LEMMI, Adriano
Patriota e uomo politico, nato a Livorno il 30 aprile 1822, morto a Firenze il 23 marzo 1906. Andato giovanissimo in volontario esilio, dapprima a Marsiglia, poi a Malta e a Costantinopoli, si dedicò al commercio. Nel 1847 fece un viaggio in Francia e in Inghilterra, e a Londra conobbe il Mazzini, a cui fu sempre devoto, e che rivide in Roma, durante la repubblica. Da lui, nei primi giorni d'aprile del 1849, ebbe incarico di andare a Livorno per imbarcarvi la legione Manara che accorreva in difesa della città; poi, caduta la repubblica, tornò a Costantinopoli. Nel 1850, sempre per incarico del Mazzini, entrò in relazione col Kossuth, relegato a Kütahya, e gli fu compagno nel viaggio a Londra, poi agli Stati Uniti. Di nuovo a Costantinopoli, fu pronto alla chiamata del Mazzini, che preparava il moto del 6 febbraio 1853; ma, espulso da Genova, riparò in Svizzera, quindi riprese la via di Costantinopoli, dove rimase molti anni. Concorse con danaro alla spedizione Pisacane del giugno 1857; infine, verso il 1860, tornò definitivamente in Italia, e a Napoli ebbe da Garibaldi la concessione d'un tronco ferroviario nell'Italia meridionale. Più tardi ottenne il monopolio dei tabacchi. Appartenne alla Massoneria della quale dal 1885 e per lunghi anni fu Gran Maestro. Fu detto il banchiere della rivoluzione italiana; e fu oggetto di fiere accuse. Quello lanciatogli contro da D. Margiotta (A. L., chef suprème des Francs-Maçons, Parigi 1895), deve considerarsi un libello, architettato contro il L. perché notoriamente francofobo.