BRIGNONE, Adelaide (Lilla)
Nacque a Roma il 23 ag. 1913 dall'attore e regista Guido e dall'attrice Dolores Visconti, ambedue attivi nel campo cinematografico. Ebbe un debutto tardivo nel 1934, quasi contemporaneamente sul palcoscenico sotto l'occhio vigile e l'affettuoso magistero della zia Mercedes e sul teatro di posa sotto la guida severa del padre. Dopo brevi apparizioni fu notata per la prima volta da R. Simoni in Novità di Parigi, atto unico di S. Lopez (prima al teatro Odeon di Milano, 21 dic. 1937, accanto a M. Benassi).
Nonostante qualche puntata nel teatro classico, il repertorio era di facile trattenimento e va tenuto presente perché risultò per l'attrice una palestra di esercitazione nel versante ironico-grottesco che rappresentò, nella maturità, una componente rilevante della sua arte. Il breve sodalizio con R. Ruggeri, segnato dal successo del Sesso debole di E. Bourdet, ebbe, secondo G. Prosperi, un'importanza non trascurabile in quanto qualcosa di lui "le restò addosso come una preziosa marca di fabbrica: un modo essenziale di concentrarsi, tutto interiore, la forza della battuta vibrata a bassa voce, tesa e scandita". Intanto, tra una recita e l'altra della compagnia Benassi-Carli che agiva al teatro Quirino, il 25 nov. 1939 sposava a Roma il collega Dino Di Luca dal quale poi si separerà. Fu apprezzata ancora dal Simoni nella Festa di S. Benelli (prima al teatro Nuovo di Milano, 6 nov. 1940), in Oro puro di G. Gherardi (prima al teatro Alfieri di Torino, 11 marzo 1941, in tournée al teatro Odeon di Milano, dove la vide il critico, 4 aprile), ambedue accanto a R. Ricci, e nel Processo dei veleni di V. Sardou (teatro Olimpia di Milano, 5 genn. 1942). La sua prima, autentica affermazione, accanto ad E. Zareschi, la ebbe in Gioventù malata di F. Bruckner (teatro Excelsior di Milano, 18 ott. 1946, parte di Maria, regia di M. Landi). Il mese successivo avvenne l'incontro con G. Strehler, il quale la diresse per la prima volta nella Guerra spiegata ai poveri di E. Flaiano (Compagnia del teatro Excelsior, 9 novembre, parte di Ninì) e una settimana dopo nella prima dell'atto unico La rivolta contro i poveri di D. Buzzati (parte di Giovanna). Da quel giorno i successi seguirono incalzanti: in due drammi di M. Gorki, Piccoli borghesi (teatro Excelsior, 26 novembre, parte della maestra Tatiana) e L'albergo dei poveri (Piccolo Teatro di Milano, 14 maggio 1947, parte di Vassilissa), lasciò l'impronta della sua personalità; nelle Notti dell'ira di A. Salacrou (stesso teatro, 6 giugno) fu una vivida Pierrette Bazire; nei Giganti della montagna di L. Pirandello (stesso teatro, 16 ottobre) una Ilse "vibrante di febbrile disperata e ostinata sofferenza"; nella Tempesta di W. Shakespeare (giardino di Boboli per l'XI Maggio musicale fiorentino, 6 giugno 1948) fu "vivida, alacre e mutevole" nell'instancabilità di Ariel, folletto senza gioia; nel Gabbiano di A. Cechov (Piccolo Teatro di Milano, 24 novembre) fu una Irina Nicolàjevna Arcàdina "gustosamente colorita"; nella Bisbetica domata di W. Shakespeare (stesso teatro, 17 febbr. 1949) caratterizzò spiritosamente il personaggio di Caterina.
