BUZZATI TRAVERSO, Adriano
Nacque a Milano il 6 apr. 1913, in una famiglia di origini bellunesi, da Giulio Cesare e da Alba Mantovani, fratello dello scrittore Dino e nipote di D. Mantovani, anch'egli scrittore. Grazie alle proprie risorse economiche, poté viaggiare ed entrare in contatto con gli ambienti della ricerca biologica più avanzata. Nel 1934 andò per un anno negli Stati Uniti a studiare presso la Iowa State University con il genetista jay L. Lush, in un ambiente che aveva accolto quelle teorie matematiche della genetica di popolazione che si stavano allora sviluppando, e ciò lo spinse qualche anno dopo ad elaborare un ambizioso programma di ricerca in questa direzione. Tornato in Italia, dopo il servizio militare si laureò in biologia nel 1936 presso l'università di Milano, con una tesi sugli effetti dei raggi X sui nuclei cellulari. Nel 1937 si recò in Germania presso il Kaiser Wilhelm Institut di Berlin-Buch per studiare con il genetista russo N.V. Timofeev-Ressovskij. Di nuovo in Italia lavorò con C. Jucci presso l'Istituto di zoologia Spallanzani, mantenendo comunque i contatti con Timofeev-Ressovskij.
Libero docente nel 1942, dal 1937 al 1944 il B. fu assistente presso l'istituto di anatomia comparata dell'università di Pavia, e dal 1944 al 1948 direttore del laboratorio di genetica dell'Istituto italiano di idrobiologia a Pallanza. Nel 1947 divenne direttore anche del Centro di studio per la biofisica del Consiglio nazionale delle ricerche, costituito prima presso l'Istituto italiano di idrobiologia e poi dal 1951 presso l'istituto di genetica dell'università di Pavia:. Questo istituto era -stato fondato, nel 1948 dallo stesso B. che vi insegnò sino al 1961 e di cui fu direttore sino al 1962; attualmente esso porta il suo nome.
In questo periodo tale istituto divenne uno dei più prestigiosi centri di ricerca genetica in Italia e nel mondo, accogliendo molti validi ricercatori, tra i quali L. L. Cavalli-Sforza, che successe al B. nella direzione. Avendo intuito la novità rivoluzionaria degli indirizzi che si venivano delineando nella biologia dei decennio Cinquanta-Sessanta, il B. organizzò tra il 1957 ed il 1961 due successivi corsi biennali, per la specializzazione di neolaureati nel campo della biologia molecolare, in cui si sono formati molti dei genetisti e biologi molecolari italiani.
Negli stessi anni in cui svolgeva il suo lavoro negli istituti italiani, il B. fu Visiting Professor di genetica presso la University of California di Berkeley (195152) e direttore della sezione di genetica marina alla Scripps Institution of Oceanography di La Jolla (1953-59). Nel 1961 fu Research Associate all'University of California.
Nominato esperto di genetica umana dell'Organizzazione mondiale della sanità, si occupò in particolare dei pericoli legati alla radioattività. Grazie all'esperienza maturata in questo campo, nel 1958 il B. organizzò, e diresse sino al 1962, la divisione di biologia del Comitato nazionale per l'energia nucleare.
Nel 1962 fondò a Napoli il Laboratorio internazionale di genetica e biofisica (LIGB), di cui fu direttore fino al 1968.
Modellato sulla flessibilità e sulla efficienza dei grandi laboratori internazionali e considerato una grande sfida alla cultura scientifica italiana dell'epoca, questo laboratorio, per il suo programma interdisciplinare, tra genetica, biochimica e biofisica, e per il legame con le ricerche biologiche più avanzate, e grazie anche alla personalità del B., richiamò molti scienziati di valore e divenne un punto di riferimento internazionale. Il progetto dopo pochi anni fu tuttavia messo in crisi da conflitti interni e da molteplici difficoltà. Il B. lasciò il LIGB alla fine degli anni Sessanta, e con esso la gestione della ricerca attiva, dedicandosi, all'interno delle organizzazioni internazionali, alla diffusione della scienza e della tecnologia, soprattutto nei paesi poveri.
