ADELARDO (Æthelard) di Bath
Nacque ai primi del sec. XII, dicesi a Bath, e si suppone studiasse a Tours e Laon, ove forse pure insegnò. Fu grande viaggiatore e visitò la Spagna, l'Africa, la Grecia e l'Asia Minore. Visse lungamente nel regno normanno di Sicilia. Godé grande fama, e Vincenzo di Beauvais lo chiamò philosophus Anglorum. Conobbe il greco e studiò in modo speciale la filosofia araba, e se ne valse applicandone le idee alla scolastica. Tradusse dall'arabo gli Elementi di Euclide (Venezia 1482, con commenti di Campano di Novara, a cui l'opera fu erroneamente attribuita). Tornato in patria, scrisse le Perdifficiles Quaestiones Naturales (1ª ed. s. a., ma dopo il 1472), esposizione sistematica della dottrina araba, che godé una certa fama. Manoscritte esistono due opere sull'astrolabio e sull'abaco. Nella sua opera principale (De Eodem et Diverso, composta tra il 1105 e 1116 (edita da H. Willner in Beitr. z. Gesch. d. Philos. des Mittelalters, Münster 1903), A. sostiene una teoria intermedia - detta dell'indifferenza - tra nominalismo e realismo. Secondo tale teoria solo gli individui sono sostanziali, e gli universali consistono invece negli elementi non differenti (indifferentia) dei singoli individui, sì che Socrate, ad esempio, è individuo in quanto Socrate, è universale in quanto uomo o animale.