L'intensa e faticosa collaborazione col più prestigioso complesso teatrale italiano del momento non le impedì di partecipare alla commemorazione del secondo centenario della nascita di V. Alfieri, interpretando Isabella nel Filippo (teatro Comunale di Asti, 9 aprile, regia di O. Costa) e facendosi ammirare per la tenerezza innocente e disperata che vi infuse. Nell'affollatissima galleria di donne, regine, aristocratiche, borghesi, talora popolane, la cui interpretazione le fu affidata nell'ambito del Piccolo Teatro di Milano, spiccarono la prima attrice poi Mommina di Questa sera si recita a soggetto di L. Pirandello (Théâtre des Champs-Elysées di Parigi, 24 ott. 1949); Clotilde della Parigina di H. Becque (18 genn. 1950); Dora dei Giusti di A. Camus (3 maggio); Alma nella prima italiana di Estate e fumo di T. Williams (17 ottobre); lady Macbeth del Macbeth di W. Shakespeare (31 genn. 1952); la protagonista di Elisabetta d'Inghilterra di F. Bruckner (22 novembre; fu la prima delle smaglianti incarnazioni della grande regina che impostò quella della Elisabetta schilleriana di tredici anni dopo); la figliastra dei Sei personaggi in cerca d'autore di L. Pirandello (Théâtre Marigny di Parigi, 12 marzo 1953). Su tutte s'imposero tre interpretazioni d'alta classe, cui legò durevolmente la sua maschera, di Nora in Casa di bambola di H. Ibsen (teatro Donizetti di Bergamo, 13 febbr. 1951), della protagonista in Elettra di Sofocle (teatro Olimpico di Vicenza, 7 dicembre), ancora della protagonista in Lulù di C. Bertolazzi (Piccolo Teatro di Milano, 30 apr. 1953).
Mostrava ormai d'aver maturato uno stile inconfondibile (voce leggermente roca, ma morbida, gesto netto, portamento dignitoso, talvolta sostenuto, mai sussiegoso) che, nei momenti più difficili, si distillerà in una sorta di ritmo misurato e distaccato che sarà caratteristico della sua recitazione soprattutto negli ultimi anni della carriera. Sul suo viso le labbra sottili e il taglio a mandorla degli occhi richiamavano i lineamenti di una maschera orientale ingentilita da tratti mediterranei, una preziosità, questa, certamente più adatta al teatro drammatico che ad altri generi di spettacolo: il suo partner "ideale" divenne, a questo punto, G. Santuccio, col quale intese completarsi nel rappresentare le più riposte pieghe psicologiche della coppia (il sodalizio era cominciato al tempo di Piccoli borghesi e l'incontro con lo Strehler fu pertanto contemporaneo e determinante ai fini della loro evoluzione artistica).
La compagnia B.-Santuccio, successivamente incrementata dalla presenza di M. Benassi, di S. Randone e L. Volonghi, di C. Pilotto, ebbe esiti brillanti per i requisiti intrinseci delle opere in repertorio e per le irripetibili "gare di bravura" degli interpreti: per la Giovanna d'Arco dell'Allodola di J. Anouilh (teatro di via Manzoni di Milano, 19 nov. 1953), E. Possenti scrisse che la B. con la sua "bella, dolce, incantata interpretazione ne ha fatto una delle più felici figure della sua carriera"; per l'Isolina della prima di Processo di famiglia di D. Fabbri (teatro Carignano di Torino, 11 dicembre) il plauso fu unanime, dal Possenti a G. Michelotti, a S. D'Amico; per l'Enrica della prima di Anche le donne hanno perso la guerra di C. Malaparte (teatro La Fenice di Venezia, 11 ag. 1954) ebbe le lodi del Possenti che vi riscontrò "una dolorosa e dura fierezza". L'incontro con L. Visconti avvenne al teatro Olimpia di Milano il 26 ott. 1954: la B. fu Nennele in Come le foglie di G. Giacosa e la sua prova, nonostante qualche riserva sullo spettacolo, fu accolta bene dai critici. L'interpretazione di Elisabeth Proctor nel viscontiano Il crogiuolo di A. Miller (teatro Quirino di Roma, 15 nov. 1955) fu giudicata da V. Pandolfi del tutto convincente, ma isolata in un contesto di attori non brillanti. Con La fiaccola sotto il moggio di G. D'Annunzio (teatro del Vittoriale, 14 luglio 1956, parte di Gigliola), la B. inaugurò la sua carriera televisiva: infatti la quarta recita fu trasmessa in diretta. Dopo la parentesi della compagnia B-Girotti-A. Ninchi (una protagonista "singolarmente spaesata" secondo il Pandolfi nella viscontiana Contessina Giulia di A. Strindberg l'11 genn. 1957 al teatro delle Arti di Roma), la B. e il Santuccio si riunirono per la stagione 1960-61: interpretazioni autorevoli, ma nulla più.