Nel 1969 il B. assunse la carica di vicedirettore generale dell'UNESCO e responsabile del Dipartimento di scienze esatte e naturali, a Parigi. In questa carica rimase sino al 1973 quando iniziò una collaborazione come consigliere scientifico del programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP), con sede a Nairobi, programma nato dopo la conferenza di Stoccolmp, organizzata dall'ONU nel 1972 sul tema "The Human Environment". Dal 1976, lasciati tutti gli incarichi, si dedicò alla pubblicistica.
Membro di molte organizzazioni e associazioni scientifiche e culturali, come l'Istituto lombardo di scienze e lettere, la American Association for the Advancement of Science dal 1955, la New York Academy of Science dal 1957, membro fondatore dell'European Molecular Biology Organization e primo rappresentante italiano in questa organizzazione, il B. fu socio fondatore dell'Associazione genetica italiana e della Società italiana di biofisica e biologia molecolare, presidente della associazione dei radiobiologi dei paesi appartenenti all'Euratom (1960) presidente del centro italiano per l'Istituto scientifico Weizmann, presidente della Société européenne de culture (1978-82), membro del comitato regionale del Lazio dell'Associazione italiana per la ricerca sul cancro, membro e presidente dell'Associazione Amici della Terra, del Club di Roma, dell'International Cell Research Organization (ICRO) e presidente sin dalla fondazione del Club européen de la santé.
Il B. ricevette nel 1962 la laurea honoris causa in medicina dall'università di Lovanio, nel 1969 il premio Estense per il volume L'uomo su misura (Bari 1968) e nel 1982 il premio Firenze per il volume La morte nucleare in Italia (ibid. 1982).
Il B. morì a Milano il 22 apr. 1983.
Il 18 luglio 1984, presso l'Istituto di genetica biochimica ed evoluzionistica dei Consiglio nazionale delle ricerche di Pavia è stata costituita la Fondazione Adriano Buzzati Traverso, allo scopo di favorire la continuazione della sua opera scientifica e culturale.
L'attività del B. si svolse lungo tre direttrici in tempi successivi: la ricerca sperimentale, con importanti contributi nel campo della genetica e della biologia marina, che si svolse dal 1936 al 1955 circa, l'attività politico-organizzativa, con la gestione della ricerca scientifica dal 1950 al 1970 circa, e infine l'attività all'interno di organismi internazionali, per la diffusione della conoscenza scientifica e tecnologica, a favore della salvaguardia dell'ambiente naturale, contro la proliferazione delle armi nucleari, contro la fame nel mondo e l'analfabetismo.
Considerato uno scienziato-umanista per l'ampiezza dei suoi interessi e dei campi in cui la sua opera ebbe un influsso considerevole, il B. ebbe il merito di promuovere molte importanti innovazioni in campo scientifico in Italia, nei programmi di ricerca e nelle istituzioni, contribuendo allo svecchiamento e all'inserimento della ricerca italiana nella comunità scientifica internazionale. Fu soprattutto grazie al suo entusiasmo che si ebbe in Italia uno sviluppo della genetica moderna e della biologia molecolare, sin dai primi anni di sviluppo di questa nuova disciplina.
Nato alla scienza come zoologo e anatomo comparato, il B. giunse ad identificare la genetica come strumento principale per lo studio sperimentale dell'evoluzione biologica, in una cultura italiana in cui la teoria darwiniana era considerata ancora poco più che una audace ipotesi. A partire dal 1951, con l'allievo R. Scossiroli, condusse uno studio sulla genetica dei caratteri quantitativi, realizzando esperimenti di selezione dopo aver aumentato artificialmente la variabilità genetica delle popolazioni, con agenti mutageni, in particolare i raggi X. Lo scopo era vedere se le mutazioni di caratteri quantitativi più favorevoli, che venivano accumulate dalla selezione naturale, potevano dare origine ad una maggiore velocità dell'evoluzione.
