AES ET LIBRA
. Termine in uso nel diritto romano (v. mancipazione, testamento), che si ritrova poi nella finanza pontificia. Della ripartizione dei tributi per aes et libram (super aes et librant) troviamo tracce nella finanza pontificia sotto Pio V, il quale nell'anno 1566 stabilì che ad servandam aequalitatem dovessero i possessori della Provincia della Marca contribuire ai carichi pubblici per aes et libram: tale forma di ripartizione veniva reputata la più giusta di tutte, come quella che mirava a far contribuire i singoli secondo il loro patrimonio. Ma prima di quell'epoca, e precisamente nello statuto di Perugia dell'anno 1342, troviamo ricordato il "livero della livera o vero del catasto".
Nonostante siffatta limitazione, che troviamo in questo statuto, sembra che l'espressione per aes et libram corrispondesse all'idea di un'imposta su ogni forma di ricchezza, e non soltanto su quella fondiaria. Per aes s'intendeva il patrimonio, ossia i beni e l'avere di ciascuno, nel senso più largo della parola, e ad esso si voleva aver riguardo per "ripartire le collette con giustizia, e perché in tal forma uno non venisse indebitamente gravato per l'altro". Non si ha dunque riguardo alla sola ricchezza immobiliare, ma tutte le forme di ricchezza si vogliono comprendere in siffatta formula.
Quanto al significato di libra, essa corrispondeva al valore di uno scudo, e risulta infatti dai documenti esaminati (cfr. L. Nina, Le finanze pontificie sotto Clemente XI Tassa del milione, in Raccolta di studi a cura dell'Istituto di politica e legislazione finanziaria dell'Università di Roma, Milano 1928) che ogni libra di qualsiasi capitale veniva "apprezzata" uno scudo. Da ciò è derivato il vocabolo "allibramento", col quale si esprimeva la triplice operazione dell'accertamento del patrimonio, della sua valutazione in libre e della conseguente registrazione o descrizione in pubblici registri.
In ordine di tempo, troviamo dunque prima la ripartizione per aes et libram applicata ai terreni, e solo più tardi vediamo a questi applicato il metodo catastale: con molta frequenza essa ricorre anche nell'anno 1708, sotto il pontificato di Clemente XI, in occasione dell'applicazione della "tassa del milione".