FIORI, Adriano
Nacque a Casinalbo, frazione di Formigine (Modena) il 17 dic. 1865 da Alfonso e da Emilia Pajni. Interessato dagli studi naturalistici già negli anni del liceo fu guidato da P.R. Pirotta, giovane titolare della cattedra di botanica della università di Modena, nelle prime escursioni botaniche ed incoraggiato a concentrare l'attenzione sullo studio dei Muschi. Il F. seguì il consiglio e erborizzò nella zona con Enzo Ferrari, giardiniere, che divenne valido collaboratore di G. Gibelli e del Pirotta nella preparazione della Flora del Modenese e del Reggiano (Modena 1882), e, che, trasferitosi in seguito a Torino, partecipò all'organizzazione dell'Erbario pedemontano ed alla esplorazione delle Alpi occidentali e delle Alpi marittime.
Dopo il liceo il F. si laureò in medicina e chirurgia presso l'università di Modena, continuando peraltro a frequentare l'istituto botanico di Modena, diretto da A. Mori, dopo che il Pirotta era stato chiamato alla cattedra di Roma. In una delle sue escursioni giovanili nell'Appennino modenese, già esperto fiorista, raccolse un muschio, nuova specie xerofila e in seguito rinvenuta in varie altre stazioni della regione mediterranea, della vena gessoso-solfifera, che G. Venturi descrisse e gli dedicò, chiamandolo Pachyrieuron Fiorii.
Presso l'istituto modenese, il F. acquisì solidi fondamenti di cultura botanica e di tecnica fioristica ed attese alla preparazione di vari lavori: due contributi sui Muschi delle zone di Modena e Reggio Emilia (Muschi del Modenese e del Reggiano. Primo contributo, in Atti d. Soc. dei natur. di Modena, s. 3, V [1886], pp. 123-164; Seconda contribuzione alla briologia emiliana, in Malpighia, VI [1892], pp. 64-71); una nota sulla flora del Bolognese, ove erborizzò in compagnia del fratello Andrea, entomologo (Alcuni appunti da servire comecontributo alla flora del Bolognese, in coll. con A. Fiori, Modena 1887); una relazione sul viaggio compiuto in India (Alcuni giorni di permanenza a Bombay: impressioni e raccolte botaniche, in Atti d. Soc. dei natur. di Modena, s. 3, XI [1892], pp. 108-121), come medico di bordo della nave "Domenico Balduino"; il lavoro Rivista statistica della Epaticologia italiana. Primo elenco delle Epatiche del Modenese e del Reggiano, in Malpighia, VI (1892), pp. 41-49.
Si avviò quindi alla ricerca scientifica, sotto la guida del Mori rinunciando definitivamente all'esercizio della medicina per occuparsi di studi botanici. Laureatosi anche in scienze naturali nel 1892, si trasferì a Padova, come assistente nell'istituto diretto da P. Saccardo, assai noto anche per l'eclettica attitudine di classificatore-revisore e per la grande capacità di organizzare inventari sistematici dei più svariati gruppi vegetali. Fu il Saccardo a concepire l'idea e a suggerire al F. e all'aiuto G. Paoletti di por mano alla realizzazione di un'opera generale sulla flora italiana, che avesse i caratteri di completezza e di rigore critico richiesti per farne uno strumento di lavoro per gli studiosi di floristica e al tempo stesso una guida, necessaria e di facile impiego, da potere essere impiegata anche dagli esordienti e dai dilettanti botanici. Il F. ebbe la concorde solidarietà e collaborazione, oltre che del Paoletti, di altri colleghi come A. Béguinot, P. Bolzon, A. Trotter e, più tardi, R. Pampanini e A. Vaccari.
Il complesso lavoro preparatorio della Flora durò circa due anni per mettere a punto buone chiavi dicotomiche di determinazione delle specie ed un vasto corredo di figure di piante intere e di loro dettagli, onde facilitame, con immagini, il riconoscimento; inoltre era necessario il coordinamento delle fonti bibliografiche e dei reperti museografici; vi fu, poi, il fortunato incontro con due abili disegnatori, P. Bronbon ed E. Baroni, che contribuirono alla riuscita dell'opera, eseguendo con fedeltà e perizia la ricca parte iconografica.
Conseguita nel 1897 la libera docenza in botanica, il F. pubblicò nel 1898, con G. Paoletti, il primo volume della Flora analitica e la prima parte della Flora iconografica.