Nel 1959 aveva impersonato la madre di Roberta in Estate violenta di V. Zurlini, tra i pochi film in cui poté, nello spazio di una scena d'intenso respiro, dimostrare il suo talento; nel 1962 con la parte di Elvira, la madre del protagonista, in Una tragedia americana di A. G. Majano da Theodore Dreiser (ripresa da studio dall'11 novembre al 23 dicembre nell'arco di sette puntate) fu rivelata al grande pubblico televisivo che, da allora in poi, ne identificò la figura con quella della madre apparentemente fragile, ma di solidi e nobili sentimenti. Sempre nel 1962 apparve in tre film di ottimo livello, L'eclisse di M. Antonioni, L'attico di G. Puccini, L'amore difficile (episodio L'avaro di Lucignani) che la videro interprete calibrata di brevi parti di madre (interessante e al di fuori del cliché, perché ottusa e petulante, quella dell'Avaro).
Formatasi la compagnia Lilla B.-Pupella Maggio, la B. ebbe ancora una grande soddisfazione, quella di interpretare un dramma scritto per lei da G. Patroni Griffi: la prima di In memoria di una signora amica andò in scena al teatro La Fenice di Venezia, per il XXII Festival del teatro, l'11 ott. 1963, ed ella vi incarnò una Mariella Bagnoli "perfetta", che le meritò la maschera con lauro d'oro IDI 1964 destinata alla migliore interprete di una novità italiana. La B. affrontò quindi la Maria Stuarda di F. Schiller, in partecipazione con la compagnia ProclemerAlbertazzi e per la regia di L. Squarzina (teatro E. Duse di Genova, 5 marzo 1965); lo spettacolo, uno dei più belli di quegli anni, ebbe effetti trascinanti. Presente in televisione con I promessi sposi di R. Bacchelli e S. Bolchi da A. Manzoni (otto puntate dal 1° gennaio al 19 febbr. 1967, parte di Agnese), con Eleonora Duse originale di G. Loverso e C. Serino (13 e 20 nov. 1969, in cui dette una sobria interpretazione di quella che il Visconti aveva definito, in presentazione, una grande "pososa") e con le versioni di alcuni suoi successi della ribalta (ma va ricordata anche la sua instancabile attività radiofonica), reincontrò per l'ultima volta il Visconti, che la diresse come protagonista della Monaca di Monza di G. Testori (compagnia B-Fortunato-Fantoni-Ronconi, teatro Quirino di Roma, 5 nov. 1967). Il 10 genn. 1969, per la regia di L. Ronconi, con la compagnia del teatro Stabile di Roma, arricchì la sua galleria di un altro grande personaggio, fu la protagonista nella Fedra di Seneca (teatro Valle). Riunitasi ancora col Santuccio nella compagnia B-Santuccio-Millo, interpretò con "momenti di splendida bravura" il personaggio di Alice in Danza di morte di A. Strindberg (teatro Comunale di Ferrara, 15 nov. 1969) e continuò la sua attività televisiva con le originali interpretazioni di Varvara Petrovna nei Demoni di S. Bolchi e D. Fabbri da F. Dostoevskij (20 febbraio-19 marzo 1972) e della signora Arbuth in Una donna senza importanza di O. Wilde (15 dic. 1972), evitando le insidie del patetismo in due personaggi che, benché diametralmente opposti, comportano un approccio assai rischioso. Con il teatro Stabile di Genova la B. assecondò volenterosa e disciplinata lo Squarzina in una serie di spettacoli di successo: fu "una compassata" Checca nella Casa nova di C. Goldoni (teatro E. Duse di Genova, 2 febbr. 1973), una moglie del governatore "splendidamente astratta" nella prima italiana del Cerchio di gesso del Caucaso di B. Brecht (teatro Metastasio di Prato, 2 marzo 1974) e, nella sua ultima potente interpretazione, Mary in Un lungo giorno di viaggio nella notte di E. O'Neill (teatro E. Duse di Genova, 27 aprile).
