BALBI, Adriano (1782-1848)
Veneziano, statistico e geografo. Insegnante di geografia, matematica e fisica, circostanze famgliari lo condussero nel 1820 in Portogallo, indi a Parigi dove dimorò a lungo e pubblicò gran parte delle sue opere. Fu poi chiamato a Vienna nel 1833 come consigliere imperiale per la geografia e statistica. Passò i suoi ultimi anni a Venezia.
Contemporaneo di Alessandro di Humboldt e di Carlo Ritter, il B. non aspirò a seguire questi grandi maestri nelle nuove vie aperte da loro agli studî geografici, bensì prese onorevolmente posto accanto al Malte-Brun come un sistematore e divulgatore coscienzioso, attento, instancabile delle conoscenze geografiche del tempo. La sua Balance politique du globe destinata "à l'usage des hommes d'état, des administrateurs, de la jeunesse et des gens du monde" (Parigi 1827) - e l'Abrégé de Géographie (Parigi 1832, 1834, 1837), trattato generale destinato sovrattutto ad uso scolastico, ebbero fortuna non soltanto presso il pubblico, ma anche presso molti tra i maggiori studiosi del tempo (il Humboldt compreso), i quali lodarono la fondatezza del copioso materiale, da lui raccolto e sempre perfezionato d'una in altra edizione dei suoi manuali.
Nel campo della geografia umana, il Balbi, adotta, nei suoi numerosi trattati, l'indirizzo invalso dal Buache in poi della partizione della superficie terrestre in regioni fisiche, determinate in base ai bacini idrografici. Il B. inquadra in tale partizione, in modo (a dir vero) del tutto meccanico, la divisione politica degli stati. La divisione politica però non è la sola che egli prenda in considerazione nella sua discussione sul come possa dividersi l'umanità nei suoi rapporti con la superficie del globo; egli discute anche la possibilità d'una partizione dell'umanità in base alle diverse caratteristiche antropologiche, troppo difficile ad attuarsi (a suo giudizio) finché il progresso della scienza non fornisca dati di comparazione e di discriminazione sufficienti; discute pure la divisione possibile in base alle diverse forme di civiltà, cercando di meglio determinare il concetto stesso di civiltà e quindi di giustificare con più appropriati criterî la partizione già invalsa di popoli selvaggi, barbari, e civili; discute ancora la divisione possibile in base ai varî tipi di alimentazione, o alla situazione topografica, o ai generi diversi di occupazione, confutando come troppo vaghi e incerti i risultati in materia. In conclusione, egli ammette come fondamentali in una trattazione geografica quattro classificazioni dell'umanità: secondo la divisione politica, secondo lo stato sociale, secondo l'etnografia, e secondo la professione religiosa.
La divisione politica è in pratica la sola che serva di base al B. quando egli passa alla geografia descrittiva particolare, nella quale è facile vedere i difetti comuni alle trattazioni geografiche di quel tempo. L'elemento fisico si riduce qui a pochi cenni - enumerazione di fatti anziché descrizione ragionata - dedicando tuttti lo spazio a una descrizione politica spesso sovraccarica di elementi estranei: dati, tabelle, elenchi statistici che mostrano come spesso il B. ceda alla tentazione di pubblicare comunque dati e risultati nuovi anche se meno attinenti alla materia trattata.
Resta il vantaggio dell'accurata informazione e della savia critica del materiale. Superiori ai trattati generali sono in realtà alcuni fra i molti scritti minori del B., come l'Éssai statistique sur le royaume de Portugal et d'Algarve (Parigi 1822), che, frutto di una personale esperienza del paese, diede di esso e delle sue condizioni antiche e recenti una conoscenza superiore assai a quella risultantc da ogni altro scritto del tempo suo. Così nell'Éssai sur la population des deux mondes (1830), in cui il B. affronta il quesito della popolazione totale del globo, si può ammirare come lucidamente egli stabilisca le direttive da seguire nella ricerca e con quale saviezza egli illustri le cautele da usare e le circostanze da valutare nella determinazione delle cifre di popolazione.
Gli scritti minori del B. (Scritti geografici, statistici e varj) furono raccolti insieme in 5 volumi dal figlio Eugenio (Torino 1841-43); va unito ad essi un elenco cronologico di tutte le opere.
Bibl.: E. Balbi, Adriano Balbi: ricordi biografici, in Boll. della Soc. Geografica Ital., VI, Roma 1881; G. Jaja, Adriano Balbi, Roma 1903.