Per due anni tenne'un corso di botanica crittogamica, che poi lasciò per dedicarsi in modo precipuo alla redazione della Flora ed a ricerche che si caratterizzassero come indagini integrative alla stessa opera principale. Sono di questo periodo una nota Sulla presenza di Cyathus Lesueurii Tul nella flora italiana (in Bull. d. Soc. veri. trent. di sc. nat., V [1894], pp. 4-11), un contributo alla Lichenologianel Modenese e nel Reggiano (in Malpighia, IX [1895], pp. 122-125), le memorie su I generi Tulipa e Colchicurri e le specie che li rappresentano nella flora italiana (ibid., VIII [1894], pp. 131-158), su Azolla caroliniana, raccolta fruttificante presso Chioggia e su specie di Arnaranthus naturalizzate in Italia (Sopra alcuni Amaranti naturalizzati in Italia e sulla presenza di Azolla caroliniana in frutto presso Chioggia, ibid., X [1896], pp. 551-555, su l'Helodea canadensis Mich. nel Veneto e in Italia, ibid., IX [1895], pp. 119-121).
Avendo chiaramente individuato le notevoli lacune che esistevano nella conoscenza della distribuzione in Italia di molte specie botaniche e, per certe zone, della stessa composizione della flora, il F. intraprese una serie di viaggi botanici in parecchie regioni d'Italia e nelle isole, inaugurando con queste escursioni una consuetudine che continuò fino ad età avanzata. Ciò gli permise di raccogliere elementi per il Prodromo di una geografia botanica dell'Italia riguardante la distribuzione delle piante vascolari, che pubblicò con gli ultimi fascicoli della prima edizione della Flora analitica. Il Prodromo preludeva alla collaborazione che il F. e Paoletti diedero al quarto volume dell'opera di G. Marinelli (La terra, 8 voll., Milano 1885-1902) con la monografia sulla vegetazione italiana, La flora d'Italia, pp. 410-447.
Nel 1900 il F. lasciò l'università di Padova perché nominato professore di scienze naturali nell'istituto forestale di Vallombrosa, del quale assunse la direzione. Nel 1913 conseguì la cattedra di botanica forestale nell'Istituto superiore forestale di Firenze (poi facoltà di scienze forestali).
Nel 1904 fu pubblicato il terzo volume della Flora, portato a termine con la collaborazione di A. Béguinot, dopo che il F. aveva dovuto superare la crisi del distacco dall'impresa di G. Paoletti; contemporaneamente uscì il secondo volume dell'Iconografia. Seguì nel 1908 il quarto ed ultimo volume della Flora preparato dal solo F. e portante in appendice il Prodromo di cui si è detto, corredato di un copiosissimo elenco di indicazioni di specie e località e di un ricco indice di sinonimi, frutto delle esplorazioni compiute da lui e da altri negli ultimi anni. La Flora completa constava di 2188 pagine di testo, e l'Iconografia comprendeva 4117 figure.
Nello stesso 1908 il F. partecipò con Trotter, Vaccari, Pampanini, Béguinot, G. Neri, A. Forti e G. Zodda alla costituzione del comitato "Pro flora italiana", il cui programma consisteva nel promuovere una sistematica esplorazione floristica e fitogeografica dell'intero territorio nazionale. A questa iniziativa, che non ebbe tutto il successo che avrebbe meritato, per la mancanza anzitutto di un adeguato supporto finanziario ed organizzativo, il F., che aveva partecipato alla stesura del programma, contribuì per la parte riguardante l'Appennino settentrionale e centrale.
Già nel 1905, insieme con il Pampanini e il Béguinot, il F. aveva dato inizio nel Bull. della Società botanica italiana alla pubblicazione della Flora Italica exsiccata, che nel 1927 raggiunse i tremila numeri (Trenta centurie) documentando i reperti presenti nelle collezioni di istituti, di botanici e di esperti di fioristica italiani e stranieri, ed il cui significato tassonomico e fitogeografico è illustrato e commentato in etichette accuratamente redatte e firmate. Alla Flora Italica exsiccata si accompagna una serie di duecentodieci sezioni microtomiche, preparate dal F. stesso, del legno delle più caratteristiche e comuni specie legnose della flora italiana, le quali costituiscono la Xilothomotheca Italica., Il F. aveva contribuito copiosamente alla Flora exsiccata coi risultati delle numerose escursioni fatte dalle Alpi orientali alla Toscana, dall'Appennino settentrionale a quello centrale, al Gargano e alla Sardegna, raccogliendo una messe di appunti pieni di interesse, i quali, se pure non furono coordinati in una elaborazione generale, gli servirono anche per redigere molte note parzialmente o totalmente fitogeografiche riguardanti la Valle del Cecina, le stazioni dei serpentini in Toscana, l'Emilia, la Sila.