I risultati di questo lavoro, considerato uno dei suoi maggiori contributi scientifici, che stabilì una metodica seguita successivamente da molti laboratori soprattutto americani, furono riassunti nelle relazioni presentate dal B. al IX congresso internazionale di genetica, tenutosi nel 1954. I lavori sul ruolo dei tassi di mutazione nell'evoluzione suggerirono l'idea che l'effetto della mutazione casuale in un organismo omozigote aumenti la capacità di adattamento e conferisca un vantaggio evolutivo alla popolazione. Per molti aspetti il B. può essere considerato un precursore della teoria neutralistica dell'evoluzione, proposta da M. Kimura, molti anni dopo.
Concordando con l'assunto di T. Dobzhansky che l'evoluzione sia fondamentalmente legata alla frequenza dei geni, utilizzò, con opportune modifiche, il metodo per lo studio della variabilità nelle popolazioni naturali mediante l'analisi citologica della presenza di inversioni cromosomiche. La semplice osservazione morfologica dei caratteri fenotipici non era infatti più sufficiente per la classificazione biologica e il B. studiò le corrispondenze fra analisi genetica e morfologica, specialmente nel gruppo di specie Drosophila pseudoobscura. I risultati di questo complesso lavoro furono pubblicati in molte memorie scientifiche ed una loro rassegna è stata pubblicata dal B. e R. Scossiroli nel 1955 (The 'Obscura Group' of the Genus Drosophila, in Advances in Genetics, VII [1955], pp. 47-92). Per questa sottile discriminazione era necessario prendere in esame le variazioni quantitative, perché quelle qualitative distinguono in genere differenze sistematiche notevoli.
Le basi teoriche di questo tipo di programma erano state poste nell'importante saggio scritto dal B. in collaborazione con C. Jucci e N.V. Timofeev-Ressovskij, Genetica di popolazioni, in La Ricerca scientifica, IX (1938), vol. I, pp. 584-610. Riprendendo, attraverso l'insegnamento di Timofeev-Ressovskij, lo studio biogeografico della diversità genetica delle piante e degli animali dei genetisti russi, come I. Vavilov, e tedeschi, come R. Goldschmidt e H. Bauer, gli autori svilupparono un progetto per realizzare su vasta scala esperimenti per lo studio diretto della variabilità genetica intraspecifica.
In concomitanza con quanto si cominciava a studiare, soprattutto da parte di T. Dobzhansky, che mise a punto l'importante programma "Genetics of Natural Populations" (GNP), di E. B. Ford e R. A. Fischer e di S. Četverikov, N. Dubinin, N. Romašov e Tirnofeev-Ressovskij, gli autori sottolineavano il significato della "alta eterozigotia sperimentalmente provata nelle popolazioni liberamente viventi, le quali contengono mutazioni diverse in varie concentrazioni", in quanto essa "mantiene permanentemente una sufficiente potenza evolutiva nella popolazione". È da questo punto di vista che si può stabilire un contatto fra i "punti di vista e metodi genetici moderni con particolareggiate osservazioni e descrizioni sistematiche, ecologiche e biogeografiche, collegate al lavoro biologico di campagna". L'importanza della collaborazione fra genetisti e naturalisti fu dal B. sottolineata nel saggio La limnologia nell'attacco di alcuni problemi di genetica evolutiva, in Memorie dell'Istituto italiano di idrobiologia, I (1942), pp. 213-222.
