BARTOLI, Adolfo
Nacque a Firenze il 19 marzo 1851; fu discepolo di E. Betti e di R. Felici nella scuola normale superiore di Pisa, e conseguì nel 1874 la laurea in scienze fisiche e mate-. matiche. Dapprima assistente di E. Villari nell'università di Bologna, dal 1876 insegnò fisica nell'istituto tecnico di Arezzo, passando nel 1878 all'università di Sassari, dove insegnò pochi mesi, per tornare nel 1879 a Firenze alla cattedra di fisica dell'Istituto tecnico provinciale. Nel 1886 passò a insegnare fisica all'univ. di Catania e vi rimase sino al 1893 quando fu chiamato a Pavia per succedere nella cattedra di fisica a G. Cantoni. Il B. fu socio e per molti anni segretario generale dell'Accademia Gioenia di Catania, socio corrispondente dell'Istituto lombardo di scienze e lettere e dell'Accademia delle scienze di Torino, socio nazionale della Società degli spettroscopisti italiani. Morì improvvisamente a Pavia il 18 luglio 1896.
L'attività scientifica del B., eccezionalmente intensa, si esplicò essenzialmente intorno a tre centri d'interessi: l'ottica l'elettrochimica, la calorimetria. Tuttavia, il suo nome rimane legato a un lavoro giovanile sull'irraggiamento (Sopra i movimenti prodotti dalla luce e dal calore e sopra il radiometro di Crookes, Firenze 1876).
Già fin dal 1874, pochi mesi prima che comparisse la descrizione del radiometro di Crookes nella sua prima forma, il B. aveva avviato ricerche "per vedere se fosse possibile o no, per impulsione diretta della luce o del calore, porre in moto un corpo" (p. 3). I risultati di queste ricerche furono pubblicati nella citata memoria dei 1876, la quale è divisa in quattro parti: la prima è un'accurata rassegna storica dei problema della pressione esercitata dalle radiazioni luminose e calorifiche; la seconda espone le ricerche teoriche. del B.; la terza contiene lo studio sperimentale delle cause che producono il moto del mulinello del radiometro di Crookes, che nella quarta parte si dimostra, forse per la prima volta, non essere dovuto alla pressione delle radiazioni, ma al gas residuo. È rimasta classica la dimostrazione contenuta nella seconda parte (pp. 22-28): con un'esperienza ideale, un mezzo a quei tempi poco diffuso per la deduzione delle leggi fisiche generali, il B. dimostrò che il secondo principio della termodinamida sarebbe violato se non si ammettesse che per ridurre il volume di un qualsiasi irraggiamento contenuto in una cavità speculare è necessario compiere un lavoro: è questo il principio di Bartoli. L'interpretazione più semplice di questo principio, ma non l'unica secondo B., è ammettere l'esistenza di una pressione dell'irraggiamento sulle pareti della cavità. Ma questa interpretazione, prevista teoricamente anche da C. Maxwell fin dal 1873 in base a considerazioni elettromagnetiche (onde la pressione della luce si suole oggi chiamare di Maxwell Bartoli), non fu confermata dagli esperimenti istituiti dal B. con mezzi assolutamente inadeguati, sicché egli chiude la memoria in forma dubitativa: "Questi risultati però non implicano che una debolissima azione impulsiva (così piccola da non poter essere avvertita coi mezzi da me impiegati) non possa essere esercitata dalla luce o dal calore incidente" (p. 54). Fu L. Boltzmann che nel 1884, riprendendo le considerazioni del B. da un punto di vista poco più generale, dimostrò teoricamente la pressione della luce mediante un ragionamento termodinamico. Ma soltanto nel 1899 il fisico russo P. Labedev pose in evidenza sperimentale la pressione della radiazione e la trovò dell'ordine di grandezza calcolato dal Bartoli.
