additare [addite, II singol. pres. cong.]
Parasinteto verbale, che, in senso proprio, vale " mostrare col dito ": Pg XXIII 131 " ... Virgilio è questi che così mi dice ", / e addita 'lo. Così in Pg IV 47. Si noti la ripetizione espressiva in XXVI 116 " O frate ", disse, " questi ch'io ti cerno / col dito ", e additò un spirto innanzi, / " fu miglior fabbro del parlar materno... ".
In senso figurato, vale " mostrare chiaramente ", " palesare ", " rendere evidente ": Pg XVI 61 ma priego che m'addite la cagione. In Pd XXV 89 Le nove e le scritture antiche / pongon lo segno, ed esso lo mi addita, vale " fornire una prova apodittica " (seguendo qui l'interpretazione più comune, attribuiamo la frase a D. anziché a s. Giacomo, giacché secondo la nota legge Tobler-Mussafia le proclitiche nell'antica lingua non si usavano mai in principio di frase). L'indicazione diventa poi ammonimento in Rime CVI 100 Qui si raddoppia l'onta, / se ben si guarda là dov'io addito, e in Cv IV VI 20 e XXII 3. Va osservato, però, che la lezione critica di quest'ultimo passo (massimamente è da gradire quelli che a coloro che non veggiano l'addita), compresa la stessa voce ‛ addita ', è in gran parte congetturale (cfr. Busnelli-Vandelli).