WILLAERT, Adrian
Compositore di musica, nato a Bruges nel tardo sec. XV (1480 o '90), morto a Venezia il 7 dicembre 1562. Avviato agli studî di giurisprudenza, li abbandonò per i musicali, ch'egli compì sotto la guida di J. Mouton. Nel 1516 è a Roma, donde passa a Ferrara. Dopo un certo tempo, trascorso presso Ludovico II re di Boemia e d'Ungheria, ritorna in Italia (1526) dove succede nel 1527 al De Fossis, quale maestro di cappella a S. Marco. E da Venezia non si allontana più se non per due brevi viaggi in patria (1552 e 1556). A S. Marco egli rimane del resto in carica fin tanto che le forze gli reggono, cedendo il posto solo negli ultimi anni, e per malattia, al suo discepolo C. de Rose.
Il W. fu per molto tempo lodato come fondatore della scuola veneziana. Questa lode - a parte la fallacia del concetto storico-artistico sul quale si reggeva - è ormai privata di quasi tutte le motivazioni stilistiche accampate dalla musicologia ottocentesca. In realtà gli stilemi willaertiani dati per nuovi: la cosiddetta spezzatura della massa corale in due o più sezioni l'una con l'altra in dialogo e la conseguente presenza di due organi anziché d'uno solo, la scrittura cosiddetta cromatica, ecc., sono usi preesistenti al maestro di Bruges, e neppure se ne possono considerare gli esempî willaertiani tanto forti esteticamente da assumere valori dominanti. Un serio avviamento stilistico, non solo nella composizione ma anche nella pratica della Marciana e quindi delle scuole nord-italiane del mezzo e del secondo Cinquecento, è però in parte un merito indiscutibile del W. Inoltre l'adeguamento della cappella alle esigenze artistiche in via d'affermazione è opera sua, e noteremo a tale riguardo l'ampliamento della massa corale; l'impulso dato all'incremento della biblioteca tanto aumentandone le ricchezze quanto attribuendone la responsabilità ad un bibliotecario; l'assunzione di musici già meritamente noti e - fatto di importanza anche maggiore - di scolari dotati di buone attribuzioni all'esercizio della composizione o del canto o dell'organo, ecc.
Quando si pensi che tra i musicisti avviati dal W. contano i due maggiori teorici del sec. XVI, G. Zarlino e N. Vicentino e compositori come C. Porta e C. de Rore, e che molti altri - tra i quali A. Gabrieli - se non diretti allievi del W. comunque lavorarono nella strettissima vicinanza di lui e nella stessa strada stilistica, ci si renderà conto dell'interessamento tributato al maestro fiammingo da parte degli studiosi. È però opportuno notare che se il W. contribuì efficacemente all'affermazione in Venezia di correnti musicali assai fresche e feconde, d'altra parte l'ambiente veneziano esercitò una profonda influenza su di lui. Se si esaminano le sue composizioni si nota che la scrittura e per lo più anche la forma di essa non si distacca che ben poco (se ne togli la frequente bicoralità e un maggiore cromatismo) dalle stilistiche fiamminghe già accreditate, ma nel tempo stesso si nota una frequente tendenza a stringere quelle linee all'espressione immediata dei concetti verbali, siano essi d'indole puramente religiosa o erotica oppure d'indole piuttosto descrittiva o fantasiosa; tendenza, questa, tipica non tanto dei fiamminghi quanto degli italiani e soprattutto dei nord-italiani, e che precisamente da italiani o da italianizzanti (C. de Rore) saranno condotti alle più alte conseguenze estetiche. Così anche caratteri ben veneziani troviamo nella tendenza al grandioso effetto coloristico che spiega l'uso willaertiano del dialogo tra due o più cori e tra due organi. Si noti, a questo proposito, che i due organi e l'antifonia bicorale trovano in Venezia il maggior centro di diffusione dopo le lontane origini bizantine. Mutue furono dunque le influenze tra il W. e Venezia: lo stesso ambiente che favoriva alcune tendenze willaertiane vide nel tempo stesso le sue proprie correnti (ancora poco chiaramente distinte e - d'altra parte - neanche bene spiegate nelle loro ragioni e sorti comuni) avviate a consapevole interpretazione artistica. Nella Marciana così si svolge in quel tempo, presente ed agente anche A. W., un processo dialettico di suprema importanza storica, ove l'arte dotta accoglie nel suo seno spiriti e spesso anche forme fino allora sviluppatesi nel popolo tra Venezia, Lombardia ed Emilia, e da tale assorbimento è avviata a propria trasformazione. E il contributo willaertiano in questo processo appare specialmente importante quando lo si veda risolto in un'opera di purificazione e di disciplina, che porta le correnti popolaresche più varie su di un piano stilistico ove quelle correnti e la tradizione antica possano comunque accostarsi ed esser viste in una superiore ed unitaria prospettiva: possano - insomma - entrare l'una con l'altra in giuoco. Del che vediamo l'avverarsi nelle vicende stilistiche del Madrigale, della Canzone, del Ricercare nell'opera dei discepoli e dei prossimi di W., dal vecchio Gabrieli al giovane, dal De Rore a L. Marenzio, a C. Merulo, a L. Luzzaschi, ecc. In sé stessa, mirabile è l'arte willaertiana soprattutto per quella sua calma e vigorosa architettura, nitida nei contorni e negli interni congegni; sì da assumere un aspetto di compiuta classicità proprio mentre in sé accoglie, dirime ed elabora sì grande ricchezza d'eterogenei elementi ed impulsi. Scarso il suo fervore, specialmente se ci tratteniamo nel particolare; ma larghe le sue strade, calmo e sicuro il suo cammino.
Opere: Notevoli, tra le rimaste, queste pubblicazioni: Liber quinque... Missarum (Venezia, presso F. Marcolini, 1536); Motecta a 5 voci (ivi, G. Scotto 1539); Motetti a 4 voci (ivi, Brandino e O. Scotto 1539); Primo libro di motetti a 6 (ivi, Antonio Gardano, 1542), Di A. W. et di Jachet i Salmi appartenenti alli Vesperi per tutte le feste dell'anno... (ivi, id., 1550); I sacri e santi Salmi che si cantano a Vespro et Compieta, ecc., con la giunta di due Magnificat (id., ivi, 1551); Canzone villanesche alla Napolitana a 4 voci, ecc. (id., ivi, 1545); Madrigali a 4 voci ecc. (ivi, G. Scotto, 1563); Musica nova (Ferrara 1558, contenente 33 mottetti da 4 a 7 voci, 42 Madrigali da 4 a 6 e 4 Dialoghi a 7); Il III libro delle Muse a 3 voci (Venezia, G. Scotto, 1562). In pubblicazioni collettive si trovano Fantasie, Ricercari, Madrigali, Mottetti, ecc. Vedi specialmente le raccolte di G. Tiburtino (Fantasie et Recerchari, ecc., Venezia, G. Scotto, 1549); Intavolature de li Madrigali di Verdelotto (ivi, id., 1536. Qui veramente non vi sono composizioni originali del W., il quale però è autore dell'intavolatura di tutti i pezzi); Motetti del Fiore (rist. Venezia, F. Rampazetto 1564); Mottetti della Corona, III libro (Fossombrone, O. Petrucci, 1519); Liber... triginta novem Motetos habet... (Ferrara, F. Rossi, 1538). In manoscritto restano altre composizioni presso varie biblioteche.
Bibl.: E. G. I. Grégoir, A. W., Bruxelles 1869; F. v. Haberl, Messen A. W.s, in Monatshefte f. Musikgeschichte, 1871.