ÆLFRIC
. Nato circa il 955, iniziò i suoi studî nella scuola del monastero di Winchester, dove ebbe a maestro il dotto Æthelwold, vescovo di Worcester. Ordinato sacerdote, venne nominato maestro dei novizî nell'abbazia di Cerne (Dorsetshire), di recente fondata da Æthelmaer, figlio del pio duca Æthelweard; tenne quest'ufficio sinché fu chiamato al nuovo chiostro benedettino di Eynsham (presso Oxford), pure fondato da Æthelmaer; egli ne fu il primo abate, e vi morì circa il 1025.
Le sue Homiliae Catholicae in anglosassone furono composte fra il 989 e il 995, e sono dedicate a Sigeric, arcivescovo di Canterbury. Constano di due serie di sermoni, ciascuna di quaranta prediche; la prima - in cui egli tratta dei Vangeli dell'anno ecclesiastico dal Natale all'Avvento - è di carattere dottrinale e didattico; la seconda piuttosto storica e narrativa: con particolare riguardo nella prima serie alla storia biblica, e nella seconda serie alla storia ecclesiastica. Fonti principali furono prima di tutto le Omelie di San Gregorio e poi le opere di S. Agostino, di S. Gerolamo, di S. Beda, di Smaragdo, vescovo di Halberstädt, dell'abate benedettino lorenese Haymo, di Alcuino, di S. Gregorio di Tours, e di Amalario, vescovo di Metz. Le Passiones sanctorum furono scritte circa il 996-7, e consistono di trentatré vite di santi, sei omelie, e una narrazione della leggenda del re Abgaro, in tutto quaranta capitoli. Come le precedenti prediche, sono ordinate anch'esse secondo l'anno ecclesiastico, dal Natale alla festa di S. Tommaso (21 dicembre). Le vite più interessanti sono quelle dei santi inglesi, S. Albano, S. Æthelthryth di Ely, S. Osvaldo, S. Swithun, s. Edmondo; e fra le omelie è particolarmente notevole quella De falsis deis, diretta contro le credenze pagane degli invasori scandinavi. Fonti evidenti sono gli scritti di S. Ambrogio, S. Osvaldo, Abbo di Fleury; e Ælfric stesso addita come fonte essenziale le Vitae patrum di Ratramno. Sia nelle Homilìae catholicae, sia nelle Passiones sanctorum, Ælfric fa uso di una prosa poetica, frequentemente allitterativa, introducendo parole rare e dotte, modulando la frase in ritmi ricercati: la maggior parte del testo può essere quasi divisa in versi, tanta è la simmetria degli accenti e la frequenza delle allitterazioni; e non mancano passi pieni di patetica tenerezza, come la descrizione della strage degli innocenti o il racconto della vita solitaria di S. Cuthbert.
Altre opere di Ælfric sono la parafrasi anglosassone di parecchi libri dell'Antico Testamento (Pentateuco, Giosuè, Re, Giudici, Giobbe, Maccabei, Daniele (alcuni dei quali tradotti) su invito di Æthelweard e Æthelmaer) di Giuditta e di Esther, tradotti per incitare gl'Inglesi a combattere i Danesi, offrendo l'esempio della liberazione di un popolo che la divina grazia e la fiducia nell'Onnipotente fanno risorgere dalla schiavitù; una versione anglosassone, riassuntiva, del commentario sulla Genesi scritto in forma dialogica da Alcuino per il suo amico Sigewulf (Interrogationes Sigewulfi presbyteri in Genesin); un trattato sull'Antico e Nuovo Testamento, basato sul De doctrina christiana di S. Agostino, e interessante per le notizie che l'autore dà sulle sue proprie traduzioni; un trattato in anglosassone sui sette doni dello Spirito Santo; un'omelia sulla modestia; un'omelia sulla distruzione di Gerusalemme, derivata dalle parole di Caifa, nel Vangelo di S. Giovanni, XI, 49, seg., che in parecchi casi coincide con le apocrife Gesta Pilati; un'epitome del trattato di S. Beda De temporibus; una lettera pastorale scritta per Wulfsige, vescovo di Sherborne; due lettere pastorali per Wulfstan, arcivescovo di York, la prima scritta prima del 1005, apparendovi Ælfric come frater, la seconda dopo il 1005, avendovi l'autore titolo di abbas, e l'una e l'altra destinate al perfezionamento del clero. Appartengono a lui anche una Vita di S. Swithun, ed una Vita di S. Æthelwold, in latino, scritta nel 1006, mentre non si può attribuirgli con altrettanta certezza l'Istruzione ad un figlio spirituale, tradotta in anglosassone dall'opera omonima di S. Basilio.
Di speciale importanza fra le opere minori è una grammatica latina che Ælfric trasse dalle Institutiones grammaticae di Prisciano. ed a cui aggiunse un glossario latino-anglosassone, per cui egli attinse soprattutto alle Etimologie di S. Isidoro. E ispirato a intendimenti analoghi è anche il Colloquium Ælfrici, un discorso fra il maestro e il novizio, e poi fra il docente e varî personaggi tipici (contadino, pastore, cacciatore, pescatore, mercante, ecc.), che forniscono modo all'autore di introdurre nel testo una grande ricchezza di termini; il componimento, redatto in latino, risponde al proposito di agevolare ai novizî l'apprendimento di questa lingua, e venne in seguito ampliato da un suo discepolo: Ælfric Bata.
Ediz.: I manoscritti sono molto numerosi; i più importanti sono a Cambridge, al British Museum, a Oxford e a Parigi: notevole è quello della Grammatica e del Glossario, che si trova al British Museum (Coll. Tiberius, A. 3), e che contiene una versione anglosassone interlineare. Fra le ediz.: Homiliae catholicae, ed. con trad. di B. Thorpe, (Ælfric Society) 1846; Passiones sanctorum, ed. con trad. di W. Skeat, (Early English Text Society) nn. 76, 82; 94, 114.
Bibl.: C. L. White, Ælfric, in Yale Studies in English, Boston 1898; E. Dietrich, Abt Ælfrik, in Zeitschrift f. histor. Theol., 1855-56; M. Förster, Über die Quellen von Ælfric's Hom. Cath.: I. Legenden, Berlino 1892; II. Exegetische Hom., in Anglia, XVI; J. Ott, Quellen der Heiligenleben in Ælfrics Lives of the Saints, Halle 1892; A. Brandeis, Die Alliteration in Ælfrics metrischen Homilien, Vienna 1897; J. Zupitza, Ælfrics Grammatik und Glossar, Berlino 1880 (con ed. del testo); H. Brüll, Die altengl. Lateingramm. des Æl., eine sprachliche Untersuchung, Berlino 1904; Gem, An Anglo-Sasconabbot, Æ of Eynsham, Edimburgo 1912.