DONI, Adone (Dono)
Figlio di Lorenzo, nacque ad Assisi intorno al 1500 (Cristofani, 1866, p. 82). Nell'agosto 1527 è citato come testimone in un atto pubblico (Pittura in Umbria..., 1983, p. 188).
Sposò Criola di Felice, dalla quale ebbe due figlie, Laudamia, Nicolosia, nel 1530, ed un maschio, Lorenzo, nel 1531 (Bombe, 1913, p. 440). Nell'ottobre 1535, a Perugia, in seconde nozze, si unì a donna Sigismonda Bigazzini, che gli portò in dote 440 fiorini (ibid.).
Ricevette la prima formazione artistica nella bottega di Giovanni Spagna (Ludovico da Pietralunga, 1575 c., p.18) e guardò attentamente le opere del tardo Raffaello e di Giulio Romano. Ebbe, probabilmente, rapporti con lacopo Siculo ed accolse l'influsso di Raffaellino del Colle (Todini-Zanardi, 1980, p. 115).
Nel 1530 si distinse, nell'ambito degli affreschi eseguiti dallo Spagna e bottega, nell'abside della parrocchiale di San Giacomo presso Spoleto, ricevendo la conimittenza diretta dell'affresco raffigurante la Madonna in gloria e angeli, con i ss. Pietro, Antonio abate, Bartolomeo, nella lunetta della cappella di S. Antonio, documentata dai pagamenti (Cavalcaselle-Crowe, 1908). Più controverso è, invece, il suo intervento negli affreschi della cappella absidale di S. Sebastiano nella medesima chiesa (Angelini Rota, 1920; Toscano, 1963, p. 233; Nessi-Ceccaroni, 1979), nei quali la critica recente torna a riproporre il suo nome per la Madonna col Bambino in gloria con i ss. Gregorio, Sebastiano e Rocco.
Nel 1537 ebbe inizio l'attività dell'artista per la Confraternita assisiate dei Ss. Antonio e Giacomo, per la quale decorò la facciata della sede - in seguito passata ai padri cappuccini - e dipinse un gonfalone, ora perduto, ed un S. Sebastiano, nel 1538, anch'esso perduto (Bombe, 1913, p. 442). Nel sesto decennio del secolo, infine, eseguì il dipinto su tavola Cristo in gloria e santi (Assisi, duomo), ma la datazione di questa opera è, attualmente, controversa (Pittura in Umbria..., 1981 p. 117).
L'Adorazione dei pastori (Bettona, Pinacoteca comunale), portata solennemente da Assisi nella chiesa francescana di S. Crispolto nel 1543, ebbe come committente la famiglia Olivieri di Bettona (Mercer, 1891).
Il dipinto su tavola rivela uno dei risultati più brillanti della produzione pittorica dell'artista, segna il raggiungimento di una rielaborazione personale delle esperienze diverse vissute: l'influenza di Giulio Romano, probabilmente mediata tramite Raffaellino del Colle, la conoscenza dei manieristi fiorentini e della cultura fiamminga.
Nel medesimo anno si colloca un evento determinante per l'evoluzione del pittore: egli si trovò a collaborare, insieme con Lattanzio Pagani da Monterubbiano, Raffaellino del Colle e Cristoforo Gherardi, alla decorazione della cappella della rocca Paolina di Perugia - non più esistente - commissionata dal cardinal legato Tiberio Crispi; nella cappella erano raffigurati, tra gli altri, Cristo con due angeli e due profeti, la Conversione di s. Paolo e la Predicazione di s. Pietro (Siepi, 1822, p. 635).