I lavori di elettrochimica, per i quali il B. ottenne nel 1879 un premio dall'Accadernia delle scienze dell'Istituto di Bologna e nel 1880 il premio per le scienze fisiche del ministero della Pubblica Istruzione, furono iniziati nel 1878 con la dimostrazione sperimentale che la cosidetta decomposizione elettrolitica dell'acqua si può ottenere, contrariamente alle idee del tempo, anche con le più deboli forze elettromotrici. Questi lavori lo condussero ad ammettere, modificando un'ipotesi formulata da R. Clausius nel 1857 e precorrendo la più completa teoria sulla dissociazione elettrolitica di S. Arrhenius del 1887, che un liquido elettrolitico contiene un certo numero di molecole totalmente dissociate insieme con altre parzialmente dissociate, le quali cioè richiedono per decomporsi una forza elettromotrice variabile da zero a un massimo (Sulla corrente residua data dai deboli elettromotori e sulla costituzione degli elettroliti, in Il Nuovo Cimento, s. 3, XI [1882], pp. 193-214). Inoltre, le ricerche sul comportamento degli elettroliti sotto l'azione della corrente elettrica, in gran parte eseguite con la collaborazione di G. Papasogli, gli consentirono di scoprire che il carbone e in particolare il carbone di storta, funzionando come elettrodo positivo, produce oltre l'anidride e l'ossido di carbonio anche prodotti della serie benzocarbonica, come risultava dal fatto che dai detriti neri di carbonio disgregato fu ottenuto un composto dal B. detto "mellogeno" (C.H.O,) o "mellitogeno", cioè generatore dell'acido mellico.
Gli studi di calorimetria, iniziati nel 1881 con la misura dell'equivalente meccanico del calore, continuarono, in gran parte in collaborazione con E. Stracciati, con una ricerca sperimentale sul calore specifico dell'acqua, culminata nel 1892 con una memoria nella quale i risultati di migliaia d'esperimenti, eseguiti durante nove anni, erano tradotti in una formula empirica che esprime la variazione della capacità calorifica dell'acqua con la temperatura tra 0 OC e 32 OC. Le ricerche si estesero al calore specifico di alcuni metafii, delle lave dell'etna e specialmente a misure del calore solare, eseguite in varie regioni d'Italia dal 1885 al 1894, con un pireliometro a cassetta,felice modificazione apportata dal B. al pireliometro di CI. Pouillet.
Il B. pubblicò circa 160 note e memorie, tra le quali ricordiamo: Su le polarità galvaniche e su la decomposizione dell'acqua con una pila di forza elettromotrice inferiore a quella d'un elemento Daniell, Pisa 1879; Apparecchio per la determinazione dell'equivalente meccanico del calore, in Il Nuovo Cimento, s. 3, VIII (1880), pp. 5-15; Su la composizione e le proprietà del mellogeno nuovo composto ottenuto per via elettrica (in collab. con G. Papasogli), ibid., s. 3, X (1881), pp. 266-73; Sulla costituzione degli elettroliti, in La Gazzetta chimica italiana, XIII (1883), pp. 27-34; Il calore raggiante e il secondo principio della termodinamica, in Il Nuovo Cimento, s. 3, XV (1884), pp. 193-202; Revisione di alcune misure calorimetriche fondamentali, ibid., s. 3 XVIII (1885), pp. 97-106; Misure del calore solare, fatte in Italia dal 1885 in poi (in collab. con E. Stracciati), in Bullett. mensile dell'Accad. Gioenia, n.s., VII, (maggio 1889), pp. 7-14; Il calore specifico dell'acqua (in collab. con E. Stracciati), in Atti d. Accad. Gioenia di scienze naturali, s. 4, IV (1892), mem. VII; Di alcune recenti misure calorimetriche ed in particolare della misura del calore solare, Pavia 1894; Su la trasform. in correnti elettriche delle radiazioni incidenti sopra una superficie riflettente in movimento (memoria postuma, con relazione e note di A. Roiti e V. Volterra), in Rendic. d. R. Accad. naz. dei Lincei, classe di scienze fisiche, matem., e naturah, s. 5, XII, 2 (1903), pp. 345-56.
Bibl.: L. Boltzmann, Ueber eine von Hrn. Bartoli entdeckte Beziehung der Warmestrahlung zum zweiten Hauptsatze, in Annalen der Physik und Chemie, XXII(1884), pp. 31-39; E. Stracciati, A. B., in Il Nuovo Cimento, s. 4, IV (1896), pp. 211-24 (con elenco degli scritti); M. Ronsisvare, Cenni biografici intorno al Prof. A. B., in Bullett. mensile d. Accad. Gioenia, n. s., XLIVXLV (maggio-dic. 1896), pp. 23-28; P. Straneo, Il contributo di A. B. nella previsione termodinamica della pressione della luce, in Rendic. d. R. Accad. naz. dei Lincei, classe di scienze fisiche matem. e naturali, s. s, XXXI, 1 (1922), p 12, 24-28; Intorno ai fondamenti termodinamici della teoria dell'irraggiamento termico, in Il Nuovo Cimento, n. s., 1 (1924), pp. 345-57; M. GIiozzi, Storia della fisica, in Storia delle scienze,Torino 1962, p. 353; J. C. Poggendorff, Biographischliterarisches Handw.5rterbuch für Mathematik. III,pp. 75 s.; IV, pp. 68 s.