Pur nella continuità dell'attività scientifica specialmente indirizzata alla botanica forestale, specialità della quale egli può essere considerato l'iniziatore in Italia, le cure per l'aggiornamento della Flora furono per il F. l'impegno più sentito e costante, che sfociò nella comparsa della Nuova Flora analitica d'Italia, completamente rielaborata da lui solo, e della seconda e terza edizione (Firenze 1921 e 1933) della Iconographia Florae Italicae. Nella nuova edizione della Flora tuttavia, conscio dei limiti della sua competenza, rinunciò a pubblicare anche una riedizione del Prodromo.
La Flora del F. è stata per almeno cinquant'anni lo strumento quotidiano di botanici e studiosi di sistematica e, malgrado l'adozione di una nomenclatura coerente con le nuove ricerche e i nuovi orientamenti, spesso è rimasta un utile, e non di rado insuperato, termine di riferimento.
L'originaria Flora analitica e la Nuova flora analitica sono in realtà due opere, con tendenze alquanto diverse e diversi pregi, e si completano vicendevolmente. La seconda appare, per certi aspetti, effettivamente nuova, perché il F. vi apportò un profondo rimaneggiamento, accentuandone il carattere di manuale di consultazione corrente, rivedendo la struttura delle chiavi analitiche, riunendo le forme in categorie specifiche più comprensive, abolendo la citazione di forme non sicuramente identificabili, sopprimendo la descrizione di quelle ritenute ibride, poi solo elencate per uso e norma del sistematico specialista. Con queste modifiche, aggiornamenti ed emendamenti si concludeva nel 1929 una lunga fatica di quaranta anni di lavoro, quasi una intera vita dedicata a dotare la letteratura botanica di una elencazione sistematica e figurata delle varietà e diversità della nostra flora. L'opera del F. valse a far superare ad alcuni studiosi il senso di scoraggiamento, quasi di frustrazione, che derivava ai cultori di sistematica dalla maggiore considerazione in cui per molto tempo erano state tenute le ricerche morfologiche e fisiologiche rispetto a quelle fioristiche. Anche più tardi studiosi di fama, pervenuti alla biologia vegetale da altre discipline con essa integrate, hanno accordato scarso rilievo alla sistematica, ma la necessità delle conoscenze tassonomiche ha avuto poi una decisa rivalsa con gli sviluppi dell'ecologia, della citogenetica e della tassonomia citologica e molecolare.
Il F., giunto alla conclusione della sua opera di florista, che lo pone, con A. Bertoloni e F. Parlatore, nella triade storicamente più importante di studiosi italiani della vegetazione, fece dono del suo ricchissimo erbario all'istituto botanico dell'università di Firenze, perché venisse intercalato nell'Erbario centrale, che ha sede nel predetto istituto.
Avendo avuto, nel 1909, dai ministeri degli Affari esteri e dell'Agricoltura e Industria l'incarico di effettuare uno studio per la tutela forestale della Eritrea, il F. compì in quella regione e nell'Etiopia settentrionale un soggiorno di alcuni mesi, durante i quali, lungo un complesso itinerario, percorse tutta la zona, rendendosi conto della natura del paesaggio vegetale, delle alterazioni che la vegetazione aveva subito ad opera delle popolazioni locali e dei provvedimenti necessari per la difesa e la ricostruzione del patrimonio boschivo, dando di ciò ampio resoconto nel volume Boschi e piante legnose dell'Eritrea (Firenze 1912). L'analisi tassonomica e l'interpretazione fitogeografica dei materiali raccolti sono svolti negli studi su La Lobelia Giberroa Hemse nell'Eritrea (in Bull. d. Soc. bot. ital., III [1910], pp. 58-63), sulle Acantacee eritree (Achantacee quaedam novae ex Erithraea., ibid., IV [1911], pp. 60-65), nel catalogo critico delle collezioni raccolte e in altre pubblicazioni.
Nel 1933 il F. visitò l'isola di Rodi, facendo poi un riepilogo floristico delle isole Egee e pubblicando le sue osservazioni su Piante raccolte nelle isole italiane dell'Egeo, in Nuovo Giorn. bot. ital., XI-II (1935), pp. 242 s.; XLV (1938), pp. 132-138.
