servizio.
Affusti a cassa. - Gli affusti rigidi a cassa sono direttamente derivati dagli antichi analoghi affusti dei quali si è fatto cenno; hanno un affusto e un sottaffusto; ne resta ancora qualche tipo per artiglierie che armano vecchie opere da difesa. Alcuni tipi di questi affusti hanno forme speciali, derivanti da particolari esigenze di istallazione. Si hanno così: affusti per cannoniera minima, nei quali la bocca da fuoco, che non è incavalcata su orecchioni, quando rincula abbassa automaticamente la volata in modo da non urtare contro la cannoniera (finestra praticata nella massa coprente) anche se piccola; affusti a sfera, in cui la bocca da fuoco, anziché essere imperniata sugli orecchioni, è imperniata in estrema volata, la quale assume appunto la forma di una sfera; e così basta praticare nella massa coprente una apertura appena sufficiente alla volata della bocca da fuoco, assicurando a quella il massimo effetto protettore. Recentemente il criterio della deformazione dell'affusto, che già era insito nei primi affusti a cassa, si andò perfezionando anche in tali affusti, come in quelli a ruote, con un complesso di congegni, consistenti generalmente in lisce, culle, slitte, freni idraulici e recuperatori, concorrenti tutti ad assicurare al tiro una sufficiente celerità. La fig. 25 indica molto schematicamente uno di tali affusti in un'istallazione mobile per obice da 305-17 mod. 1927 (v artiglieria).
Quelli finora accennati (a ruote e a cassa) sono gli affusti più comuni delle artiglierie moderne; gli affusti a piedistallo hanno uso più frequente nelle artiglierie navali (v. artiglieria e artiglierie e armi navali). Le più moderne esigenze tattiche, e in particolar modo la necessità di tiri di grande gittata, con bocche da fuoco che siano in grado di prendere assai rapidamente posizione anche in terreno difficile fuori delle strade, e il tiro contro aerei hanno creato tipi di affusto affatto nuovi, di cui diamo qualche rappresentazione schematica.
La fig. 26 rappresenta, vista dall'alto, un'istallazione a piattaforma a croce, trainabile, per cannone contro-aerei (tipo S. Chamond) e mostra anche la stessa artiglieria con le gambe ripiegate e con ruote per il traino. La fig. 27 mostra un affusto semovente per cannone di grosso calibro (tipo Schneider), mosso da rotaie a cingoli (anziché a ruote) per mezzo di un motore interno con il sistema stesso che è impiegato nei carri armati (v.). Alcuni vedono in questa forma di affusto, applicata anche alle artiglierie campali, il tipo di artiglieria terrestre che avrà il più largo uso nell'avvenire, poiché sarà il più mobile di tutti fuori dalle strade, e non ha gli svantaggi che presenta il traino animale (quadrupedi disponibili in misura sempre minore, impossibilità d'impiegarli in zone battute da gas tossici). Nei tipi più leggieri di artiglierie semoventi, gli affusti, per potersi muovere più facilmente sulle strade, portano delle ruote che, abbassate con una manovra rapidissima, trasformano il pezzo in un'artiglieria autoportata (cioè come se fosse su un autocarro); sollevando invece le ruote, quando il pezzo deve uscire dalle strade, l'affusto risulta appoggiato soltanto sui cingoli, cioè in condizione di percorrere facilmente il terreno rotto. La fig. 28 mostra un'istallazione ferroviaria con piattaforma fissa sul binario. Artiglierie organizzate su vagoni ferroviarî sono state impiegate in queste ultime guerre; ma soltanto negli anni 1917-1918 si sono avute grandi bocche da fuoco montate su carri ferroviarî per poter disporre di essi come di solidi e grandi affusti. Su questa via le costruzioni si sono ingrandite e specializzate, fino ad ottenere cannoni dei maggiori calibri (superiori ai 300 mm.) su istallazioni ferroviarie, destinate a trasportare agevolmente quei pesanti materiali nelle zone d'impiego e a costituire senz'altro (sfruttando la grande resistenza delle rotaie ferroviarie e delle loro sottostrutture) un solido appoggio atto a sopportare il tormento del tiro. Le maggiori artiglierie di questo genere devono avere l'istallazione disimpegnata dai carrelli (ruote che girano sulle rotaie) durante il tiro, per meglio ancorare e fissare tutto il sistema al terreno per il tramite delle rotaie. D'altra parte in queste più potenti artiglierie, il tiro, per ragioni di resistenza del materiale, deve aver luogo nel senso dell'asse longitudinale del carro, cioè nel senso stesso della rotaia, e allora, per poter dare al pezzo la voluta direzione entro un sufficiente settore orizzontale di tiro, la rotaia, in corrispondenza della posizione del pezzo, ha un andamento opportunamente arcuato e su essa si cerca la giusta direzione in cui poi fermare il pezzo.
Le artiglierie di piccolo calibro controaeree sono spesso istallate su affusti a piedistallo o candeliere fissati su autocarri. E l'artiglieria tira dall'autocarro stesso, puntellato al terreno in modo da assicurare la perfetta stabilità. Queste artiglierie, il cui sviluppo è destinato ad essere sempre più grande, risultano molto mobili, come è necessario per il loro impiego a protezione delle unità da campagna, mentre il fatto di essere legate alle strade non è di grave inconveniente, date le caratteristiche del tiro che debbono eseguire.
Gli affusti e, in genere, le istallazioni per le artiglierie odierne, passando ad alcuni tipi da difesa e da costa, si specializzano e si complicano enormemente, ma rappresentano organizzazioni d'interesse particolarmente tecnico, tanto più che in esse l'adattamento alle speciali condizioni d'impiego risulta non tanto da concetti sostanzialmente nuovi, quanto da un largo concorso di ogni risorsa della tecnica moderna, giungendo così a soluzioni molto complesse, ma pur perfette nel loro rendimento, soluzioni che hanno la maggiore evidenza nelle grandi istallazioni di artiglierie per le navi da guerra, nelle quali a servizio dell'affusto e del pezzo, per tutte le operazioni del tiro, son messe in larga e molto ingegnosa misura anche l'elettricità, l'aria compressa e l'idraulica, oltre ogni risorsa e virtuosità di meccanica.
Bibl.: v. artiglieria.