AEROFOTOGEOLOGIA
. È un termine introdotto di recente con l'applicazione dell'aerofotogrammetria alla geologia e ha diversi sinonimi: interpretazione aerofotogeologica, fotointerpretazione (ingl.: aerogeology, photogeology).
Dopo l'uso largamente sperimentato di fotografie prese da un aereo per scopi militari, negli ultimi due o tre decenni l'aerofotografia stereoscopica ha trovato applicazioni sempre maggiori anche nel campo della geologia. L'osservazione a tavolino di coppie di fotografie allo stereoscopio permette all'occhio di ricostruire il rilievo di aree riprese verticalmente; il geologo può così esaminare con cura tutti i caratteri di una zona grande a piacere, anche se impervia, e trarne una quantità di dettagli. Molti di questi non sarebbero osservabili, o non potrebbero trovare giusta collocazione qualora si disponesse solo di carte topografiche, sia pure aggiornate. Il normale lavoro di routine porta il fotogeologo alla costruzione di un mosaico (montaggio di fotogrammi fino a coprire tutta l'area interessata), da cui si ricava una mappa fotogeologica con una visione d'insieme di elementi geomorfologici, litologici e tettonici. La scala dei fotogrammi era un tempo limitata, in genere, tra 1 : 10.000 e 1:60.000; da qualche anno lo specialista dispone di riprese da altissima quota (a scala ben più piccola) grazie ai satelliti. Sono inoltre sempre più in uso fotografie a colori, e in varie bande spettrali.
I compiti principali del fotogeologo consistono nel ricavare dalle fotografie in esame i caratteri morfologici, quali le modalità di erosione in relazione alla litologia e alla tettonica, l'individuazione di campi carsici, di terrazzi alluvionali od orografici, di frane attuali o fossili o potenziali, di meandri abbandonati, canyons, conoidi, cordoni morenici, antiche linee di spiaggia, ecc. Altri compiti consistono nel tracciare le dislocazioni (vari tipi di faglie e loro sistemi, sovrascorrimenti), nel delimitare le strutture massive, a monoclinale, ad anticlinale, a sinclinale, le aree e rocce endogene, le zone vulcaniche; nel tener conto di tutti i possibili allineamenti (linee continue e discontinue) delle testate di strato, delle fratture, dei filoni, delle linee di doline.
Importante è l'esame del drenaggio, dato dall'idrografia superficiale e dalle manifestazioni visibili offerte dalle acque sotterranee: i vari tipi di reticoli idrografici si distinguono per il pattern ("disegno") dendritico, pinnato, subparallelo, angolare, radiato, ecc. Importante è pure l'esame della densità del drenaggio, che è il rapporto fra la somma delle lunghezze di tutti i corsi d'acqua interni a un bacino e l'area del bacino stesso, densità che è funzione del pendio dei versanti, della resistenza delle rocce all'erosione, della permeabilità, della copertura vegetale e del tempo che i corsi d'acqua hanno avuto a disposizione (stadio giovanile, maturo o senile).
Altro elemento ricco d'interesse è il tono, o densità, delle immagini fotografiche (grado di annerimento, rapporto fra aree a toni chiari, medi e scuri). I toni dipendono oltreché da fattori fisici, come l'illuminazione del terreno e le intensità della luce incidente e trasmessa, anche dalla presenza di terreni asciutti o umidi, ricchi o poveri di sostanze organiche, dalla composizione mineralogica delle rocce. Così dicasi della tessitura, cioè dei microcambiamenti nei valori delle densità: rocce erose con molte piccole scabrosità sono ricche di piccole ombre; solchi addensati, creste, cavità, carsismo dànno toni più scuri, mentre rocce massicce, levigate, con pendenze uniformi danno toni più chiari.
Infine l'a. trova impiego anche per scopi applicativi, quale lo studio di un'area particolarmente franosa o dell'erosione di coste, la ricerca mineraria o d'idrocarburi, lo studio delle aree più adatte per una ricerca idrogeologica: quest'ultimo caso si può ottenere, per es., individuando forti depositi alluvionali subattuali o fossili, nuclei di sinclinali, grandi linee di dislocazione.
È chiaro che un'analisi fotogeologica, per utile che sia, non può essere fine a sé stessa, ma è un ausilio, un complemento al rilevamento geologico tradizionale. I migliori risultati possono essere ottenuti con la seguente serie di operazioni: a) documentazione sulla base della bibliografia e cartografia esistente; b) fotointerpretazione preliminare; c) rilevamento sul terreno; d) esame fotogeologico dettagliato a controllo e completamento dei dati di terreno; e) redazione del documento finale. Una fotointerpretazione disgiunta dal lungo e faticoso lavoro di campagna può peraltro essere sufficiente e utilissima quando si tratti di una vasta area impervia o di difficile accesso e quando si vogliano escludere aree prive d'interesse in relazione allo scopo del lavoro. Vedi tav. f. t.
Bibl.: R. G. Ray, Aerial photographs in geological interpretation and mapping, in Geol. Survey Professional Paper 373, Washington 1960; C. V. Miller, Photogeology, Londra 1961; H. F. Von Bandat, Aerogeology, Houston 1962; Eastman Kodak Company, Photointerpretation and its uses, Kodak Publication M-42, Rochester, N. Y., 1968; J. F. M. Mekel, The use of aerial photographs in geological mapping, in I. T. C. Textbook of photointerpretation, VIII, International institute for aerial survey and earth sciences, Enschede 1970; E. Amadesi, Fotointerpretazione e aerofotogrammetria, Bologna 1975.