BORGOGNONI, Adolfo
Nacque il 4 nov. 1840 a Corropoli (Teramo), da Camillo, medico condotto, e da Clelia Vanni. Nel 1850 la sua famiglia si trasferì a Budrio, e il B. compì gli studi liceali e universitari nella vicina Bologna. Laureatosi in legge nel 1860, abbandonò immediatamente gli studi giuridici e, stimolato dalla nascente amicizia con Giosue Carducci (che proprio in quell'anno saliva alla cattedra bolognese di eloquenza), si dedicò alle lettere. Nel 1863 pubblicò la prima raccolta di versi e i primi saggi critici, tutti di argomento dantesco. Ma proprio il suo amore per Dante fu causa indiretta di un singolare infortunio che toccò al B. nel 1865.
Dopo un breve periodo di insegnamento a Imola, era passato all'istituto industriale professionale di Ravenna, dove insegnava letteratura e storia. Da una persona presente al ritrovamento delle ossa di Dante, il 27 maggio 1865, il B. si fece consegnare un frammento raccolto sul terreno, che egli riteneva far parte dello scheletro del poeta. Ne nacque un grosso scandalo, certamente sproporzionato alla sostanza del fatto, tanto più che appena tre giorni dopo il B. restituiva l'osso conteso - che poi si accertò essere del tutto estraneo allo scheletro di Dante - al Comune di Ravenna. Comunque il sindaco, il conte G. Rasponi, lo sospese dall'insegnamento, e il B., che aveva già moglie e figli, fu costretto ad accettare un umile impiego di segretario presso la Congregazione di carità di Lugo, finché nel 1867 non fu reintegrato nell'insegnamento.
In realtà all'origine del duro provvedimento dovettero esserci anche motivi politici: fin dal 1861 il B., acceso repubblicano, aveva preso viva parte alle lotte politiche romagnole - anche in questo emulo del Carducci - collaborando con mordaci articoli a giornali come La giovane Romagna,La Cronaca romagnola, Il Romagnolo e pubblicando opuscoli satirici come Le divagazioni di un malfattore di Ravenna (1871). Con gli anni però i suoi entusiasmi repubblicani andarono scemando: e dopo il sequestro di un suo opuscolo per le elezioni del 1874 (Irepubblicani in Parlamento), avvenuto a Bologna il 2genn. 1874, un ultimo episodio dovette convincerlo a desistere da ogni forma di attivismo politico.
Il 7 ag. 1874 il nome del B. appariva infatti - pare a sua insaputa - fra i firmatari di un manifesto di protesta dei repubblicani romagnoli per gli arresti di villa Ruffi, avvenuti cinque giorni prima. Per il tono e il contenuto del manifesto egli rischiava qualche mese di carcere; sicché per evitare l'arresto fu costretto a lasciare Ravenna e rifugiarsi a Lugo e poi a Bologna, dove fu ospite prima del Panzacchi, poi per quattro mesi del Carducci.