Nel 1544, su commissione di donna Finalteria di Meneco da Bevagna, affrescò a Foligno la Natività, tuttora in loco, nel monastero di S. Anna detto delle Contesse (Cristofani, 1866, p. 86), affine stilisticamente all'Adorazione dei pastori di Bettona. Nel 1547venne chiamato, insieme con Lattanzio Pagani, per stimare gli affreschi di G. B. Caporali nel refettorio del chiostro di Montemorcino e nel 1551 ricevette un pagamento di 65 scudi da donna Giulia di Pietro Paolo Marescotti per un dipinto su tavola raffigurante l'Assunzione di Maria, destinato alla chiesa di S. Bartolomeo a Perugia (Bombe, 1913, p. 441) e attualmente non rintracciato.
Intorno al 1550 il D. era impegnato al gonfalone per la Confraternita dei disciplinati di S. Lorenzo in Assisi, rimosso prima del 1865 dal Tordelli di Spoleto per collocarlo nella sua galleria (Cristofani, 1866, p. 86) e recentemente identificato dal Russell (1978) con uno stendardo comparso sul mercato antiquario (Christie's, 7 dic. 1977), che lo studioso avvicina, per l'affinità dei moduli iconografici e per datazione, al dipinto a olio su tela raffigurante la Pietà (Gubbio, duomo), opera certa dell'artista, commissionata dal canonico eugubino Alessandro Zeccadoro (Gualandi, 1843) ed impostata secondo un'interpretazione personale della Pietà di Michelangelo.
Il D. dominò incontrastato la vita artistica di Assisi, dove lavorò a lungo. Il grande affresco con il Calvario nel refettorio del convento di S. Maria degli Angeli (1561) fu voluto e finanziato anch'esso da donna Finalteria di Meneco da Bevagna (Vasari, VII). Nel duomo di Assisi sono raccolte e visibili tre sue opere: la pala d'altare con Cristo in gloria e santi, realizzata su commissione della locale Confraternita dei Ss. Antonio e Giacomo, conclusa nel 1555 e pagata nel 1560 e nel 1562 (Cristofani, 1866, p. 88); la Crocefissione, dipinto a olio su tavola, pagato nel 1562dalla Confraternita di S. Lorenzo e restaurato a cura della Soprintendenza dell'Umbria nel 1965 (Santi, 1965); il Compianto sul Cristo deposto, dipinto a olio su tavola, eseguito per incarico della Confraternita di S. Gregorio e pagato 60fiorini (Cristofani, 1866, pp. 88 s.).
Nella Pinacoteca comunale di Assisi si conservano le opere provenienti dalle demaniazioni del 1860: l'Annunciazione proveniente dalla cappella del palazzo comunale, la Crocefissione con s. Francesco adorante e le Stimmate di s. Francesco, databili al 1565 e al 1566 (Todini-Zanardi, 1980). Tali opere si esprimono in un linguaggio costruito da elementi della cultura toscana e romana del primo Cinquecento ed organizzato secondo uno schema arcaizzante e tradizionalista sul piano della traduzione della religiosità (ibid.).
All'artista non mancarono neppure gli incarichi da parte dei religiosi del convento di Assisi. Essi gli affidarono la decorazione ad affresco dei due ordini del chiostro di Sisto IV con Storie della vita e miracoli di s. Francesco e s. Chiara (1564-70), un'arcaizzante Ultima Cena nel refettorio minore (1573), restaurata nel 1982 (Pittura in Umbria..., 1983, p. 115), ed un grande Calvario, dipinto ad affresco nel refettorio grande, andato distrutto (Bombe, 1913, p. 441).
L'impresa decorativa della cappella di S. Ludovico (Assisi, basilica di S. Francesco, chiesa inferiore), voluta dalla Confraternita di S. Stefano con storie del loro santo eponimo in sostituzione degli affreschi trecenteschi, iniziata nel 1574, rimase incompiuta per la morte dell'artista. Gli affreschi sono stati restaurati nel 1975 a cura dell'Istituto centrale del restauro (Pittura in Umbria..., 1983, p. 115). Dallo Gnoli (1923, p. 100) e in seguito dalla critica odierna (Pittura in Umbria..., 1983, p. 116) gli viene attribuito un dipinto su tavola, Madonna della Misericordia (Assisi, basilica di S. Francesco, tesoro), proveniente dalla cappella di S. Pietro d'Alcantara nella basilica inferiore.
