ADENOIDISMO
. Stato morboso caratterizzato da un abnorme sviluppo del tessuto linfatico della regione nasofaringea, che si palesa con le cosiddette vegetazioni adenoidi (dal gr. ἀδήν "ghiandola" εἶδος "forma"; v. connettivi. A queste s'associa spesso l'ipertrofia delle tonsille palatine, ed inoltre si hanno concomitanti sclerosi iperplastiche od atrofiche delle mucose naso-faringea, timpanica, laringea, che diventano facili sedi d'infiammazioni catarrali croniche.
La prima illustrazione precisa e minuta di questo tessuto (tonsilla faringea) è del Santorini (1724); il merito di averne dimostrata l'enorme importanza nel campo della patologia umana è del Meyer di Copenaghen (1873).
L'etiologia è ancora controversa; in genere si riconosce che la sindrome adenoidea, provocata dalla presenza del tessuto linfoide ipertrofico nel cavo, è il risultato dell'azione di molteplici fattori e di varie cause morbose congenite od acquisite (eredità, sifilide, senilità dei genitori, linfatismo, malattie esantematiche dell'infanzia, ecc.). Studî e ricerche recenti, particolarmente di autori italiani (Poppi, Citelli), tendono a mettere in luce importanti rapporti etio-patogenetici fra adenoidi e ghiandole a secrezione interna.
L'ipertrofia patologica del tessuto linfatico nasofaringeo potrebbe esercitare, secondo alcuni, un'influenza nociva sopra il funzionamento di alcune di dette ghiandole. Tale interpretazione si deve accettare con molte riserve; né se ne può indurre nozione sicura di una secrezione interna di questo tessuto linfatico (Pende).
Ad ogni modo non è chiaramente stabilita una connessione causale fra l'adenoidismo e definite alterazioni funzionali in eccesso o in difetto di questa o quella ghiandola a secrezione interna: la causa di questa alterazione regionale di sviluppo di un determinato tessuto è più probabile che dipenda da un'alterazione generale dell'equilibrio ormonico.
Si riconosce inoltre che i soggetti portatori di vegetazioni adenoidi sono intimamente perturbati nell'equilibrio del loro sistema neurovegetativo; infatti si riscontra frequente l'associazione con sindromi cliniche del tipo vagotonico: asma, idrorrea nasale ricorrente, corizze recidivanti, laringiti spastiche, nevrosi cardiache, basedowismo, dismenorrea, enterite muco-membranosa, incontinenza urinaria, ipercloridria, ecc.
La malattia è propria dell'infanzia: l'età in cui più di frequente appare la classica sindrome adenoidea è fra i tre ed i sei anni. I sintomi sono anzitutto a carico dell'apparato respiratorio: ostruzione nasale con conseguente diminuita ventilazione polmonare e deficiente sviluppo toracico (torace piatto); facili processi infiammatori della mucosa laringo-tracheo-bronchiale (rinolalia chiusa). Frequentissimi ed importantissimi i disturbi e le affezioni morbose secondarie dell'orecchio (da ricordare particolarmente le otiti medie catarrali e purulente); caratteristiche le malformazioni della faccia (bocca aperta, naso a coltello, palato ogivale, atassie e carie dentarie). Profonde alterazioni del circolo e della crasi sanguigna (diminuzione del tasso emoglobinico, modificazioni della formula ematologica), arresto dello sviluppo corporeo, disturbi nervosi e psichici (aprosexia, pavor nocturnus, corea, ecc.) completano il quadro morboao provocato dalle adenoidi, le quali, abbandonate a loro stesse, rendono sempre più marcati i loro sintomi, specialmente quelli auricolari, che proseguono il loro lento aggravamento anche nel periodo in cui le vegetazioni vanno incontro ad una più o meno completa involuzione spontanea.
L'aspetto generale dell'infermo, la faccia caratteristica, l'esame locale della prima parte della via respiratoria nel tratto nasale e boccale (specialmente illuminando con uno specchietto laringoscopico le diverse zone del cavo faringeo), rendono di solito la diagnosi facile: si eliminano cause di altra natura come i polipi nasali, le deviazioni del setto, la rinite ipertrofica, ecc., che possono riprodurre in tutto o in parte la sintomatologia dell'adenoidismo.
La cura medica può migliorare, con le opportune prescrizioni igieniche, dietetiche e terapeutiche, lo stato generale, attenuare lo stato congestivo o infiammatorio delle vegetazioni, con applicazioni locali, per esempio, di olio mentolato all'uno per cento, di olio resorcinato al due per cento, introdotte con un tubetto contagocce nelle narici, mentre la testa è in decubito orizzontale.
Ma un risultato definitivo non può essere ottenuto che con la cura chirurgica. Quando le vegetazioni sono state diagnosticate verso la pubertà, allora si può attendere che con la cura medica e per spontanea evoluzione le tumefazioni regrediscano. Invece nei casi seguenti: nel lattante che, non potendo respirare col naso, non può poppare, perde di peso, è dispnoico; nel bambino che, con nutrizione e accrescimento difettosi, presenta difficoltà della respirazione nasale, diminuzione dell'udito, infiammazioni semplici o suppurative dell'orecchio (otiti, mastoiditi); nell'adulto, che per il catarro nasofaringeo, laringeo cronico, di origine adenoidea, soffre di sordità o di abbassamento della voce, l'asportazione chirurgica delle adenoidi (o adenoidectomia) trova le sue più precise indicazioni. È da notare però che anche le vegetazioni adenoidi possono essere sede di processi infiammatorî, che si chiamano adenoiditi, causati dai germi che si trovano abitualmente o giungono nelle prime vie aeree e in determinate circostanze attecchiscono e si sviluppano sulle adenoidi; molte volte insorgono nei bambini periodi febbrili dei quali la causa rimarrebbe ignota o interpretata erroneamente, se questa eventualità fosse dimenticata. Durante queste fasi infiammatorie non si deve fare l'operazione perché le superficie cruente che residuano dall'escissione aprirebbero ai germi nuove e più pericolose vie d'infezione. Errore più grave sarebbe operare durante il periodo di incubazione di una febbre eruttiva come il morbillo, o la scarlattina, o all'inizio di una otite acuta. Si raccomanda per questo di misurare la temperatura nei giorni precedenti all'operazione. Bisogna anche escludere un'altra eventualità, rara, ma assai temibile: la emofilia, nella quale, per difetto della coagulazione del sangue, si possono avere emorragie gravissime come conseguenza dell'atto operativo (v. emofilia). E, anche indipendentemente da questo particolare stato morboso, è buona norma somministrare nei giorrii precedenti soluzioni di cloruro di calcio che aumentano la coagulabilità del sangue (v. coagulazione del sangue - emostasi). Finalmente, tenendo conto di tutti i fattori che bisogna valutare quando si pratica una narcosi (v. anestesia), l'operazione eseguita con tecnica corretta, è rapida, semplice, senza alcun pericolo. Con adatti cucchiai taglienti (adenòtomi) le vegetazioni sono afferrate ed escisse, senza ledere i tessuti sani; la durata dell'operazione è brevissima, quindi la narcosi si fa con sostanze, quali il cloruro d'etile e il sonnoformio, che dànno un sonno rapido e permettono un pronto risveglio. Non deve fare impressione il sangue ch̄e il malato può emettere con il vomito; nel primo giorno l'operato deve restare a letto, con alimentazione liquida, respirando aria certamente priva di germi patogeni.
I sintomi più evidenti e lo schema degli atti operativi sono illustrati nella tavola annessa.