Il breve esilio bolognese - un esilio pro forma, svanito quasi subito ogni reale pericolo d'arresto - consentì al B. un ritorno alla poesia (del 1876 è la sua seconda raccolta di liriche: Vocidel cuore e delle cose, edita a Bologna), e una intensificazione del lavoro critico. Nel 1877-78 pubblicava a Bologna la sua prima raccolta di saggi, gli Studi d'erudizione e d'arte, tutti di letteratura medievale (prezioso aiuto e guida sicura gli vennero dall'amicizia, col dotto bibliografo romagnolo P. Bilancioni). In questa prima fase l'atteggiamento critico del B. è perfettamente inquadrato nei rigidi schemi della scuola "storica": suo dichiarato programma è quello di "tornare alla maniera dei Zeno, dei Muratori, dei Tiroboschi". Era un atteggiamento evidentemente non molto fecondo, che egli doveva negli anni seguenti sostanzialmente correggere, se non addirittura capovolgere. Alla polemica contro il filosofeggiante indirizzo "estetico", o desanctisiano, della critica ("Meno metafisica e più storia; meno estetica e più buon gusto", scriveva nella prefazione alla raccolta del 1877) succedette la polemica contro l'applicazione troppo rigida e disanimata dei dettami della scuola "storica"; e dagli studi di letteratura medievale il B. passò a meno eruditi Studi contemporanei (Roma 1884). E il distacco dalla scuola "storica" strettamente detta è segnato dal rifiuto opposto nel 1884 al Renier di collaborare al Giornale storico della letteratura italiana, nascente roccaforte di quell'indirizzo (al quale peraltro si mantenne estranea l'intera scuola carducciana). Questa evoluzione, indice di sensibilità moderna, non trovava però nel B. l'adeguato sostegno di una vigorosa personalità di pensatore; e l'unico risultato fu che egli si trovò presto nella scomoda posizione dell'isolato. Infatti quando nel 1889 vinse per concorso la cattedra di letteratura italiana dell'università di Pavia (da Bologna nel 1875 era tornato a insegnare a Ravenna, e dal 1880 aveva lasciato l'istituto industriale-professionale per il locale liceo), fu ferocemente attaccato da più parti, e ci volle tutta l'autorità del Carducci per difendere la sua nomina in seno al Consiglio superiore della Pubblica Istruzione. Ma pochi anni dopo il B. morì improvvisamente a Pavia il 31 ott. 1893.
Nella prolusione letta a Pavia il 5 febbr. 1890 il B. aveva tentato di dare giustificazione teorica alla sua posizione critica, fondandosi sul concetto del riconoscimento nell'arte di una "spontaneità" creativa, la quale però non potrebbe sussistere se priva dell'appoggio della tradizione e della tecnica. Il binomio disciplina-spontaneità non dispiacque a B. Croce, che lo adottò per intitolare la raccolta postuma di saggi del B. da lui curata nel 1913;e si comprende come in quell'anno il Croce, con l'intento di difendere il proprio concetto dell'arte come intuizione lirica dalle indebite appropriazioni futuriste, trovasse comodo stabilire un aggancio fra la propria estetica e il nebuloso concetto borgognoniano di spontaneità, per poter subito additare l'esemplare richiamo del B. alla tradizione come freno moderatore. Ma il tentativo operato dal B. nella prolusione di conciliare le proprie origini di critico positivista con i concetti dell'indirizzo "estetico" (tentativo proseguito nel corso delle lezioni universitarie, in cui proponeva una sensata collocazione della critica "storica" e "scientifica" fra le attività preparatorie della critica propriamente detta, ossia "estetica") non appare molto convincente, e finisce anzi con l'invischiare in maggiori contraddizioni e incertezze l'attività critica dell'ultimo Borgognoni. La quale diede infatti risultati discontinui; pregevole appare anche oggi l'introduzione al Giorno pariniano, assai felice la difesa della personalità morale e del pensiero di P. Giordani, e non privi di valide intuizioni, nonostante l'evidente preconcetto ideologico, gli studi sul Manzoni. Notevole sempre, come osservò anche il Croce, il suo stile, di sapore classico ma scorrevole e vivo.