Molto numerosi sono gli scritti che dedicò a problemi di tecnica forestale, di coltivazione e patologia delle essenze forestali. e di piante medicinali: si tratta dell'illustrazione delle specie legnose del parco di Sammezzano nell'alta Val d'Arno, delle conifere dei parchi di Brolio e Moncioni, della diffusione di malattie come il seccume degli aghi di larice, dovuto a Cladosporium laricis e Meria Laricis, e la carie legnosa provocata dalla Rosellina necatrix; delle note tecniche sulla coltivazione del pioppo; delle conifere di parchi e giardini; delle specie ornamentali di Bambusa; della raccolta delle piante medicinali; delle piante adatte al consolidamento dei terreni; delle ricerche su piante foraggere e sulla produzione delle relative sementi; dei pascoli di altitudine. Tra altri argomenti cari al F. l'attenta elencazione della comparsa e lo studio della diffusione di specie avventizie (oggetto di diverse note sul Bull. della Soc. botanica ital., tra il 1904 e il 1924), le indagini sugli effetti sulla vegetazione delle eccezionali ondate di freddo, come quella dell'inverno 1928-29, la vegetazione forestale della Venezia Giulia e della Lombardia. La rivista Alpe ospitò per lunghi anni molte note divulgative del F. su argomenti riguardanti le essenze forestali: caratteri e biologia, condizioni di vegetazione, introduzione di specie esotiche.
Il F. lasciò l'insegnamento (al quale si dedicò con grande cura, redigendo anche vari volumi di dispense delle sue lezioni) nel 1936, ma continuò a lavorare, frequentando l'Erbario centrale e la biblioteca dell'istituto botanico fiorentino, essendosi, tra l'altro, assunto l'onere di redigere il volume della Flora Italica cryptogarna, dedicato alle Pteridophytae: questa opera, che avrebbe dovuto essere scritta dal Pirotta, fu invece realizzata dal F. che vi descrisse le specie, varietà e forme di Pteridofite censite in letteratura come presenti nella flora italiana.
L'ultimo scritto del F., del 1949, meno di un anno prima della sua scomparsa, fu la Chiave analitica ed illustrazione delle specie di Trifolium dell'Abbissinia (in Nuovo Giorn. botan. ital., n.s., LV [1948], pp. 335-346). Fu socio dell'Accademia dei Georgofili e della Società toscana di orticoltura, oltre che della Società botanica italiana, della quale fu vicepresidente per molti anni e presidente dal 1946 al 1948.
Il F., che nel 1893 aveva sposato a Padova Giovanna Ferrari, morì a Casinalbo (Modena) il 5 nov. 1950.
Fra le sue opere occorre comunque ricordare: Flora analitica, 4 voll., Firenze 1903-08; Flora iconografica, 2 voll., ibid. 1904-08; Schedae ad fioram italicam exsiccatam, in Nuovo Giorn. bot. ital., n.s. XII (1905), 2, pp. 141-216; XIII (1906), I, pp. 5-50; 2, pp. 165-205; 4, pp. 289-346; XIV (1907), 2, pp. 69-116; 4, pp. 247-292; XV (1908), 3, pp. 307-354; 4, pp. 445-543 (in coll. con A. Béguinot e R. Pampanini); XVI (1909-1910), 4, pp. 443-495; XVII (1909-1910), I, pp. 62-122; 4, pp. 563-668; XVIII (1910, 3, pp. 279-319; 4, pp. 459-513; XIX (1912), 4, pp. 517-607; XXI (1914), I, pp. 15-109 (in coll. con A. Béguinot); Il seccume degli aghi del larice causato da Cladosporium laricis Sacc. e Meria laricis Vuill., in Bull. Soc. bot. it., VIII (1912), pp. 307-310; La Flora dei serpentini della Toscana, in Nuovo Giorn. bot. ital., XIX (1912), 3, pp. 463-466; XXI (194), I, pp. 216-240 (in coll. con R. Pampanini); Sopra un caso di vasta carie legnosa prodotta da Rosellinia necatrix Berlese, ibid., XX (1913), I, pp. 40-44; Nuova flora analitica d'Italia, I-II, Firenze 1923-29; Iconographia fiorae italicae, Firenze 1921; Flora Italica cryptogama, V, Pteridophyta, ibid. 1943.
Fonti e Bibl.: Necr. in Arch. bot., XXVII (1951), pp. 125-128; Nuovo Giorn. bot. it., LX (1953), pp. 697-707; Boll. dell'Ist. bot. dell'univ. di Catania, I (1955), pp. 187 ss.; P.A. Saccardo, La botanica in Italia, Venezia 1895, p. 73; G. Lazzari, Storia della micologia ital., Trento 1973, pp. 278, 288; Centenario della Società botanica ital., Firenze 1988, II, pp. 535, ss.