Questo costituì una nuova ed originale definizione dei programma di ricerca della genetica di popolazioni, un programm- a particolarmente ambizioso, anche in considerazione della difficoltà di ottenere evidenze dirette sui meccanismi dell'evoluzione studiando le popolazioni naturali. Ed infatti, sebbene esistesse una grande letteratura evoluzionistica, negli anni Trenta solo pochi studi genetici erano stati condotti sulle popolazioni naturali. Lo studio delle effettive dimensioni delle popolazioni naturali, della variabilità genica e cromosomica e dei meccanismi di selezione divenne il luogo centrale in cui si confrontarono le diverse teorie genetiche ed evoluzionistiche. Tutti i diversi metodi della genetica di popolazione richiedono "ampi materiali statistici, e raccolte di materiale ed osservazioni sistematicamente ripetute"; e quindi gli autori proposero una organizzazione per lo sviluppo di questi studi, cui dedicarono una dettagliata appendice dal titolo Organizzazione del lavoro per la genetica delle popolazioni (in La Ricerca scientifica, cit., pp. 604-607), proponendo di dividere il territorio italiano in dodici-tredici stazioni per la raccolta dei dati.
Questo programma non si realizzò, anche perché troppo ambizioso, espressione dei carattere scarsamente concreto del B., poco cosciente degli ostacoli pratici, finanziari ed umani che occorreva superare. L'organizzazione richiedeva, infatti, la presenza di un coordinamento fra università, società scientifiche e governo, in un paese in cui la genetica praticamente non esisteva, tanto che lo stesso Jucci aveva richiesto "almeno un" istituto di genetica.
Nonostante la guerra ed il suo impegno militare fra il 1939 ed il 1941, il B. iniziò Io studio della 'costituzione genetica di popolazioni selvatiche di Drosophila melanogaster, i cui risultati furono esposti in una lunga serie di articoli Genetica di popolazioni in Drosophila, pubblicati in Scientia genetica e nelle Memorie dell'Istituto italiano di idrobiologia di Pallanza. Insieme con L. L. Cavalli egli iniziò anche a studiare le differenze quantitative in Mixodiaptomus laciniatus in parti diverse del Lago Maggiore. Le ricerche in questa direzione furono riassunte dal B., in collaborazione con E. Baldi, L. L. Cavalli e L. Pirocchi nel 1945 (Frammentamento di una popolazione specifica (Mixodiaptomus laciniatus Lill.) in un grande lago in sottopopolazioni geneticamente differenziate, in Memorie dell'Istituto italiano di idrobiologia, II [1945], pp. 171-216).
Una parte rilevante dell'attività teorica e sperimentale del B. fu dedicata al problema della natura del gene e della mutaziope. Insieme con L. L. Cavalli-Sforza sviluppò una teoria generale delle particelle materiali capaci di riprodursi, classificate sotto la denominazione generica di "unità biologiche elementari", esposta nel volume Teorie dell'urto e unità biologicheelementari (Milano 1948). Prima dell'origine della biologia molecolare, in questo lavoro viene con chiarezza indicata la centralità del problema dei processi di accrescimento quantitativo della massa di materia vivente, il meccanismo della replicazione del materiale ereditario che viene trattato passando da un livello puramente morfologico e microscopico ad un livello fisico-chimico, molecolare.
Il B. si occupò anche dello studio dei polimorfismi bilanciati, dimostrando che le frequenze allefiche giungono ad un equilibrio che è sempre lo stesso indipendentemente dalla frequenza iniziale dei due alleli.
Durante tutta la sua carriera il B. svolse una intensa opera di organizzatore scientifico e di pubblicista, collaborando regolarmente a numerosi settimanali e quotidiani, per la divulgazione delle scoperte biologiche e la difesa dello sviluppo scientifico e tecnico e dell'ambiente naturale. Egli curò l'organizzazione e la pubblicazione degli atti di molti convegni scientifici, fra cui Perspectives in Marine Biology (Berkeley 1958); Immediate and Low Level Effect of Ionizing Radiations, (London 1960); The Scientific Enterprise: Today and Tomorrow, pubblicato in edizione italiana con il titolo La sfida della scienza: pensiero scientifico e sistema della ricerca oggi e domani (Milano 1976), sotto gli auspici dell'UNESCO, un libro dedicato alle più importanti conquiste scientifiche alla luce delle conseguenze sociali da esse prodotte. Pur convinto del valore positivo e progressivo della conoscenza scientifica e della tecnologia, il B. ne vedeva tuttavia l'impotenza nel colmare il divario fra paesi ricchi e paesi poveri.
