Gaspary, Adolfo
Storico della letteratura italiana (Berlino 1849 - Gottinga 1892). Appresa la lingua italiana nel ginnasio " Zum grauen Kloster " di Berlino tra gli anni 1861-1867, ne perfezionò poi validamente la conoscenza, via via allargando i suoi interessi e le sue ricerche di filologia e letteratura italiana. Amico ed estimatore di F. De Sanctis, divulgò in Germania taluni suoi insegnamenti (B. Croce, in " La Critica " XII [1914] 67-77, pubblicò quattro lettere del G. scritte tra il 14 febbraio 1876 e il 21 ottobre 1877), che appaiono sensibilmente aperti e fruttuosi in molti studi.
Durante l'insegnamento delle letterature romanze a Breslavia, iniziato nel 1880 (e proseguito, nel 1891, a Gottinga), ebbe allievo e amico Nicola Zingarelli, nella cui corrispondenza, inedita, sfila in suggestive sequenze tanta parte della cultura e della critica accademica del tempo (cfr. A. Vallone, Correnti letterarie e studiosi di D. in Puglia, Foggia 1966, 36 ss.; ID., N. Zingarelli dantista, in " Convivium " XXXVII [1969] 579-648).
Significativa e notevole fu anche la collaborazione al " Giornale storico della letteratura italiana " (cfr. IX [1887] 457 e 460; XI [1888] 416; XII [1888] 389; XIV [1889] 309, 311 e 438; XV [1890] 306). A parte altra e varia produzione (e basterà ricordare lo studio sulla fonetica del dialetto napoletano Ueber eine Eigenthiimlichkeit des neapolitanischen Dialects, in " Archiv fiir das Studium der Neueren Sprachen u. Literaturen " LII-LIII), a D. si legano, in tutto o in parte, due sue opere più valide: quella sulla scuola poetica siciliana (Die sizilianische Dichterschule, Berlino 1879, trad. ital. a c. di S. Friedmann, Livorno 1882) e quella di ricostruzione fino al Rinascimento, negli aspetti generali e nei particolari, della storia della letteratura italiana (Geschichte der italienischen Literatur, Berlino 1884-1888, trad. ital. a c. di N. Zingarelli, per il vol. I, Torino 1887 [1914²]; e di V. Rossi, per il vol. II, ibid. 1891 [1900-1902²]: cfr. A. Vallone, cit.).
Nella parte che riguarda D. il G. esamina con estrema probità, al miglior livello delle idee e delle conquiste critiche del tempo, le opere minori come atte in sé stesse e scala insieme alla Commedia; accerta il fondo cristiano e scolastico della filosofia di D., di cui il Convivio è il " prodotto " più genuino; sostiene la " realtà " di Beatrice nella Vita Nuova e intende il poema come " la rappresentazione di un concetto morale-religioso sotto forma allegorica di una visione dell'altro mondo e con uno scopo didascalico " (Storia della letteratura italiana, ediz, ital., I 259). Su questa base poggia tutto l'esame della Commedia, anche certi aspetti palesemente desanctisiani, quale, ad esempio, la presentazione del Paradiso a cui pone di fronte l'Inferno, più realizzato poeticamente, perché " il personaggio del santo si presta male alla poesia; nel peccato e nel penitente vi è vita, azione e sviluppo; invece i santi sono già pervenuti alla meta... la loro perfezione è uniforme " (p. 291). Del resto, proprio in fondo al saggio dantesco il G. pone una nota che ha valore di testimonianza: " La Commedia ha anche bisogno, più di altro poema, di un commento estetico, come l'ha dato genialmente Francesco De Sanctis " (p. 294). Questo lievitante fermento desanctisiano anima e sorregge, senza stridori, acume filologico e indagine erudita.
Bibl. - R. Renier, in " Giorn. stor. " XIX (1892) 478-481; A. Töbler, in " Archiv für das Studium der Neueren Sprachen u. Literaturen " LXXXVIII 386-393; N. Zingarelli, prefazione a A.G., Storia della letter. ital., Torino 1914²; M. Pelaez, in Enc. Ital. XVI.