Opere principali:versi: Fiori,fronde e stecchi, Bologna 1863; Voci del cuore e delle cose, ibid. 1876; Ebe,canto, ibid. 1880; Rime e versi, Ravenna 1886. Saggistica: Studi d'erudizione e d'arte, Ie II, Bologna 1877-78; Studi contemporanei, Roma 1884 (contiene: A. Manzoni; L. C. Farini, già 1878); Studi di letteratura storica, Bologna 1891. Raccolte postume: Scelta di scritti danteschi, a cura di R. Truffi, Città di Castello 1897; Disciplina e spontaneità nell'arte, a cura di B. Croce, Bari 1913. Fuori da queste raccolte rimasero: Del sesto cerchio nell'Inferno dantesco, Bologna 1863; Epigrafi onorarie a Dante Alighieri, Ravenna 1865; Il Sepolcro di Dante, Firenze 1865; Dell'Epistola allo "Scaligero" attribuita a Dante,Studi, Ie II, ibid. 1865; Del vero autore dell'epigrafe che si legge sul sepolcro di Dante, Ravenna 1868; Della critica in relazione all'arte, ibid. 1871; La genesi della "Divina Commedia", ibid. 1872; Excursus petrarchesco, ibid. 1876; G. Carducci e l'Inno a Satana, Faenza 1876; Se Monsignor Bembo abbia mai posseduto un codice autografo del "Canzoniere" del Petrarca, Ravenna 1877; Biografia di G. Carducci, in G. Carducci, Poesie, 3 edizione, Firenze 1878; Cielo dal Camo, Firenze 1879; La canzone "Spirto gentil", Ravenna 1881; Dante da Maiano, ibid. 1882, poi col nuovo titolo La questione maianesca, Città di Castello 1885; Il lamento del conte di Poppi, Ravenna 1884; Matelda, Città di Castello 1887. Curò l'edizione di P. Giordani, Orazioni ed elogi, Firenze 1890; G. Parini, Il Giorno, Verona 1891; G. Leopardi, Prose, ibid. 1892. Numerosi gli altri articoli, le recensioni, i saggi in varie riviste, a cui il B. intensamente collaborò; fra le altre La domenica letteraria,La cronaca bizantina,La biblioteca delle scuole italiane,La Rassegna settimanale, Il Fanfulla della Domenica, Il Preludio,La Domenica del Fracassa, Il Propugnatore,La Nuova Rassegna, Il Diritto, e soprattutto La Nuova Antologia, su cui apparvero molti dei saggi ripubblicati dal Croce (cfr. L. Barbieri, Indici della Nuova Antologia 1866-1930, Roma 1934, p. 40).
Fonti e Bibl.: G. Carducci, Della varia fortuna di Dante, in Opere (edizione nazionale), VIII, p. 213 n. 3; Id., Confessioni e battaglie,ibid., XXIV, p. 113; XXV, pp. 87, 254-58; Id., in Lettere (ediz. naz.), XVIII, pp. 248-49; XX, p. 148; L. Lodi, A. B., in Don Chisciotte, 1º nov. 1893; A. Albicini, A. B., in IlRavennate, 3 nov. 1893; E. Panzacchi, A. B., in Il Resto del Carlino, 4 nov. 1893; T. Casini, A. B., in La Nuova Rassegna, I (1893), pp. 611-14; R. Truffi, A. B., in A. B., Scelta di scritti danteschi (con Cenni bibliogr.), pp. 7-33; B. Croce, pref. a A. B., Discipl. e spontaneità nell'arte, cit., pp. VII-XI; A. Valori, Un critico di altri tempi, in Il Resto del Carlino, 14 luglio 1913; B. Croce, Per A.B., in La Critica, XII (1914), pp. 159-60; G. Patroni, Il pensiero critico di A.B., Pavia 1914; A. Pellizzari, B. e Manzoni, in La Rassegna bibl. della lett. ital., XXXIV (1916), p. 331; G. Rabizzani, L'antimanzonismo, in Ritratti letterari, Firenze 1921, pp. 1-15; M. Mainetti, Il carteggio di A.B., in La Romagna, XIV (1923), 6, pp. 279-285; C. Angelini, Lettere dell'Ottocento, in Quadrivio, 1º nov. 1936; B. Croce, La letteratura della Nuova Italia, V, Bari 1939, pp. 388-392; L. Russo, in La critica letteraria contemporanea, I, Bari 1942, p. 53; III, ibid. 1943, p. 261; G. Mazzoni, in L'Ottocento, Milano 1956, pp. 1337, 1447; Classici italiani nella storia della critica, a cura di W. Binni, I e II, Firenze 1960-62, passim; C.Ricci, L'ultimo rifugio di Dante, Ravenna 1965, pp. 75, 189, 259, 261, 264-65, 279, 298, 306, 348, 362, 430-31, 464-67; C. Dionisotti, Indice sistematico dei primi cento volumi del Giornale storico della lett. ital., Torino 1948, p. 188; Enc. Ital., VII, ad vocem.