Nella Galleria nazionale dell'Umbria a Perugia è esposta la Natività della Vergine, dipinto a olio su tavola proveniente dalla cappella di S. Anna della chiesa di S. Agostino a Perugia, datato 1561, in cui risaltano sia l'eclettismo dell'artista sia la nitida componente fiamminga del suo stile (Pittura in Umbria..., 1983, p. 94). L'Immacolata Concezione vista dal Morelli (1683, p. 111) e dal Siepi (1822, p. 782) nel coro della chiesa di S. Francesco al Prato, e da loro assegnata all'urbinate Filippo Bellini, si conserva dal 1972 nella stessa Galleria (depositi) ed è stata recentemente inserita nel corpus del D. (Pittura in Umbria..., 1983, p. 96) sulla base del contratto (20 ott. 1558). Dalla medesima chiesa proviene il dipinto su tavola raffigurante il Giudizio finale, commissionatodalla famiglia Baldeschi per la loro cappella. La tavola, nel 1904, figurava in Pinacoteca, nella sala della Decadenza ed attualmente è in deposito al Comune di Perugia, visibile nella sala del Consiglio comunale del palazzo dei Priori.
Un segno evidente della stima ricono-sciuta al D. anche nell'ambiente perugino, dominato dagli Alfani, è la lusinghiera committenza dell'affresco Giulio IIIrestituisce le magistrature a Perugia (1572) nella sala rossa del palazzo dei Priori.
Attivo in tutta l'Umbria, ha lasciato opere anche a Bastia (gonfalone di S. Rocco, parrocchiale), a Bevagna (Madonna con Bambino, Pinacoteca comunale), a Foligno (Martirio di s. Caterina, affresco staccato dalla cattedrale di S. Feliciano e ora nella Pinacoteca comunale). Nel duomo di Gubbio, oltre alla Pietà già ricordata, è visibile un altro dipinto raffigurante l'Andata al Calvario (1562-63), il cui tema trae lo spunto dallo Spasimo di Sicilia di Raffaello mentre i moduli stilistici sono liberamente desunti dal manierismo fiorentino, in particolare dal Rosso e dal Salviati. L'appartato manierismo del D. fu occasione di una larga e facile divulgazione, soprattutto nella zona settentrionale dell'Umbria (Pitturain Umbria..., 1983, p. 24).
Morì ad Assisi il 17 giugno 1575 (Bombe, 1913) o il 7 giugno 1575 (Pittura in Umbria ..., 1983, p. 188).
Ben poche notizie biografiche si hanno del figlio e pressoché unico discepolo Lorenzo, nato ad Assisi nel 1531 (Bombe, 1913, p. 440). Il Cristofani (1866, p. 15), parlando del D., attribuisce a Lorenzo, dubitativamente e in maniera generica, alcune opere, oggi non rintracciabili, a Bastia, Foligno ed Assisi, sulla base della somiglianza stilistica con la produzione paterna e nonostante la qualità inferiore.
La critica attuale (Pittura in Umbria..., 1983) rintraccia la mano di Lorenzo nella collaborazione con il padre e, più precisamente, nell'esecuzione della pia donna in piedi e nel s. Lorenzo nella predella della Crocefissione, la grande pala conservata nel duomo di Assisi (ibid., p. 117), per la quale il 6 apr. 1562la Confraternita di S. Lorenzo eseguiva un pagamento proprio a Lorenzo.
Lorenzo ebbe inoltre larga parte nel Compianto del Cristodeposto, ildipinto a olio su tavola visibile nel duomo di Assisi (ibid., p. 118) e nell'Incontro tra Gioacchino ed Anna - Immacolata Concezione, dipinto ad affresco nella lunetta della chiesa di S. Andrea a Spello, datato 1565 (ibid., p. 127).
Si ignora il luogo e la data della morte di Lorenzo.
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