Dopo la mancata assegnazione della parte di Rosa Luxemburg nel dramma omonimo di V. Faggi e L. Squarzina, si congedò dallo Stabile di Genova e si unì ad U. Pagliai e R. Giovampietro nella compagnia delle Muse, per la quale fu interprete sempre diligente, come negli Spettri di H. Ibsen (teatro Piccinni di Bari, 25 ott. 1975, parte di Elena Alving); qualche soddisfazione le venne non tanto da due film di S. Samperi (due manierate figure di contorno in Malizia, 1972, e in Peccato veniale, 1974), né dalla parte di un'impiegata in Oh, Serafina! di A. Lattuada o dallo scarsamente attendibile Per amore di M. Giarda, il suo ultimo film, quanto da una scena breve ma pregnante che costituiva il prologo del Deserto deitartari di V. Zurlini, in cui ella rivestiva, in bella forma, la parte della madre di Rathenau. Questi tre film uscirono nel 1976, l'anno che vide la scomparsa del Visconti che la faceva sentire irrimediabilmente sola. Dopo il successo di stima riportato col personaggio di Yvonne nei Parenti terribili di J. Cocteau (compagnia Miserocchi-B., teatro del Giglio di Lucca, 30 nov. 1978), la B. affrontò quattro prove con un estroso "rilettore" di alcuni stagionati testi dei teatro contemporaneo, G. Sepe, e se nelle prime tre (Giulia in Come le foglie di G. Giacosa, la protagonista nella Casa di Bernarda Alba di F. Garcia Lorca e Alice in Danza macabra di A. Strindberg) non parve completamente a suo agio al servizio di regie intelligenti ma di puro divertimento personale, nella quarta il gusto del rischio che mai le era venuto meno la indusse alla interpretazione della parte della signora Frola in chiave di teatro dell'assurdo con un risultato accattivante: la prova d'addio fu così costituita da Così è (se vi pare) di L. Pirandello (teatro Metastasio di Prato, 24 nov. 1982).
La B. morì a Roma il 24 marzo 1984.
Fonti e Bibl.: Critiche e testimonianze: Scenario, dicembre 1932; novembre 1954; Il Dramma, 1° gennaio, 1° maggio 1949; 1° ag. 1950; 1° gennaio, 15 nov. 1954; dicembre 1955; agosto-settembre 1956; febbraio 1957; gennaio 1961; ottobre 1963; marzo 1965; novembre-dicembre 1967; Sipario, marzo 1951 (profilo critico di C. Terron, Ritratti-Lilla B., o dell'irrimediabilità, pp.9-12); marzo 1954; febbraio-marzo 1969; gennaio 1970; marzo 1973; aprile, giugno 1974; La Fiera letteraria, 25 marzo 1951 (profilo critico di G.C. Castello, Lilla B.); Radiocorriere TV, 11-17 novembre, 23-29 dic. 1962; 1°-7 gennaio, 19-25 febbr. 1967; 9-15 novembre, 16-22 nov. 1969; 25-31 genn. 1970; 20-26 febbraio, 19-25 marzo, 10-16 dic. 1972; 22-28 ott. 1978 (intervista di F. Scaglia nella Mia signora amica è la solitudine, pp.46-48); Il Secolo XIX, 2 febbr. 1973; 27 apr. 1974; La Nazione, 5 marzo 1974; La Repubblica, 8 genn. 1981. Si vedano inoltre: Enc. dello spett., II, Roma 1954, coll. 1111 s.; Filmlexicon degli autori e delle opere, I, Roma 1958, coll. 887 s.; R. Simoni, Trent'anni di cronaca drammatica, IV, Torino 1958, pp. 383, 500, 529, 548; V, ibid. 1960, pp. 22, 27, 58, 60, 80, 86, 145, 154, 161, 206, 218, 239; S. D'Amico, Cronache del teatro, II, Bari 1964, p. 792; E. Possenti, 10 anni di teatro, Milano 1964, p. 38 e passim; F. Savio, Ma l'amore no, Milano 1975, pp. 254-255 e passim; F. Quadri, La politica del regista-Teatro 1967-1979, Milano 1980, p. 199 e passim; Il Patologo 7. Annuario 1984 dello spettacolo. Teatro, Milano 1984, p. 125. Infine, v. i necrologi in Il Messaggero, 25 marzo 1984; Il Tempo, 25 marzo 1984.