Particolarmente vivace fu la presenza dei B. nel campo della politica universitaria e già nel decennio Cinquanta aveva denunciato sulla stampa l'arretratezza delle strutture e del clima culturale delle università italiane. Nel 1969 pubblicò a Milano il volume Il fossile denutrito. Vuniversità italiana. Sul tema della politica della scienza egli aveva pubblicato con altri autori, un volume sull'Organizzazione della ricerca scientifica (Roma 1968). Per far fronte alla scarsità delle risorse alimentari ed energetiche, il B. sostenne la necessità di un rigido controllo delle nascite, schierandosi a favore della pubblicità degli anticoncezionali e questo gli valse molte critiche negli ambienti cattolici, in particolare vaticani, che seppe affrontare con serenità e rigorC nella discussione critica. Particolarmente vivace fu il dibattito nel 1969 a proposito dell'enciclica pontificia Humanae vitae.
La sua ultima battaglia fu per il disarmo nucleare.
Opere: Tra il 1937 ed il 1957 il B. pubblicò più di ottanta lavori scientifici su riviste internazionali. Oltre a quelli già citati nel testo, ricordiamo gli studi sulla genetica delle radiazioni, iniziati già dal 1937 e pubblicati sul Bollettino della Società italiana di biologia sperimentale. Tra i lavori pubblicati dopo la seconda guerra mondiale e che ebbero notevole risonanza, anche per il loro contenuto teorico si devono ricordare: Unità biologiche elementari, selezione e differenziazione, in Pubbl. della Stazione zoologica di Napoli, XXI (1949), suppl., pp. 191-210; la voce Biofisica, in Enciclopedia Italiana, App. II, I, Roma 1949, pp. 407 s.; Perspectives of Research on Mutagens, in Pubbl. della Stazione zoologica di Napoli, XXII (1950), pp. 1-17; Genetica e biologia generale, in Scientia genetica, III (1950), pp. 3-16; Genetic Structure of Natural Popidations and Interbreeding Units in the Human Species, in Cold Spring Harbor Sump., XV (1950), pp. 13-23; Natural Selection under Increased Mutation Pressure in D. Melanogaster Populations, in Drosophila Inform. Service, XXV (1951), p. 103; Paper Chritographic Patterns of Genetically Different Tissues: a Contribution to the Biochemical Study of Individuality, in Proc. of the Nat. Acad. Sc., XXXIX (1953), pp. 376-391; Conclusions and Perspectives, IUBS Symposium on Genetics of Population Structure, Pavia 1954, pp. 126-138; On the Role of Mutation Rate in Evolution, in Proc. of IX Int. Congress of Genetics, in Caryologia, 1954, suppl., I, pp. 450-462; Population in Time and Space: Synthesis, in Cold Spring Harbor Symp., XX (1955), pp. 300-302.
Opere di divulgazione e di politica della scienza: Scienza e partito in URSS, Roma 1954; La radioattività e la vita e La vita al microscopio, in Le conquiste dei mondo in cui viviamo, a cura di G. Baldi e T. Giglio, Milano 1959, senza indicazione di pagine; Organizzazione della ricerca scientifica, in collaborazione con U. Colombo, G. Cortellessa, D. Dinelli, S. Garattini, U. La Malfa e G. Martinoli, Roma 1968.
Fonti e Bibl.: Una breve biografia del B. in M. Piattelli-Palmarini, I fini ed i confini della genetica, un ritratto di A. B., Firenze 1985. Per una valutazione dell'importanza dei suoi studi in genetica di popolazione si veda in W. B. Provine, The Study of the Genetics of Natural Selection during the Evolutionary Synthesis of the 1930s and 1940s, in La vita e la sua storia, Milano 1985, pp. 129-135.