AEDES
Un copioso materiale epigrafico ha permesso di precisare il significato del termine ae. spesso confuso, dai Romani stessi, con templum per designare un edificio destinato al culto della divinità. La differenza sostanziale è la seguente: l'ae. viene destinata al culto della divinità mediante la cerimonia della consecratio e della dedicatio; il templum non è soltanto la dimora della divinità, ma anche l'edificio destinato a scopi civili (ad esempio, a sede di riunioni ufficiali, come la Curia, il Comizio, i Rostri) che, non essendo officiato per il culto, non ha ricevuto la consecratio religiosa del pontefice, ma soltanto l'inauguratio fatta da un augure. L'ae. talvolta riceve anche l'inauguratio (ed in tal caso è anche templum) perché ciò è richiesto dal culto o da esigenze della vita pubblica: il Senato si riuniva spesso per ragioni di sicurezza, o per comodità, in un tempio (tempio di Bellona, tempio di Apollo Palatino). Nell'elenco degli edifici sacri di Roma, le ae. sono le più numerose e, in età imperiale, sono fondate su terreno dello Stato (solum publicum), mentre il templum è fondato su terreno di proprietà imperiale (solum privatum). La costruzione di un nuovo edificio sacro era regolata da un cerimoniale minuzioso: dopo che era stata deliberata la fondazione lo Stato, ne autorizzava la costruzione, lo dotava di suppellettili e ne costituiva il patrimonio in beni le cui rendite assicuravano il funzionamento del culto. Terminato l'edificio, con solenne cerimonia, il sacerdote, quale rappresentante della divinità, lo prendeva in consegna rendendolo sacro ed inviolabile mediante la consecratio; d'altro canto il rappresentante dello Stato, un magistrato incaricato con legge speciale, con la dedicatio trasferiva il tempio in proprietà della divinità. In tale occasione veniva anche letto lo statuto del nuovo tempio (lex aedis) il quale conteneva i confini della proprietà sacra, i privilegi e le prescrizioni relative allo svolgimento del culto.
Nel Foro Romano e sul Palatino erano circa un terzo delle ae. di Roma: erano gli edifici consacrati ai culti più antichi (ae. Vestae, Larum, Saturni), legati ad eventi memorabili della storia romana per voti fatti da condottieri sul campo di battaglia (ae. Iovis Statoris, Castoris, Apollinis in Palatio) o come pegno solenne della concordia raggiunta fra i cittadini (ae. Concordiae). Santuarî divenuti poi celebri vennero fondati fin dal III sec. a. C. in onore di divinità importate da terre straniere (ae. Matris Magnae sul Palatino, Aesculapii nell'isola Tiberina); ae. famose, talune risalenti ad origini remote, erano quelle di Bellona presso il circo Flaminio, di Quirino sul Quirinale, della Vittoria sul Palatino, di Ercole nel Foro Boario, di Diana sull'Aventino, di Giunone Moneta sul Campidoglio, della Fors Fortuna, della Mater Matuta. Gli edifici consacrati in età imperiale al culto degli imperatori divinizzati erano tempia, salvo alcune eccezioni (ae. divi Iulii nel Foro, Caesarum sul Palatino); e templum era il massimo tempio della città, quello di Giove Capitolino.
Il termine ae. non è legato alle forme architettoniche degli edifici: più comuni sono quelli a pianta rettangolare con l'ingresso su uno dei lati brevi, alcuni hanno l'ingresso su un lato lungo del rettangolo (ae. Concordiae, Veiovis), altri infine sono a pianta circolare: prototipo di questi ultimi è l'ae. Vestae la cui forma rotonda, derivata dalla primitiva capanna, traduce architettonicamente il significato originario di ae. abitazione: l'abitazione umana elevata a dimora della divinità.
Bibl: E. De Ruggiero, Diz., I, s. v.; P. Habel, in Pauly-Wissowa, I, cc. 444-445, s. v.