Bartoli, Adolfo
Storico della letteratura (Fivizzano 1833 - Genova 1894). Per il Carducci il B. è da iscriversi in quella " reazione necessaria contro il Romanticismo infiltratosi nella critica dantesca ". Fu professore nell'Istituto superiore di Firenze (1874), uno tra i fondatori della Società Dantesca Italiana. Le opere dantesche del B., a parte I primi due secoli della letteratura italiana (Milano 1880), sono: I precursori del Rinascimento (Firenze 1876), i tomi IV, V e VI della Storia della letteratura italiana (ibid. 1881, 1884, 1887) e Appendice al libro intitolato Rime di D.A. - (1888). Nella prima si sostiene che " l'elemento nuovo che porta l'Alighieri all'evoluzione del Rinascimento è la sua arte individuale riflessa, l'arte classica trasfusa nella forma romanza ". Il tomo IV della Storia studia la Vita Nuova, per provare che Beatrice è un essere ideale e i fatti esposti nell'opera dantesca non sono realtà, ma mezzo poetico di una finzione mistica, tesi queste convalidate con l'analisi di alcune Rime, donde appare che, tranne Pietra, tutte le donne di D. sono allegorie. Esempio tipico dei mezzi impiegati dalla critica filologica, nel tomo V, La vita di D., si esamina un'ingente quantità di notizie, ma poche emergono sicure in un mare d'incertezze. " Procedè " scrive di lui G. Mazzoni " con maggiore voglia e baldanza di demolire che di ricostruire ". Giudizi di particolare rilievo: la non autenticità delle Epistolae e della Quaestio. Così ancora nel tomo V, sulla Commedia, le indagini sui demoni, i mostri, gli angeli, i personaggi, il calendario, la struttura del poema, e su altri argomenti sono sottili, ma poco conclusive; vi emerge l'idea della continuità della Vita Nuova e del Convivio nella Commedia, una certa riabilitazione del Paradiso, ma anche una discutibile denunzia delle pecche di D. (eccesso di similitudini, trazione della rima, ecc.). Invero tanta mole di lavoro su D. risulta dispersiva e in fondo debole per l'assenza di un'idea centrale. Se ne accorgeva il D'Ovidio che scrisse: " I suoi volumi danteschi non costituiscono una trattazione piena, misurata, oggettiva; e riboccano di argomentazioni eccessive, provvisorie e di problemi posti in modo troppo angoloso o scettico. Ma smuovevano le acque, allargavano le cognizioni, facevano pensare ".
Bibl. - F. Martini, in Il primo passo. Note autobiografiche, Firenze 1882; P. Pasquali, Sul V volume della Storia della Lett. Ital, di A.B., ibid. 1884; G. Biagi, A.B., Roma 1894; V. Rossi, A.B., in " Beìlage zur allgemeinen Zeitung " 137, Monaco 18 giugno 1894; G. Carducci, Opere, X, Bologna 1909, 368; R. Renier, D. e la Lunigiana, Milano 1909, 451-476; F. Piccolo, La critica contemporanea, Napoli 1921, 46-48; F. D'Ovidio, Studi sulla D.C., Napoli 1931, XII; G. Mazzoni, L'Ottocento, Milano 1938, II 1335-1336; B. Croce, La critica erudita della letteratura, in La Letteratura della Nuova Italia, III, Bari 1940, 386-388; F. Neri, Letteratura e Leggende, Torino 1951, 10-32; A. Asor Rosa, A.B., in La scuola del B., in " Rivista d'Italia " XVI 2, 673-692, poi in Dizion. biogr. degli Ital. VI (1964) 554-556.